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L'Editoriale » La Golden Age che nessuno conosce parte II, ovvero “il dito e non la luna”
di Alessandro Bottero
L’annuncio di due volumi dedicati a storie di Jack Kirby da parte della mia casa editrice e della Cagliostro E-Press ha suscitato un qualche certo interesse in giro, ma devo dire che la discussione ha confermato in pieno quello che pensavo, ossia: in realtà in Italia della vera Golden Age quasi nessuno sa qualcosa. Vediamo di chiarire alcune cose, che magari possono interessare ai lettori di Fumetto d’Autore, per capire come e perché nascano dei progetti, e di come le esigenze commerciali a volte sfuggano totalmente a chi scrive su Internet nei vari forum o blogghe.
Primo punto: gli editori non pubblicano volumi tanto per averne titoli nel catalogo. Ripeto per l’ennesima volta: chi lo dice non sa cosa dice. In vent’anni di lavoro all’interno del mondo del fumetto non ho trovato un editore (sia tra quelli che stimo, sia tra quelli che ritengo capaci solo di zappare la terra) che abbia pubblicato un qualcosa “tanto per pubblicare”. Mai. Se qualche autore che scrive le sue verità assolute nei forum e nei blogghe invece sa per certo che l’editore XX abbia pubblicato il volume YYY, SOLO ed ESCLUSIVAMENTE per fare numero, anche se lo riteneva una cagata cosmica, ci dica nome dell’editore e nome del volume, e metta la faccia sulle sue dichiarazioni. Sennò piantiamola di dire idiozie. Chi pubblica una cosa, visto che quantomeno deve cacciare i soldi della stampa, la pubblica perché è convinto che quel volume lì (proprio QUEL volume lì) abbia un senso. Poi a me esterno tale senso può sfuggire (ammetto di non capire PERCHE’ si pubblichino molte cose che IO non avrei pubblicato. Ma il discorso è appunto qui: IO non le avrei pubblicate. LUI ha il diritto di pubblicarle), ma il presupposto è che se X pubblica qualcosa, per X un motivo c’è. E non può essere un motivo del tipo “Lo pubblico solo per fare numero, anche se mi costa tot migliaia di euri e so già che andrò in perdita.”. Io posso andare in perdita se un’opera merita questo sacrificio. NON per fare numero e basta. Quindi se un editore mette in piedi un progetto, è perché ritiene che abbia un suo perché.
Secondo punto: quali sono i perché di questo progetto? Svariati. Storiografici, in primis, visto che si tratta di storie in massima parte (direi il 99%) totalmente inedite in Italia, e mai -o quasi- raccolte in volume in America. Non esistono paperback o volumi cartonati, che raccolgano queste storie. Esistono, e per correttezza va detto, alcuni volumi di piccole case editrici semi-amatoriali che hanno raccolto le versioni in BIANCO E NERO di alcune storie Golden Age. Penso ad esempio al lavoro della Pure Imagination, encomiabile e degno del massimo rispetto. Ma sono, appunto, volumi in BIANCO E NERO. Ossia, dalle scansioni originali si estrae il nero, e si lavorano i file. Qui invece si tratta di pagine a colori (riguardo gli originali). In secundis motivi di soddisfazione personale, perché poter offrire agli appassionati tesori ad ora inediti ed ignoti, risponde perfettamente a quella che per me è il VERO motivo per cui dovrebbe fare l’editore, ossia : pubblicare cose di valore, che senza di me sarebbero restate ignote..
Terzo punto: sarà un progetto incentrato solo su Jack Kirby? No. E qui vengo al titolo. La maggioranza dei commenti alla notizia si è focalizzata sul dito, il titolo proposto per primo, e non sulla luna, ossia il progetto nel complesso. È ovvio che in Italia si sia convinti, fortissimamente convinti che Jack Kirby sia la Golden Age, ma in realtà non è così. In realtà il fatto è che al di là di un innegabile importanza di Jack Kirby, la Golden Age era mille altri autori, mille altri personaggi, e case editrici. Un Matt Baker, ad esempio, o un Jack Cole, sono stati altrettanto importanti di Jack Kirby, e (a mio parere) molto superiori a livello artistico. Allora perché iniziare con Kirby? E cos’ arriviamo al…
Quarto punto: perché iniziare con Jack Kirby? Semplice. Per motivi COMMERCIALI. Perché, per i motivi storici a cui accennavo prima, il nome Jack Kirby è conosciuto (o dovrebbe esserlo) da tutti i quasi i negozianti che VENDONO fumetti, e quindi come primo volume di un progetto che deve conquistare spazio in un mercato così saturo, era puro e semplice buon senso (o cinico pragmatismo, decidete voi) spararsi la cartuccia più conosciuta. Se scrivi Volume di storie di Jack Kirby inedite, forse il venditore che butta un occhio al catalogo rimane colpito e ti prende in considerazione per qualche secondo. Se scrivi Volume di storie di Lou Fine inedite, non sapendo chi sia Lou Fine, l’occhio scivola veloce verso il prossimo Naruto. Ovvio, questo all’inizio. Poi, una volta che in giro si sono accorti che il progetto esiste, sei libero di spaziare. Ma all’inizio ti devi giocare le carte che possono colpire meglio l’attenzione delle fumetterie. Non degli appassionati ultra-competenti sui forum. Delle FUMETTERIE. Perché poi sono loro che in prima battuta ordinano i volumi dai cataloghi. Ci siamo capiti perché Jack Kirby, come primo titolo, e non Cicciobuffo Mazzinpesca, che è un disegnatore strafigoso, millemila volte meglio di Jack Kirby, ma conoscono solo in dieci e che nella mente del venditore di fumetti non fa risuonare nessun “ehi. Il nome non mi è nuovo!”?