Fumetto d'Autore ISSN: 2037-6650
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L'Editoriale » Napoli Comicon 2011: tutti bravi a dire come si fanno le manifestazioni (con i soldi degli altri)

logo_comicon_2011di Alessandro Bottero

E alla fine ci siamo arrivati. La mostra perfetta. La mostra che viene incontro alle anime belle del fumetto, quelle che o è grafic novel o no. Quelle che “io il fumetto lo faccio sul serio, perché lo amo. Non come te che giochi a fare queste merdine”.

Giochiamo a carte scoperte. Anche quest’anno sono stato a Napoli Comicon solo un giorno, il sabato. A differenza del 2010 non sono riuscito a fare la spola tra Oltremare e Sant’Elmo, perché avevo una presentazione a Sant’Elmo e quindi ho passato il tempo integralmente lì. Questo mi ha reso chiarissima una cosa:  A Castel Sant’Elmo, di sabato, non c’era nessuno.

Già l’anno scorso avevo prima espresso dei dubbi e poi dato un resoconto su questo calo delle presenze a Castel Sant’Elmo, e quest’anno devo confermare tutto. Sabato pomeriggio (ripeto SABATO POMERIGGIO) i corridoi del castello erano semivuoti. Sì, certo…una o due sale erano un poco più affollate, ma non prendiamoci in giro. Non c’era nessuno. Nel senso che puoi anche aver staccato diecimila biglietti in tre giorni, ma spalmati per tutto lo spazio  alla fine sono pochi.  E questo a che porta? Che gli incassi sono stati pietosi. Non parlo per me, visto che non ho uno stand, ma le persone con cui ho parlato mi hanno confermato che se nel 2010 c’era stato un calo di incassi tra il 15% e il 20% rispetto al 2009, nel 2011 c’è stato un ulteriore calo di vendite rispetto al 2010. Me lo invento? Sono il solito sparapalle? E allora perché la gran parte gli espositori domenica sera ha sottoscritto una lettera di protesta verso l’organizzazione, lamentandosi appunto di queste cose?

Il discorso è molto semplice: io espositore non vengo a una manifestazione per passare il tempo con gli amici, o PER FARLO PASSARE a qualcun altro. Io quello stand dove la gente passa, ride, scherza, beve, cazzeggia, e spesso NON COMPRA NULLA, lo pago. L’organizzazione da me i soldi li vuole. Quindi l’obiettivo principale di un espositore è VENDERE. Punto. E se qualche espositore invece dice “non è vero, io vengo qui per promuovere il fumetto”, mente. Oppure non è lui che caccia i soldi. E allora sono tutti bravi a fare i signori, se paga qualcun altro. Se l’autore X dice “Che bella questa mostra, dove vengono solo le persone con un elevato contenuto colturale, e dove le mie grafic novel sulla depressione dei giovani ucraini non si confonde con quei fumettacci tipo Naruto, WInx, o altre cose per ragazzini”, potete stare SICURI che non è lui che paga lo stand dove è esposta la sua grafic novel. Perché se così fosse il suo obiettivo sarebbe VENDERLA la grafic novel. E se la gente non c’è, non vendi.

E se magari vedi un critico che dice “ahhhhh, che pace, ma quarda che bellezza…. Si chiacchiera, si cammina, si incontrano gli amici”, puoi stare sicuro che il critico in oggetto non paga lo stand dove passa il tempo a chiacchierare, bere, cazzeggiare… insomma a fare il figone. Paga l’editore, e se non incassa fatti suoi. Intanto noi siamo stati bene senza cosplayer tra le palle, e senza ragazzini sudati con lo zainetto che mi urtano e mi infastidiscono.

Beh, signori, vi rivelo che gli espositori vogliono una cosa: che ci sia pubblico. Perché se c’è pubblico è possibile che si vende. Se non c’è pubblico puoi avere la mostra più bella del mondo, puoi avere gli artisti più cool e fighi del mondo, ma non vendi. E allora per gli espositori la manifestazione è andata male. E questa Napoli Comicon sezione Sant’Elmo è andata male.

Ma a parte questo… che ho fatto? A parte la presentazione di NOX alle 14, ho gironzolato e ho parlato con un po’ di gente. Prima  mi sono trovato a passare per la sala incontri, dove la Panini illustrava alcune novità. Non ho sentito tutto, e quindi non mi addentro in ricordi fallaci. Mi ha colpito però una cosa, a riprova di come sia sbagliato separare la mostra in due tronconi. Allora, Marco Marcello Lupoi parlava della nuova iniziativa di volumi dedicati a grandi storie Marvel allegati alla Gazzetta dello Sport. Poi ha parlato di un poster promozionale (mi pare) che era in allegato al Corriere della Sera, e ha detto “ che potete trovare al nostro stand…ad oltremare”. Ora…io sono rimasto allibito. Tu fai una conferenza a Castel Sant’Elmo, parli di cose che puoi trovare allo stand di chi ti parla, e la cosa logica è che dopo la conferenza io mi alzi, e – se mi interessa - mi diriga allo stand di chi ha appena parlato per prendere o comprare quello di cui parlava. In questo caso però lo stand Panini era ad Oltremare, luogo che è più o meno a un’ora di distanza da Sant’Elmo, prendendo funicolare e metropolitana. Non trovate anche voi che qualcosa non funzioni nel verso giusto?  Oppure, al contrario… io sono un appassionato dei prodotti Panini Comics. Lo stand è a Oltremare, però l’incontro sulle novità me lo metti a Castel Sant’Elmo. Ma perché? Che senso ha?

Dopo l’incontro su NOX, bighellonando in giro mi sono ritrovato all’aera PRO a sentire un pezzo dell’incontro sul fumetto in digitale. Anche qui ho le mie idee. Trovo che questi incontri con sei/sette invitati non servano a niente, ma visto che non organizzo io… lasciatemi però dire alcune cose.

1 – è interessante parlare di prezzi, percentuali di sconto, eccetra eccetra, ma diosanto…. Noi siamo editori? Siamo persone che producono e danno circolazione a dei CONTENUTI? Allora perché non si parlava di come il formato digitale può incidere o meno sui CONTENUTI del media fumetto? Perché ogni volta che si parla di fumetto in digitale si parla SOLOSOLOSOLOSOLO di prezzi e di quanto si può vendere usando l’iPad o l’iPhone? Ma siamo diventati tutti BOTTEGAI?

2 - Io non sento parlare MAI in modo approfondito di CONTENUTI e del fatto che la Apple nei suoi iStore CENSURA i contenuti dei fumetti già esistenti. Qualsiasi discorso su questo argomento viene messo a tacere, perché “Se vuoi vendere i fumetti in digitale devi passare per i negozi Apple, quindi zitto e abbozza. E non parliamo troppo di censure”. E invece credo che gli editori prima che parlare di prezzi, sconti, percentuali, contratti, pirateria e altre cose del genere dovrebbero riflettere se e in che modo il rischio di una censura esplicita o implicita o il rischio di una “autocensura per poter vendere negli apple store” siano veri o no. Vi faccio un esempio di cui ho parlato con Luca Boschi proprio li a Napoli dopo questo incontro. C’era Marco Marcello Lupoi che illustrava la nuova piattaforma digitale Panini. A un certo punto dopo aver parlato a lungo di prezzi, dei vari accorgimenti (sostanzialmente inutili, perché chiunque appena all’ABC dell’informatica è in grado di copiare i fumetti digitali della Panini e metterli in condivisione dappertutto, ma non ditelo a Lupoi che sennò ci resta male) per evitare che la gente scarichi il fumettino Panini e poi lo metta in condivisione online, Lupoi dice che alla fine di una lunga riflessione la Panini ha deciso di essere presente solo negli Apple Store, anche se questo significa accettare il controllo dei contenuti che Apple pretende di esercitare sui prodotti che ammette nei suoi store. Mi sono spiegato? La Panini di fatto, entrando nel mondo della vendita del fumetto in digitale, avvalla la censura che Apple esercita sui contenuti (ed è un FATTO che la eserciti.) . Questa cosa, che se mi permettete è un pelino più seria del sapere a quanto si vendono i fumetti in digitale, o delle pippe mentali che la Panini si fa per evitare i terribili hacker del fumetto, è  passata totalmente sotto silenzio. Nessuno dei presenti se ne è accorto, e nessuno l’ha ripresa, magari chiedendo “Scusa Lupoi, ma questo significa quindi che la Panini avvalla e trova giusta la Censura sui contenuti?” Ma come….è un anno circa che gli autori fanno sentire la loro voce su contratti giusti, pagamenti giusti, e così via, ed il fatto che la Panini compia questa mossa non interessa nessuno? Il fatto di scegliere una piattaforma di vendita che inevitabilmente influenza anche i contenuti di cosa vende non interessa? Il fatto che la scelta di questa piattaforma potrebbe agire come censura occulta, non interessa?

3 – le persone che intervengono a questi dibattiti spesso tendono a parlare tra loro, dimenticandosi che forse il pubblico non sempre è in possesso di tutti i riferimenti occulti e inespressi. Oltretutto ci si parla addosso, creando un effetto “casino” che rende difficile seguire un discorso.

Alle 17 poi me ne sono andato.

So che il giorno prima all’incontro sulla distribuzione si è discusso in modo un po’ più vivace del solito, senza però arrivare a una conclusione, e so anche che l’AFuI, malgrado Francesco Settembre il suo vicepresidente l’avesse promesso* , non ha detto quante fumetterie aderiscono effettivamente all’associazione, restando quindi un interlocutore evanescente. Non c’entra infatti che “l’AFuI è l’unica associazione di categoria”. Domani io fondo l’AFI (Associazione Fumetterie  Itailane) e diventiamo due associazioni di categoria. Tanto mica devo dirvi quante fumetterie fanno parte dell’AFI, no? Basta un sito, un forum, una carta intestata e un comunicato ogni tanto contro la Planeta.

*dove l’ha promesso? Qui: http://prontoallaresa.blogspot.com/2011/04/napoli-comicon-2011-i-professionisti.html

«L'Afui è rappresentativa.
Fino ad un anno fa, o poco più, il nostro numero era pubblico, il forum aperto. Poi... ci siamo stufati di perder tempo dietro 3-4 polemiconi, abbiamo chiuso baracca e burattini, ed il forum è diventato solo per i soci. Al contempo, stufi di sentirci dire che non eravamo rappresentativi, a fronte del fatto che NESSUNO ci dice quante sono le fumetterie in italia, abbiamo "nascosto" il nostro numero. Tranquilli: a napoli vi dico quanti siamo :)»

Conclusione: Napoli Comicon, dal punto di vista degli espositori di Castel Sant’Elmo non è andato bene, perché non c’era gente, e si è venduto poco. L’unico modo per venire incontro a quelle persone che cacciano i soldi per prendere gli stand è spostare TUTTA la mostra ad Oltremare, come io dico da un anno e come, chi mi prendeva per il culo un anno fa, è finalmente arrivato a capire. Altrimenti non ha senso.

Anzi, dirò di più. La presenza degli editori a Castel Sant’Elmo è tutto sommato superflua. A che servono? A nulla. Le mostre le puoi mettere lo stesso. Le proiezioni idem. Gli incontri con l’autore strafigo anche, così siamo pochi e tutti vicinivicini. Perché gli unici a dover pagare per questo sogno onanista del nerd snob devono essere gli espositori di Castel Sant’Elmo?

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