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L'Editoriale » Roma, ancora una volta l’Impero vuole risultare trionfatore.

E succede che per fare questo la casa di produzione sta lavorando da tre anni, mettendo all’opera uno staff di circa 150 persone. E succede che il budget sia di 20 milioni di euro. Esatto, non 20 euro. 20 (VENTI) milioni. Ossia c’è una casa di produzione che investe 20 milioni di euro. E dà da lavorare a 150 persone, da oltre tre anni.
Lo sapevate?
Il tema di questo prossimo film? L’impero romano, i gladiatori, in una parola sola: ROMA!
Probabilmente sarà la Roma come la vedono gli americani (vedi il serial Roma, della HBO), ossia non proprio aderente alla storia, machissenefrega. Se voglio un documentario guardo Rai Storia, o History Channel, no?
Alcune considerazioni:
perché per scrivere un film su Roma e l’Impero Romano vai a scegliere un americano, pur bravo, come Michael Wilson? Ok, ok, è uno degli autori de L’Era Glaciale e di Shark Tales, ma perché lui e non un italiano?
Forse perché il nome di chi scrive la sceneggiatura è un elemento con cui attrarre potenziali co-investitori, e gli autori italiani all’estero non se li fila nessuno?
Forse. Chissà?
Forse perché avere un film scritto “dall’autore de L’Era Glaciale!”, apre le porte a una distribuzione negli Stati Uniti, e avere un film scritto “dall’autore de L’apetta Giulia” apre le porte del bar sotto casa?
Chissà.
Come si fa ad avere 20 milioni di euro per darsi da fare, realizzare prodotti per la massa e dare lavoro a 150 persone?
Realizzando prodotti commerciali, con cui metti da parte i soldini, con cui poi fare i film.
Tanto per essere chiari: quando apparve la serie Tommy e Oscar, prima serie di animazione della Rainbow, tanti la snobbarono, ritenendola un prodotto “fast food”, buona solo ad un rapido consumo. E invece tutta una serie di cortometraggi animati, assolutamente d’autore, assolutamente raffinatissimi, e assolutamente pallosi, vagavano da festival a festival, riscuotendo il plauso della critica tutta.
Oggi, dopo Tommy e Oscar, dopo le Winx, dopo Huntik, c’è una realtà produttiva italiana che fa animazione in 3D, e si permette di dire alla Disney “Ehi, cocca, guarda che a natale 2010 ci sono anch’io, capito?”
E i corti? Sono rimasti corti, come è giusto che sia.
Una cosa, dalle dichiarazioni di Iginio Straffi, mi ha colpito: “Con il primo film delle Winx, Il segreto del regno perduto, e il secondo che stiamo realizzando e che uscirà nell’autunno del 2010, abbiamo fatto una bella palestra e imparato molto.”
Avete letto bene? Un secondo film dedicato alle Winx, sempre in 3D, che uscirà nelle sale nell’autunno 2010, mentre poco dopo uscirà il film dedicato all’antica Roma. Ossia, due lungometraggi in produzione. Ma la cosa da notare è un'altra. Ammettiamolo, il primo film delle Winx non era il massimo della vita. Ma Straffi lo inserisce nella giusta prospettiva dicendo “è stata una bella palestra”. Il ricavo maggiore non è stato l’utile netto, ma il fatto che, ponendo come prospettiva il diventare una realtà attiva nel lungometraggio, e quindi non “facendo un film ogni tanto, quando ho l’estro artistico, o quando rimedio i soldi dallo stato”, si sia imparato facendo.
La Rainbow, così io ricavo dalle parole di Straffi, aveva messo in preventivo anche un possibile risultato così così, perché vedeva le cose in prospettiva.
Sapete perché mi colpisce? Perché almeno nel mondo del fumetto, ormai questo non lo fa più nessuno. O ti va bene alla prima botta, o sei finito.
Una serie o ti va bene al primo numero, o arrivato al terzo/quarto sai già che chiuderà.
Il mondo del fumetto manca ormai di prospettiva. Manca di gente che dica “abbiamo fatto una bella palestra e imparato molto”. E manca anche di gente che conceda una prospettiva alle serie e miniserie nuove (gente che ORDINI le proposte nuove, tanto per parlarci chiaro)
Ecco, lo vedete? Ero partito parlando di animazione, e sono finito a parlare di fumetti. È inutile, non mi smentisco mai…
L'Editoriale di oggi si riferisce a questa notizia.
Nella foto Iginio Straffi, fondatore e patron della Rainbow.