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L'Editoriale » Prima di Lucca: Cinismo a go-go, ovvero di fumetterie, vendite e parole in libertà (Affilare le Armi 3 di 3)
di Alessandro Bottero
Un editoriale in tre parti: il countdown di Fumetto d'Autore a Lucca Comics & Games 2010. -0
La prima parte potete leggerla QUI.
La seconda parte potete leggerla QUI.
È da un po’ di tempo che procede un dibattito a tutto campo. Quale, direte voi? Se la cucina della casa di Montecarlo l’ha comprata Fini? Se le tette dell’Arcuri sono rifatte?
Nonononononono, dico io. Nulla di tutto ciò.
Si discute di cosa stia succedendo nelle fumetterie, e come sia possibile pararsi il *BEEEEEP* prima del 2012, quando i Maya arriveranno, e faranno un casino.
Pare che nelle fumetterie le vendite siano in calo (Ma noooooooooooo!!!!! Macosamidicimai???? Non era vero che si vendono millemila fumetti al mese in Italia? ), ma no “behhhhhhhh sì, un pelino di meno rispetto al mese scorso.”. Nononono. Tipo “un bagno di sangue, e una doccia di terrore”.
E fin qui ci siamo. Certo, non occorreva essere dei geni, per rendersene conto, né è un dato SOLO delle fumetterie.
Se si controllassero fatturati, prenotati, rese, e vita commerciale dei singoli volumi lanciati, tenuti, e poi tolti dalle librerie di varia, si noterebbe come la crisi colpisce ANCHE gli editori di varia. Non è che i fumetti non vendano. I LIBRI non vendono, i GIORNALI non vendono, le RIVISTE non vendono. Ma davvero pensate che nelle librerie di varia i fumetti vendano più che nelle fumetterie? Ma davvero-davvero? Ma davvero-davvero-davvero?
Ok. Ognuno ha diritto alle proprie illusioni, ma se andaste a spulciare tra i PRENOTATI, i VENDUTI, e i RESI dei vari distributori di VARIA, capireste tante cose. Tipo che ANCHE nelle librerie di varia la maggior parte dei fumetti distribuiti vendono poche centinaia di copie. Non MIGLIAIA. Non “Uno sterminato pubblico potenziale, che aspetta solo di essere scoperto, e che brama di divorare decine di volumi a fumetti ogni mese”. Ma dove? Ma quando? Ma chi? E soprattutto, che vi fumate la mattina presto?
Stabilito che nelle fumetterie si vendono di meno i fumetti, e che nelle librerie di varia si vendano meno libri, questo ovviamente non significa che le fumetterie debbano chiudere domani.
Mi fa ridere una cosa: ci si incazza con gli editori (perché è così, diciamocelo…) quando gli stessi cercano canali ALTERNATIVI (non SOSTITUTIVI), alle fumetterie, per vendere e quindi incassare di più. Gli editori dovrebbero rispettare e tenere SEMPRE presente la “centralità della fumetteria nella loro proposta commerciale”, anteponendola a librerie di varia, vendite tramite siti, vendite alle fiere, vendite tramite applicazioni e-book o altro. Il sole del sistema solare degli editori DEVONO essere le fumetterie.
Però poi quando le fumetterie –per sopravvivere, e quindi perfettamente giustificate, secondo me- AFFIANCANO al fumetto altri prodotti come DVD, giochi di ruolo, giochi di carte, action figures, statue, prodotti per cos play, in alcuni casi arrivando anche a situazioni dove il core business (ossia quello che vende di più, per i non esperti dell’Itanglese) del negozio X non è più il fumetto ma altro, allora no. Allora è lecito. Allora è “diritto alla sopravvivenza, sennò chi lo paga l’affitto?”. Nel primo caso io mi devo ben guardare da considerare come interessanti possibili canali alternativi, dove -forse- posso anche vendere PIU’ che nelle fumetterie. Nel secondo la fumetteria X ha tutti i diritti di cercare altri prodotti che integrino in modo più o meno massiccio le (scarse) vendite dei fumetti.
Mi sono capito?
Ma ancora…
Il discorso è che qui si dice “Abbiamo perso tanto tempo, tante occasioni! Ah, se ripenso a tutte le cose che si potevano fare, ed ormai non si faranno più!”.
La domanda che mi viene in mente è….si vabbé, ma TU dov’eri? E ancora dire, come fa Gianfranco Loriga su Comicus:
“.…non dovremmo mai dimenticare questa cosa, che siamo e purtroppo restiamo una massa di dilettanti che non hanno mai saputo guardare aldilà del recinto e che per anni, finché le cose
andavano tutto sommato dignitosamente, si sono accontentati, mentre ora che le cose vanno di merda cercano ognuno per conto suo di lasciare la barca che affonda.
per carità, probabilmente sarà da questo agitarsi sconnesso che verrà fuori un 'nuovo mondo coraggioso', ma non posso fare a meno di rimpiangere il tempo e le occasioni sprecate (sarà perché ho un'età!)
ad esempio, quando mai ci siamo preoccupati più di tanto di cercare nuovi lettori, visto che solo l'aumento delle vendite ai lettori veri (e non ai fumettari o ai distributori) potrebbe tirarci fuori dalla palude?
quanto tempo abbiamo perso a criticare gli allegati editoriali o l'uso del termine 'graphic novel' o le minuzie filologiche di questa o quella edizione senza renderci conto del fatto che tutta questa autoreferenzialità non ci porta da nessuna parte, mentre dovremmo prima di tutto preoccuparci di salvaguardare l'esistenza di uno straccio di sistema distributivo che renda facile ed economico il contatto tra pubblico e prodotto?”
Chi sarebbero questi fantomatici “noi”? no, perché lo vorrei sapere. “noi” editori? “noi” fumetterie? “noi” perdigiorno che passiamo il tempo a sparare opinioni a raffica sui forum, lamentandoci se Ciccio Salsiccio Edizioni pubblica Pippa-man contro l’irrequieto biscione, un centimetro più piccolo dell’edizione originale?
Loriga, a cui ti riferisci? Chi è che ha perso tempo? Quelli che discutono sui forum? E quindi è colpa di quelli che discutono sui forum se si vendono meno fumetti, e se il modello distributivo nelle fumetterie è in affanno?
Ma davvero-davvero?
Poi però mi rendo conto che Lucca è qui, e che bisogna mettere in cantiere una dose di argomenti per le serate passate lontane da casa, e quindi va tutto bene.
Signori, ì’unica legge è questa: sopravvivere. Se fai l’iComics incassi qualcosa e riesci a tirare avanti? Fallo. Se vai in PANETTERIA a vendere fumetti incassi qualche euro in più? FALLO. Se vendi al supermarket incassi? FALLO. Se vendi in fumetteria , incassi? Allora VENDI IN FUMETTERIA. Se vendi alle fiere incassi soldi, che altrimenti vedresti col forse e col mai? E allora porta i fumetti in fiera e VENDILI. Tanto chi si lamenterà di cosa fai, non ti aiuterà a saldare i debiti coi tipografi, o a pagare i conti della casa editrice. E alla fine, quando passerà questa crisi, se sarai vivo tutti scorderanno cosa hai fatto. Invece se avrai dovuto chiudere, forse qualcuno ti ricorderà come “Era tanto bravo. Faceva prodotti così raffinati. Peccato che abbia chiuso”, ma poi alla resa dei conti sarai morto.
Non posso però non dire anche altro.
Il mondo del fumetto italiano vive sugli stereotipi. O meglio, chi PARLA e SCRIVE del fumetto italiano (autori, mercato, fumetterie, distributori, ecc...) usa stereotipi e cliché a raffica.
Uno dei più diffusi è che le fumetterie siano gestite da nerd, che spinti dalla passione, hanno chiesto i soldi a papà o mammà, e hanno aperto un negozio per poter leggere i fumetti agratis. Questo è uno dei cliché più diffusi, radicati, e STUPIDI che esistano.
Sono vent’anni che giro per fumetterie, sia per lavoro che per passione. Ho conosciuto gestori di fumetterie in tutt’Italia. Ho visto fumetterie nei posti più disparati. Beh, posso affermare con cognizione di causa, che chi dice che TUTTE le fumetterie sono solo ritrovi di Nerd, gestite da nerd, e impervie a una persona “normale”, dice una Corbo-lleria bella e buona.
Certo, è vero, ci sono ragazzi appassionati di fumetti che provano a mettere su un negozio. Li ho visti e conosciuti anche io. Tre esempi in vent’anni, e dopo un anno al massimo hanno chiuso, o ceduto la gestione dell’attività ad altri. Dire che A PRIORI una fumetteria è , di per se stessa, un luogo nerd, e quindi DI PER SE STESSA chiusa al mondo esterno, è dire fesserie.
Sarebbe come dire che una libreria specializzata in cinema (a Roma esiste) o in letteratura e saggistica dedicata al mare (a Roma esiste anche questa) sono “luoghi ubernerd, dove le persone non interessate al cinema o al mare si trovano a disagio.”
O magari un negozio di musica specializzato in Jazz, o altri generi musicali. C’è una profonda differenza tra negozio specializzato in un campo, e “ritrovo di nerd”. Anche perché –altro cliché duro a morire- ma mi spiegate dove siano questi nerd puzzolenti? Io nelle fumetterie ci vado, e di solito la gente non puzza.
Attenzione, questo non significa che per DINAMICHE ECONOMICHE e SCELTE COMMERCIALI io ritenga che molte fumetterie siano nei fatti delle “edicole sotto altro nome”. È vero che in molte fumetterie il grosso dei fumetti venduti sono manga, o albi panini e in parte planeta. Ma questo non c’entra nulla con l’immagine stereotipata che si cerca di dare della fumetteria, come “ritrovo di nerd, che inevitabilmente respinge un utente normale”.
Quanto poi allo sdilinquirsi per le librerie alla francese, e al solito, congenito, invincibile complesso di inferiorità verso la Francia, mi basti dire che i francesi hanno perso nel la finale dei campionati del mondo di calcio 2006, e quindi non vanno presi minimamente in considerazione. A priori.
Chiudo. Io non so che luoghi frequentino le persone che scrivono sui forum. Quando entro in una fumetterie non sento puzza, e di solito le persone che incontro si lavano e sono pulite. Volendo essere un po’ grevi, potrei dire che avverto molto più puzza quando prendo la metropolitana. Che vogliamo fare? Impedire alla gente di usare la metropolitana, sennò i “potenziali utenti della metropolitana che non sono appassionati nerdosi di metropolitane, non entrerebbero mai nella metropolitana?” . E poi che facciamo? Emaniamo una legge con cui proibiamo alla gente di sudare, o di respirare?
Ragionare per preconcetti è facile. A volte aiuta anche a strappare l’applauso, come le battute classiche dell’avanspettacolo. Ma non per questo è indice di intelligenza.
Fine terza e ultima parte