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L'Editoriale. George Romero
Di Alessandro Bottero
Dopo Alan Altieri un altro grande narratore ci ha lasciati. Dico narratore e non regista perché George Romero era un narratore per immagini, uno che sapeva raccontare una storia. Romero è morto il 16 luglio di questo 2017, ultimo grande regista horror a svanire tra le quinte. L’horror è un genere molto particolare. È delicato. Basta un nulla per tramutarlo in farsa o schifezza. È complesso . Non basta il sangue o la violenza. Volendo essere squisitamente tecnici il gore o lo splatter non sono horror, sono altre cose. E film o narrazioni di ultraviolenza non sono horror. Sono altre cose. L’Horror è un qualcosa di al tempo stesso preciso e indefinito. Quando si ha di fronte il vero horror lo si riconosce senza sbagliare. È un qualcosa di autoevidente. Lo vedi e lo riconosci per quel che è in se stesso. Se vogliamo l’horror è un genere che non deriva da altri generi, non è un sotto genere di questo o quello. È un genere archetipo, e in quanto tale tocca le corde del nostro inconscio. L’horror è impalpabile e spesso agisce più per evocazione, per allusione, per suggerimento più che per evidenza sguaiata.
Quando Romero debuttò nel 1968 con il suo primo film LA NOTTE DEI MORTI VIVENTI usò proprio questi elementi – allusione, evocazione, suggerimento – per dare vita a un filone che ancora oggi a 49 anni di distanza è vivo e vegeto, ossia lo Zombie Movie.
Il primo film di Romero codifica il nuovo modo di vedere i non morti, oltrepassando i limiti delle mummie egizie riportate in vita da incanti o amuleti, per far deflagrare nell’immaginario collettivo una serie di elementi che da quel momento in poi non si cancelleranno più.
Con quel primo film Romero infatti definì le coordinate di tutte le opere narrative (letterarie, cinematografiche, a fumetti, televisive) che utilizzano zombie.
Prima cosa: non esiste una spiegazione scientifica (come nel caso di Frankenstein) o magica (la Mummia) del perché gli Zombi esistano. Nel primo film vi sono vaghi accenni a un possibile virus spaziale, ma sono solo elementi pseudoscientifici inseriti per rassicurare produttori e spettatori. In realtà nel nuovo universo zombie creato da Romero e in cui noi tutti viviamo da quasi 50 anni non esiste spiegazione per gli Zombie. Gli Zombie esistono, punto e basta. Basti pensare che né Walking Dead, né Crossed (le due ultime esplorazioni sul tema) hanno mai dato una “spiegazione” agli Zombie. L’esistenza della cosa è spiegazione in se stessa.
Seconda cosa: gli Zombie sono un elemento che quando appare lo fa su scala globale. Non è più un horror circoscritto alla Casa stregata, o al Laboratorio. Gli Zombi da Romero in poi sono sempre un’INVASIONE zombie.
Terza cosa legata alla precedente: col loro essere un’invasione gli Zombie cambiano irreversibilmente e profondamente il mondo. Nell’universo Zombie di Romero esiste un prima Zombie e un dopo Zombie, e anche se l’uomo sopravvive e sconfigge la minaccia degli Zombie la società ormai è cambiata in modo irreversibile.
Ovviamente questi elementi non sono tutti presenti in modo esplicito nel primo film di Romero. Erano presenti in modo chiaro ma seminale, e poi si sono sviluppati e codificati lentamente nel corso di questi anni, e soprattutto negli altri film che il regista dedicò a questo tema.
Però si può dire benissimo che se oggi vediamo The Walking Dead alla TV è perché Romero realizzò il suo film, e se leggiamo il fumetto The Walking Dead è perché Romero nel 1968 realizzò il suo film.
E la cosa interessante è che Romero nel suo film di 49 anni fa fu molto più intelligente, duro, e critico verso la società di quasi tutti i suoi epigoni. Quando nella sequenza finale il sopravvissuto negro mostra la testa e lo vediamo inquadrato nel mirino del fucile di un poliziotto che gli spara credendolo uno dei cattivi solo perché negro, Romero con una sola sequenza dice tutto sul razzismo che nel 1968 era ancora presente negli Stati Uniti (e lo è ancora oggi) . Per la polizia infatti gli Zombie sono un pericolo inventato, mentre un negro con un fucile è una minaccia all’ordine costituito da eliminare subito, e magari fare domande dopo.
Romero ci ha lasciati. A volte ha fatto film discutibili, a volte ha girato pellicole per chiari motivi economici. Ma pochi autori come lui possono vantare di aver reinventato da cima a fondo un genere, facendo sì che per cinquant’anni tutti coloro che si sono accostati al genere da lui reinventato seguissero le sue impronte.