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Stati Generali del Fumetto: i Crumiri No System

crumiridi Giorgio Messina

Organizzare una tavola rotonda aperta a tutti gli autori del fumetto italiano è un'idea ambiziosa, affascinante e lodevole. Quello che una certa frangia di autori ne vuole fare di questi cosiddetti "Stati Generali degli autori del Fumetto" invece non convince per niente.

Al G8 di Napoli, durante il corteo di protesta, un gruppo di No Global assaltò e distrusse le vetrine di due Mc Donald che incontrarono sul tragitto. E' cosa arcinota che la catena dei fast food simboleggia la globalizzazione per questi violenti facinorosi. Poi però, nella stessa giornata, accadde una cosa curiosa. Quando si fecero le 19 e i manifestanti si ritrovarono in Piazza Garibaldi per prendere il treno (gratuitamente messo a disposizione dalla Prefettura) per riportare tutti a casa, i No Global furono colti dai crampi della fame e si misero in fila al Mc Donald accanto la stazione centrale di Napoli.

E una certa frangia di autori del fumetto, molto attivi sul web, tra blog e forum, sta facendo come quei No Global a Napoli. Di giorno protestano contro il "sistema" del fumetto italiano. Parafrasando, fanno i "No System". Vogliono fare i conti in tasca agli editori. Vogliono il giusto compenso. Vogliono vedere riconosciuti i loro diritti d'autore. Rivendicano il loro diritto a vivere una vita dignitosa con i proventi dei loro lavori da fumettisti. L'editore - urlano - è un imprenditore e come tale deve produrre il loro benessere, se non è in grado deve sparire, anzi non deve nemmeno aprire se non porta giusti compensi agli autori. L'editore che non garantisce agli autori di campare con il mestiere del fumettista è solo uno
sfruttatore. Quando cala la sera, però, e arrivano i crampi della "fame" (non solo quella figurata e artistica), ed ecco che i "No System" si mettono in fila dagli stessi editori che fanno le condizioni contrattuali che sono proprio quelle che condannano.

In gergo sindacale questi si definiscono "crumiri". I crumiri sono quei lavoratori che protestano insieme ai compagni contro il "padrone" che non accorda le giuste condizioni lavorative, ma poi, quando i compagni incrociano le braccia, i crumiri si accordano sottobanco con il padrone per lavorare durante lo sciopero.

Tra gli autori esiste una frangia precisa di "crumiri no system".

Facciamo un attimo un passo indietro. Ritorniamo all'idea originale della Tavola Rotonda aperta a tutti gli autori di fumetti. L'idea degli Stati Generali non è nemmeno di Claudio Stassi, l'autore che si è fatto carico della convocazione e dell'organizzazione. L'idea era nata sul blog di Michele Petrucci in seguito al caso Armentaro/Il Male. Stassi se l'è appaltata. E non è un caso che l'esigenza di questi Stati Generali si concretizzi da parte di un autore che appartiene (ancora) ad una precisa fascia di autori: la "generazione-1000-copie-in-libreria-recensione-su-La-Repubblica" che
pubblica soprattutto con editori del tipo di Tunuè e Beccogiallo, per intenderci e circoscrivere.

Stassi, è un autore (ancora) di fascia media. Ha pubblicato appunto con Beccogiallo e Tunuè, ha fatto un John Doe, un volume con Rizzoli, nell'ultimo anno qualche storiellina per il Giornalino e una storia breve per un volume di Black Velvet pubblicato con dei finanziamenti statali.

Stassi, dunque, non ha il carisma, la fama e l'autorevolezza, ne l'esperienza e la potenza comunicativa (per intenderci, tutte "qualità" che invece possiede Roberto Recchioni.) per potere interpretare il ruolo del "capopopolo". E questa tigre degli Stati Generali da cavalcare è difficile. Molto difficile. Così Stassi, inizialmente (e ambiguamente) tira per la giacchetta il
coinvolgimento di Luca Boschi, senza indicare chiaramente il il ruolo di moderatore e consigliere, ma facendolo quasi apparire come coorganizzare dell'evento. Almeno inizialmente  sembra che così venga lasciato intendere.
Poi Stassi tenta di imbarcare appunto Roberto Recchioni. Sarebbe il "testimonial" perfetto per gli Stati Generali. Recchioni però si rifiuta, non è convinto dell'iniziativa e preferisce rimanere nella roccaforte del suo blog.

Nessuno, però sino a questo punto, si è chiesto come mai non sia stato un autore affermato, un grande nome a metterci la faccia e a fare il "capopopolo".

La risposta, a mio avviso è semplice. Nel mestiere del fumettista, che è ben diverso dal metalmeccanico, è il talento la discriminante che influenza i compensi e il successo e le esigenze del "grande nome" non hanno nulla a che vedere con gli autori di fascia media, in mezzo alla quale sono nati spontaneamente gli Stati Generali. Gli autori del fumetto in Italia non sono un insieme unico, e non lo potranno mai essere, ma posseggono una serie di infiniti sottoinsiemi, ognuno caratterizzato da un livello di talento crescente.

Gianfranco Goria parlerà di assenza di Coscienza Collettiva. In realtà nemmeno il navigato sindacalista che ha contribuito alla nascita dell'unico sindacato di settore, il SILF, ha saputo decifrare bene quello che sta succedendo davvero attorno agli Stati Generali.

La Coscienza Collettiva esiste ma è solo circoscritta ad una certa fascia di autori. O meglio, ogni fascia, ogni sottoinsieme di autori, ha la sua Coscienza Collettiva, correlata alle esigenze, sogni e aspirazioni degli autori che vi appartengono. Gli Stati Generalidunque  rappresentano - così come sembrano palesarsi per adesso - l'affermazione della Coscienza Collettiva della "generazione-1000-copie-in-libreria-recensione-su-La-Repubblica" di cui sopra.

Questi autori sembra che abbiano appunto preso coscienza che oltre Beccogiallo (Gruppo Alet) e Tunuè, la distribuzione nella libreria di varia, qualche trafiletto su alcuni giornali nazionali, e i pagamenti correlati al mercato (compreso zero anticipo in qualche caso), potrebbe non esserci altro sbocco.

I più bravi (e fortunati) possono aspirare a pubblicare con Coconino (che ora appartiene a Fandango) o in Rizzoli-Lizard. Oltre non c'è nulla. Questo è il massimo a cui un autore può aspirare se produce "fumetto d'autore" e socialmente impegnato in Italia, cioè la "generazione-1000-copie-in-libreria-recensione-su-La-Repubblica" che è la spina dorsale di questi Stati Generali . Alcune case editrici di varia grandi e piccole, come Einaudi Stile Libero, Minium Fax o Round Robin, si stanno muovendo per inglobare le "graphic novel" (mica il fumetto...) nei loro cataloghi, ma ancora gli editori "non specializzati" che fanno fumetti (ma li chiamano graphic novel...) sono troppo pochi per fungere da ammortizzatore "sociale" ai bisogni alimentari dei fumettisti italiani.

E ritorniamo ai Crumiri No System, perché contrariamente ad altri campi artistici come la pittura, la letteratura e la poesia, questa certa frangia di autori del fumetti italiano si rifiuta quasi categoricamente di prendere in considerazione l'eventualità
di non potere vivere solo di fumetto, loro che così orgogliosamente quando rinnovano la carta di identità alla voce impiego si fanno scrivere "fumettista". E di chi è la colpa? Degli editori che non li pagano il "giusto", of course. Elementare, Watson!

Ma quant'è questo "giusto"?

La risposta degli editori sarebbe che il compenso "giusto" è quello che permette il mercato. La risposta degli autori è invece che il compenso giusto è quello che li fa vivere dignitosamente. Rispettabilissima e legittima risposta, sia quella degli editori che quella degli autori. Peccato, che come già detto in altre occasioni, la percezione del "giusto" compenso degli autori non è correlata alla realtà.

Prendiamo ad esempio Michele Petrucci. E' un autore molto stimato sia dal pubblico che dalla critica di internet. Metauro è oggettivamente un bel libro. Non è "facilissimo", non è nemmeno da lettore "medio", ma è un bel libro. Petrucci ha dichiarato che di Metauro sinora ne sono state vendute 900 copie e il volume è uscito nel 2008. Quindi un bel libro, che è stato distribuito in libreria di varia (compresa quella sotto casa della vostra vicina), che ha avuto recensioni e trafiletti sui quotidiani (che potete conservare per fare vedere ai vostri amici che i fumettisti finiscono nelle pagine della Cultura), ha venduto circa 450 copie all'anno, per due anni.

Petrucci, poi ha aggiunto, realisticamente, che per un autore vivere di fumetti si dovrebbero vendere all'anno 10.000 copie di un libro a fumetti. Cioè un numero di copie che nella varia è considerata un bestseller.

A questo punto ci vuole un bel rompicapo matematico da Settimana Enigmistica: sapendo che un bel libro come Metauro vende 450 copie di media l'anno, quanti libri deve fare all'anno un autore per arrivare a vendere 10.000 copie all'anno e potere vivere del mestiere di fumettista?

Dalla calcolatrice ritorniamo ancora a quella certa frangia di autori, i Crumiri No System. Gli Stati Generali per loro rappresentano un'occasione (di visibilità) unica e irripetibile. Il momento più alto per rivendicare i propri diritti, e ricevere pacche sulle spalle dai colleghi, mentre continuano sottotraccia a fare i crumiri, per buona pace dei "colleghi".

Ciccarelli (SaldaPress), provocatoriamente invitava a fare degli Stati Generali del Fumetto un'assemblea permanente. All'attento Ciccarelli è sfuggito che un' assemblea permanente di autori su internet c'è già da parecchio tempo. Un comitato spontaneamente organizzatosi di autori che hanno messo in moto questo perverso meccanismo crumiro no system. Gli Stati Generali diventerebbero solo la propagine reale di quello che già hanno posto in essere in rete da parecchio tempo. Gli Stati Generali sarebbero per i crumiri l'occasione migliore per legittimarsi definitivamente.

I Crumiri No System, infatti, (già da tempo) giudicano gli editori vergando liste di buoni e di cattivi.
Solitamente i cattivi sono quelli che con cui non collaborano e/o quelli con cui hanno rotto, meglio se sono piccoli editori, perché c'è sempre bisogno di un "nemico" verso cui puntare il dito e senza il quale non si giustificherebbe il loro impegno "sindacale" ed è ancor più conveniente  se quel nemico è piccolo e "indifeso" e più facilmente attaccabile. La strategia migliore per alcuni Crumiri No System è attaccare quegli editori con cui si è certi di non collaborare mai. Ma se c'è
la possibilità che un editore retribuisca o sia conveniente collaborarci per altri motivi, meglio non rovinarsi la
possibilità futura di collaborarci attaccandolo.

Questa frangia di autori si è così creata una serie di eccezioni di convenienza e di opportunismo a completo loro uso e consumo.

"Chi non ti paga ti sfrutta, ma se io ho accettato zero anticipo l'ho fatto perché era l'unica occasione per raccontare quello che volevo e come volevo".

"Gli editori devono sempre pagare l'autore perché io devo vivere di fumetti, ma io con l'editore X ci pubblico gratis perché per me non è una questione economica ma ideologica e/o di prestigio pubblicare con loro".

Questi autori vogliono che gli editori (che, come dicevamo, sono sempre quelli con cui non collaborano, meglio se piccoli o associazioni no profit) facciano "outing" e mostrino anche i contratti di pubblicazione e gli assetti societari, e se gli editori non vogliono "confessarsi" pubblicamente al loro cospetto, allora hanno sicuramente qualcosa da nascondere, la prova definitva che sono degli editori poco raccomandabili.

Ma se, alla stessa maniera, si chiede a questi autori di fare altrettanto, di dire quanto guadagnano loro presso gli editori con cui pubblicano e di mostrare i loro contratti, se ne ottiene un netto rifiuto fatto di codici professionali e deontologici tirati fuori all'occorrenza.

"Noi vogliamo fare i conti in tasca agli editori ma non vi diciamo i fatti nostri per non mettere in difficoltà gli editori con cui collaboriamo e anche gli altri autori che ci collaborano, e poi non è professionale parlare dei contratti con gli altri".

Ovviamente questi autori difendono fino alla morte gli editori con cui collaborano e si guardano bene da rovinarsi la piazza per futuri lavori andando contro i propri editori di riferimento.

I Crumiri No System fanno anche le battaglie per il diritto d'autore ma evitano di rispondere quando gli fai notare che i loro nomi non sono nememno indicati nel "copyright" dei libri che hanno pubblicato per i loro editori "bravi", quelli che non vogliono mettere in difficoltà.


In conclusione: gli Stati Generali sono un'idea ambiziosa, affascinante e lodevole. Ma al momento sono soprattutto lo specchio della "generazione-1000-copie-in-libreria-recensione-su-La-Repubblica" e che rischiano di diventare anche un'occasione per i Crumiri No System, cosa che non gioverà all'intera categoria degli autori del fumetto. Anzi la danneggerà. Finita la tavola rotonda, spente le luci, finite le pacche sulle spalle, i crumiri torneranno a fare i crumiri e si sentiranno ancora più autorizzati a farlo perché entrare agli Stati Generali del fumetto ne avrà legittimato l'operato.

Post Scriptum Pro Domo Vostra

Agli Stati Generali del Fumetto invierò un pacco di biscotti "crumiri" come augurio che siano gli unici crumiri presenti alla Tavola Rotonda.

Post Scriptum Pro Domo Mea

Esprimere le stesse opinioni contenute in questo articolo in giro per la rete mi ha fatto apostrofare come "frustrato" e "invidioso". Vorrei spiegare, per l'ennesima volta, che il sottoscritto non nutre nessuna invidia e non è frustrato per alcun motivo. Molti pensano che le mie critiche dipendano dal fatto che non sono riuscito a vivere di fumetti nella mia vita e che questo insuccesso mi frustrerebbe, quindi sarei invidioso di chi ci riesce. Vorrei tranquillizzare costoro. L'ultima volta che ho pensato a vivere di fumetti avevo venti anni. Oggi ne ho trentasei di anni, non ho bisogno dei fumetti per vivere e quello che faccio nel mondo dei fumetti lo faccio per pura e disinteressata passione, a volte anche rimettendoci di tasca mia. Non ho mai presentato a nome mio progetti a nessun editore e non ho bisogno di "baciare" nessuno o di avere l'approvazione o la sponsorizzazione di chichessia. Quello che scrivo e dico lo dico nella mia completa autonomia e indipendenza. Non ho padroni, non sono il burattinaio di nessuno e il mio lunario non necessita, per essere sbarcato, da nulla che abbia a che fare con il mondo del fumetto con cui quindi non ho alcun cordone ombelicale che potrebbe influenzare, per questioni di opportunità, le mie scelte e le mie opinioni.. So che a chi invece è abituato a tenere la testa bassa nei confronti di quegli editori che non gli scrivono nemmeno il nome nel "copyright" nei libri che pubblica la mia completa indipendenza risulterà difficile da credere. Ma è così.

Mi sarei anche abbondantemente rotto i ciglioni di quei quattro imbecilli che se ne vanno in giro a cercare quelli che collaborano con me per invitarli a lasciare perdere le loro collaborazioni con Cagliostro E-Press e con Fumetto d'Autore adducendo a corollario dei loro consigli "disinteressati" le più fantasiose e disparate motivazioni diffamanti nei
confronti della mia persona che sono comprese tra l'etichetta di "fascista" e quella di "sfruttatore" degli autori. Tra questi imbecilli ce ne sono anche alcuni patologici, persone con cui non ho mai avuto a che fare direttamente o che nemmeno consoco, ma che danno fastidio a chi collabora con me per compiacere amici e amici degli amici a cui evidentemente sto sulle balle. Attributi che costoro evidentemente hanno talmente striminziti da non avere il coraggio di venirmi a dire in faccia ciò che pensano e che quindi preferiscono mettere in atto queste bassezze mirate ad "isolarmi" e di liberare il mondo del fumetto dalla  "parte malata" che secondo loro sarei io. Ho spalle abbastanza larghe per dare a questi imbecilli il resto che gli è dovuto. Basta solo che si mettano in fila, si prendano le loro responsabilità (come io mi piglio le mie quando faccio nomi e cognomi) e la finiscano di fare i vigliacchi infastidendo, in alcuni casi quasi a livello ossessivo e malato, chi collabora con me, con Cagliostro e con Fumetto d'Autore.

Organizzare una tavola rotonda aperta a tutti gli autori del fumetto
italiano è un'idea ambiziosa, affascinante e lodevole. Quello che una certa
frangia di autori ne vuole fare di questi cosiddetti "Stati Generali degli
autori del Fumetto" invece non mi convince per nulla. Permetterglielo
sarebbe un errore.



Al G8 di Napoli, durante il corteo di protesta, un gruppo di No Global
assaltò e distrusse le vetrine di due Mc Donald che incontrarono sul
tragitto. E' cosa arcinota che la catena dei fast food simboleggia la
globalizzazione per questi violenti facinorosi. Poi però, nella stessa
giornata, accadde una cosa curiosa. Quando si fecero le 19 e i manifestanti
si ritrovarono in Piazza Garibaldi per prendere il treno (gratuitamente
messo a disposizione dalla Prefettura) per riportare tutti a casa, i No
Global furono colti dai crampi della fame e si misero in fila al Mc Donald
accanto la stazione centrale di Napoli.



E una certa frangia di autori del fumetto, molto attivi sul web, tra blog e
forum, sta facendo come quei No Global a Napoli. Di giorno protestano contro
il "sistema" del fumetto italiano. Parafrasando, fanno i "No System".
Vogliono fare i conti in tasca agli editori. Vogliono il giusto compenso.
Vogliono vedere riconosciuti i loro diritti d'autore. Rivendicano il loro
diritto a vivere una vita dignitosa con i proventi dei loro lavori da
fumettisti. L'editore - urlano - è un imprenditore e come tale deve produrre
il loro benessere, se non è in grado deve sparire, anzi non deve nemmeno
aprire se non porta giusti compensi agli autori. L'editore che non
garantisce agli autori di campare con il mestiere del fumettista è solo uno
sfruttatore. Quando cala la sera, però, e arrivano i crampi della "fame"
(non solo quella figurata e artistica), ed ecco che i "No System" si mettono
in fila dagli stessi editori che fanno condizioni contrattuali che sono
proprio quelle che condannano.



In gergo sindacale questi si definiscono "crumiri". I crumiri sono quei
lavoratori che inneggiano contro il "padrone" che non accorda le giuste
condizioni lavorative e poi quando i compagni incrociano le braccia, i
crumiri si accordano sottobanco con il padrone per lavorare durante lo
sciopero.



Ritorniamo all'idea originale della Tavola Rotonda aperta a tutti gli autori
di fumetti. L'idea degli Stati Generali non è nemmeno di Claudio Stassi, l'autore
che si è fatto carico della convocazione e dell'organizzazione. L'idea era
nata sul blog di Michele Petrucci in seguito al caso Armentaro/Il Male.
Stassi se l'è appaltata. E non è un caso che l'esigenza di questi Stati
Generali si concretizzi da parte di un autore che appartiene ancora ad una
precisa fascia di autori: la
"generazione-1000-copie-in-libreria-recensione-su-La-Repubblica" che
pubblica soprattutto con editori del tipo di Tunuè e Beccogiallo, per
intenderci e circoscrivere.



Stassi, è un autore (ancora) di fascia media. Ha pubblicato appunto con
Beccogiallo e Tunuè, ha fatto un John Doe, un volume Rizzoli, nell'ultimo
anno qualche storiellina per il Giornalino e una storia breve per un volume
di Black Velvet pubblicato con dei finanziamenti statali.



Stassi, dunque, non ha il carisma, la fama e l'autorevolezza, ne l'esperienza
e la potenza comunicativa (per intenderci, tutte "qualità" che invece
possiede Roberto Recchioni.) per potere interpretare il ruolo del
"capopopolo". E questa tigre degli Stati Generali da cavalcare è difficile.
Molto difficile. Così Stassi, inizialmente (ambiguamente) "sfrutta" il
coinvolgimento di Luca Boschi, senza indicare chiaramente il coinvolgimento
nel ruolo di moderatore e consigliere, ma facendolo quasi apparire come
coorganizzare dell'evento come sembra che venga lasciato intendere
inizialmente. Poi Stassi tenta di imbarcare appunto Roberto Recchioni.
Sarebbe il "testimonial" perfetto per gli Stati Generali. Recchioni però si
rifiuta, non è convinto dell'iniziativa e preferisce rimanere nella
roccaforte del suo blog.



Nessuno, però sino a questo punto, si è chiesto come mai non sia stato un
autore affermato a metterci la faccia e a fare il "capopopolo".

La risposta, a mio avviso è semplice. Nel mestiere del fumettista, che è ben
diverso dal metalmeccanico, è il talento la discriminante che influenza i
compensi e il successo e le esigenze del "grande nome" non hanno nulla a che
vedere con gli autori di fascia media, in mezzo a cui sono nati
spontaneamente gli Stati Generali. Gli autori del fumetto in Italia non sono
un insieme unico, ma posseggono una serie di infiniti sottoinsiemi, ognuno
caratterizzato da un livello di talento crescente.



Gianfranco Goria parlerà (erroneamente, a mio avviso) di assenza di
Coscienza Collettiva. In realtà nemmeno il navigato sindacalista che ha
contribuito alla nascita dell'unico sindacato di settore, il SILF, ha saputo
decifrare quello che sta succedendo davvero attorno agli Stati Generali.



La Coscienza Collettiva esiste ma è solo circoscritta ad una certa fascia di
autori. Ogni fascia, ogni sottoinsieme di autori, ha la sua Coscienza
Collettiva. Gli Stati Generali in realtà rappresentano - così come sembrano
palesarsi per adesso - l'affermazione della Coscienza Collettiva della
"generazione-1000-copie-in-libreria-recensione-su-La-Repubblica" di cui
sopra.



Questi autori sembra che abbiano appunto preso coscienza che oltre
Beccogiallo (Gruppo Alet) e Tunuè, la distribuzione nella libreria di varia,
qualche trafiletto su alcuni giornali nazionali (anche Libero di Maurizio
Belpietro parla spesso dei libri Beccogiallo e lo fa quasi sempre in termini
positivi, ma non ho mai visto un autore vantarsi di avere preso una
recensione su Libero. chissà perché.), il tutto condito con i pagamenti
correlati al mercato, potrebbe non esserci altro sbocco.



I più bravi (e fortunati) possono aspirare ad andare in Coconino (che ora
appartiene a Fandango) o in Rizzoli-Lizard. Oltre non c'è nulla. Questo è il
massimo a cui un autore può aspirare se produce "fumetto d'autore" e
socialmente impegnato in Italia. Alcune case editrici di varia, come Minium
Fax o Round Robin, si stanno muovendo per inglobare le "graphic novel" (mica
il fumetto.) nei loro cataloghi, ma ancora gli editori non specializzati che
fanno fumetti sono troppo pochi per essere una ammortizzatore "sociale" ai
bisogni alimentari dei fumettisti italiani.



Perché contrariamente ad altri campi artistici come la pittura, la
letteratura e la poesia, questa certa frangia di autori del fumetti italiano
si rifiuta quasi categoricamente di prendere in considerazione l'eventualità
di non potere vivere solo di fumetto, loro che così orgogliosamente quando
rinnovano la tessera di identità alla voce impiego si fanno scrivere
"fumettista". E di chi è la colpa? Degli editori che non li pagano il
"giusto", of corse. Elementare Watson.



Ma quant'è questo "giusto"?



La risposta degli editori sarebbe che il compenso "giusto" è quello che
permette il mercato. La risposta degli autori è invece che il compenso
giusto è quello che li fa vivere dignitosamente. Rispettabilissima e
legittima risposta, sia quella degli editori che quella degli autori.
Peccato, che come già detto in altre occasioni, la percezione del "giusto"
compenso degli autori non è correlata alla realtà.



Prendiamo ad esempio Michele Petrucci. E' un autore molto stimato sia dal
pubblico che dalla critica di internet. Metauro è oggettivamente un bel
libro. Non è "facilissimo", non è nemmeno da lettore "medio", ma è un bel
libro. Petrucci ha dichiarato che di Metauro sinora ne sono state vendute
900 copie e il volume è uscito nel 2008. Quindi un bel libro, che è stato
distribuito in libreria di varia (compresa quella sotto casa della vostra
vicina), che ha avuto recensioni e trafiletti sui quotidiani (che potete
conservare per fare vedere ai vostri amici che i fumettisti finiscono nelle
pagine della cultura), ha venduto circa 450 copie all'anno per due anni.
Petrucci, poi ha aggiunto, realisticamente, che per un autore vivere di
fumetti si dovrebbero vendere all'anno 10.000 copie di un libro a fumetti.
Cioè un numero di copie che nella varia non è nemmeno considerata un
bestseller. A questo punto ci vuole un bel rompicapo matematico da Settimana
Enigmistica: sapendo che un bel libro come Metauro vende 450 copie di media
l'anno, quanti libri deve fare all'anno un autore per arrivare a vendere
10.000 copie e potere vivere del mestiere di fumettista?



Dalla calcolatrice ritorniamo a quella certa frangia di autori. Gli Stati
Generali per loro rappresentano un'occasione (di visibilità) unica. Il
momento più alto per rivendicare i propri diritti, e ricevere pacche sulle
spalle dai colleghi, mentre continuano sottotraccia a fare i crumiri.



La convocazione degli Stati Generali ha scoperchiato una sorta di vaso di
Pandora. Al promotore Stassi il controllo della situazione è sfuggito sin
dal primo minuto, soprattutto a causa delle immediate alte aspettative
generate dalla notizia nelle fasce più "basse" degli autori, cioè gli
emergenti e gli esordienti. In assenza di una comunicazione professionale e
univoca del promotore rispetto all'evento, si è scatenata l'anarchia della
comunicazione sul web, tra blog e forum, con discussioni che rimbalzavano
pazzamente da una parte all'altra dove vale tutto e il contrario di tutto.



Ogni autore si è sentito in dovere di dire la propria e di cavalcare la
tigre degli Stati Generali come voleva, cercando di modellarli a propria
immagine e somiglianza e di metterci dentro i propri sogni, aspettative ed
esigenze.



Ciccarelli (SaldaPress), provocatoriamente invitava a fare degli Stati
Generali del Fumetto un'assemblea permanente. All'attento Ciccarelli è
sfuggito che questa assemblea permanente di autori su internet c'è già da
parecchio tempo. Un comitato spontaneamente organizzatosi di autori che
hanno messo in moto un meccanismo crumiro. Gli Stati Generali sarebbero solo
la propagine reale di quello che già hanno posto in essere in rete da
parecchio tempo. Gli Stati Generali sarebbero per i crumiri l'occasione
migliore per legittimarsi definitivamente.



I Crumiri (già da tempo) giudicano gli editori buoni e quelli cattivi.
Solitamente i cattivi sono quelli che con cui non collaborano e/o quelli con
cui hanno rotto, meglio se sono piccoli editori, perché c'è bisogno di un
"nemico" verso cui puntare il dito e senza il quale non si giustificherebbe
il loro impegno "sindacale" e meglio se quel nemico è piccolo e "indifeso" e
più facilmente attaccabile. La strategia migliore per alcuni crumiri è
attaccare quegli editori con cui si è certi di non collaborare mai. Ma se c'è
la possibilità che un editore retribuisca, meglio non rovinarsi la
possibilità futura di collaborarci attaccandolo.



Questa frangia di autori si è così creata una serie di eccezioni di
convenienza e di opportunismo a completo loro uso e consumo.



"Chi non ti paga ti sfrutta, ma se io ho accettato zero anticipo l'ho fatto
perché era l'unica occasione per raccontare quello che volevo e come volevo".



"Gli editori devono sempre pagare l'autore perché io devo vivere di fumetti,
ma io con l'editore X ci pubblico gratis perché per me non è una questione
economica ma ideologica e/o di prestigio pubblicare con loro".



Questi autori vogliono che gli editori (che, come dicevamo, sono sempre
quelli con cui non collaborano, meglio se piccoli o associazioni no profit)
facciano "outing" e mostrino anche i contratti di pubblicazione e gli
assetti societari, e se gli editori non vogliono "confessarsi" pubblicamente
al loro cospetto, allora hanno sicuramente qualcosa da nascondere. Ma se,
alla stessa maniera, si chiede a questi autori di fare altrettanto e di dire
quanto guadagnano loro presso gli editori con cui pubblicano e di mostrare i
loro contratti, se ne ottiene un netto rifiuto fatto di codici professionali
e deontologici tirati fuori all'occorrenza.



"Noi vogliamo fare i conti in tasca agli editori ma non vi diciamo i fatti
nostri per non mettere in difficoltà gli editori con cui collaboriamo e
anche gli altri autori che ci collaborano, e poi non è professionale parlare
dei contratti con gli altri".



Ovviamente questi autori difendono fino alla morte gli editori con cui
collaborano e si guardano bene da rovinarsi la piazza per futuri lavori
andando contro i propri editori di riferimento.



In conclusione: gli Stati Generali sono un'idea ambiziosa, affascinante e
lodevole. Permettere però che vengano strumentalizzati dalla cricca dei
crumiri non gioverà alla categoria degli autori dei fumetti. Anzi la
danneggerà- Finita la tavola rotonda, spente le luci, finite le pacche sulle
spalle, i crumiri torneranno a fare i crumiri e si sentiranno ancora più
autorizzati a farlo perché entrare agli Stati Generali del fumetto ne avrà
legittimato l'operato in stile No Global: di giorno sfascio i Mc Donald,
perché sono i cattivi, e la sera mi metto in fila per mangiarci perché ho i
crampi della fame.



Con la differenza sostanziale che la cricca dei crumiri del fumetto italiano
è molto più ipocrita dei No Global.



Post Scriptum Pro Domo Mea



Esprimere le stesse opinioni contenute in questo articolo in giro per la
rete mi ha fatto apostrofare come "frustrato" e "invidioso". Vorrei
spiegare, per l'ennesima volta, che il sottoscritto non nutre nessuna
invidia e non è frustrato per alcun motivo. Molti pensano che le mie
critiche dipendano dal fatto che non sono riuscito a vivere di fumetti nella
mia vita e questo mi frustrerebbe, quindi sarei invidioso di chi ci riesce.
Vorrei tranquillizzare costoro. L'ultima volta che ho pensato a vivere di
fumetti avevo venti anni. Oggi ne ho trentasei di anni, non ho bisogno dei
fumetti per vivere e quello che faccio nel mondo dei fumetti lo faccio per
pura e disinteressata passione, a volte anche rimettendoci. Non ho mai
presentato progetti a nessun editore e non ho bisogno di "baciare" nessuno.
Quello che scrivo e dico lo dico nella mia completa autonomia e
indipendenza. Non ho padroni, non sono il burattinaio di nessuno e il mio
lunario non necessita, per essere sbarcato, da nulla che abbia a che fare
con il mondo del fumetto con cui quindi non ho alcun cordone ombelicale che
influenza le mie scelte e le mie opinioni.. So che chi invece è abituato a
tenere la testa bassa nei confronti di quegli editori che non gli scrivono
nemmeno il nome nel "copyright" nei libri che pubblica risulterà difficile
da credere. Ma è così.



Mi sarei anche abbondantemente rotto i ciglioni di quei quattro imbecilli
che se ne vanno in giro a cercare quelli che collaborano con me per
invitarli a lasciare perdere le loro collaborazioni con Cagliostro E-Press e
con Fumetto d'Autore adducendo a corollario dei loro consigli
"disinteressati" le più fantasiose e disparate motivazioni diffamanti nei
confronti della mia persona che sono comprese tra l'etichetta di "fascista"
e quella di "sfruttatore" degli autori. Tra questi imbecilli ce ne sono
anche alcuni patologici, persone con cui non ho mai avuto a che fare con
loro direttamente, ma che danno fastidio a chi collabora con me per
compiacere amici e amici degli amici a cui evidentemente gli sto sulle
balle. Queste bassezze mirate, nell'intenzione di questi imbecilli, a
"isolarmi" e a liberare il mondo del fumetto dal "male assoluto"sono solo
indice di una bassa umanità che però vorrebbe farmi la morale. Ho spalle
abbastanza larghe per dare a questi imbecilli il resto che gli è dovuto.
Basta solo che si mettano in fila, si prendano le loro responsabilità come
io mi piglio le mie quando faccio nomi e cognomi e la finiscano di fare i
vigliacchi infastidendo, in alcuni casi quasi a livello ossessivo e
patologico, chi collabora con me, con Cagliostro e con Fumetto d'Autore.
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