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Moleskine 125 » Quella falsa differenza tra Fumetto e Graphic Novel

Sottotitolo: Artibani e Recchioni avanti, dietro tutti quanti (Plazzi compreso) per piacere di Topolino.

di Conte di Cagliostro

Houston il fumettomondo ha un problema. Ci sono dei pazzi che vanno in giro spacciandosi per Francesco Artibani, Andrea Plazzi e Roberto Recchioni? O Artibani, Plazzi e Recchioni sono pazzi?

Ricapitoliamo. Qualche giorno fa, il 24 agosto per l’esattezza, Alex Zanardi (ex pilota di F1, campione paralimpico e conduttore TV, un tantinello più conosciuto al grande pubblico di Artibani e Plazzi, per citarne due a caso)  commenta sui social ironicamente un post sul versetto della Bibbia preferito da Trump scrivendo: “ma non faceva prima a dire che legge Topolino?!? Mamma mia…”.

Prego la regia di mandare il contributo numero 1.

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Artibani (a proposito Artibà, vedi di far fare qualcosa per la tua pagina Wikipedia che è proprio scarna e poi sembri un topolino davanti alla montagna Zanardi, scusa il gioco di parole, nulla di personale) risponde piccato “Parliamo dello stesso giornale che l’ha intervistata (notare il LEI finto rispettoso ma è solo l’inizio – ndr) anni fa? Non era poi così male, mi pare…” e linka l’intervista presa dagli archivi di Topolino.it.

La regia a questo punto può mandare il contributo 2.

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Come avete letto, a dare manforte ad Artibani, in modo infelice (eufemismo), arriva Andrea Plazzi, storico editor Panini e fondatore di Fumo di China, nonché scopritore e sponsor della prima ora di Leo Ortolani.   

Zanardi, ricordiamolo, subì l’amputazione delle gambe nel 2001 in seguito ad un tremendo incidente automobilistico nel campionato CART. Artibani mette “mi piace” alla battuta dell’amico Plazzi (come è lo spot del ministero sul bullismo in rete?). Insomma Artibani e Plazzi non trovano di meglio che deridere un disabile per la sua disabilità. Non male per chi lavora in un’azienda, come la Panini, che editorialmente viene diretta Marco. M. Lupoi, tutto progressismo, uguaglianza e arcobaleni vari sui social, vero?

Pare che qualcuno abbia osato fare notare ad Artibani e Plazzi che il teatrino messo in piedi contro Zanardi non era giustificabile. Risultato: Artibani, come un marchese del Grillo 2.0, ha rimosso dagli amici di FB tutti coloro che l’avevano criticato. Plazzi – ci riferiscno - ha tentato invece di difendersi sostenendo che l’infelice battuta non era rivolta a Zanardi ma ad Artibani (“maestra non sono stato io a dire cose sbagliate, sono loro che non hanno capito cosa volevo dire”).

Ora, il lettore più attento saprà che questo cordone sanitario alzato nei confronti di chi cerca di sminuire Topolino come lettura è in corso nel fumettomondo da un po’. E non puoi mai sapere chi e quando userà Topolino come sinonimo di lettura “leggera”. E così accade l’imponderabile.

Nelle sale esce il film “5 è il numero perfetto”, tratto dal fumetto di Igort e diretto dallo stesso autore.  E succede che Toni Servillo, protagonista della pellicola, in una intervista video rilasciata a La Repubblica dichiari: “Graphic novel, un genere che si affranca dalla riduttività del fumetto e va verso un’ambizione ormai conclamata di era propria letteratura”, “sia detto con il massimo rispetto, nessuno di noi ha pensato di fare Paperino e Topolino al cinema”.

La regia può mandare cortesemente il contributo 3.

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Il buon Toni in un colpo solo tira fuori i due nervi principali scoperti del fumettomondo nostrano: la falsa differenza tra fumetto e graphic novel e il senso di inferiorità culturale vissuto come psicodramma da chi si occupa di Topolino (che ricordiamo ha un target preadolescenziale e nel 2020 i preadolescenti hanno praticamente tutti in mano costantemente uno smartphone con accesso illimitato e incontrollato alla rete e per cui Topolino non è esattamente la priorità nell’elenco delle cose da leggere…) C’è da aggiungere che Servillo ripete solamente quello che diversi altri esponenti della cultura vanno ripetendo da anni, cioè che la GN è il fumetto che si è  fatto adulto, che poi è solo una scusa per chi si sente “impegnato” per dire che legge fumetti senza essere visto “male” dalla gente che piace alla gente che piace. 

Artibani liquida Servillo con un semplice e cesariano “quoque tu, Toni” e si dedica ad attaccare il vicepremier uscente Salvini, anche lui reo di avere tirato in ballo Topolino per definire il governo neonominato.

La regia può mandare il contributo 4.

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Ma a questo punto interviene nella polemica Graphic Novel versus Fumetto l’onnipresente curatore di Dylan Dog, Roberto Recchioni, che prendendo posizione contro Servillo, prima dice che non gli interessa come viene chiamato il fumetto, basta che si paghi alla cassa, ma poi ci spiega che lui il film di Igort in sostanza preferisce vederselo sgranato in streaming (cioè piratato, cioè commetti un reato) che al cinema.

La regia può mandare il contributo 5.

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A Rrobè, se sempre un tajo, ma come funziona? Il fumetto te lo devono pagare (sennò poi te devi cercà un lavoro, vero?) e invece il film del collega Igort se deve vedè piratato perché non ti è piaciuta una dichiarazione dell’attore protagonista?

A Rrobè ma se la gente usasse lo stesso metodo con te per ogni dichiarazione che fai, ma lo sai quante copie perderesti? Ah, sì lo sai perché sotto la tua gestione Dylan Dog ha perso il 45% di vendite rispetto alla gestione precedente. 

E tra l’altro, come spesso succede all’autore romano, la posizione acchia-ppalike, acchiappa-attenzione di oggi, cozza con la posizione che aveva espresso sul suo blog lo stesso Rrobe (da pazzi) solo qualche anno fa.

La regia può mandare il contributo 6.

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E quindi? Come continua questa crociata che da un lato si consuma sul confronto tra la (falsa) differenza tra Fumetto e Graphic Novel e dall’altro vede il cordone sanitario dei duri e puri autori come Artibani a difesa del valore culturale di Topolino che non può essere sminuito come lettura leggera?

Continua nel solito modo del fumettomondo. Rrobe e Artibani avanti e dietro tutti quanti (Pllazzi compres). Domani uscirà qualche altra cosa per cui fare i presenzialisti e per Lucca prossiam ventura si saranno dimenticati di avere bullizzato Zanardi o di criticare oggi chi dice quello che dicevano loro stessi anni fa. E' il fumettomondo, bellezza.

Amorale della fava: come si risolve tutto questo continuo bailamme sui social che porta anche autori e addetti ai lavori di primo piano a cercare di deridere per la sua disabilità un personaggio (più) famoso (di loro)? La soluzione è semplice. Basterebbe che Bonelli e Panini adottassero un codice etico e di sicurezza cibernetica e legale per l’uso dei social e della rete per i dipendenti e i collaboratori. Aziende più piccole di loro nel mondo hanno già fatto innovazioni di questo tipo. Negli Stati Uniti già da tempo per molto meno le aziende licenziano i dipendenti. Per trovare la copertura economica per pagare un professionista del settore per realizzare un codice aziendale di questo tipo la soluzione, tra l'altro, è semplice: una multa ai diependenti/collaboratori contrattualizzati che incitano tramite social ad un reato come la pirateria o che commettono atti di bullismo on line contro un disabile.    

Ps: i contributi sono stati rimediati in giro per la rete.

Pps: Noi stiamo con Zanardi, per quello che può importare. E, sempre per quello che può importare, le Graphic Novel a parere di chi vi scrive non esistono. Esiste un solo medium e in italiano si chiama Fumetto.

Ppps: A proposito di Salvini e “Governo di Topolino”, in rete alcuni commentatori attenti fanno notare che però anche Topolino parla di governi… vuoi vedere che era una citazione colta e Artibani, preso dal sacro furore della sua crociata protopolino non l’ha colta?

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