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John Byrne demolito dal politicamente corretto

john-byrnedi Giuseppe Pollicelli*

Grande disegnatore, il 64enne angloamericano John Byrne - famoso per le sue storie di Superman, dei Fantastici Quattro e dell’Uomo Ragno - non è probabilmente altrettanto abile come polemista. In una discussione di qualche giorno fa con alcuni fans ha infatti avanzato, all’interno del suo blog, argomentazioni abbastanza goffe per motivare la propria posizione sul tema del transgenderismo, la qual cosa ha immancabilmemente generato un mare di proteste. Partendo dal caso dell’ex decatleta Bruce Jenner, divenuto la signora Caitlyn Jenner grazie a un’operazione chirurgica, Byrne ha espresso le sue riserve su chi sceglie di cambiare sesso, affermando l’esistenza di un’ineliminabile diversità cerebrale tra uomini e donne e paragonando, con arditissimo accostamento, la condizione di coloro che non si riconoscono nel proprio sesso biologico (e che andrebbero scoraggiati dal ricorrere «all’automutilazione») a quella di chi sia patologicamente attratto da persone giovanissime, insomma ai pedofili. Opinioni più che discutibili, ma appunto sarebbe bello se, in quanto opinioni, fossero solo discusse e criticate. Invece la tirannia del politicamente corretto, la stessa che ha appena costretto il Nobel britannico Tim Hunt a rinunciare alla carica di professore ad honorem all’University College of London per aver detto che le donne nei laboratori «sono un problema perché piangono alle critiche», ha già decretato per Byrne la morte civile, con i consueti inviti al boicottaggio dei suoi lavori.

*Articolo pubblicato originariamente su “Libero” del 13 giugno 2015. Per gentile concessione dell'autore.

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