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OSSERVATORIO TEX SI RINNOVA: presentazione e considerazioni texiane sulle recensioni

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 Disegno di Lorenzo Barruscotto

 

 

Hola, compadres!

E' da qualche tempo che non ci sentiamo. Il Trading Post ha subìto alcuni lavori di restauro. Vi sono mancato? O sono stati i giri di bevute gratis.

Animo, nessuno ha intenzione di chiudere bottega da queste parti, anche se da quando ripartiranno, le nostre chiacchierate avranno una veste un po' diversa.

Di cosa si tratta? Ve lo spiego subito: lo spirito texiano che costituisce la spina dorsale di questa Rubrica rimarrà intatto. Troverete lo stesso coinvolgimento, lo stesso interesse per il West sia quello disegnato sia quello vero, “brutto, sporco e cattivo”. L'atmosfera non muterà di una virgola, a cambiare sarà solamente la forma, non la sostanza. Ci saranno ancora ritratti e disegni, originali, rivisitazioni o tributi tutti fatti dal sottoscritto. Lo stile, il carattere informale da due chiacchiere tra amici ad un tavolo, la passione per il genere western, il tentativo di trasmettere le emozioni che, da lettore, provo saranno immutati. Nelle recensioni che verteranno sulle uscite di Tex analizzate, la disamina degli albi si svilupperà su quattro punti cardine, per lo meno a mio avviso. 

 

1) I disegni: non mancheranno alcune considerazioni di carattere prettamente artistico inerenti l'interpretazione che la mano degli autori ogni volta ci regalerà, sempre rimanendo nel più assoluto rispetto del grande lavoro di preparazione, ricerca e realizzazione grafica che si nasconde dietro le quinte di un volume.

2) La storia: intesa come trama. Ci sarà modo anche di soffermarci su come la narrazione si snoda e si articola dall'inizio alla fine del racconto, sottolineando se il soggetto e la sceneggiatura hanno dato maggior spazio all'azione, all'aspetto thriller nel caso di un'indagine, per non omettere quelle caratteristiche peculiari che ognuno di noi vuole ritrovare tra le pagine, vale a dire i classici battibecchi tra i Pards o le battute al vetriolo che rendono Tex… beh, Tex.

3) Riferimenti storici ed approfondimenti: gli sproloqui e le digressioni storiche non spariranno del tutto ma verranno, è una promessa, arginate, in modo sia da rendere onore alla complessità che spesso deriva dall'inserire eventuali riferimenti a fatti, luoghi o persone nelle vicende di pura fantasia sia da soddisfare, senza causare epidemie di sbadigli, la mia “sete da ficcanaso” che mi spinge a condividere con altri appassionati come me chicche celate tra le nebbie del passato, al fine di dosare “quanto basta” (passatemi questo termine culinario) la realtà e la leggenda. In questa sede troveranno spazio ipotetiche interviste, magari rappresentate “solamente” da un paio di domande, nel caso riuscissi a contattare qualche ulteriore addetto ai lavori che gentilmente si presterà a trovare il tempo per rispondere ad alcune curiosità, come d'altra parte è già accaduto in altri articoli.

4) Texianità: l'essenza, i valori, la natura, l'anima di Aquila della Notte si percepiscono nella e dalla narrazione? Ogni storia del Ranger ha una sua impronta e lascia qualcosa nell'animo del lettore. In questa circostanza esprimerò il mio punto di vista in merito cercando di essere, come al solito, il più obiettivo possibile, soffermandomi su aspetti e punti che avranno fatto discutere o che al contrario susciteranno entusiasmo, il tutto procurando per quanto le mie modeste capacità lo consentiranno prove a favore delle mie motivazioni senza pretendere di possedere la verità assoluta né senza mai andare sul personale. Anche in questo caso si mantiene la medesima rotta di ogni recensione, articolo o saggio che ho già realizzato. E come sempre non mi dimenticherò di citare e nel caso soffermarmi sul lavoro di figure che vengono spesso ingiustamente relegate in secondo piano ma che senza alcun dubbio contribuiscono appieno al risultato finale: chi si occupa del lettering e delle colorazioni, quando ci saranno albi a colori. Discorso a parte sono le copertine, ideate da Claudio Villa o da Maurizio Dotti, che è divenuto l'autore ufficiale delle cover della serie parallela “Tex Willer”, sulle avventure di Tex da giovane, fino a quelle affidate agli ospiti o ai singoli disegnatori che le realizzano, come capita ad esempio per i Texoni.

Inoltre, non dovrebbe servire sottolinearlo, non compariranno mai giudizi diretti verso il singolo artista o autore ma se ci saranno delle critiche queste avranno l'accezione più ampia del termine cioè esaminare e ponderare, non biasimare o disapprovare a priori. E non verranno mai assegnati dei voti alle storie, poiché qui nessuno si erge a giudice, ma questo è un posto in cui la genuinità degli aficionados, per definizione, rende tutti uguali, me compreso, lettore tra i lettori. E proprio come tale ho detto, dico e dirò la mia, parlando con lingua diritta, da Texiano tra i Texiani.

 

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 Dediche da parte di Lucio Filippucci e Claudio Villa

 

Per ora tutti gli articoli e le recensioni rimarranno per iscritto.

Il Trading Post non trasloca su supporti visivi per diventare uno “youtuber”. Non che ci sia qualcosa di male, anzi, personalmente seguo diversi canali e guardo video dal divertente al professionale. Inoltre se girovagate per il “Tubo” trovate anche il canale specifico di “Osservatorio Tex” dove per adesso ci sono solamente due video piuttosto particolari: quei “video che si ascoltano” inerenti l'iniziativa sulla potenziale creazione di un ponte virtuale tra il mondo del Fumetto e quello delle persone che non possono vedere, iniziativa ben lungi dall'essere abbandonata od accantonata, come dimostreranno pubblicazioni nel prossimo futuro, e che vi invito a sostenere andando ad ascoltare i brani, declamati dalle magiche voci di due grandi doppiatori, quali rispettivamente Angelo Maggi e Christian Iansante.

"La pista dei Forrester e Tabla Sagrada": https://www.youtube.com/watch?v=HyOowYeG5Zo

"La Leggenda": https://www.youtube.com/watch?v=L1GbQqgMWuQ

Però non mi vedrete mai sventolare un albo di Tex davanti alla telecamera facendolo svolazzare come un cucchiaino pieno di pappa quando si vuole convincere un bambino a mangiarla, ripetendo semplicemente e almeno una mezza dozzina di volte che il volume “è bello” intendendo in tal modo fornirne un esame critico. Condendo il tutto con svariate successioni di “ehm...”, “mmm...” ricordando chi a scuola era stato sventuratamente sorteggiato per l'interrogazione ma non era riuscito a studiare.

Intendiamoci, ognuno è e deve essere libero di fare ciò che più gli aggrada ma non posso fare a meno di stupirmi di come la parola “recensione” abbia acquistato numerose sfaccettature e multiple variazioni sul tema. A mio modo di vedere nessuno possiede la verità assoluta pertanto, come ho già sostenuto in precedenti occasioni, non è sufficiente affermare che una cosa, qualsiasi cosa, “è bella o è brutta” senza almeno aggiungere un “secondo me” o magari anche un “perchè...”.

A parte la presenza di ospiti extra nei video, dai gatti, che possono anche dare un tocco di spontaneità e “coccolosità”, ai peluches (...), sempre a mio avviso dovrebbe esserci un po' di contenuto: io a volte l'ho presa larga per arrivare al nocciolo di una questione in una digressione, ma non sono mai partito da quando mi sono messo le scarpe per andare in edicola a comprare l'albo, raccontando che prima sono andato a fare due commissioni o al mercato. Superando queste considerazioni ammantate di un velo, lo riconosco, di ironia, è anche piacevole il clima di informalità che talvolta si crea o si vuole creare ma più una situazione appare semplice e più, dietro, si scopre che, quando riesce c'è, quando non riesce dovrebbe esserci, un minimo di preparazione. Non sto parlando di studi o chissà quali ricerche. Mi riferisco al fatto che se si dichiara che un personaggio o un disegnatore è uno dei preferiti, bisognerebbe, come dire, ricordarsi il suo nome. O segnarselo in un “gobbo” improvvisato. Oppure ancora almeno guardare verso la telecamera.

Allo stesso modo per un articolo classico: quando si disquisisce su un argomento si deve verificare che sia l'argomento corretto, come per esempio una guerra rispetto ad un'altra, ci si dovrebbe assicurare che nell'introduzione ad un albo siano contenuti rimandi esatti o, non sto scherzando, bisognerebbe chiamare con il giusto nome una tribù indiana, specie se si intende scrivere un trattato storico. 

Non fraintendetemi: nessuno sostiene che si debba raggiungere la perfezione. Non la si trova da nessuna parte, men che meno qui, senza fare sarcasmo nè falsa modestia. E' del tutto legittimo commettere qualche errore qua e là, che si tratti di sviste o di distrazioni, quando ci si occupa della battitura di un testo. Tutti ne fanno, chi vi parla non ne è di certo esente. Nonostante le numerose riletture. E' "normale", è comprensibilissimo. Così come accade e può accadere tranquillamente uno scivolone digitando di getto per esempio un commento online perfino su un argomento che si conosce come le proprie tasche. Anzi, in questi casi se un altro "collega" appassionato se ne accorge, sempre restando nel campo della amichevole convivenza reciproca e non in tono accusatorio men che meno facendo a gara a chi fa più punti mettendo in difficoltà il prossimo, è anche "cosa buona e giusta" quando ci viene fatta notare una incongruenza. Diavolo, se ne trovano anche in libri piuttosto importanti. Il problema è che, come spesso diceva mia nonna, "è il tono che fa la musica". Se sommiamo un altro adagio, e cioè "errare è umano ma perseverare è diabolico", al fatto che talvolta ci si trova dinnanzi qualcuno che si atteggia a Dottor Henry Jones Junior di provincia... allora, come si dice dalle mie parti, è un altro paio di maniche. Va bene tutto, come, dicono, tutto è arte, dalla Gioconda alla secchiata di colore gettata sulla tela. Io mi accontento di cercare di ritagliarmi un posticino a metà tra i due estremi: dalle mie righe mi auguro si evinceranno l'impegno, che vi garantisco non è mancato e non mancherà, sia in termini di tempo che di esecuzione, insieme al divertimento ed al piacere di, lasciatemelo ribadire, condividere impressioni soggettive e valutazioni oggettive con persone che “masticano” il mio stesso pane. E la presenza di eventuali "incompatibilità di carattere" nei confronti di opinioni altrui non ridurrà sicuramente la passione per il genere western che caratterizza il Trading Post o il suo umile gestore.

Si dice che “il mondo è bello perché è vario”. Questa affermazione potrebbe sicuramente essere fatta collimare con il mondo del fumetto. Quindi ci sta, volendo usare un'espressione “da giovane”, che chiunque, professionista o no, si slanci in evoluzioni filosofiche e linguistiche in stile arrampicata sugli specchi: sono pareri, come recita quel vecchio adagio, “al pari di una certa parte del corpo, tutti ne hanno uno”, e da nessuna parte fin che si resta nell'ambito del discorrere civilmente, si deve chiudere la bocca a qualcuno. Però, ostentando autenticità al fine di risultare schietti e naturali forse si sconfina andando a finire, senza volerlo ovviamente, sulla pista che scientemente non si vorrebbe percorrere.

Cosa sto dicendo? Beh, non basta dire “non voglio fare spoiler” se poi vengono inquadrate intere pagine o vignette specifiche. Alcune sono già state mostrate, senza mal di mare come effetto collaterale, dalla Casa Editrice per stuzzicare l'acquolina in bocca dei lettori ma altre sono inevitabilmente prese a casaccio e quindi diventa poco simpatico anche vedersi banalmente ed a sorpresa spiattellata una scena che non rivela il finale ma forse, chissà, una svolta nel racconto.

E' la stessa sensazione di stupore e perplessità che si prova nel notare alcune tavole inserite in altre recensioni, stavolta scritte, se non corrispondono a quelle “lasciate trapelare” direttamente dalla Fonte.

Vi assicuro che qui si continuerà a fare i salti mortali per non intaccare il piacere della lettura e quindi si farà molta attenzione a non sbottonarsi troppo, come d'altronde è sempre avvenuto. Nelle circostanze in cui non ne potrò fare a meno, quando sarà necessario fare un'eccezione magari in concomitanza con un'intervista o una considerazione imperativa, avviserò sempre in anticipo che potrebbe esserci un “allarme spoiler”.

In ogni caso, questa Rubrica proseguirà sulla sua strada, senza farsi suggestionare da influenze esterne. Da nessun tipo di influenze esterne.

Passati due anni, ormai mi conoscete: non pretendo affatto di auto-etichettarmi in alcun modo, né come professionista né come scrittore di chissà che livello e quindi, dopo aver lasciato i vostri ferri presso il bancone per evitare polemiche o bisticci e soprattutto per non far degenerare nessuna presa di posizione (niente paura, ve li restituisco quando uscite), tutti gli appassionati saranno i benvenuti, che si tratti di Texiani di primo pelo o di vecchie pellacce che ormai da anni danno del tu ai "quattro Moschettieri del West".

Le avventure non mancano e non mancheranno: alcune che ho "perso per strada" saranno recuperate in questa sede, altre potrebbero venire inserite in un diverso progetto, altre ancora per varie ragioni verranno lasciati dove stanno. Come ben sapete, in questo mondo di carta e sogno, nel “nostro West”, un pugno può essere più duro del calcio di un mulo ed un “confetto” in una spalla è solo un graffio. Preparatevi perché per rimanere con la ghirba senza troppi buchi bisognerà mettere mano alle sei-colpi e sbucciarsi le nocche contro parecchie teste dure accomunate dalla malsana idea di regalarci un cappotto di legno.

 

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Tex (concetto che andrebbe spiegato a coloro i quali non lo conoscono ma chiunque dovrebbe ricordarlo, dai lettori a chi ci lavora), non è “solo un giornalino”: tra le sue pagine troviamo valori nobili ed immortali come abnegazione, senso del dovere e della giustizia, sacrificio, onore, lealtà, amicizia, coraggio, odio verso il razzismo ed i preconcetti, rispetto per le diversità ed insofferenza nei confronti di qualunque tipo di prevaricazione, sopruso o prepotenza.
La violenza non diventa mai un fine ma solamente il mezzo per opporsi ad una violenza ancora più brutale, all’ignobile ed insensata crudeltà perpetrata verso coloro che non possono difendersi da soli. Anticipando di molto i tempi infatti, per l’ex giustiziere solitario, che intreccia la propria vita con una donna di origini pellerossa (donna che continua ancora oggi ad amare intensamente senza mai poterla dimenticare, mantenendo nel suo cuore quel commovente quanto leggiadro ricordo), la quale gli ha dato un figlio, Kit, gli indiani non sono sempre “i cattivi”. I pregiudizi razziali non trovano posto nell’animo di Aquila della Notte, anzi fanno saltare la dentiera a chiunque li esterni, se finisce nelle grinfie del Ranger.

Nonostante ci sia sempre qualcuno che sputacchia sentenze ed obiezioni unicamente per dare aria ai denti, a parer mio inutilmente, perfino additando i Nostri come un “cattivo esempio” da non seguire perché nei vari volumi si fumano sigari, si beve whisky e si affibbiano epiteti piuttosto coloriti mescolati a battutacce al vetriolo rivolte ai delinquenti che vengono affrontati (cosa, quest'ultima che personalmente quando ben riuscita credo strappi ai Texiani sempre un divertito sorriso), uno dei più comuni errori che un inesperto lettore di fumetti, quando non proprio un “non-lettore” con l'hobby della “semina di zizzania”, può fare è quello di decontestualizzare le vicende narrate.

Non sto parlando della sospensione dell'incredulità che inconsciamente ognuno di noi mette in pratica, cioè quel patto non detto tra lettore ed autore per cui accettiamo qualcosa che potrebbe non essere “solamente” reale ma assolutamente realistico e plausibile, regolandosi a seconda del prodotto che si ha per le mani, per cui ad esempio va bene trovare un unicorno in un fantasy ma non tra gli Apaches e va bene ritrovarsi su un'astronave che viaggia alla velocità della luce se siamo nell'ambito della fantascienza ma non se abbiamo passato il giorno prima a cercare tracce di Comancheros nel Texas meridionale (ne avevamo parlato tempo addietro).

Il genere umano, per chi fa la cosa giusta sempre e comunque, si divide unicamente in galantuomini e furfanti. E questi ultimi non vengono certo trattati con i guanti: se si deve interrogare un criminale è facile che lo vedremo volteggiare per la stanza mentre gli si rinfresca la memoria a suon di sberle sicuramente senza chiedergli il permesso né chiamandolo “sir”. Non ha importanza che si tratti di un bianco, una persona di colore, un uomo proveniente dal Celeste Impero, un pellerossa o che sia verde a pallini blu. Lo so, musica già sentita anche questa.

Un balordo è un balordo e ha una sola pelle, quella del farabutto. Di conseguenza non ci si deve né ci si può aspettare che gli si rivolgano parole politicamente corrette, al pari dei modi. Tanto più che siamo nella seconda metà del 1800 in un'epoca ed in un ambiente in cui spesso la sola legge era quella del più forte.

Stesso discorso per chi vorrebbe adattare l'applicazione degli ordinamenti odierni a quel mondo che seppur romanzato e mischiato ad elementi di fantasia era realmente spietato, dove si faceva fatica a diventare nonni e dove uno sguardo storto poteva voler dire correre seriamente il rischio di non vedere il prossimo sole ma ritrovarsi a contemplare l'erba dalla parte delle radici. Il mondo di oggi purtroppo per certi versi non ha cancellato quei pericoli, però per lo meno nel West di Tex accade ciò che tutti noi, quanto meno i Texiani veri e veraci, ed oserei dire ogni persona, neanche troppo amante del Fumetto, desidera e si aspetta, che vuole e nella qual cosa spera vivamente: che i buoni vincano! Sì, esattamente. Anche se non si può salvare sempre tutti, i buoni vincono, i cattivi vengono puniti in modo esemplare, a volte anche seguendo quella che Dante considererebbe una moderna versione della sua “legge del contrappasso”, per usare un parolone: il destino non perdona, così come non si sfugge a Tex Willer.

Chi non riesce a comprendere questo, o forse dovrei dire chi lo comprende ma fa di tutto per scardinarlo e rigirarlo a suo piacimento, non coglierà mai fino in fondo cosa sia Tex per i suoi lettori.

 

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Quando leggi Tex sai per certo, come ho già affermato, che in un modo o nell'altro il cattivo verrà punito. I buoni sono buoni ma umani ed umanamente comprensibili nei loro ideali e nelle loro scelte. Buoni ma non stupidi nè ingenui.

Si può inoltre imparare molto sul mondo del West, crudo, polveroso e reale o magari incuriosirsi su un argomento specifico.

Cavalcando sul sentiero della giustizia, inevitabilmente non si può non reagire se ci si imbatte in alcuni dei più infimi livelli che il genere umano abbia mai raggiunto: dimostrazioni di cosa accade quando si è pervasi da ira, ignoranza e sete di denaro, di potere o quando si hanno gli occhi velati dai preconcetti, restando basiti di fronte a terribili bassezze, vigliaccherie, spargimenti di sangue, soprusi, madornali errori tattici e prepotenze perpetrate in nome della “civiltà”, tali da far rabbrividire anche un cubetto di ghiaccio e che purtroppo ricalcano anche situazioni realmente accadute invece di essere scene di un film particolarmente fantasioso o brutale.

Tex coinvolge. Tex non si legge solamente, non è "soltanto un business". Tex si vive. (Altro punto cardine che ogni tanto sarebbe opportuno venisse riportato a galla nella memoria, da parte di tutti...)

Non credo che ciò valga solo per appassionati di western: se qualcuno anche il più scettico, lo leggesse con mente e cuore aperti, magari una storia rappresentativa, forse non lo ammetterebbe mai neanche con se stesso, ma in cuor suo qualcosa gli rimarrebbe: una battuta, una scena d'azione, un trucco per seminare gli inseguitori, una sola vignetta, una veduta della prateria. Qualcosa. Per un attimo anche solo un attimo si sentirebbe audace, si sentirebbe libero.

Esatto, per me e credo per molti appassionati, West per certi versi è sinonimo di libertà.
Sia per gli sconfinati territori che al solo osservarli anche in una cartolina allargano il cuore come se permettessero per un attimo di respirare meglio sia per il concetto in senso stretto: la libertà di vivere come si voleva, libertà di seguire le proprie tradizioni e di fare quello che più sembrava giusto sulla propria terra. E di combattere per questo diritto se veniva minacciato.
Non sto parlando di mancanza di regole, ma di quel concetto di libertà che dovrebbe essere alla base, e qui mi ripeto, di una convivenza civile senza il bisogno di migliaia di leggi ed ordinamenti. Ne basterebbe una: la mia libertà finisce dove inizia la tua e viceversa. Io non posso (e sinceramente per quanto mi riguarda io non voglio neanche) dirti cosa fare o come devi vivere la tua vita ma nemmeno tu devi farlo con me.
Ovviamente va da sé che non fosse tutto rose e fiori e purtroppo questa indipendenza dovesse essere difesa con le armi perché il lato oscuro di tale atteggiamento, derivante dal lato oscuro degli uomini, consiste nel fatto che spesso aveva ragione chi era più svelto a mettere mano alla pistola. O al pugnale.

Ridimensionando il tutto al mondo delle nuvole parlanti, la medesima stonata melodia la si può udire quando spunta qualcuno che sostiene di essere un esperto (a dire la verità non vale solo per il Fumetto ma in molteplici aspetti della vita quotidiana) senza fornire prove concrete a sostegno delle proprie affermazioni o motivare una tesi, che si tratti di Storia in generale o di un singolo evento.

Molto spesso realtà e mito si mescolano quando si tratta di sbrogliare un'intricata matassa riguardante qualcosa accaduto “dalle nostre parti”, cioè alla Frontiera, e si corre il rischio anche non in mala fede di prendere per buone informazioni “annebbiate” e filtrate attraverso il setaccio del tempo, per cui in certi casi sarebbe per lo meno d'obbligo avere dimestichezza con il condizionale quando si ha un dubbio, o per meglio dire "se" si ha un dubbio, perchè c'è chi va dritto come un treno sebbene a conti fatti il binario non porti alla stazione che si vorrebbe e dovrebbe raggiungere. Non mi riferisco solamente alla possibilità di inciampare in luoghi comuni ma anche e soprattutto agli accertamenti incrociati che diventano necessari se si vogliono riferire e condividere notizie o... vere verità.

Molte situazioni non erano effettivamente come le credenze popolari le hanno diffuse, basti pensare al fatto che per esempio i tipici duelli “da fermi”, nella strada principale di una cittadina, dove sopravviveva chi estraeva per primo, non si svolgevano così di frequente nella vita reale ed alla rapidità di estrazione si preferiva piuttosto il volume di fuoco. Oppure ancora, se è vero che esistevano piante e funghi con poteri allucinogeni, ciò non significa che gli sciamani passassero le notti a discorrere del più e del meno con il Grande Spirito. Di contro se gli uomini di medicina possedevano conoscenze anche approfondite su piante curative da cui i dottori bianchi potevano apprendere tecniche utili per salvare la pelle ad un paziente, specialmente se ci si trovava a centinaia di miglia da un ospedale, e che le sofferenze quando si veniva feriti da un'arma da fuoco o da una freccia o più banalmente in seguito ad un incidente erano immani, avendo a disposizione come anestetico solamente whisky o laudano o un cazzottone ben assestato sperando di far perdere conoscenza al malcapitato, non è neanche vero che la panacea di tutti i mali fosse amputare l'arto coinvolto. Certo, questo tragicamente accadeva, a volte, come ultima scelta per tentare di mantenere qualcuno in vita ed i ciarlatani sono sempre esistiti, in ogni campo ed in ogni epoca, perciò era anche possibile finire sotto le grinfie di un cavadenti/maniscalco che si spacciasse per chirurgo, questo non è proprio solamente del Diciannovesimo secolo, ma quando si incappava anche in un segaossa animato da spirito umanitario, se si riusciva a trovarne uno, cialtrone, inesperto o abile che fosse, le conoscenze erano quelle di un secolo e mezzo fa e le condizioni spesso disperate.

Disinfettante? Sciocchezze. C'è una buona scorta di torcibudella!

Insomma non bisogna confondere le eccezioni con la norma, né un film con John Wayne come protagonista, per quanto mito lui e capolavoro la pellicola, con la realtà dei fatti.

Siamo tutti convinti che i Romani alzassero il pollice per indicare che un gladiatore dovesse essere risparmiato e lo abbassassero quando volevano decretarne la morte. Il fatto è che dubito che i nostri antenati conoscessero il significato del segno di “ok”, cosa che è stata filtrata proprio per via dell'interpretazione che noi oggi attribuiamo a certi gesti. Lo stesso termine “ok” ha più versioni sulla sua origine. Ve ne riporto brevemente una: durante la guerra di secessione nei vari reparti venivano giornalmente segnate le perdite subite e si poteva ben affermare che era stata una buona giornata se c'erano stati “zero killed” (“0 Kill”) cioè nessun morto. Da qui OK. E' una delle ipotesi maggiormente accreditate.

Per concludere, alcuni studi hanno dimostrato che invece probabilmente nelle arene accadeva l'esatto contrario di quello che ci aspetteremmo se potessimo fare i turisti tornando indietro a duemila anni fa: pollice in su voleva dire “usa la lama” quindi “fallo fuori” (d'altra parte passare un dito sulla gola, pollice o indice che sia, non ha forse proprio quel senso?), mentre pollice in giù stava a voler dire “riponi la spada” cioè “lascialo vivere”. Un esempio non western ma che credo renda l'idea di quello che intendo dire.

Oggi non ci sono solamente più le singole uscite mensili: tra Inediti, Maxi, Cartonati, serie parallele su aspetti della vita del giovane Tex ancora inesplorati e Magazines, derivanti dai vecchi Almanacchi, c'è stata una vera e propria invasione nelle edicole che sotto certi aspetti ha forse anche avuto una sorta di effetto boomerang, causando, per così dire, una sovraesposizione, una inflazione di fumetti che in qualche occasione è andata a discapito della qualità, sebbene rimanere nell'ambito dell'eccellenza per decenni non sia affatto un gioco da ragazzi. Ma sono convinto che, nonostante qualche buca nel terreno nella quale è sempre possibile che il nostro cavallo infili una zampa e ci faccia fare un capitombolo, si debba restare con gli occhi aperti e scrollarsi la polvere di dosso rimontando subito in sella per proseguire il viaggio. Aquila della Notte continuerà a cavalcare sulla pista dell'avventura.

 

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Finché ci saranno i fumetti, Tex esisterà. Magari cambierà il modo di leggerli o distribuirli, ma questo frutto della Fabbrica dei Sogni troverà credo e spero sempre posto nel cuore e nella libreria di tanti “amigos”. Purtroppo talvolta si sente dire, e si tocca con mano, che le vendite di certe collane o testate sono in calo ed alcune sono state chiuse per diversi motivi. A volte un personaggio ritorna, nella versione originale o rivisitato, e può fare il botto o un buco nell'acqua.

Tex non è certamente facile da gestire, i suoi lettori sono esigenti e poi lo sappiamo, spesso è più semplice criticare che apprezzare o motivare la propria opinione, in modo costruttivo.

Per citare un certo brano scritto da me, uno dei due citati poco fa di cui ho allegato i link diretti, e letto da una magnetica voce che trasporta ai confini della Riserva Navajo nel giro di due secondi netti:
“Finchè ci sarà qualcuno che vuole prevaricare imponendo la legge del più forte, finchè ci sarà chi invoca aiuto, Tex accorrerà alla chiamata.
Se siete uomini retti non avete nulla da temere ma se camminate sulla strada dell’illegalità allora non ci sarà buco della terra o dell’inferno abbastanza profondo dove potrete andare a nascondervi, non troverete mai un cavallo veloce abbastanza da portarvi al sicuro, non potrete mai in nessun modo scappare sufficientemente lontano o sperare che le vostre malefatte possano venire dimenticate: per i Rangers nessun crimine cade in prescrizione.
Al tempo in cui la vita di un uomo dipendeva dalla sua abilità con la sei-colpi e la ragione stava dalla parte di chi aveva la mira più precisa, la verità come la differenza tra vivere o morire era affidata solamente all’inflessibile, autoritaria e definitiva voce del giudice Colt.
Là fuori ci sono un mucchio di piste da percorrere.
Siete pronti a cavalcare su quella che vi porterà faccia a faccia con la Leggenda?”

 

 

Qui di seguito ritrovate i "video che si ascoltano" finora pubblicati nell'ambito di "Una voce per Te(x)".

- "La pista dei Forrester e Tabla Sagrada", voce di Angelo Maggi: https://www.youtube.com/watch?v=HyOowYeG5Zo

- "La Leggenda", voce di Christian Iansante: https://www.youtube.com/watch?v=L1GbQqgMWuQ

 

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Sui sentieri del West

 

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