- Categoria: Reportage
- Scritto da Giuseppe Pollicelli
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Winter, il licantropo buono che si trasforma in essere umano
di Giuseppe Pollicelli*
Viene spontaneo pensare che se uno, negli ultimi dodici anni di carriera, ha presieduto una società che produce canali televisivi per bambini (Boing), è stato a capo di un’emittente tematica rivolta ai giovani (Italia 2) e, soprattutto, ha diretto (fino a tre mesi fa) una delle principali reti generaliste nazionali, Italia 1, non abbia avuto il tempo di fare nient’altro. Viene spontaneo pensarlo, ma è un pensiero sbagliato. Quantomeno se riferito a colui che gli incarichi di cui sopra li ha effettivamente ricoperti, cioè Luca Tiraboschi. Il quale, oltre a quelle già ricordate, di iniziative è riuscito a portarne avanti parecchie altre, in particolare nel campo dell’editoria. Come ha fatto? Semplice, grazie a una cosa che si chiama passione. Tiraboschi, che è nato a Bergamo cinquantuno anni fa, è infatti un grandissimo appassionato di fumetti. Dopo aver scritto, negli anni Novanta, alcune storie di Topo Gigio e avere collaborato a collane seriali dal taglio realistico-avventuroso quali Demon Hunter e Lazarus Ledd, nel 1998 ha varato una miniserie a fumetti da lui interamente concepita e sceneggiata, Goccia Nera, pubblicata dalla casa editrice Star Comics e basata sulla figura di un angelo caduto sulla Terra. Che metodo segue, Luca Tiraboschi, per riservare uno spazio - anche abbastanza consistente - alla scrittura fumettistica malgrado i mille impegni del suo lavoro? Lo ho spiegato lui stesso in un’intervista al sito Comicsblog: «Mi impongo dei momenti in cui riesco a scrivere tre o quattro tavole al giorno, tutti i giorni, indistintamente, in modo da mantenere un ritmo che mi aiuti a trovare continuità anche nelle storie». Ritmo e continuità, in questi anni, Tiraboschi evidentemente è riuscito a mantenerli, perché ha appena varato un progetto fumettistico decisamente ambizioso: una miniserie di sei numeri, Winter (Ed. Ufo, 80 pp. a colori, euro 3,50, acquistabile in fumetteria), da lui scritta per i disegni “supereroistici” di Massimo Noè. Il primo albo, intitolato L’uomo impossibile, ci introduce nella realtà alternativa che fa da sfondo al fumetto, una realtà in cui i lupi si sono evoluti fino a rivaleggiare con gli uomini. Anzi, nella città stato di Wolf Village gli esseri umani, in un inquietante rovesciamento di ruoli, vengono trattati dai lupi alla stregua di bestie di cui disporre a piacimento, bambini compresi. Ma anche in questa realtà alternativa esistono le sfumature, una delle quali è rappresentata da Winter, il protagonista, mezzo uomo e mezzo lupo, in grado di assumere sia fattezze umane sia ferine. Sempre accompagnato da Bill, un ragazzino con una mutilazione congenita al braccio destro, Winter - a quanto è dato di capire - non condivide il crudele operato del Consiglio dei Lupi (di cui pure fa parte) che governa tirannicamente Wolf Village. Intanto, in questo primo numero, deve vedersela con un temibile antagonista: l’Uomo Impossibile, insidioso incantatore di folle. Il quale, proprio come Winter, nasconde una seconda identità. Si può essere altro da quel che si appare ma, ci dice Tiraboschi, a fin di male oppure a fin di bene. C’è una bella differenza, e Winter sembra conoscerla perfettamente.
Articolo tratto da “Libero” del 20 febbraio 2015.