Fumetto d'Autore ISSN: 2037-6650
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Hernan Henriquez e Yoani Sanchez a Gugulandia

gugulandiadi Gordiano Lupi

A settembre arriva in Italia Gugulandia, il capolavoro satirico di Hernan Henriquez. Gordiano Lupi, traduttore e curatore del volume che sarà pubblicato da Cagliostro E-Press, ha intervistato per Fumetto d'Autore il maestro del fumetto cubano e la blogger Yoani Sanchez, autrice dell'introduzione dell'albo.

Due domande a Yoani Sanchez.

Yoani, cosa rappresenta per te Gugulandia?

 

Gugulandia è lo specchio di tutti gli universi possibili, ma è anche il paese di chi dialoga, pone domande e tenta di dare risposte, un luogo dove non mancano innocenza, ambizione, paura, superbia e tutti i problemi di convivenza tra persone. Hernán Henríquez con sette personaggi emblematici di uomini primitivi rappresenta la società cubana sottoposta a una dittatura che non ammette il libero esercizio del pensiero. Si tratta di un fumetto che mette alla berlina ogni tipo di regime liberticida attraverso la rappresentazione del potere che si immedesima negli enormi e surreali placatanes.

A Cuba si legge ancora Gugulandia?

Gugulandia potrà circolare a Cuba soltanto in modo clandestino, i giovani lettori si passeranno il libro camuffandolo da un’innocente copertina, mentre i più vecchi ricorderanno il 1980, anno della scomparsa del fumetto dalle colonne di Juventud Rebelde. La mia generazione ha visto quei fumetti soltanto nella fanciullezza, ma la speranza è che nuove generazioni di cubani potranno leggerlo presto in una Cuba libera che abolirà ogni assurda censura.


Qualche domanda a Hernan Henriquez.

Come nasce Gugulandia?

Gugulandia nasce nel 1964, cinque anni dopo il trionfo della Rivoluzione, viene pubblicato inizialmente su Revolución per poi passare al suo luogo ideale: Juventud Rebelde, dove esce per 15 anni, fino al 1979. Nel maggio del 1980 ho deciso di abbandonare Cuba perché non mi sentivo libero di esprimere le mie idee.


Cosa era accaduto?

Fidel Castro aveva pronunciato il famoso discorso: “Tutto è consentito all’interno della rivoluzione, ma niente è ammesso fuori della rivoluzione!”. Una parola d’ordine che non potevo accettare come autore di satira, perché voleva dire che ogni creazione intellettuale doveva coincidere con la Rivoluzione. Gugulandia doveva seguire una linea obbligatoria, fissata dall’alto, dalla quale non era consentito derogare.


Qual è il segreto del successo cubano di Gugulandia?

Gugulandia ricreava situazioni del mondo circostante e i fumetti diventavano un mezzo di espressione per raccontare i problemi del quotidiano camuffati in un’ambientazione preistorica. Non era facile per il regime censurare i contenuti, perché avevano sempre una duplice possibile interpretazione.


Cosa rappresentano i personaggi?

Gugulandia rappresenta un comunismo primitivo, ma possiede evidenti anacronismi del mondo moderno. I personaggi sono caratterizzazioni della società contemporanea: il Gugu è l’uomo, la Guga è la donna, il Guerriero è la forza, il Re è la legge e l’ordine, lo Stregone è la sapienza della magia, della scienza e della religione, il Piraña simboleggia l’infanzia…


Gugulandia è molto critico con il governo cubano…

Sì, ma senza darlo a vedere, ricorrendo a metafore. Questa è la sua vera forza. Per esempio il Piraña è un bambino dal sesso indefinito, figlio di tutti, perché non si conoscono il padre e la madre. Si tratta di una critica velata al regime che parlava di figli dello Stato, di uno Stato padre, del controllo governativo sull’educazione dei bambini.


Gugulandia ti ha fatto passare dei guai a Cuba?

Mi sono sempre mantenuto sull’orlo del precipizio, giocando a dire e a non dire, spesso criticando per allusioni…Alcune pagine sono state oggetto di dibattito nelle alte sfere politiche e spesso ho corso il rischio di essere condannato come sovversivo e controrivoluzionario. A Cuba chiunque esprima liberamente le proprie idee rischia questo tipo di denuncia. Mi salvavo perché i miei fumetti erano ambigui e i veri significati andavano letti tra le righe. Ho lasciato Cuba e mi sono trasferito in Florida per sentirmi libero e per poter far dire ai miei personaggi tutto quello che mi passa per la testa.

Ci puoi raccontare una vignetta che ti ha creato problemi?

In una tavola racconto una rivolta tra Gugus per ottenere una quota di fresco da un ventilatore. A un certo punto lo Stregone rompe il ventilatore in pezzi perché ognuno abbia la sua parte e alla fine il Gugu dice: “Ho la mia parte, ma non fa fresco”. Ecco, questa pagina venne discussa nel Comitato Centrale, perché alcuni uomini politici la interpretarono come una critica al socialismo. Per fortuna l’interpretazione del Partito Comunista mi dette ragione: “socializzare in modo corretto vuol dire praticare l’uso collettivo,  non individuale”.

Per saperne di più su Gugulandia, potete leggere anche questo lungo articolo di Gordiano Lupi.

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