Fumetto d'Autore ISSN: 2037-6650
Dal 2008 il Magazine della Nona Arte e dintorni - Vers. 3.0 - Direttore: Alessandro Bottero
A+ A A-

Una storia del panopticon – Un capolavoro mancato

panopticon1

di Giorgio Borroni. L’ospedale psichiatrico di Panopticon Bentham è un edificio antico, lugubre e austero. Un luogo perfetto per racchiudere la sofferenza dei suoi degenti, per contenerne la malattia, ma anche per diventare teatro di eventi sanguinosi e indicibili. Nel 1912 il direttore della struttura, il dottor Bonticou, decretò la morte di centinaia di bambini ricoverati per la tubercolosi con i suoi strani esperimenti esoterici, guidati dalla folle dottrina della setta Tillary... ma al giorno d’oggi la scia di sangue che quell’evento terribile ha lasciato dietro di sé è destinata a riaffiorare e ripetersi in modo ancor più efferato.

Alice Spark, moglie di un discendente di Bonticou, viene ricoverata al Bentham dopo essere stata accusata di aver ucciso i suoi bambini e suo marito: spetta al dottor Henry Auget interrogarla per stabilire se possa affrontare il processo, così, proprio quando il medico sperava in un trasferimento in un’altra struttura ospedaliera, si ritrova invischiato più che mai fra le decadenti mura del Panopticon. Come biasimare Henry per la sua voglia di cambiare aria? La sua carriera sta prendendo una brutta piega e i suoi colleghi riescono a essere persino più strambi degli internati: il dottor David Barnes è cieco da quando Julius, un paziente tredicenne che parla una lingua ancestrale, gli ha cavato gli occhi; il dottor Strauss, tossicomane e dal volto perennemente coperto da mascherina e occhiali da sole, non ha un umorismo tollerabile da un sano di mente; Susan Jeffries, ex moglie del capo del personale Genaro ha attacchi di rabbia e depressione da quando il figlio si è suicidato e mostra un attaccamento morboso a una bambina dalle turbe psichiche; infine, l’inflessibile quanto ambiguo dottor Genaro è il responsabile del suo mancato trasferimento.

panopticon2

Auget, dunque, non può far altro che eseguire gli ordini e iniziare le sedute con Alice Sparks, la presunta assassina, ignaro che questo riporterà alla luce il torbido passato della setta Tillary e darà inizio a una serie di strani omicidi; uno ad uno, i membri del personale del Panopticon Bentham vengono infatti ritrovati morti e marchiati con uno strano segno esoterico, mentre gli esami autoptici rivelano la presenza di corpi estranei al loro interno: dita umane.

Greg Ruth è un autore completo che fin da giovane trova spazio nel mondo del fumetto e dell’illustrazione grazie al suo tratto realistico e al suo stile darkeggiante, basato sui contrasti tra bianco e nero. Dal punto di vista grafico quest’opera ha davvero dell’incredibile: Ruth utilizza uno strumento impensabile per qualsiasi professionista come la penna bic coadiuvata solo da pochi tocchi di Photoshop, riuscendo a realizzare delle illustrazioni così suggestive da lasciare a bocca aperta. Vignetta dopo vignetta sembra infatti di trovarsi all’interno del Panopticon, respirare la sua aria malsana a tu per tu con la malattia mentale che lo pervade, mentre la caratterizzazione fisica dei personaggi è così rigorosa da renderli quasi presenze palpabili: ci troviamo infatti in una zona di nessuno che sta fra il fumetto underground realizzato con strumenti essenziali e un iperrealismo potente, quasi fotografico. Queste due caratteristiche che sembrano apparentemente in contrasto fra loro invece trovano il modo di coesistere, nelle atmosfere cupe, in bilico fra il mondo della follia con la sua visionarietà e quello della psichiatria con il suo approccio razionale o sul versante dei delitti , che pur nella loro matrice esoterica hanno anche un crudo risvolto di esami autoptici. Le facce di questa medaglia si rincorrono quindi sia sul piano della grafica, centrando in pieno il bersaglio, sia su quello della vicenda narrata, con risultati assai più discontinui. Nel dettaglio si può dire che Il lato più visionario è dichiaratamente quanto fortemente indebitato con il David Lynch di Eraserhead ed Elephant Man per quanto riguarda le ambientazioni, immerse nei toni cupi del bianco e nero e i personaggi-macchiette dall’aspetto bizzarro e dal carattere ancor più sui generis: basta prendere a esempio fra il personale medico il dottor Sjit, deturpato da un terribile eczema o fra i pazienti i gemelli mutilati di una gamba (uno con una protesi terminante in una ruota e l’altro con una a molla). Il lato invece più legato alle dinamiche fra i personaggi e alla loro interazione sembra derivare invece da The Kingdom di Lars Von Trier, con vicende che si incrociano in una escalation di assurdità sfociando di volta in volta nel macabro o nel comico demenziale. Purtroppo questa coesistenza di visionarietà e razionalità funziona, come ho già anticipato, solo sul territorio della grafica, perché nella sceneggiatura Ruth non riesce a trovare un equilibrio fra questi due fattori, dimenticandosi che si tratta di un fumetto e non di un film e che le tecniche narrative devono per forza essere diverse: ciò che funziona sullo schermo non può avere lo stesso effetto su carta. Ad esempio, se in un film di Lynch il far parlare al contrario i personaggi dà un’aura di mistero alla vicenda, in un fumetto impostare interi dialoghi al contrario non fa altro che rendere ostica la lettura, per quanto belle possano essere le tavole. La mancanza di equilibrio fra questi due aspetti è notevole anche nella struttura della trama, così frammentata da apparire spesso priva di un filo logico, anzi, quando (e se) le spiegazioni per determinati avvenimenti arrivano risultano fuori tempo massimo; il lettore spesso deve faticare non poco per riprendere i fili della storia, dovendosi barcamenare fra sette esoteriche, gemelli con i poteri extrasensoriali e bizzarri dottori più matti dei loro pazienti. Inutile poi dire che Ruth spesso vuole mettere troppa carne al fuoco, piazzando personaggi che sembrano fondamentali e che poi scompaiono per tutta la storia per riemergere solo alla fine, o flashback che vorrebbero essere esplicativi ma rischiano di intorbidare nuovamente le acque rendendo tutto ancor più caotico. Che dire poi di episodi al limite del demenziale, come un dottore cieco che salta su una moto e facendo la pinna va contro mano in autostrada uscendone illeso? O della battuta reiterata fino alla noia sul dottor Sjit chiamato per errore Shit? I dialoghi criptici possono funzionare all’inizio per incuriosire il lettore, ma la narrazione perché tenga ha anche bisogno che a un certo punto si schiariscano le acque e alla cripticità deve per forza seguire la chiarezza. Ruth invece sembra tenere questo senso di straniamento per tutta la vicenda, lasciando al lettore il compito di districarsi fra battute demenziali, frasi al contrario, lingue ancestrali e infine di scavare fra le cianfrusaglie per trovare qualche decodifica della vicenda, quando ormai la noia ha preso il sopravvento. Una storia del Panopticon sembra dunque una gigantesca occasione persa, dalla grafica superba, ma dalla trama che poi si rivela solo una accozzaglia di luoghi comuni rubati a Lynch e Von Trier per essere riassemblati maldestramente, evidenziando solo che l’allievo non è riuscito a superare i suoi maestri.

 

Una storia del Panopticon

di Greg Ruth

Editore: Comma 22

14 euro

panopticon4

 

Magazine

Intervista a SILVIA ZICHE su "QUEI DUE"

01-01-2021 Hits:3091 Critica d'Autore Lorenzo Barruscotto e Dafne Riccietti

      Bentrovati, appassionati delle nuvole parlanti. Sono lieto ed orgoglioso di presentarvi la versione integrale dell'intervista, comparsa sull'importante numero 300 di “Fumo di China”, realizzata con la mitica Silvia Ziche, che ringrazio nuovamente.   Ritratto di Silvia Ziche, visionato anche dall'artista prima della pubblicazione, ad opera di Lorenzo Barruscotto.   Le tre vignette che troverete ad...

Leggi tutto

INTERVISTA ESCLUSIVA CON MORENO BURATTINI su "Zagor - Darkwood Novels"

26-07-2020 Hits:4902 Critica d'Autore Lorenzo Barruscotto

   Ritratto ad opera di Lorenzo Barruscotto, autografato dallo stesso Burattini.     Buongiorno e grazie per il suo tempo. Facciamo quattro chiacchiere sulla nuova miniserie di Zagor “Darkwood Novels”.   - Nel primo volume viene presentata ai lettori questa nuova iniziativa editoriale targata Spirito con la Scure anche con dotte citazioni e riferimenti ai Dime Novels...

Leggi tutto

L'Intervista - Kirby Academy, a Cassino un punto di riferimento unico per chi vuole fare fumetti

17-01-2020 Hits:3774 Autori e Anteprime Super User

A cura della redazione L'Associazione Culturale Cagliostro E-Press, ha 15 anni alle spalle di meritoria attività di scountng di nuovi talenti e diffusione del media fumetto sul territorio nazionale: la storia dell'Associazione, sempre presente alle principali fiere di settore, racconta di più di 150 volumi pubblicati in questi tre lustri e...

Leggi tutto

Saggio e analisi di "TESLA AND THE SECRET LODGE"

17-12-2019 Hits:6386 Critica d'Autore Lorenzo Barruscotto

 La cover variant (a sinistra) e quella ufficiale (a destra)   Ucronia. Cosa significa questa parola? Con tale termine viene indicato un genere di narrativa fantastica basato sulla premessa che la storia del mondo abbia seguito un corso alternativo a quello reale. Deriva dal greco e significa letteralmente “nessun tempo”, analogamente a come...

Leggi tutto

Intervista con OSKAR su ZAGOR

17-12-2019 Hits:6270 Critica d'Autore Lorenzo Barruscotto

    Facciamo quattro chiacchiere in merito al volume “L'eroe di Darkwood”, il sesto e conclusivo della mini serie “Zagor – Le Origini” che ha visto Oskar, nome d'arte di Oscar Scalco, classe 1971, disegnatore con all'attivo numerosi traguardi prestigiosi, impegnato ai disegni sui testi di Moreno Burattini. Le sue due opere che vedrete di seguito sono presenti...

Leggi tutto

Moleskine 125 » Quella falsa differenza tra Fumetto e Graphic Novel

30-08-2019 Hits:5702 Moleskine Conte di Cagliostro

Sottotitolo: Artibani e Recchioni avanti, dietro tutti quanti (Plazzi compreso) per piacere di Topolino. di Conte di Cagliostro Houston il fumettomondo ha un problema. Ci sono dei pazzi che vanno in giro spacciandosi per Francesco Artibani, Andrea Plazzi e Roberto Recchioni? O Artibani, Plazzi e Recchioni sono pazzi? Ricapitoliamo. Qualche giorno fa, il...

Leggi tutto

RECENSIONE CARTONATO DEADWOOD DICK "TRA IL TEXAS E L'INFERNO"

29-07-2019 Hits:6416 Critica d'Autore Lorenzo Barruscotto

    "Avete mai fatto caso che nella vita ogni tanto si incontra qualcuno che non va fatto in…alberare?” Ecco, quel qualcuno è Deadwood Dick. Mutuandola ed adattandola per i nostri scopi, la celeberrima frase pronunciata da un granitico Clint Eastwood in “Gran Torino” serve perfettamente a delineare il carattere del personaggio...

Leggi tutto