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Mein Manga, il kitsch a fumetti
di Adriano Monti - Buzzetti
Mark Twain soleva dire che un libro è pensato essenzialmente “per chi vuole essere qualcun altro”. Da figlio legittimo e naturale dell’Ottocento, il grande scrittore ed umorista americano non avrebbe mai potuto spingere le sue riflessioni oltre i confini della letteratura convenzionale; noi, popolo del balloon, possiamo però osare di più ed applicare a buon diritto l’aforisma ai nostri amati racconti per immagini. Anche perché il fumetto è, insieme al cinema, la forma espressiva che certamente radicalizza di più il processo di identificazione tra lettore e personaggio (alzi la mano chi non aveva una maschera di Batman o dell’Uomo Ragno nel cassone dei giocattoli). Quali le conseguenze? Cronaca alla mano e limitandoci agli ultimi tempi direi soprattutto una, riferita al Giappone: i nostri amici asiatici si sono creati una piccola grana socio-diplomatica in forma di fumetto. La notizia è questa: tra l’esecrazione generale – del governo tedesco in primis, ma anche di parecchi telespettatori “normali” che hanno visto i servizi di Bbc e Cnn dedicati all’argomento - una piccola Casa editrice nipponica, la East Press, ha pubblicato una riduzione a fumetti del Mein Kampf di Adolf Hitler. Il fattaccio avveniva in realtà a fine 2008, ma solo in questi giorni sono stati resi pubblici i primi dati di vendita del controverso libercolo, di cui la East Press ha già venduto oltre 45mila copie (ma la cifra è in ascesa, complici anche una curiosità nemica della memoria ed il pruriginoso passaparola su Internet). Messe da parte le prime e più ovvie considerazioni su opportunità e buon gusto dell’intera operazione, ulteriori commenti non possono che concentrarsi sull’ineludibile distanza culturale che ci separa dal mondo asiatico. Distanza che, sepolta frettolosamente dalla globalizzazione, qua e là torna a fare capolino in questioni di forma e di sostanza (non solo insomma perché fanno i funerali in bianco e i matrimoni in nero). Gli effetti possono essere dei più vari: dalla battuta di spirito che ci rimane ostica durante la visione di un anime fino ad un caso come questo, indice di un approccio quasi “turistico” verso i deliri ideologici dell'imbianchino più nefasto della storia. Ne è prova l’atteggiamento dell’editore che, non nuovo a trasposizioni fumettistiche di classici europei come il “Principe” di Machiavelli e la “Divina Commedia”, ha annunciato e portato avanti la sua nuova iniziativa con totale nonchalance, quasi si trattasse dell’ennesimo ed innocuo best-seller da comodino del remoto Occidente. Non resta che sperare in uno straccio di supporto critico che redima in qualche modo l’equivoco giornaletto: in fondo basta poco, anche solo una prefazione storica scritta decentemente, per rimettere le cose a posto e scongiurare qualche malaugurata passioncella giovanile. Camice brune con gli occhi a mandorla, ecco una cosa di cui questo vecchio e affaticato pianeta non sembra proprio sentire il bisogno…