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Stati Generali del Fumetto: le opinioni di Ivo Milazzo, Marcello Toninelli e Diego Cajelli
[24/08/2010] » Ivo MIlazzo: «Sono a disposizione anche per intervenire se verrà ritenuta cosa interessante». Marcello Toninelli: «ci sarà sempre più bisogno di agenti letterari che di sindacato». Diego Cajelli: «credo fortissimamente l’origine dei nostri problemi sia da cercare all’esterno».
Il tam tam della jungla internettiana ci racconta che in quest'ultimo scorcio di agosto per forumsfera e blogosfera non si fa che parlare degli Stati Generali degli autori del fumetto convocati al Museo del Fumetto, durante la prossima Lucca Comics&Games.
Ma il mondo del fumetto, il comicdom italiano, a volte ha la memoria corta. Così in questo momento di mobilitazione generale degli autori sul web, destinaizone la Tavola Rotonda a Lucca , nessuno tra coloro che intervengono al dibattito sembra ricordarsi delle precedenti battaglie combattute dagli autori del fumetto negli anni passati. Non ci sono citazioni per le battaglie di Carlo Chendi già a partire dagli anni '70. Nessuno ha citato la battaglia di Ivo Milazzo per la legge per il diritto d'autore, combattuta negli ultimi dieci anni, a fianco del SILF, o indipendentemente da esso, a livello autoriale in sinergia con la parte politica.
Fumetto d'Autore ha raggiunto il maestro Milazzo che ci ha dichiarato:
«Sarò senz'altro a Lucca, probabilmente dal Venerdì. Sono a disposizione anche per intervenire se verrà ritenuta cosa interessante. Non è mai abbastanza parlare sul tema. Possiamo vedere come rendere interessante ed esaustivo l'argomento di difficile soluzione. Purtroppo il grande problema che ho riscontrato con le varie mostre di settore che hanno aderito a UNA FIRMA PER IL FUMETTO, che tendono a non esporsi in prima persona nel rendere la cosa più evidente ed eclatante per il timore, forse, di inimicarsi la parte imprenditoriale. In realtà un diritto d'autore poco chiaro aiuta sempre chi mesta nel torbido. Nel blog http://blogone.eu/unafirmaperilfumetto potete trovare ciò che penso sull'argomento».
Dopo l'intervento, riportato ieri, di Gianfranco Goria, titolare di AFNews, e sino a poco tempo fa impegnato in pirma linea con il SILF, il Sindacato Italiano Lavoratori Fumetto Animazione Illustrazione Comunicazione Visiva, che appartiene all'area CGIL, vi riportiamo l'opinione di Marcello Toninelli, sceneggiatore e romanziere, disegnatore, con una lunga carriera alle spalle con Bonelli e tutti i principali editori italiani, e conosciuto per il suo Dante umoristico a fumetti.
L'intervento di Marcello Toninelli è tratto sempre dal blog di Luca Boschi:
«Sarei felicissimo di partecipare anch'io a questo incontro. Personalmente credo che parlare di "contratto collettivo" nella nostra professione sia semplicemente ridicolo, e anche di "compenso minimo". Nel nostro lavoro è (o dovrebbe essere) la qualità a determinare il compenso. Insieme al livello delle vendite, ovviamente. Un tempo, all'Intrepido, gli autori erano assunti come impiegati (così avevano la pensione ma... perdevano i diritti sulle proprie opere), poi c'è stato un periodo di assoluta "anarchia", e infine Castelli ha portato i contratti all'interno della Bonelli e, di conseguenza, delle case editrici che volevano provare a fargli concorrenza. La sindacalizzazione del settore l'ha già tentata la CGIL, arrivando alla fase fattiva ma ottenendo ben poco, penso, proprio per la natura del nostro lavoro che ci accomuna più agli scrittori che agli operai o agli impiegati. In un momento in cui il futuro del fumetto sembra indirizzarsi verso il fenomeno del cosiddetto "graphic novel", secondo me ci sarà sempre più bisogno di agenti letterari che di sindacato.
Di questo mi piacerebbe parlare nell'incontro al Muf, se si farà».
Diego Cajelli, sceneggiatore dell'ultima generazione di talenti bonelliani e con alle spalle e nel presente una lunga militanza nella piccola editoria e anche nell'autoproduzione, dal suo blog, non fa mancare la sua interessante opinione che allarga il campo della discussione ai lettori che sono sempre di meno:
«Da mesi ormai, il fumettomondo è impegnato in un lunghissimo dibattito.
Si è partiti poco prima dell’estate con una serie di discussioni tra autori che ruotavano attorno al sacrosanto diritto di essere pagati per il proprio lavoro, ci si è spostati verso il rapporto con gli editori, si sono aggiunte altre riflessioni, altre polemiche, altre analisi sullo stato dell’arte e dell’industria.
Questa lunga e interessante discussione sfocerà in una tavola rotonda che si terrà a Lucca, la più importante mostra mercato del settore, tra un paio di mesi.
Se vuoi capire che cosa ci stiamo dicendo clicca qui, che c’è un ottimo riassunto di tutto quello che si è detto e che si sta dicendo.
A me, sia chiaro, chiacchierare con i miei colleghi mi piace. Trovo utile confrontarsi, discutere e conoscere posizioni diverse dalle mie.
Però, più la discussione si concentra all’interno del fumettomondo, più cerco di capire quale sia la percezione del fumetto all’esterno del fumettomondo.
Perché, non so come la pensi tu, ma io i fumetti li faccio per farli leggere a qualcuno. Non li faccio soltanto per me, per farmi le seghine su quantosonobbravo.
Dal punto di vista degli editori che hanno partecipato al dibattito, i lettori sono un numero. E’ gente che compra o che non compra. Si è evidenziata la difficoltà di far comprare la propria roba ai lettori, parlando di numeri, di venduto, di distribuzione, di ordini.
Il raggiungere i lettori con il proprio prodotto, un “problema” industriale, riguarda molto da vicino anche il lato artistico. Va da sé che se una casa editrice non vende abbastanza, non potrà pagare in modo dignitoso gli autori che ci lavorano.
Il fumetto, pensaci un momento, è una strana bestia.
Il volume che hai nella libreria, l’albo che compri in edicola, quel centinaio di fogli rilegati che hai in mano sono l’unica fonte di guadagno della casa editrice.
E’ come se l’intera industria musicale si reggesse unicamente sul numero di dischi venduti.
L’ho detto a un manager della Virgin. Solo i dischi. Nessuna entrata dai pezzi mandati in radio, o usati per gli spot pubblicitari, o come suonerie, niente concerti, niente di niente. Gli è venuto un infarto.
Il fantomatico lettore, è un dato importantissimo in questo dibattito. Allora ho teso l’orecchio e ho provato a sentire come viene percepito il fumetto da chi non lavora nell’ambiente e da chi non è un appassionato hard core delle tavole disegnate.
Ascoltando i clienti occasionali di Supergulp si scoprono cose interessanti.
Si scopre, per esempio, che al di fuori del fumettomondo noi non esistiamo.
La maggior parte dei titoli, quelli della Bonelli compresi, non si sa perché ma si crede che vengano fatti all’estero.
Il rapporto con i fumetti è un qualcosa di tangenziale, temporaneo e profondamente legato ad un passato non ben identificato.
Le reazioni di fronte a un volume su uno scaffale di una fumetteria, da parte di uno che ci entra la sera per caso, per prendere il freschetto dell’aria condizionata sono:
- Ma come, esce ancora?!
- Ma come, non esce più?!
Nonostante i film, o tutto il lavoro di marketing fatto dalla Marvel, il rapporto con i supereroi è ancora quello legato ai propri ricordi di bimbo.
C’è L’uomo roccia.
C’è L’uomo fuoco.
Ma dove sono i fumetti di quello che faceva le rapine con la moglie?
(Che non è un supereroe, è Diabolik, ma in un certo senso, è un supereroe anche lui)
Tutti i verbi sono al passato, questo lo leggevo, questo mi piaceva, questo non lo sopportavo. Come se la fumetteria fosse sorta di macchina del tempo.
Lo sguardo vaga su centinaia di volumi usciti negli ultimi mesi, senza tradire nessuna emozione.
E io mi chiedo: Ma vale anche per la narrativa?
Nel senso, uno entra per caso in una libreria e dice senza imbarazzo: Ah, si, una volta ho letto un giallo.
Probabilmente lo pensa e basta. Perché, a differenza del fumetto, uno si sente in colpa se l’ultimo libro lo ha letto alle medie.
Come posso allargare il bacino di utenza se i fumetti “li leggevo”. Non siamo nemmeno riusciti a trasmettere all’esterno quanto lavoro c’è alle spalle di un volume.
(Prova a dire a un non iniziato che per fare 94 tavole ci vuole almeno un anno, e vedrai con che occhi ti guarda.)
Questa percezione influenza a cascata tutto il sistema fumetto molto più di quanto credi.
Il problema è tutto qui. Nel modo in cui viene percepito il media.
Se non esisto, quali diritti posso accampare?
Mi dispiace, ma credo fortissimamente che l’origine dei nostri problemi sia da cercare all’esterno.
Non serve un guru del marketing per capire che la percezione dell’acquirente influenza moltissimo il prezzo di copertina. Che il prezzo di copertina si collega alla salute della casa editrice, e che la salute della casa editrice determina il futuro dell’autore.
Possiamo sicuramente discuterne tra noi, ma il vero problema è che di quello che facciamo, e di quanto ci sbattiamo per farlo, non frega più un cazzo a nessuno».