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«Il fumetto italiano di oggi è esattamente ciò che vuole essere e che si merita di essere»
[06/10/2010] » Stati Generali del Fumetto: l'opinione di Stefano Piccoli.
Sabato scorso, quando abbiamo incontrato a Romics Stefano Piccoli, lo storico creatore e disegnatore del mitico Massacratore, non abbiamo potuto esimerci dal chiedergli un commento sui cosiddetti Stati Generali del Fumetto. All'inizio Stefano è rimasto un pò sulle sue, ma il giorno dopo ci ha salutato dicendoci di tenere d'occhio il suo blog nei giorni successivi perchè aveva riscontrato che l'argomento fosse abbastanza sentito in giro per i corridoi di Romics tra autori e addetti ai lavori.
Vi proponiamo l'ampio stralcio significativo dell'intervento di Piccoli, che con il suo stile sincero, senza peli sulla lingua e spesso fuori dai denti, racconta il suo punto di vista sulla Tavola Rotonda degli autori del fumetto italiano promossa da Claudio Stassi e moderata da Luca Boschi, che si svolgerà in concomitanza della prossima Lucca Comics&Games.,
Il post integrale potete leggerlo QUI.
Premesso che io credo che l'unico compenso "giusto" sia quello che accordano editore ed autore al momento della firma di un contratto (sempre che uno dei due non abbia una pistola puntata alla tempia) e tralasciando per un momento la piccola editoria indipendente (che meriterebbe un discorso a parte sui suoi metodi produttivi e sui suoi piccoli accordi contrattuali tra piccoli editori e piccoli autori) cerco di riassumere veramente all'osso la questione, dopo aver letto/ascoltato di tutto e di più da parte di CHIUNQUE lavori nel settore.
E la conclusione, già ampiamente articolata da altri colleghi ben più illustri del sottoscritto, è che la scelta di fare fumetti oggi in Italia (per il mercato italiano) si riduca fondamentalmente ad un paio di opzioni:
1) O scegli di lavorare nel fumetto seriale/popolare, pagato "a tavola", ma ci campi SOLO se imposti la tua intera carriera in questa direzione (nel talento necessario, nella tecnica, nello stile, nelle pubbliche relazioni, nelle produzioni precedenti, nella costanza, nella pazienza) e il tuo traguardo è di pubblicare regolarmente per Bonelli, perché altrimenti - oggi in Italia - puoi pure arrivare a pubblicare serie/miniserie per qualsiasi altro editore, ma per campare devi necessariamente fare anche dell'altro.
2) O scegli di scrivere/disegnare romanzi a fumetti, pagati con la formula tipica dell'editoria di varia (cioè anticipo sui diritti d'autore + royalties sulle copie vendute, e sono d'accordissimo con chi sostiene che il graphic novel non debba essere pagato "a tavola") ma in questo caso devi mettere in conto che - ipotizzando che per vivere quantomeno dignitosamente siano necessari almeno 20.000 euro l'anno e se ti va di lusso, nel migliore dei casi, puoi sperare di pubblicare un libro all'anno - probabilmente anche se ti chiami Gipi e pubblichi per Rizzoli o Mondadori, per campare devi necessariamente fare anche dell'altro.
Ognuna delle due scelte ha i suoi pro ed i suoi contro, nelle libertà creative, nelle sperimentazioni o meno, nel lavorare sulle proprie idee o sui personaggi di altri, nelle aspettative economiche che uno si prefissa, etc.
Sono pronto ad argomentare con CHIUNQUE i due punti sopra elencati. Volendo, anche "conti alla mano" (che tanto ho una prima bozza di questo stesso post con la quale già entravo parecchio nel dettaglio, dilungandomi ancor più di quanto non stia facendo adesso).
Il resto sono solo chiacchiere e demagogia.
Anche tirare in ballo la Disney e chi lavora per la Francia o per le case editrici americane, che non a caso io parlavo di Italia e di mercato italiano, nel tentativo di un'analisi basata sulle nostre sole forze.
Allora che senso può avere riunirsi attorno ad una tavola rotonda per parlare di "giusti compensi degli autori"?
Bisogna scoprire l'acqua calda tutti insieme per una presa di coscienza collettiva?
O è solo un ennesimo pretesto per lamentarsi?
I metodi per lavorare davvero con i fumetti sono pochi. Pieni di limiti, anche (e soprattutto) di natura economica.
Allora tiriamo in ballo LA CRISI. Crisi o non crisi? "Va tutto bene", ci dicono certi autori. Ma che "va tutto bene" lo dice anche Berlusconi quando parla dell'Italia, del lavoro, della scuola e della sanità. E allora cosa penso, in sostanza?
Penso che fintanto che in Italia - tantopiù nei due segmenti descritti poc'anzi - non avverrà un radicale cambio di rotta da parte di TUTTI, cioè sia da parte degli editori (che dovrebbero fare scelte più coraggiose e lungimiranti) che da parte degli autori (che dovrebbero fare proposte più coraggiose ed innovative), fintanto che si continueranno a pubblicare fumetti già letti visti e rivisti mille volte, con generi che non sono altro che semplici variazioni sul tema fantasy, fantascienza, horror, vampiri, zombie e detective dell'occulto in tutte la salse possibili, senza avere le palle di proporre roba POTENTE e innovativa che - senza bisogno di scomodare i soliti supereroi (che culturalmente nemmeno ci appartengono) - potrebbe sfociare in cose originalissime come "Scalped" o "DMZ" (che peraltro al 50% sarebbe un made in Italy, ma perché non sembriamo in grado di farcelo da soli?) e fintanto che Dylan Dog non potrà esclamare un "cazzo!" e non potrà uscire dai ranghi di quello bravino che tutto sommato non ha mai fatto realmente male a nessuno e quindi un John Constantine se lo inculerà sempre e comunque… fintanto insomma che mancheranno coraggio lungimiranza e innovazione, tematiche più adulte, linguaggi più articolati e al contempo diretti (lezione che negli Usa hanno imparato decisamente bene, tanto nei comics quanto nei serial TV, e poi qui da noi tutti a gridare ai LORO capolavori!) e livelli di lettura più sofisticati, allora il nostro mercato RISTAGNERA' sempre.
E a valutare da certe serie e/o miniserie attualmente in edicola, il punto è che MERITA di ristagnare.
Quindi che non venissero a lamentarsi a Lucca o chissà dove altro.
Perché il fumetto italiano di oggi è esattamente ciò che vuole essere e che si merita di essere.
Le "crisi" nei molteplici aspetti del mondo del lavoro, oggi in Italia, sono ben altre. E sono roba assai più seria e più grave.
Quindi cari autori che vi lamentate e/o che vi riunite intorno alle vostre belle tavolate rotonde a farvi le seghe l'uno con l'altro, non rompeteci le palle e - se non vi sta più bene questo ambiente che voi stessi avete trasformato a vostra immagine e somiglianza - allora cambiate lavoro!!!