Fumetto d'Autore ISSN: 2037-6650
Dal 2008 il Magazine della Nona Arte e dintorni - Vers. 3.0 - Direttore: Alessandro Bottero
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L'Editoriale » L’Età dell’Oro che nessuno conosce

jack_kirby_sci_fi_collectiodi Alessandro Bottero

Uso privato di atti pubblici. Ebbene sì, vostro onore. Sono colpevole. Ammetto la mia colpa, e non nego il mio bieco interesse. Sto usando questo editoriale, per parlare di una cosa che pubblico io. Che sfrontatezza. Che conflitto di interessi. Che improntitudine. Che me ne frega?

Niente, e infatti eccomi qui. Sull’ultimo Mega (non so se anche su Anteprima, ma immagino di sì), è apparso l’annuncio di un volume che presenta storie di Jack Kirby. Per completezza diciamo che anche Cagliostro E-Press ne ha annunciato uno, e siccome il progetto Golden Age vede coinvolti, come affinità editoriale, sia Bottero Edizioni che Cagliostro E-Press, è giusto segnalare anche questo. Ma torniamo a noi. Cosa significa questo annuncio? Cos’è questo volume, e perché dovrebbe essere cos’ importante? Beh, cinicamente non mi aspetto migliaia (ma nemmeno centinaia) di copie vendute. Ma l’importanza di un progetto non dipende (o meglio non dipende SOLO) dalla vendita. A livello storico  parliamo di storie mai apparse in Italia, storie di ottimo valore,  e soprattutto storie mai raccolte in volume nemmeno in America. Parliamo di un mondo nuovo, un universo che si rivela per la prima volta davanti a noi.

Siamo sinceri. Per il lettore medio, minimamente “acculturato storicamente”, ma anche per il critico medio, la Golden Age dei comics americani è al 90% National/DC Comics, e Timely/Marvel. Poi stop.  Come se in America avessero pubblicato solo Capitan America, Sub-Mariner, la Torcia Umana originale, Superman, Batman, e per i più acculturati Wonder Woman, e Captain Marvel della Fawcett.  Beh, non è così. La Golden Age del fumetto americano è immensamente più vasta. Sono esistite case editrici che hanno pubblicato centinaia di titoli, e di cui non si sa nulla. Avon, Fox, Fiction house, Harvey. Ma anche la Quality (immensa e spettacolare) e la Fawcett. O nomi come Prize, Hillman, Ajax, St.John, e così via. E vogliamo parlare di autori? Wally Wood, Alex Toth, Basil Wolverton con i suoi fumetti fantascientifici surreali e deliranti, ma anche nomi meno noti (o sconosciuti) come Lou Fine, Jack Cole, e il grandissimo Matt Baker.

Ora, il discorso è che queste storie (migliaia di albi, dal 1936 al 1960) essendo inedite per l’italia, nei fatti non sono mai esistiti. Certo, si poteva leggere una riga in un articolo, dove magari si citava Lou Fine, artista di Uncle Sam e Doll Man, per la Quality, ma magari era un dato preso su Wikipedia, o riciclato da altri saggi, dove si ripetevano le parole, ma senza che alle parole scritte corrispondesse una effettiva conoscenza degli albi di cui si parlava. Ora tali albi sono accessibili, e io e Giorgio Messina ci siamo detti “Perché non pubblicarli?”.  Beh, una prima obiezione è “Perché non venderebbero un BEEEEEP!”. E posso anche capirla. Se stampi mille copie di un volume (e mille copie di un volume, checché se ne pensi in giro è la tiratura MEDIA non solo dei fumetti, ma anche dei libri che vedete nelle LIBRERIE DI VARIA GROSSE, GRANDI, E CHE SONO FICHISSIME  PERCHE’ CI VANNO I LIBRI VERI), e devi venderne almeno la metà per rientrare delle spese (e SFIDO i miei colleghi editori a dirmi che hanno un punto di pareggio INFERIORE al 50% della tiratura, ossia, per chiarire: sfido i miei colleghi editori a dirmi che se stampano 1.000 copie, rientrano dei costi vendendo MENO di 500 copie), è ovvio a chiunque non sia totalmente ottuso dalla passione più cieca, che un volume di storie degli anni ’40 o ’50, che presenta storie di autori sì famosi, ma non figosi o cool, non venderà MAI 500 copie. Quindi se un editore stampa 1.000 copie di un volume di questo tipo, va incontro a un suicidio certo.

E allora? E allora la risposta è print on demand. La risposta è “si vende poco? E io stampo per pochi.” Punto. Non vedo infatti perché io editore mi debba suicidare. Io VOGLIO pubblicare queste cose, perché ritengo che abbiano un loro perché (e non solo per “avere un titolo nel catalogo.” Chi pensa che gli editori pubblichino tanto per avere titoli nel catalogo è CHIARAMENTE uno che non sa cosa dice. E se lo dice o lo scrive su un forum o su un blog, dice o scrive una stupidaggine, e quindi, relativamente a questo argomento, assume la posizione del cretino).. Io voglio pubblicare queste storie, perché ritengo che sia giusto che le persone che potrebbero essere interessate le leggano. Ma al tempo stesso non vedo perché mi debba svenare, per farlo. Io faccio le cose, come IO ritengo si possano fare, secondo le mie possibilità e secondo il principio sacrosanto che non devo far fallire la mia casa editrice, o riempirmi di debiti perché qualcuno vuole l’erba voglio.

Quindi prodotti a BASSA tiratura. Prodotti rivolti a una NICCHIA. Non al grosso pubblico. A una NICCHIA. Lo devo ripetere? Non sono volumi rivolti a chi vuole spendere 3 euro, perché l’uomo ragno costa tre euro. Vuoi pagare i fumetti 3 euro? Perfetto. Compra qualcos’altro. Questi volumi non sono pensati per te. Sono pensati per altri. Per un pubblico diverso. Più piccolo, più selezionato. Più di elite, se volete. Ma diverso.  E come saranno questi volumi? Beh, direi che se ne può parlare un’altra volta, no?

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