Fumetto d'Autore ISSN: 2037-6650
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L'Editoriale » Il fumetto digitale non serve a niente (seconda parte)

ipadmanidi Alessandro Bottero

Cosa ci eravamo detti la prima puntata?

A – che di e-book e di prodotti che si “leggono” su supporti informatici diversi dal libro di carta si parla dalla fine degli anni ’90, e non dal mese scorso, quindi solo chi ha la memoria di una falena lobotomizzata, può pensare che il tema del libro/fumetto digitale sia una autentica novità

B – che in realtà i supporti tecnologici oggi molto alla moda e figosi non aggiungono NUOVI lettori. Al massimo travasano i lettori (alcuni) dal cartaceo al digitale.

C – che il problema della crisi dell’editoria in Italia, crisi che esiste ed è crisi di VENDITE, non di idee o di contenuti, è perché non ci sono i LETTORI. Non perché i libri non sono fighi e il tablet sì. 6 italiani su 10 non leggono nemmeno UN libro all’anno. Punto. Questo è il dato da cui partire. Significa che TUTTI gli editori si devono litigare quei 4 lettori su dieci.

D – che tu leggi su supporto digitale se prima leggevi su carta. I vari iPhone, iPad , iCostounsaccomasonofigo non portano NUOVI lettori. Al massimo qualcuno scaricherà un applicazione, o un e-comics sul suo supporto, per “vedere come si fa”. Ma questo non significa un consumo REGOLARE di fumetti, come invece è tratto distintivo di un lettore vero.

Oggi, in questa seconda parte, di che si parla? Del fatto che con i fumetti in digitale non si guadagna un benemerito cavolo di niente. Al massimo possiamo dire che i fumetti in digitale eliminano il costo della STAMPA, ma questo che significa? Alcuni costi restano lo stesso, no? Il figosissimo e costosissimo Ufficio Stampa per promuovere i fumetti pubblicati, io editore figoso devo averlo sia se pubblico su carta che su iPad, no? Chi mi cura la parte di software, chi realizza l’applicazione, chi insomma mi “confeziona” il fumetto digitale io lo devo pagare si no?  Le spese vive della casa editrice ci sono sempre, sì o no? E soprattutto….io editore poi alle mostre mercato questi accidenti di fumetti digitali come li vendo? Metto un computer nello stand e la gente si collega dal mio stand e scarica l’applicazione? E io quanto ci ricavo?  Cioè, se io per esempio fossi un editore che pubblica SOLO fumetti in digitale, come potrei partecipare alle manifestazioni? Cosa firmerebbero gli autori?  Tu puoi dire “Beh, per venire alle manifestazioni stampi un tot di copie in digitale e le vendi!”, e secondo voi quanti ipercollezionisti ci sono disposti a pagare 10 euro un volume, che hanno già preso in digitale a molto meno?  Ve lo dico io. POCHI! Ma questo è secondario.

Il discorso è che con i fumetti in digitale non si crea un nuovo mercato.  Mercato significa un luogo dove girano soldi, dove qualcuno incassa , dove conviene stare. No. I fumetti in digitale agli autori non servono a nulla, e per gli editori servono a pochissimo. AL massimo (e dico davvero al massimo) buttarsi nel fumetto in digitale serve solo ad essere alla moda. A non sembrare “ehhhh ma quanto sei vetusto! Lui c’ha il catalogo tutto per iPad! Lui sì che è troppo avanti!”. Ok, poi vai a vedere che alla fine della fiera l’applicazione del fumetto figoso la scaricano in dieci. Domanda: Ma John Doe è sull’Apple Store sì o no? E quanto cavolo di copie  ha venduto John Doe negli Apple Store? E i margini di guadagno per gli autori quali sono? Idem per Diabolik, Idem per i libri della Tunué. Ditemelo, perché se poi scopro che il volume X della casa editrice Y, alla fine realizza, come download digitale un ricavo di dieci euro all’anno, sinceramente mi viene da ridere. Ma anche fossero 100 euro.

Mi vien da ridere perché mi va bene se dici “ACCANTO alla vendita del prodotto cartaceo, che resta il canale principale, io affianco questo altro canale, che INTEGRA per quel che può gli incassi.”

Punto. Non “Il futuro è nella vendita in digitale!”. Al massimo si AGGIUNGE qualche euro alla vendita dei fumetti di carta.

Ovvio che poi c’è sempre l’eccezione. Il libro che vende 10.000 copie esiste anche oggi. Solo che la media ne vende 200. Mettersi a pubblicare sperando di essere sempre quello che tira fuori il libro da 10.000 copie vendute è accettabile da parte di un bambino di 6 anni, non di chi dovrebbe ragionare facendo i conti con la realtà.

Allora, a che serve il fumetto in digitale?

- Sicuramente a riempire la bocca ai fumettologi tecnofili, che sui loro blog celebrano le mirabili sorti progressive del fumetto in digitale, senza rendersi conto che stanno indicando come strada da seguire quella che si basa su un supporto che costa  non meno di 500 euro (iPhone) quando non quasi 800 (iPad), ossia una strada assolutamente non-popolare, e (scusatemi il tono demagogico) che in tempi di crisi economica mi pare abbastanza elitaria.

- Serve a fare vetrina. Serve ad essere presenti negli Apple Store, che sono il nuovo “Tempio della figosità chic”. Se prima il fumetto “giusto” era quello che andava in libreria, e non in fumetteria, ora il fumetto “troppo cool” è quello che sta nell’Apple Store, perché – diciamocelo - visto che io autore figoso mi sono comprato l’iPad, volete togliermi il gusto di avere il mio fumettino nell’Apple Store?

- Serve ad aggiungere un po’ di soldini alle vendite dei prodotti di carta. Ma pensare che il mercato a fumetti possa sopravvivere solo con il digitale, o che il digitale possa sostituire il canale del cartaceo è una fesseria. Chi lo dice infatti? Le case editrici che stanno investendo nel settore degli e-book, perché devono convincere i lettori che succederà come dicono loro. Se la Mondadori decide di investire sul digitale, è OVVIO che poi tutta la macchina di comunicazione e marketing della Mondadori dirà a tutti, in ogni luogo e in ogni lago, che il futuro SICURAMENTE sarà il digitale. Se dicesse il contrario non potrebbe giustificare  i suoi investimenti. è  una situazione a volte quasi kafkiana. Qualcuno dice che gli e-book possono essere il futuro della vendita dei libri, la notizia colpisce l’immaginazione di qualcuno. Si fanno dei focus group o delle ricerche di marketing a cavolo, pagandole DECINE DI MIGLIAIA DI EURI. Chi le realizza non vuole smentire l’intimo convincimento di chi gliele commissiona, perché è anche quello che paga. E tutti sappiamo che si paga più volentieri, quando chi fa le ricerche trova la conferma a quello di cui eravamo già convinti. Quindi le ricerche di mercato e i focus group in realtà confermano il già deciso. A questo punto , in una valanga comunicativa ormai inarrestabile l’e-book o il fumetto in digitale diventa la COSA NUOVA E BELLA, e nessuno più osa dire “Ma che state dicendo? Ma vi rendete conto dei numeri VERI?”

Il fumetto in digitale IN MEDIA e nelle MAGGIORANZA dei casi non serve a portare nuovi lettori, e non serve a far guadagnare meglio autori e/o editori. Dimostratemi che mi sbaglio (ma dimostratelo con dei NUMERI validi per la media degli autori e dei lettori, non con casi isolati tipo “Ehhh ma CICCIO SALSICCIO ha venduto mille copie del suo fumetto in due giorni sul web”. Ok, e gli altri MIGLIAIA di CIcci Salsicci che vendono tre copie in croce che sono? Poveri imbecilli?) ) e sarà felice di scrivere un articolo dicendo “mi ero sbagliato”.

Fino a quel momento il digitale è tutto vostro. Divertitevici.

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