Fumetto d'Autore ISSN: 2037-6650
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L'Editoriale » Successi e flop di questa estate (e forse anche dell’autunno…) - UPDATE

edicola-editorialedi Alessandro Bottero

Per l'UPDATE vai in calce al pezzo.

Lo stato mentale che pervade n po’ tutti è quello di rassegnazione. Inizio a capire come si dovessero sentire gli americani nel 1932, o gli abitanti della Repubblica di Weimar. Politici che promettono soluzioni certissime, basandosi sulle teorie di esperti bravissimi a compilare bilanci e relazioni per congressi e del tutto incapaci di migliorare le cose. Economia in crisi non grave ma terrificante. Calo dei consumi, e quindi anche delle vendite dei fumetti, malgrado quello che dicono gli opinion leader o le rockstar. Ma c’è una soluzione? Che può fare la singola casa editrice quando è vittima di un sistema distributivo-commerciale che ha come obiettivo solo ed unicamente quello di mantenere alti i fatturati, fregandosene delle vendite effettive? Si moltiplicano le uscite sul mercato (in edicola e in fumetteria) perché visto che ormai il guadagno dal singolo fumetto è ridotto all’osso, moltiplico le uscite per conservare lo stesso fatturato. Se prima per arrivare a un fatturato di 1 milione di euro all’anno mi bastavano quattro mensili, oggi devo farne otto, o dodici, perché le teorie economiche non accettano che io posa dire “beh, publbico lo stesso quattro serie, e fatturo di meno”. No. Se fatturi di meno sbagli, secondo la teoria economica e non sei un bravo imprenditore-editore. In questo gioco dove il banco vince sempre, i giocatori (gli editori) perdono sempre. Decenni di roulette non insegnano niente. Quando a gestire il gioco è uno che GUADAGNA dai risultati del gioco, è ovvio che alla fine sia solo lui a vincere, visto che i giocatori non hanno alcuna possibilità di controllo su chi manovra la roulette.

Ogni tanto, ovviamente, il sistema DEVE lasciar vincere qualcuno, per illudere gli altri editori che sia ancora possibile farcela, e quindi oggi abbiamo l’innegabile successo di Walking Dead, che stabilmente vende in edicola sopra 10.000 copie, cifra ora IMPENSABILE per qualsiasi altro fumetto formato bonelli, non pubblicato dalla Bonelli. Lo ripeto, perché forse non è chiaro: i fumetti formato Bonelli pubblicati da casa editrici diverse da Bonelli NON vendono 10.000 copie. Non li vendono da anni. Nessuno, tranne Dago Nuova Ristampa (Aurea) e Rat-Man (Panini), uniche eccezioni, ma anche loro in calo. Davvero e Suore Ninja in edicola vendono a stento 4000/4500 copie. I prodotti dell’Aurea toccano anche 3.000 copie vendute. John Doe aveva chiuso a 6500 copie vendute su 23000 stampate (parlo di edicole). E non è solo questo. La stessa Bonelli è in calo. Saguaro è sceso sotto le 20.000 copie vendute. Dylan Dog è diretto a scendere sotto le 100.000 copie, e probabilmente lo sfonderà entro dicembre. Panini e RW hanno perso tra il 6 e l’8% del venduto nelle edicole da settembre a oggi, e non credo sia del tutto peregrino ipotizzare un venduto nelle edicole dell’Uomo Ragno attorno alle 6.000 copie, cento più cento meno. I Manga? Rido per non piangere.

Va bene Historica, che è una collana pensata e realizzata per un pubblico preciso, adulto, che ama un certo tipo di fumetto, e soprattutto che è legato a un mondo culturale (quello di Focus Storia) apparentemente lontanissimo dal fumetto, che però ha dato fiducia al progetto e lo sta sostenendo.

Gli allegati? Le collane particolari? Ho visto ieri in edicola una collana, col marcho il Sole 24 ore, che presentava la collezione storica de Il Grande Blek. In pratica sono 30 volumi che presentano i primi 30 numeri della collana della Epierre, in formato più grande. Ma che senso ha? Se il Grande Blek formato popolare della Epierre vende 2.000 copie (dico per ipotesi), che senso ha realizzare una collezione storica da edicola in 30 albi? Perché il Sole 24 ore lo fa? La risposta che mi do è che una volta perso il contatto con con la fascia di mercato degli adolescenti, una volta sparito il mondo del fumetto per pre-adolescenti (se si esclude Il Giornalino), resta solo il settore nostalgico. Il processo mentale è lampante: Se la collezione storica di Tex pubblicata da Repubblica è durata 236 albi e ha venduto un sacco, allora significa che il pubblico che vuole queste cose c’è. La cosa ha una sua logica perversa. È vero infatti che lo stesso progetto decicato a Dylan Dog sia stato un bagno di sangue, mentre quella dedicata a Zagor abbia dato numeri migliori. Ed è vero che il fattore nostalgia sia ormai un dato da valutare nella realizzazione di prodotti da vendere (altrimenti non si spiega perché ci sia la richiesta quasi bramosa di DVD che ripresentino serie a cartoni animati francamente pietose, solo perché “le vedevo da piccolo ed erano bellissime!!!!”) .

Ma possiamo salvare il mercato del fumetto con la NOSTALGIA? Posso dire che salveremo il mondo del fumetto con l’iPad (che costa 700 euro) o con le ristampe del Grande Blek?

Walking Dead ci dice di no.

Vorrei chiudere con un pensiero che mi vaga da un po’ nella testa. Girano voci che il gruppo Fandango sia in grossi problemi con le banche. La cosa potrebbe avere delle conseguenze sui marchi editoriali del gruppo, ossia Fandango libri, Coconino, Orecchio Acerbo, Beccogiallo e The Box. Ho chiamato Sergio Rossi, responsabile assieme a Omar Martini del marchio The Box, per avere un commento a questa ipotesi e molto gentilmente Rossi ha smentito tutto, mandandomi addirittura il programma di The Box, linea che debutterà in autunno. Ora, mi fido di Rossi e sono sicuro che a Lucca vedrò i prodotti annunciati che oltretutto sono molto interessanti, ma qui si parla di problemi ben più seri di un tipografo non saldato in tempo o un autore che ritarda la consegna, e il fatto stesso che le voci girino a mio avviso suscita qualche pensiero. Staremo a vedere. Certo, in queste situazioni quando le cose si mettono in moto accadono in tempi rapidissimi. Alzi la mano chi sapeva che Linus avrebbe chiuso dal giorno alla notte. E alzi la mano chi crede davvero che Linus tornerà in edicola in tempi brevi….

UPDATE

Per correttezza devo chiarire meglio un punto forse poco chiaro dell’editoriale. Sergio Rossi, da me sentito al telefono, non ha parlato degli ipotetici problemi con le banche del gruppo Fandango, dicendo correttamente di non sapere nulla. Né ha detto alcunché circa gli altri marchi editoriali del gruppo (Coconino, Fandango Libri, Orecchio Acerbo, Beccogiallo) non essendo a conoscenza delle dinamiche editoriali degli altri marchi. Ha invece ribadito di stare lavorando sul programma di The Box.


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