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L'Editoriale » Napoli Comicon 2010: Botterean Overview

comicon2010di Alessandro Bottero

[03/05/2010] » Non una review, perché la mia esperienza del Comicon 2010 si  è limitata alla giornata del 1 maggio, ma una overview, ossia una impressione a volo radente quasi “al di sopra”, passando dalla Mostra di Oltremare a Castel Sant’Elmo, nel corso di una (semi) frenetica giornata, con in più l’aggiunta di qualche dato dalla solerte redazione, presente tutto il tempo della manifestazione.

Vediamo di partire. Treno alle 7:34 da Roma. Il mio Comicon sarà di una giornata. In fin dei conti esiste tutto un pubblico che vive le mostre in una giornata, no? Parte, passa il tempo che può passare, e torna a casa. Non tutte le mille mila persone che staccano biglietti li fanno per due/tre giorni, e quindi la mia dimensione è quella più “popolare” che esista.

Il Comicon quest’anno si è diviso in due. Editori (ma poi non tutti), autori, e conferenze a Castel Sant’Elmo. Cosplayer, negozi, distributori e giochi, alla Mostra di Oltremare. Avevo già espresso il mio pensiero su come sarebbe andata in QUESTO editoriale, dicendo che questa separazione secondo me non aveva senso, e che molto probabilmente il futuro del Comicon era stare TUTTO alla Mostra di Oltremare, e pare (da voci raccolte in giro per la manifestazione) che alla fine sarà così. Mi ricordo anche delle pernacchie che avevano accolto le mie riflessioni. Ma alla fine chi ha ragione, ha ragione.

Siccome voglio capire cosa significhi spostarsi a un luogo all’altro, quanto tempo ci si metta, e quanto sia comodo per un qualcuno che voglia vivere la manifestazione in una giornata sola (anche per evitare i soliti commenti del tipo “Ehhhhh, ma tu mica l’hai fatto! Che parli a fare?”), decido di andare subito alla Mostra di Oltremare, e poi spostarmi per l’ora di pranzo a Castel Sant’Elmo. Avevo letto dichiarazioni  del tipo “Con i mezzi ci vuole mezz’ora dalla Mostra di Oltremare a Castel Sant’Elmo. Non di più!”. Beh, lasciatevi dire che è una bugia. Ci vuole mezz’ora di metropolitana dalla STAZIONE CENTRALE alla fermata CAMPI FLEGREI, e poi cinque minuti a piedi. Infatti sono arrivati alla stazione alle 9:34, ho preso la metro alle 9:46, e sono arrivato alla Mostra di Oltremare alle 10:15. Al ritorno, mi sono mosso verso le 12:30, e siccome la metropolitana era in ritardo,  alla fine, tra metro, funicolare, e dieci minuti a piedi, per arrivare da Oltremare al Castello ci ho messo un’ora pulita pulita. Se questo me lo chiamate spostarsi in modo comodo a un punto all’altro della manifestazione, allora ditemelo prima che siamo su Zelig, e mi metto l’anima in pace.

Le due  location di Napoli Comicon NON sono vicine. Punto.

Comunque…arrivo,  con nelle orecchie  la telefonata del giorno prima con chi era a Castel Sant’Elmo, che mi diceva molto chiaramente che  il pubblico non si era visto. Nada. E niente pubblico uguale niente vendite.

La mattina di sabato, invece, per entrare ad Oltremare la fila era lunga. Molto lunga. C’era UN SACCO di gente. Entro, e inizio a farmi  gli affari  degli altri. Le persone a cui chiedo come sta andando mi rispondono tutti  non bene. Ma la gente c’è. Ci sono anche gli  editori ad Oltremare (stranamente), ossia Panini, J-Pop e GG Studio. Ma non dovevano stare a Sant’Elmo? Saluto un po’ di amici, tra cui Max Brighel, Nicola Pesce, Giuseppe Guidi. Incontro Valentino Sergi, curatore del libro su Garth Ennis, pubblicato da edizioni XII per cui ho scritto un saggio. Chiacchiero un attimo con lo staff Alastor, sempre gentilissimo e cordiale. Faccio un giro nello spazio negozi, occhieggio nello spazio games, mi mangio il solito noodles propriziatorio, e alla fine mi dico “Tutto qui?”.

Impressioni da Oltremare:

Casino, caciara, sudore, zainetti, cosplay (poche Lamù, a dire il vero), poche consolle che non fanno un “& games”, ma danno tanto effetto “Expocartoon ultima fase”  (e questa la capiamo in pochi, ma va bene lo stesso). Negozi non tantissimi, per una manifestazione che vuole essere nazionale e non regionale, e tante, tantissime offerte sottocosto, giusto per incassare liquidi subito. In parole povere: i manga  arretrati te li tiravano dietro a un euro l’uno. Pubblico numeroso, ma che spende poco, come ormai si sta rivelando sempre più un trend (la gente i soldi non ce li ha, poche chiacchiere…..). Disegnatori solo allo stand GG Studio, ben congegnato, e molto professionale come design. Ho fatto i complimenti a Giuliano Monni, che mi ha detto come in autunno il GG Studio parteciperà alla convention di New York, per spingere i prodotti della casa editrice in America. Giuliano mi ha anche detto che uno stand di 35 metri quadrati a New York costa 1200 dollari, al cambio attuale 923 euro. Ossia meno di quanto costino gli stand a Lucca. Ma dei prezzi delle mostre mercato parleremo un altro giorno.

Come dicevo mi  avventuro per Napoli, in compagnia di Valentino Sergi, per arrivare alla Camelot del fumetto serio, Il Gran Burrone dove ci si può riposare e corroborare, al sicuro dalla catastrofe dei Cosplayer/Uruk-Hai, che vogliono conquistare la Terra di MezzoFumetto. Arriviamo dopo un’ora abbondante (come ho detto, e come ripeto, per sfatare le PALLE raccontate prima della manifestazione), e in effetti…il vuoto c’è. Non tantissimo, ok? Pubblico si vede, ma come ha già sottolineato qualcuno, almeno il 50% delle facce che si incontrano sono quelle di amici/conoscenti/addetti/espositori/autori/sketchmaniaci. Pubblico al di fuori dalla categoria “Ehilà, anche tu qui? Che fico!” pochino. E le vendite (la prima cosa che interessa a chi prende uno stand e lo paga coi propri soldi) alla fine della manifestazione confermeranno la cosa, attestandosi, mediamente, su un calo del 15/20%  rispetto al Comicon 2009.

Chiariamo una cosa: io capisco che per chi non prenda uno stand a una manifestazione il concetto devo vendere possa sembrare becero, volgare, poco chic, e anche vagamente cafone, ma è così: se io spendo dei soldi MIEI (diverso è se lo stand me lo paga qualcuno altro: comune/provincia/regione/ente statale, fate voi) per prendere uno stand ad una manifestazione, lo faccio perché spero di incassare più di quanto spenda. Oppure sono la Bonelli, XL, o altri, e lo faccio solo per promozione. Ma in questi  casi io incasso paccate di soldi tutti i mesi dalle edicole e dell’aspetto commerciale delle fiere poco mi interessa. Un editore medio-piccolo, ma anche grandino, se va a una manifestazione, paga uno stand, e vende, allora vuole incassare. E se la gente non c’è, non vende. E allora non incassa. E allora si mette male, ma male assai, perché esci di mille e rientri di cento. E alla fine in cassa ti resta il nulla.

A Sant’Elmo la delirante corsa verso il “in cassa nulla” ha avuto una bella accelerata. Dobbiamo dare atto a Roberto Recchioni di aver espresso punti di vista simili nel suo blog.

L’impressione che mi  ha fatto Sant’Elmo è che l’Area Pro si sia ingrandita a dismisura, inglobando corridoi e spazi degli espositori. In realtà, volendo buttarla sul pittoresco, Sant’Elmo è diventata  una sola grande Area Pro, dove addetti/autori/giornalisti ciondolavano chiacchierando, discutendo, o altro.

Piccolo sassolino da togliersi

Poi nell’Area Pro vera e propria avevano deciso di far pagare un bicchiere di birra da 0,4 due euro (costo reale del materiale forse 30 centesimi in tutto), per scoraggiare chi andava all’Area Pro per bere birra. Giuro che è vero. Arrivo alle 14:15, chiedo una birra e mi dicono “Ora si paga. Abbiamo deciso che la birra qui si da gratis solo dalle 12 alle 14, e dalle 18 alle 20. Sennò finisce”. Ora, a parte il prezzo da ladri, ma se questa è un’area per professionisti, quindi con un accesso limitato….ma come fa a finire una cosa? C’è gente che si piazza nell’area professionisti alle 10, e se ne va alle 20, dopo essersi bevuto tre litri di birra? E allora il problema non è che la birra finisca. Il problema è che ci sono professionisti alcolizzati… Anche perché, signori…a prendere un barilotto di birra in più, o magari anche due, nessuno va in rovina. Soprattutto una manifestazione con contributi esterni. Per cui: due euro un bicchiere di birra all’Area Pro? Brutta caduta di stile, ma proprio brutta brutta.

Editori tanti, questo va detto. Novità anche, e la cosa è interessante. Abbiamo fatto il pieno di volumi da recensire, e ringrazio tutti gli editori che hanno dato i loro prodotti. Saluto anche chi non li ha voluti dare, con motivazioni più o meno comprensibili. Resto sempre dell’idea che UNA copia data per recensire non mandi in rovina nessuno, e possa aiutare a far conoscere prodotti ed editori ignorati da altri siti. Ma evidentemente sono l’unico a pensarlo. Vorrà dire che, in alcuni casi, la prossima volta le copie da recensire ce le compreremo. Approfitto dell’occasione per dire che praticamente TUTTI i volumi presi a Fullcomics sono stati recensiti su Fumetto d’Autore. E non sempre succede che i siti che prendono fumetti  alle manifestazioni, li recensiscano tutti in un mese o poco più. Noi l’abbiamo fatto, e mi pareva giusto farlo presente, e mettere in evidenza il gran lavoro della nostra redazione, per mantenere fede agli impegni presi con gli editori. Tra le cose più interessanti il volume di Jacovitti, Beppe, pubblicato da Nicola Pesce, su cui cui torneremo prossimamente con un’intervista ad Andrea Mazzotta, direttore editoriale della casa editrice.

Incontri tanti. Con Stefano Piccoli parliamo del prossimo numero del Massacratore, previsto per Lucca, e che sarà una sorpresa. Con Luca Belloni (Absolute Black)  si parla del momento attuale e dei problemi di vendita. Con Luciano Tamagnini (Anafi) si parla dei prezzi delle mostre mercato. Con lo staff alla Coniglio si parla dei  progetti  futuri e della presentazione il 21 maggio di un libro scritto da Giulio Borrelli sull’occupazione del TG1 da parte della politica. Ma il tempo è poco, ed avendo il treno alle 18:34, poco dopo le 17 lascio Sant’Elmo.

Impressioni da Sant’Elmo. Molto spazio. La tribù che si ritrova in un luogo unico. Vacanza per alcuni, depressione economica per altri. Spazi semi-vuoti dove ci sono gli antiquari, e le mostre. Un salotto chic. Una chiusura.

E i premi? I premi premiano più o meno i soliti ed un tipo di fumetto che a Napoli ha il suo habitat naturale. Coconino, Black Velvet, Canicola. Due cose mi hanno colpito. Tex, votato come miglior serie realistica, ossia il fumetto popolare per antonomasia che trionfa. Il premio a Don Chisciotte di Landolfi, edito da Nicola Pesce Editore.

E adesso voglio levarmi un altro sassolino.

In occasione del Fantasy  Horror Award, tenuto ad Orvieto a marzo, ci hanno sfrantoiato gli zibibbi, dicendo che la giuria era una bufala, e come poteva il regista XX che non conosce l’italiano, aver dato il suo voto per i romanzi? E tutte le solite polemiche idiote. Ora in giuria di un premio a FUMETTI, ossia un campo dove i disegni (fino a prova contraria) contano almeno il 50%, non c’era nemmeno un disegnatore. Ecco i membri della giuria per il premio Micheluzzi 2001: Mario Gomboli (Presidente, sceneggiatore ed editore), Sandrone Dazieri (scrittore), Vasco Brondi aka Le Luci della Centrale Elettrica (cantautore e scrittore), Manetti Bros. (registi cinematografici) e Igor Prassel (animatore culturale e direttore di festival d'animazione).

Tre scrittori/sceneggiatori. Due registi. Un animatore culturale. E i disegni come facevano a valutarli? E Igor Prassel come ha fatto a leggere tutti i fumetti e a capirli, visto che non è italiano? Lo parla benissimo, meglio di me? Perfetto. Basta saperlo.

Ora capitemi bene. Non sto dicendo che sia impossibile valutare un fumetto se non sei un disegnatore. No. Dico che se devi dare un parere e una valutazione per assegnare un premio, allora nella giuria, visto che si parla di fumetti, ci metti sia chi sa scrivere, sia chi sa disegnare. Ci metti chi i fumetti li sceneggia e chi i fumetti li disegna. E se assegni premi a ristampe, allora ci devi mettere anche chi del fumetto pubblicato in Italia ne conosce la storia, e può dire agli altri giurati “In effetti il mio parere, di chi conosce il campo, è che QUESTA ristampa sia meglio delle altre, per QUESTI motivi”.

Invece sempre più o l’idea che le giurie che poi decidono i premi siano fatte male, oppure siano composte per usare nomi di richiamo, secondo la logica “Se in giuria della manifestazione X c’è LUI (nome famoso), allora i giornali parlano del premio e quindi della manifestazione.” Diciamo una giuria/specchietto per le allodole, volendo essere buoni.

Uno può dire “Ma tanto è un gioco.”. Ok. Allora domani indico il premio CiccioPiccio, ci metto in giuria chi decido io, mi faccio assegnare i premi che voglio, e poi mi bullo. Tanto se è un gioco, posso giocare anch’io, no?

Ok. Conclusioni. Napoli Comicon  2010, meno male che ci sono andato solo da visitatore. Se avessi preso uno stand mi sarei tagliato le vene.

Le notizie di Fumetto d'Autore su Napoli Comicon 2010 potete trovarle a questo indirizzo:

http://www.fumettodautore.com/napoli-comicon-2010

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