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L'Editoriale » Il decalogo del bravo editore
di Alessandro Bottero
Disclaimer (avviso, per cui non sopporta l’itanglese) preventivo: questa è Satira, e la Satira non deve rispettare nessuno. Nemmeno i lettori di fumetti, gli addetti ai lavori, i critici di fumetti, o chi parla di editori di fumetti su Internet. La Satira è sacra e inviolabile, e se qualcuno si sente offeso da quello che leggerà, allora sappia che è privo di senso dell’umorismo, probabilmente vota Berlusconi, sotto sotto è cattolico, e non accetta una giusta e doverosa libertà dei costumi.
Da tempo leggo cose su Internet. Da anni, direi da quasi dieci. Cose sul fumetto, scritte da chi di editoria a fumetti ne capisce quanto io ne capisco di Fisica quantistica dopo aver guardato uno speciale di Quark sull’argomento, ossia niente. L’assunto di base è: Siccome leggo tanti fumetti al mese, e siccome spendo tanti soldi al mese, allora per osmosi so come si devono comportare gli editori, e quindi ho il diritto divino di tranciare giudizi e dare patenti di bontà o incomptenza.
Questa teoria, che qualsiasi persona di buon senso troverebbe idiota se applicata a qualsiasi campo dell’agire umano, quando si arriva ai fumetti diventa dogma di fede.
Siccome leggo i super eroi da anni, allora IO SO come deve comportarsi la casa editrice XXX.
Siccome io leggo manga da annni, allora IO SO come deve fare la casa XXX.
E così via. Ma non solo. C’è anche il discorso che siccome io vendo fumetti, allora SO come si deve fare per pubblicarli/promuoverli.
Certo, e chi vende salumi telefona al signor Citterio e gli dice “Guarda che la percentuale di grassi saturi nel cacciatorino non va bene. Fai come ti dico io, che ne vendo tanti, e vedrai che le cose funzioneranno meglio!”
Il discorso è sempre il solito. Unisci i seguenti elementi: una testiera + uno schermo che ti nasconde + internet, e come risultati ottieni una crescita esponenziale di quello che il filosofo americano Harry G. Frankfurt, chiama Bullshit, ossia Stronzate. Vediamo cosa dice il filofoso nel suo saggio, intitolato appunto Stronzate (Rizzoli, 2005), a pagina 59, “Le stronzate sono inevitabili ogni volta c he le circostanze obbligano qualcuno a parlare, senza sapere di cosa stia parlando”. E direi che migliore descrizione del 90% dei discorsi su internet non si poteva trovare. È vero che “obbligano” in questo caso non è molto adatto, perché nessuno obbliga la gente a parlare su cose che non conosce, ma diciamo che la “spinta a dire la mia”, è quasi un obbligo sociale.
Comunque, raccogliendo, distillando, centellinando migliaia di frasi/affermazioni/verità di fede, ecco un decalogo su come deve agire l’editore, ricavato dalla voce di Internet.
1 – L’editore bravo è quello che finisce una serie iniziata, anche se per ogni numero perde migliaia di euri.
L’editore cattivo è quello che interrompe una serie, perché sta perdendo dei soldi.
2 - L’editore bravo è quello che spende migliaia di euri in promozione per i singoli prodotti, realizzando poster, cartelli, e altro materiale, e regalandolo in giro.
L’editore cattivo è quello che non fa queste cose, e non regala nulla in giro.
3 – L’editore bravo è quello che porta gli autori alle mostre mercato, a spese proprie, così i lettori possono avere il disegnino, magari senza comprare albi o facendosi firmare albi dello stesso autore ma di altri editori perché “Sono anni che lo seguo, e ho diritto ad avere un suo sketch. E poi questo volume ce l’ho già in originale/altra edizione”.
L’editore cattivo è quello che non fa venire gli autori, e quindi non permette ai lettori di avere i disegnini.
4 – L’editore bravo è quello che scuce almeno mille euri per un volume di 100 pagine, all’autore perché tanto “Lo sappiamo tutti che alle fiere basta che vendi 66 copie e i 1000 euro dati all’autore li riprendi, e quindi non hai scuse”.
L’editore cattivo è quello che non lo fa.
5 – L’editore bravo è quello che pubblica storie scritte da chi bazzica internet, così se ne parla sui siti/forum/blogghe/facebuch, e tutti gli amici degli autori possono dire la loro, e l’autore può bullarsi con gli amici sul suo blog.
L’editore cattivo è quello che non da spazio ai giovani emergenti della blog generation.
6 - L’editore bravo è quello che pubblica i libri col messaggio, e che non ha paura di denunciare il regime catto/fascista.
L’editore cattivo è quello che del messaggio se ne frega, e pubblica solo quello che lo convince.
7 – L’editore bravo è quello che è raffinatissimo nella grafica, nella confezione, nel lettering, nella colla usata, anche se poi ti fa pagare la carta e non il cioccolatino.
L’editore cattivo è quello che cerca di risparmiare.
8 – L’editore bravo è quello che fa pagare poco, perché “A me non me frega niente se a te costa e la carta costa, e se i soldi li cacci tu. In edicola i fumetti li pago 3 euro? E allora io i volumi a fumetti li voglio pagare poco”.
L’editore cattivo è quello che non fa pagare poco.
9 – L’editore bravo è quello che è sempre gentile, sorridente, che non perde mai la calma, che accetta le critiche, le battute, gli sfottò, gli attacchi “Perché io pago e ho diritti di dire tutto quello che mi pare”, ed è sempre presente su internet, per rispondere in tempo reale alle paturnie del primo che apre la bocca.
L’editore cattivo è quello che se ne frega, e non si fa vivo su internet. Come si permette?
10 – L’editore bravo è quello che fa tutto quello che dico io, perché io (anche se di editoria non ne so praticamente niente), so perfettamente come si deve portare avanti una casa editrice.
L’editore cattivo è chi tutte queste le sente ripetere da vent’anni, e francamente se ne frega.