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L'Editoriale » Autoproduzione: cos’è, cosa non è, a cosa serve… (Terza Parte)
di Alessandro Bottero
Terza parte di questa riflessione sull’autoproduzione.Le prime due parti le trovate QUI e QUi.
Dopo aver cercato di chiarire cosa sia, e cosa non sia, è il momento di dire a cosa serva.
Autoproduzione: a cosa serve.
Molto semplice.
L’autoproduzione serve ad esprimere un’esigenza creativa del singolo, mantenendo il controllo dell’opera lungo ogni passaggio del percorso che va dall’ideazione dell’opera, alla sua commercializzazione
Quindi due elementi:
A – esprimere un’esigenza creativa
B – mantenere il controllo sull’opera, da parte dell’autore.
Il primo elemento è fondamentale.
È l’espressione di un qualcosa di personale, che deve spingere l’autore. La creatività è personalità. Altrimenti abbiamo al massimo la tecnica.
Ma questo, ripeto quanto detto nella seconda parte, non significa che l’autoproduzione debba PER FORZA essere alternativa ai fumetti popolari. La mia creatività è, appunto, la MIA creatività. E se voglio raccontare e disegnare storie di supereroi, ma a modo mio, e mantenendo il controllo dell’opera, sono libero di farlo. Sicuramente c’è chi dirà “Ma i super eroi li producono già la Marvel e la DC Comics!”. Embé? Quelli sono i LORO super eroi. Io voglio fare i miei. Sarò padrone di farlo? “Sì, però così tradisci lo spirito dell’autoproduzione, per cui devi esplorare le cose che gli editori non ti fanno fare!”
Ecco. Questo dialogo nemmeno tanto immaginario è emblematico di come un certo modo snob intende il fumetto.
Il fumetto serio, quello autoriale, è SOLO quello che si pone contro il fumetto popolare, contro la Bonelli perché fa schifo, contro tutto quello che va in edicola, contro qualsiasi cosa che non sia “d’autore”.
E questo germe della fighetteria infetta anche come si debba intendere e a cosa serva lo STRUMENTO dell’autoproduzione.
L’autoproduzione, di per sé, non serve a far vedere agli editori grassi, ricchi e privi di coraggio, che gli autori sono fichi, coraggiosi, e provocatori.
No. Se UN AUTORE la intende così ha tutti i diritti di farlo, e se ci crede fa benissimo ad esprimere la sua creatività secondo quello che per lui ha senso.
Ma se un ALTRO autore non la pensa così, e vuole solo esprimere la sua creatività realizzando le storie western, o di super eroi, che lui vuole raccontare, ha tutti i diritti di fare come pare a lui, senza che un sedicente Comitato Centrale degli Autori Figosi e Snob dica a tutti cosa sia Autoproduzione e cosa no.
Lo scopo è dare voce al libero gioco delle facoltà creatrici dell’autore, e una volta accettato questo, qualsiasi contenuto ha pari dignità.
La seconda cosa a cui serve l’Autoproduzione è mantenere il controllo sull’opera da parte dell’autore, in ogni passo del processo produttivo.
Ovvio che questo per qualcuno conti poco. In fin dei conti (ripeto quanto detto alla fine della seconda parte) posso benissimo avere la massima libertà espressiva all’interno di una Casa Editrice, od Associazione Culturale, senza per questo usare lo strumento dell’autoproduzione.
Volendo scherzare un poco potremmo dice che è solo chi desidera controllare e gestire in prima persona tutto (direi quasi un maniaco del controllo) che è adatto all’autoproduzione.
Chi invece è più portato per il lato autoriale, potrebbe trovare tutto il resto (contabilità, rapporti con i tipografi, gestione della casa editrice) molto noioso, e snervante. In fin dei conto, per un Dave Sim che faceva davvero tutto da solo con Cerebus (e Sim è DAVVERO un piccolo maniaco del controllo), abbiamo esempi come Terry Moore, Jeff Smith, o Steve Rude, dove l’artista pensa a realizzare l’opera, e le mogli gestiscono tutto il resto.
E quindi? La conclusione?
L’autoproduzione non è una passeggiata. È uno strumento tramite cui esprimere in modo del tutto autonomo la propria creatività, mantenendo il totale controllo dell’opera in ogni fase del processo produttivo. Si ha autoproduzione, quando si rispettano questi quattro punti
chi si autoproduce
1 – è l’autore, in tutto o in parte, dell’opera prodotta;
2 -decide in modo autonomo tempi, modi e formati dell’opera prodotta;
3 – investe direttamente in prima persona i propri soldi, nel pagamento della produzione dell’opera;
4 – ha un contatto diretto con le strutture distributive, che diffonderanno l’opera nei punti vendita.
Ed avere una moglie che gestisce la parte burocratica, mentre l’autore crea il suo capolavoro, aiuta molto.