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L'Editoriale » Dopo Mantova Comics 2011: l’apocalisse!!!
di Alessandro Bottero
Leggo una simpatica, colloquiale e dialogica “Lettera Aperta” che anche noi di Fumetto d'Autore, come così l’A.Fu.I., abbiamo rilanciato nei giorni scorsi. La lettera è stata redatta in seguito a Mantova Comics, ed è stata sottoscritta da molti espositori (editori e standisti).
Essendo stato anche io a Mantova, ed pur avendone già scritto in modo critico (leggere per credere), devo dire di essere un po’ perplesso da questa lettera. Anzi, molto probabilmente, se fossi stato un espositore non l’avrei firmata.
Perché?
Primo: la lettera a chi è diretta? All’ORGANIZZAZIONE di Mantova Comics and Games? No. È indirizzata alla PROPRIETA’ del Palabam. Ossia l’organizzazione della mostra non c’entra, però poi nel testo si fa confusione tra le due entità. Infatti il discorso del venerdì (“Il tutto si aggiunge ad una cronica incapacità e mancanza di volontà e disinteresse ad accogliere le critiche degli espositori (ad esempio sulla storicamente disastrosa situazione degli inutili venerdì”) non riguarda certo la PROPRIETA’, ma l’ORGANIZZAZIONE. Quindi non c’entra nulla.
Il succo del discorso è “Mantova Comics è stata uno schifo, perché la gente una volta entrata non poteva uscire.”, con tutta una serie di note/conseguenze di questo fatto, che vengono poste come apocalittiche.
Ora, secondo me il discorso è un altro. A Mantova Comics 2011 si è venduto poco, e QUESTO fatto ha scatenato l’ira funesta di tutti, che speravano in una boccata di liquidità all’inizio dell’anno fieristico.
Infatti passiamo al secondo punto
Secondo: le accuse sono le seguenti
-l'impossibilità di riporre in auto i propri acquisti ha causato un evidente limite alla capacità di proseguire nella spesa;
-la mancanza all'interno della struttura di uno sportello bancomat ha ulteriormente peggiorato la stessa situazione;
-la mancanza di prese elettriche (fino all'anno scorso gratuite e da quest'anno proposte a prezzi incommentabili) ha reso impossibile l'utilizzo dell'apparecchiatura POS ai commercianti, non essendoci la possibilità di ricaricarli;
-la sensazione di “ingabbiamento” ha reso questa manifestazione odiosa verso il pubblico;
Ci siamo? Perfetto.
Allora la prima è ridicola. A Lucca dove si parcheggia? Davanti ai tendoni? A Napoli dove si parcheggia? Davanti alla Mostra di Oltremare, o davanti a Castel Sant’Elmo? O vogliamo parlare dei chilometri che si devono fare per arrivare ai parcheggi di Romics? L’idea di persone che acquistano talmente tanti fumetti o gadget, da dover fare più viaggi fino alla macchina per “depositare gli acquisti e poi tornare felici per spendere altri euri” è dolce e riscalda il cuore, ma è - lasciatemelo dire - una pia illusione. Si, certo, ci sarà QUALCUNO che lo fa, ma io in vent’anni di mostre non ho MAI visto questa transumanza da stand a macchina e ritorno, da parte di migliaia di acquirenti. E dubito fortemente che a Mantova improvvisamente la cosa si sarebbe verificata. Va bene lamentarsi, ma per favore… realismo.
Passiamo alla seconda lamentela. Potete dirmi in QUALE manifestazione trovate uno sportello bancomat all’interno della struttura? A Lucca no. A Napoli no. A Torino Comics sì, perché all’interno del Lingotto ce ne è uno. A Romics non mi pare ci sia. A Cartoomics? Forse. Non ricordo bene, ma non è importante. Il discorso è che non è DI SOLITO nelle manifestazioni a fumetti si trovino sportelli bancomat DENTRO la struttura. e questo perché non è detto che le strutture fieristiche delle città dove si organizzano le manifestazioni siano state costruite prevedendo la presenza fissa di uno sportello bancomat. Anche qui… lamentarsi va bene, ma per favore realismo.
Terza lamentela. Le prese elettriche si pagano. ODDIOOOOOOOOOOOOO!!!!! E a Lucca che fanno, te le regalano? Alle altre manifestazioni? Ad alcune sì, ad altre no. A Mantova prima erano gratis. Ora no. Ora le paghi. E allora? Se si ritiene che avere una presa elettrica interna allo stand sia basilare, e debba essere fornita a titolo gratuito, allora sono anni che bisognerebbe rompere le scatole all’organizzazione di Lucca, che invece le fa pagare. Io capisco che se uno si è “abituato” che a Mantova te la fornivano gratis, quest’anno ci sei rimasto male, ma va anche detto che la cosa era chiara nei moduli di adesione. Se per te espositore/negoziante X la cosa era intollerabile, perché hai partecipato comunque?
Quarta lamentala. E qui che si può replicare? Se si ricorre alla psicologia da due soldi c’è poco da ribattere. Sensazione di “ingabbiamento”???? Ma che stiamo a dire? Tutti claustrofobici? Vabbé, serviva un quarto punto, e amici come prima
Ma veniamo al punto più interessante.
La Lettera aperta dice “Considerando che questa scelta è stata presa unicamente allo scopo di favorire il bar interno”, e questa è un’affermazione precisa e secca.
Ma è anche vera? Esiste una comunicazione ufficiale che reciti “La PROPRIETA’ del Palabam ha deciso di permettere un unico accesso all’interno del Palabam stesso, dopo aver pagato l’ingresso, così da favorire il bar interno, ed impedire che la gente esca a prendere un caffè o pranzi altrove, e per impedire che la gente esca, compri un panino ai camion-bar stazionati davanti all’ingresso, e poi torni dentro”? C’è una dichiarazione del genere? No. Non c’è. Qundi gli etensori della lettra spacciano come cosa certa e indiscussa una loro opinione, o al massimo una voce messa in giro da altri. Tanto per spiegarmi, parlando con Francesco Meo, ossia il direttore di Mantova Comics e Games, lui mi ha dato una motivazione DIVERSA al fatto che non si poteva uscire, una che non coinvolgeva minimamente il bar. Allora, perché dovrei dare retta a cosa si dice nella lettera, visto che non porta nessuna prova a sostegno delle “certezze” presentate? E vorrei dire che spacciare per certe e indiscutibili cose che non lo sono, nel migliore dei casi è dire cose campate in aria. Nel peggiore è diffamazione, visto che potrei anche leggere questa frase “Considerando che questa scelta è stata presa unicamente allo scopo di favorire il bar interno”, come un modo illecito di favorire una realtà commerciale a scapito di altre, procurando fastidi alle persone. Se fossi il proprietario dei camion-bar che stavano fuori dell’ingresso, ed avessi pagato una regolare licenza al comune di Mantova per vendere panini, leggendo questa frase mi potrebbero girare i cosiddetti e potrei anche fare un esposto alla questura. E gli estensori della lettera dovrebbero motivare quanto da loro dato per sicuro.
Piccolo commento personale. Sabato sono stato dentro il Palabam dalle 9 alle 19. Avrò preso almeno sei o sette caffè. E questi “tempi biblici di attesa” non li ho mai visti. Resto oltretutto stupito da una piccola contraddizione. Se venerdì non c’era nessuno, come è possibile che si sia aspettato un “tempo biblico” per un caffè? Ed ancora… davanti al bar c’erano due macchinette per il caffè automatico, che costavano anche meno. Se sei uno standista e hai COSI’ TANTA fretta….beh, se vedi una fila epocale davanti alla cassa del bar, puoi sempre usare le macchinette per il caffé automatico, no? Faccio le pulci? Mi attacco alle singole parole? No. Mi limito a LEGGERE le cose che per gli estensori della lettera sono talmente IMPORTANTI da citarle come gravi carenze nell’organizzazione.
Ripeto… lamentarsi va bene, ma per favore… se volete che vi prenda sul serio, realismo.
Con questo voglio dire che l’osservazione è sbagliata? No. Il modo con qui è stata gestito il flusso delle persone all’interno del Palabam, e soprattutto il fatto che se entravi non potevi riuscire, è stato del tutto sbagliato, e non è assolutamente giustificabile.
Ma questa lettera aperta non ha senso.
Se a Mantova Comics 2011 si fossero fatti incassi buoni, come tutti speravano, NESSUNO tra gli espositori si sarebbe lamentato di nulla. Siamo onesti con noi stessi ed ammettiamolo, senza arrampicarci sugli specchi, scrivendo cose che sono più che altro sfoghi umorali.