- Categoria: Editoriali
- Scritto da Super User
- Visite: 11075
L'Editoriale » Romics: costumi & balocchi...
di Alessandro Bottero
Romics è la manifestazione mostra/mercato di fumetti che si tiene a Roma ogni anno, all’inizio di ottobre. Sono nove anni che va avanti, e da tre si è spostata nelle strutture della Nuova Fiera di Roma, un mega complesso costruito nella campagna tra Roma e Fiumicino. Da anni Romics si dibatte tra alcune anime, senza riuscire, secondo me, a trovare il suo perché.
Una prima anima è quella editoriale. Una mostra mercato di fumetti e sui fumetti, in teoria deve avere tra gli espositori il maggior numero possibile di editori di fumetti. Questo sia perché, in teoria, gli editori alle mostre/mercato portano le novità, sia perché gli editori portano, spesso a spese proprie, gli autori che fanno i disegni alle persone che entrano alla manifestazione, sia perché un evento dedicato al fumetto non può fare a meno degli “attori” che i fumetti li producono. Una seconda anima è quella commerciale. Una mostra MERCATO deve essere un posto dove si vende, dove gli espositori (che hanno pagato gli stand) incassano, e dove la gente dovrebbe comprare. Una mostra mercato dove si vende poco, è il sintomo che qualcosa non va. Può anche essere che siano i tuoi prodotti a fare schifo, ma forse ci sono anche altri motivi. Una terza anima è quella culturale. Una manifestazione che voglia promuovere il fumetto (lo so, lo so…il fumetto non si promuove, è una forma di sudditanza psicologica, siamo adulti, non dobbiamo piatire il riconoscimento della cultura ufficiale, e blah blah blah) o quantomeno rendere evidente che esiste la possibilità di parlare del fumetto in modo competente, interessante, avvincente, come per ogni altra forma della creatività umana, deve prevedere al suo interno incontri/presentazioni/convegni/tavole rotonde/eccetra, eccetra, eccetra. Angouleme lo fa. Il San Diego Comicon lo fa. Romics? Lo fa, ma l’interesse è (spesso) scarso. Anche qui: sono gli argomenti scelti ad appallare i possibili ascoltatori? I relatori? Il posto dove si tengono? L’orario? Il metterli in contemporanea con eventi più nazional-popolari? E ancora, le mostre (perché ogni manifestazione deve avere delle mostre, e tanto più sono nuove, autorevoli, complete, innovative, tanto più la manifestazione è autorevole) devono essere il centro focale di quest’anima, sì o no? E se la risposta è sì, allora perché le ficchi in un angolo poco illuminato del padiglione dove è sempre buio, perché ci fai le proiezioni (vedi mostra di Gallieno Ferri, che era sistemata in un angolo del padiglione 12, che era quasi sempre al buio, perché ci si tenevano le proiezioni, e gli spettacoli di premiazionie e cosplay)? Quarta anima è quella ludica. Non giriamo attorno all’argomento. Il settore dei giochi (video, di carte, o altro) è affine a quello del fumetto. Se lo prevedi come parte integrante della manifestazione X, allora devi valorizzarlo tanto quanto fai col fumetto. Mettere in campo una pista per le macchinine, quattro consolle in croce, sei stand di negozi di Roma che vendono giochi da tavola, e una serie di tavoli dove la gente o gioca a magic, o bivacca, non è il FESTIVAL DEI GAMES. È un guazzabuglio. Quinta anima è quella cospleyara. E qui arriviamo al punto. Antefatto: anni fa i rappresentati della più grande manifestazione di cos play giapponese decisero di stabilire dei rapporti internazionali, con altre manifestazioni nel mondo. Sapendo che in Italia il Cosplay è un fenomeno molto vivo, decisero di venire da noi, per prendere contatti. Nella loro soave ingenuità pensarono “Beh, andiamo in Italia. Qui da noi la manifestazione più importante sul Cosplay è a Tokyo, che è la capitale. Anche in Italia sarà lo stesso. Quindi contatteremo la manifestazione che si svolge a Roma, la capitale, e stabiliremo dei contatti con lei.” E così Romics si trovò su un piatto d’argento il rapporto ufficiale con il mondo Cosplay giapponese, anche se all’epoca la vera capitale del Cosplay in Italia era Lucca. Questo rapporto ufficiale ha fatto sì con gli anni il Cosplay a Romics sia cresciuto, sia come numero che come qualità, ed ultimamente sia diventato una parte preponderante del pubblico. Cinque anime, come potete vedere: editoriale, commerciale, culturale, ludica, cospleyara. Valutata sotto questi cinque punti Romics vacilla tra l’ottimo e l’insoddisfacente. Editorialmente la presenza di Lucca dopo tre settimane fa’ si che editori e novità siano poche. Commercialmente le vendite (per un editore puro) sono bassine, pur con le dovute eccezioni, e la sensazione che il pubblico di Roma sia un pubblico alla “10 euro? Eddai, famme lo sconto, no?” è sempre presente. Poi è vero che magari alla fine ti salvi e recuperi le spese, ma non tutti possono vendere gadget simil-giapponesi fatti in Cina. Culturalmente la risposta è fiacca, e porre (anche fisicamente) ai margini gli incontri non aiuta certo. Ludicamente siano a livelli da mostra di quartiere. Non basta dire “Aooooooo! E qui abbiamo la semifinale della regione Europa del gioco “mazzobuffo contro gli alieni paciocconi”, che ci si gioca tutti online, e puoi mazzolare gli alieni paciocconi, e poi alla fine se vinci c’è la finale in Corea del Sud!”, per tramutare il nulla in un Festival dei Games. Né bastano quattro gazebo con aperitivi rosso sangue per fare finta di essere vampiri, o la solita parata di Guerre Stellari, per dire “Ammazzate ao! A me sti games mi piacciono un succo!!!” Cosplayanamente parlando invece qui il potenziale c’è. Ma è un potenziale che è totalmente abbandonato a se stesso. È una ricchezza capitata per caso, cresciuta senza il minimo sostegno, e che priva di una guida potrebbe addirittura portare al collasso la struttura fumetto. Se il numero dei cosplayer crescesse, e lo spazio rimanesse lo stesso, è ovvio che ci sarebbe sempre meno spazio per chi NON fa’ Cosplay, o a cui del Cosplay non gliene frega niente. Forse sarebbe il caso di prendere il coraggio a due mani e dire “Ma perché in maggio/giugno non si organizza una manifestazione SOLO per i Cosplay & affini?” (dico maggio/giugno, così il numero di ragazze vestite da Lamù crescerebbe esponenzialmente….).
A tutto questo ci sarebbe da aggiungere un lungo capitolo sull’organizzazione TECNICA, ma voglio evitare problemi. Dico solo, così tanto per fare il burlone, che se si organizzasse una mostra mercato del fumetto a Mogadiscio forse sarebbe migliore. Domenica 11 ottobre (quarto giorno di fiera) i cassonetti posti tutto attorno ai padiglioni straboccavano di rifiuti. Per terra c’erano i resti dei vari bivacchi. All’interno stesso dei padiglioni i rifiuti erano ammonticchiati sotto le scale. E gli spazzini sono arrivati a pulire solo alle
Morale della favola: lettori che volete entrare nel dorato mondo del fumetto, lasciate perdere. L’unico vero modo per fare soldi è vendere cose da mangiare a una manifestazione. Possibilmente con un contratto di esclusiva. A quel punto puoi vendere una bottiglietta di birra (che a te costerà, a mio parere, meno di 50 centesimi), a TRE EURO E MEZZO, o un panini con UN hot dog a TRE EURO E NOVANTA, senza che nessuno possa darti del ladro.
Ah, dimenticavo….c’era anche un punto dove vendevano panini con la porchetta. Vi giuro. Non lo sto inventando. TRE EURO E NOVANTA a panino. Poi ci credo che la gente compra poco. Tra biglietto, da bere, da mangiare, anche solo per entrare e sopravvivere quasi QUINDICI EURO vanno via. Vi sembra un paese normale?
PS. Il tutto in una manifestazione dove il costo medio di uno stand, dati alla mano, è quasi il doppio di Lucca Comics. Infatti uno stand 3 X