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L'Editoriale. Wonder Woman, ambasciatrice dell’ONU. No, anzi ci siamo sbagliati.
Di Alessandro Bottero. Il 21 ottobre l’ONU dirama un comunicato: “Con il supporto della Warner Bros e della DC Entertainment", ha fatto sapere il Palazzo di Vetro, "scegliamo la Super Donna perché ci aiuti nella nostra campagna per la parità di genere, perché lotti con noi contro le discriminazioni”. E uno pensa Cavolo, che fico! Quella bomba sexy che si vede in Superman vs Batman all’ONU? Allora Dio c’è!!!!!. Nemmeno due mesi dopo però l’ONU fa sapere che forse si sono sbagliati. Quarantacinquemila persone hanno firmato una petizione online per dire “Macheccazz’?” Le dipendenti dello staff dell’ONU hanno detto “MA siete scemi?”, e quindi la brillante idea di un’organizzazione che dovrebbe avere autorevolezza su ogni paese al mondo di dichiarare ambasciatrice ufficiale per combattere la discriminazione un personaggio INESISTENTE è stata fatta cadere con discrezione.
Sapete quando uno osserva la realtà e si dice “Ma che sta succedendo? Viviamo tutti immersi in una nube impalpabile di cocaina per cui si dicono e si fanno cose del tutto prive di senso?”. Ecco questa notizia mi da la stessa sensazione.
Prima cosa: ma a CHI è venuta l’idea di nominare ambasciatrice ufficiale dell’ONU per una cosa così importante come la parità di genere e la lotta alle discriminazioni a un personaggio dei fumetti? Oltretutto un personaggio che ha un costume che è smaccatamente americano. George Pérez all’inizio degli anni ’90, quando scriveva e disegnava Wonder Woman e puntava molto sul ruolo di Diana come ambasciatrice di Pace nel mondo degli uomini in una storia cercò di arrampicarsi sugli specchi dicendo che in realtà il costume di Wonder Woman non era modellato sulla bandiera americana, ma che il rosso e il blu e le stelle erano elementi simbolici universali. Sì, assomigliavano alla bandiera USA ma non era così. Apprezzammo lo sforzo ma nessuno diede retta al buon Pérez Anche perché ai lettori di fumetti interessa pochissimo che il costume di Wonder Woman sia rosso e blu. Interessa quello che c’è dentro il costume.
Comunque prima considerazione: chi tra gli strapagati funzionari dell’ONU ha avuto questa idea geniale? Invece di una persona VERA che poteva parlare, testimoniare, intervenire a eventi, insomma che poteva INTERAGIRE con il mondo si sceglie come testimonial un personaggio dei fumetti, e non solo, un personaggio dei fumetti che la DC Comics sfrutta a livello di marketing in modo commerciale per promuovere prodotti. Converrete con me che la confusione tra politica/economia è totale. Provate a pensare: Wonder Woman dice no alla discriminazione – Wonder Woman dice che la merendina X è buona – quindi la merendina X è contro la discriminazione – le brave mamme comprano la merendina X. O Wonder Woman è contro la discriminazione – Wonder Woman appare nel film X – se vai a vedere il film X sei contro la discriminazione.
Non sto dicendo che questi ragionamenti si facciano ESPLICITAMENTE ma se usi come testimonial per campagne di sensibilizzazione sociale brand commerciali la confusione tra il piano del commercio e quello dell’impegno è massima.
Già il pericolo è latente se ad essere testimonial è un attore. Ma se a diventarle è un personaggio inventato e quindi manipolabile al 100% dai suoi realizzatori allora non è più latente. Direi che è una certezza.
Seconda cosa da far cadere le braccia poi è il fatto che l’ONU, ossia la stessa organizzazione che proclama di impegnarsi per la parità di genere e contro le discriminazioni, sia una struttura maschilista e sessista. Gli scandali sulle violenze sessuali ad opera di truppe e incaricati ONU nelle zone di intervento sono cosa nota. A questo aggiungiamo che il 90% dei dirigenti è uomo, e che le aspettative di una donna di fare carriera all’interno dell’ONU sono pari alle mie di diventare direttore editoriale della Sergio Bonelli ossia nulle.
Terza cosa: L’ONU si cala le braghe. Ora dico. Hai preso una decisione che ti ha fatto fare una figura da idiota? Bene, allora trova un modo più intelligente di uscirne. Non dire “CI siamo sbagliati”. Ribalta il tavolo. Individua una figura VIVENTE e nomina LEI ambasciatrice contro le discriminazioni. E Per favore evitate questo linguaggio da nerd. Le Super Donne nella vita reale sono le donne che lavorano, si sposano, hanno figli, badano ai genitori anziani e oltretutto devono anche stare a sentire i mariti quando si lamentano che al lavoro sono stanchi perché “lavoro troppo”. Le donne o i discriminati non hanno bisogno di Papà ONU che dica “Tranquilli, ora arriva la Super Donna e ci pensa lei a voi”.
Sono donne, non sono sceme.
Sono discriminati, non sono imbecilli.
Se si sentono prese e presi per il culo hanno perfettamente ragione.
Comunque in tutto questo una cosa mi conforta sempre: Più un’organizzazione è grande e con un budget multimiliardario, più è governata da imbecilli. E le occasioni per sorridere (con un po’ di tristezza) non mancano mai.