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L'Editoriale. Bonelli: Il trionfo delle ristampe
Di Alessandro Bottero
È un problema se un editore di successo, di grande successo, forse il più grande editore italiano di fumetti (il gruppo Disney/Panini non è piccolino nemmeno lui), è un problema ripeto se QUESTO editore (sto parlando della Sergio Bonelli Editore, così ci siamo capiti) aumenta la quantità di ristampe pubblicate nelle edicole?
Ovviamente no.
Il problema è se la cosa non viene detta in modo chiaro ai lettori. Posso io - Alessandro Bottero, noto rompicoglioni accusato da molti in giro per il web di avercela con la SBE per partito preso – dire che questo è successo?
Sì. In tutta coscienza mi sento di dirlo. E lo dico sulla base di almeno due prove. In questa calda estate 2017 come sempre cedo alla perversione collezionistica e compro quelli che una volta si chiamavano ALMANACCHI e che ora da quando c’è il nuovo corso in casa Bonelli sono stati ribattezzati con un molto più figoso termine inglese MAGAZINE. Certo, ci sarebbe da chiedersi se a Los Angeles qualche editore dice “Ragazzi, da domani cambiamo titolo ai nostri magazine! Si chiameranno RIVISTA o ALMANACCO”. Siamo sempre noi italiani a buttare nel cesso l’italiano e adottare l’inglese perché fa figoso, mai il contrario, ma lasciamo perdere. È impossibile lottare contro le perversioni inculcate nella mente dei nuovi manager dal Vangelo del Marketing e dell’Inglese come Unica Lingua Adatta al Mercato. Torniamo al discorso . Come dicevo cedo alla pulsione bieca di acquistare gli ex-ALMANACCHI ora MAGAZINE e che succede? Prendo quello di Nathan Bever NATHAN NEVER MAGAZINE uscito il 25 luglio) e mi ritrovo tre – diconsi TRE – ristampe di storie già pubblicate: GIOCHI DI GUERRA, LA LADRA, I MILLE VOLTI DI LEGS. Spendo 6 euri e 90 per un bombotto che in realtà mi da tre storie che già presi a suo tempo. Il punto dov’è? La SBE ha tutti i diritti di ripubblicare storie che ha prodotto nel corso della sua storia. Si chiama “Filosofia del Maiale”, per cui non si butta niente e ogni singola cosa può essere sfruttata millemila miliardi di volte. Tanto qualcuno che abbocca (vedi il sottoscritto) lo trovi sempre. La Disney lo fa da decenni con i Classici, i Grandi Classici, e altre decine di collane. La Panini ha imparato a farlo e in edicola sempre più spesso di vedono collane di ristampe. Gli Allegati editoriali non sono altro che RISTAMPE di storie già pubblicate. Quindi dove è il busillis che mi fa scrivere tutto questo?
Che in una collana preposta a presentare storie INEDITE di botto e senza dirlo in modo chiaro mi ritrovo ristampe. Perché “senza dirlo in modo chiaro”? Perché se all’interno di un albo che costa 6,90 ci sono tre storie RISTAMPATE lo dovresti dire chiaramente o come strillo in copertina (e invece su Nathan Never Magazine 2017 c’è scritto solo “Tre Storie”) o come nota messa in modo chiaro in QUARTA di copertina, o nell’introduzione, ma comunque in modo che il lettore lo colga subito e in modo chiaro.
Invece il fatto che le tre storie fossero ristampe lo si capisce solo se si legge con attenzione la gerenza in seconda di copertina, dove in caratteri più PICCOLI del resto del testo viene indicato da dove sono tratte le storie. Legalmente quindi tutto a posto. Ma eticamente? Chi è che legge la gerenza di un fumetto prima di comprarlo? Io l’ho fatto e l’ho comprato lo stesso per poter scrivere questo editoriale senza sentirmi dire “Ma che BEEP vuoi? L’hai comprato? No? e allora taci. È MARKETING!!!!”.
No. Non è marketing. È un modo astuto e legalmente irreprensibile di far credere al lettore che le “Tre Storie” annunciate in copertina siano tre storie INEDITE. Quando invece non lo sono.
La stessa cosa ossia storie fatte passare astutamente come inedite ma in realtà ristampe è successa con lo speciale estivo di Martin Mystere, dove metà dell’albo è composto da “Storie prima dell’Euro”, ossia ristampe di storie pubblicate prima del 2002. Anche qui manca una dicitura CHIARA che faccia capire al lettore prima dell’acquisto che si tratti di ristampe. È un sottile gioco che sfrutta la “consuetudine all’acquisto” di collane che si basano su un pubblico che aspetta un anno un certo tipo di prodotto e che lo prende quasi a prescindere.
Ora qual è il messaggio che tutto questo secondo me ci lascia? Che questo uso di ristampe è dovuto a tagli alle spese.
Realizzare 94 pagine inedite di Nathan Nevers o di Martin Mystere hanno un costo X. Vogliamo dire che possono costare tra sceneggiatura e disegni un 300 euro a tavola? Più o men o paliamo di una cifra tra i 25.000 e i 35.000 euro (calcolando un costo variabile tra i 250 e i 350 euro a Tavola per testi e disegni). È vero che le storie pubblicate sono a colori, quindi c’è un costo della colorazione, ma il costo è basso. Volendo essere molto generosi (e sicuramente eccedo) diciamo che se io invece di realizzare 94 pagine inedite uso pagine che già ho in casa e l’unico costo è la colorazione risparmio sul budget di quel numero circa 30.000 euro. È vero che le storie sono tutte a colori Più o meno (vado molto a naso) risparmiare 30.000 euro circa su un prodotto che costa 6,90 corrisponde a 7.000 copie. Ossia abbasso il punto di pareggio dell’albo di 7.000 copie circa. Allora cosa ne deduco? I MAGAZINE della Bonelli non sono numeri isolati. Vengono pubblicati all’interno della Collana Almanacchi, una collana che ha una sua cadenza e che DEVE uscire in edicola. Ossia è necessario per accordi col distributore garantire ogni tot un numero in edicola. Ma gli Almanacchi storicamente hanno sempre venduto poco rispetto alle collane a cui erano legati. Se la collana degli inediti di X vende 50.000 l’almanacco corrispondente ne vendeva 20.000, da cui il prezzo sempre più alto. Ora se col lo STESSO prezzo alto la bonelli ha dovuto ABBASSARE la qualità della carta, e risparmiare sulla produzione significa che le vendite degli almanacchi erano crollate. Significa che per poter far sì che Nathan Never Magazine quantomeno non crei perdite devi trovare un modo per abbassare il punto di pareggio di molto. Significa, in sintesi, che gli Almanacchi o gli Speciali di certi personaggi - almeno quelli dove si trovano ristampe – vendono poco. E questo significa anche che certi personaggi al di là della collana di inediti hanno ormai poca forza attrattiva.
Ce l’ho con la Sergio Bonelli? No. Però preferirei che la prossima volta non giocassero e dicessero chiaramente se in un albo che dovrebbe contenere storie inedite invece mi ritrovo ristampe di storie che già comprai a suo tempo.
Tutti hanno il diritto di fare Spending Rewiev. La fece Mario Monti all’epoca. Ma almeno fatela in modo trasparente.