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L'Editoriale » Internet, strumento miracoloso che ci rende tutti esperti di tutto
di Alessandro Bottero
[01/03/2010] » Anticamente si diceva che l’Italia era “un popolo di naviganti, santi ed eroi.” A questo, nei decenni, si era aggiunto “e di commissari tecnici della nazionale.” Ora, grazie ad Internet che permette a chiunque di elargire perle di saggezza su qualsiasi argomento, in realtà l’italiano non è più navigante, non è più santo (anche perché “santo” è una parola intrisa di cattolicesimo, e quindi da repellere come l’orticaria), né tantomeno “eroe” (potremo anzi dire che “eroe” per molti è diventato una parolaccia. Stranamente spesso proprio per chi legge fumetti di SUPER eroi, ma devo essere io che non colgo le raffinate distinzioni…). Oggi l’italiano colto, informato, tecnologico, e che usa Internet è un ESPERTO su QUALSIASI cosa. Non esiste più l’atteggiamento “A me questa cosa/canzone/film/fumetto non piace, ma tu hai tutti i diritti di apprezzarlo”. No. Ormai chi esprime un parere esprime la verità assoluta.
Questa riflessione mi è venuta, leggendo una volta di più i commenti sul festival di Sanremo 2010 e le canzoni presentate. Improvvisamente TUTTI siamo (sono) diventati critici musicali espertissimi, in grado di saper valutare come si costruisca una canzone da classifica, e soprattutto sono diventati TUTTI bravissimi e in grado di valutare se uno sappia cantare o meno. Persone che nella realtà sono stonate come zucche, o ascoltano canzoni con testi in lingue straniere di cui non capiscono una sega, si elevano a giudici altrui. Hai voglia a dire “guarda che il cantante XXX che ascolti con tanto gusto, se gli traduci i testi dice le stesse cose che dicono quei cantanti che disprezzi”. L’opinione del singolo (che poi in realtà è l’adeguamento all’opinione della maggioranza, quindi è unicamente un allinearsi ai gusti altrui), diventa la VERITA’ RIVELATA, o anche il Pensiero Unico Ammesso, e quindi chiunque dica il contrario deve essere emarginato.
Internet essendo uno strumento non è buono in sé. È buono solo se lo si usa in modo adeguato, ed è “cattivo”, se lo si usa in modo scorretto. Usarlo per dire idiozie, è un uso scorretto, e, volendo essere drastici, andrebbe proibito. Esiste già un elevato tasso di idiozie nel nostro mondo. Perché accrescerlo?
Questo “so-tutto-io-e-quello-che-so-io-è-giusto”, è l’atteggiamento della stragrande maggioranza di coloro che scrivono su Internet riguardo QUALSIASI cosa. Sanremo, la politica, come ci si deve vestire per andare a cena, i videogiochi, i film dei Vanzina, e così via. Anche sui fumetti. Anche su come si devono SCRIVERE i fumetti. Anche su chi possa o NON possa scrivere fumetti.
Arriva un autore e parla del suo nuovo fumetto, e subito “Ma come ne parli? Non sai fare nulla! Devi fare come ti dico IO!”
Arriva un autore che scrive un fumetto, e subito “Non si scrive come hai scritto tu. Dovevi fare come ti dico IO!”.
Arriva un editore che pubblica un fumetto, e subito “Non lo stai pubblicando bene. Devi fare come ti dico IO!”.
E così via. Ossia: IO so tutto, so come si fa il tuo lavoro, so come la gente deve cantare/ballare/scrivere fumetti/ pubblicare fumetti/andare in politica, e QUINDI ho diritto di mettere becco, non per esprimere un’opinione SOGGETTIVA, ma per dire agli altri come devono fare, secondo la mia VERITA’.
Io ammetto, e trovo legittimo, che si dica “questo fumetto non mi piace”. È una opinione di gusto personale, e io non posso dire nulla a riguardo. Ho realizzato/pubblicato una cosa, non ti piace. Pace. Finita lì.
Ma dire “Questo fumetto è fatto male”, detto da persone che si ritengono esperte solo perché leggono fumetti, è come se uno dicesse a Schumacher “Hai sbagliato tutto. Devi usare la strategia di gara che ti dico io”, e quando gli chiedi cosa gli dia la competenza per dirgli come fare, la risposta è “sono vent’anni che vedo i gran premi in Tv”.
Pensare che solo perché uno legge fumetti da vent’anni, sia automaticamente in grado di esprimere critiche sensate su un fumetto, su come lo si è realizzato, e su come lo si è prodotto, è come dire che solo perché uno ha visto in TV per vent’anni il calcio, è in grado AUTOMATICAMENTE di criticare il lavoro di un allenatore.
Non è così. Se uno ha letto fumetti per vent’anni, ha solo letto fumetti. Non è che per osmosi abbia appreso come si scriva un fumetto, come lo si disegni, e come lo si produca.
Non è che siccome uno ascolta molta musica tutto il giorno, allora AUTOMATICAMENTE sia in grado di fare critiche sensate sui cantanti di Sanremo. No. Esprimerà solo opinioni. E basta.
La critica non esiste, esistono i critici. Ma non tutti quelli che aprono bocca ed esprimono un’opinione sono critici. Molti, invece di limitarsi a giudizi di gusto soggettivi, si auto-nominano critici, senza avere nulla del critico, se non l’arroganza di chi è convinto di avere sempre ragione.
L'immagine a corredo di questo articolo è la copertina del volume Fare Fumetti, di Stefano Santarelli, Dino Audino Editore.