- Categoria: Critica d'Autore
- Scritto da Giuseppe Pollicelli
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Stan Lee, il babbo (bastardo) dei supereroi
di Giuseppe Pollicelli*
Nell’estate del 1964 il futuro redattore capo della Marvel (la più importante casa editrice di fumetti americana assieme alla DC Comics), Jim Shooter, all’epoca 13enne, trascorre una settimana nel reparto infantile del Mercy Hospital di Pittsburgh per un intervento chirurgico. Un giorno si allontana dal proprio letto e raggiunge una pila di fumetti accatastati lì vicino. «Gli albi della DC erano in condizioni perfette, quelli della Marvel erano spiegazzati e pieni di orecchie», ricorda. «Così ne lessi un paio della DC e un paio della Marvel, e capii perché tutti quanti leggevano questi ultimi: perché erano molto, molto meglio». Un giudizio forse ingeneroso nei confronti dell’azienda che detiene i diritti di alcuni pilastri dell’immaginario come Superman, Batman e Wonder Woman ma non c’è dubbio che i supereroi della Marvel (Spider-Man, Hulk, i Fantastici 4, gli X-Men, Devil, Capitan America e via elencando) siano sempre riusciti a farsi percepire dai lettori - sin dalla nascita della casa editrice, sulle ceneri della preesistente Timely Comics, nel 1961 - come i protagonisti di un universo più innovativo, moderno e coinvolgente rispetto a quello abitato dai più «anziani» e istituzionali Superman e Batman. A raccontare - con una messe d’informazioni strabiliante - il mezzo secolo di storia della Marvel Comics arriva ora anche in Italia (a solo un anno di distanza dalla sua uscita negli Usa, dove ha da poco vinto il Premio Eisner per la categoria saggistica) un monumentale lavoro dello studioso Sean Howe, Marvel Comics. Una storia di eroi e supereroi (Ed. Panini Books, pp. 536, euro 29,90).
In realtà, al centro di quest’appassionante monografia non vi sono i supereroi menzionati nel titolo italiano (cui si fa preferire, nella sua semplicità, quello originale: “Marvel Comics. The Untold Story”) bensì i molti «eroi» loro malgrado che, con il proprio talento grafico e narrativo, hanno nutrito negli ultimi cinque decenni una delle più potenti mitologie contemporanee. Nelle pagine del libro, inevitabilmente, giganteggia la figura di Stan Lee, leggendario redattore capo e poi presidente della Marvel, a cui si deve - in modo più o meno esclusivo - l’ideazione di quasi tutti i principali personaggi dell’editore newyorchese. Nato nella Grande Mela nel 1922, tuttora vivente e operativo, Lee si chiama all’anagrafe Stanley Martin Lieber ed è il figlio di immigrati rumeni di origine ebraica. Cugino della moglie di Martin Goodman, il proprietario di quella che in seguito diverrà la Marvel, inizia a lavorare per la casa editrice già alla fine degli anni Trenta. L’eccezionalità del libro di Howe sta nel raccontare Stan Lee - così come i suoi molti colleghi - tanto nei momenti di genialità quanto nelle umane debolezze, dispensando a profusione aneddoti e retroscena. Una costante della carriera di Lee sono stati i dissidi - riguardanti la proprietà intellettuale dei vari personaggi sfornati negli uffici della cosiddetta «Casa delle Idee» - che lo hanno contrapposto ai disegnatori con cui lui, esclusivamente scrittore e dialoghista, ha di volta in volta collaborato. Howe riferisce, per esempio, le divergenti versioni di Lee e del disegnatore Jack Kirby circa la nascita dei Fantastici 4 nel 1961. Secondo Lee «servirono alcuni giorni per sistemare una montagna di appunti, scartarli e metterne insieme altri, fino a quando non mi ritrovai con quattro personaggi che pensavo avrebbero funzionato bene in squadra insieme». Ma i ricordi di Kirby sono alquanto diversi: «La Marvel stava chiudendo baracca, letteralmente, e quando arrivai io in pratica stavano già portando via i mobili. Avevano cominciato il trasloco e Stan Lee era lì seduto che piangeva. Allora dissi loro di fermarsi, sostenendo che avrei creato dei fumetti in grado di vendere bene e non farli chiudere». Howe ricostruisce come Kirby, pur stimatissimo da Stan e sicuramente autore in toto di almeno un celebre personaggio della galassia Marvel, Silver Surfer, non riuscì mai - per la scaltra opposizione sia di Lee che di Goodman - a vedere pienamente riconosciuto il proprio apporto da un punto di vista economico, motivo per cui portò sempre rancore a Lee fino a passare alla DC Comics nei primi anni Settanta.
Sorte analoga toccò a Carl Burgos, che nel 1967 provò invano a farsi accreditare quale coautore della Torcia Umana («Se avessi saputo quanti guai e quanto dolore la Torcia mi avrebbe causato», dichiarerà qualche tempo dopo, «non l’avrei mai creata»), e a Joe Simon, il quale aveva dato vita molti anni prima, nel 1941, in tandem con il solito Kirby, nientemeno che a Capitan America. Goodman, d’accordo con Stan Lee, mise Simon contro Kirby, raccontando a quest’ultimo che Simon pretendeva il copyright di Cap tutto per sé e inducendo quindi lo stesso Kirby a firmare - in cambio di un’ingente somma di denaro - una deposizione sfavorevole a Simon e vantaggiosa per la Marvel. In certe occasioni, Stan Lee si è rivelato pure un fifone e un bugiardo. Ad esempio quando, nel 1973, diede l’okay a una drammatica storia in cui scompare tragicamente l’allora fidanzata dell’Uomo Ragno, Gwen Stacy. Howe, per bocca degli sceneggiatori Gerry Conway e Roy Thomas, riferisce la reazione di Lee di fronte a un gruppo di studenti imbestialiti per la morte della ragazza: «Disse qualcosa come “Oh, devono averlo deciso mentre ero fuori città, io non lo avrei mai fatto”. L’idea che avessimo cercato di far passare nel fumetto la morte di Gwen Stacy senza l’approvazione di Stan è semplicemente assurda». Ultimamente, ormai ricco sfondato e assurto al ruolo di uomo immagine della Marvel (nel frattempo rilevata dalla Disney), Lee si è dedicato soprattutto alle trasposizioni cinematografiche - suo pallino già dagli anni Settanta - dei più famosi supereroi della Casa delle Idee, quasi tutte rivelatesi successi planetari e in alcune delle quali il vecchio Stan appare in simpatici camei. Il più noto soprannome di Lee è, da sempre, il Sorridente: un nomignolo quanto mai appropriato.
*Articolo tratto da Libero del 8 agosto 2013. Per gentile concessione dell'autore.