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Lucca: non solo Comics ma anche speculazione e maleducazione dei commercianti
Appunti di viaggio nel mondo del fumetto, attraverso i suoi protagonisti e l’informazione di settore. Tutto rigorosamente in corsivo.
Lucca: non solo Comics ma anche speculazione e maleducazione dei commercianti
di Giorgio Messina
Dell'ultima Lucca C&G si è detto di tutto e di più. Ma si è parlato molto poco, anzi quasi niente di come la più grande manifestazione nazionale dedicata alle nuvole parlate sia stata vissuta dai commercianti lucchesi durante i quattro giorni di fiera.Nel mio moleskine, così, è finito l'articolo che vi propongo di seguto su questo argomento, scritto da Stefani Giuntini, lucchese direttore de LoSchermo.it.
Faccio solo una piccola considerazione a monte, è vero che tutto il mondo è paese, ma non è Lucca che fa un favore a ospitare 140.000 persone, il cosidetto "popolo dei comics"... ma è appunto questo variegato, rumoroso e numeroso popolo dei Comics che in quattro giorni porta molto favore a Lucca.
04-11-2010 / editoriale / Stefano Giuntini
LUCCA, 4 novembre - Devo dire a malincuore che, in tanti anni di "Lucca Comics & Games" (li seguo da sempre, anche se scrivo di essi solo dal '96, prima per "La Nazione" e adesso come direttore de "LoSchermo.it"), ho notato una certa tendenza di molti esercenti a "spremere" i visitatori tramite aumenti significativi di prezzi riservati ai giorni della fiera.
D'altronde anche il Comune, nell'occasione, si inventa parcheggi a pagamento - gratuiti il resto dell'anno - applicando a essi cifre forfettarie pur di "far cassa".
Va detto però, senza ipocrisia, che ciò è comprensibile perché fa parte delle regole del mercato e succede quindi ovunque. Ciò di cui non mi capacito, invece, è la maleducazione e l'indisponenza che ho visto tenere da certi commercianti lucchesi (per fortuna una minoranza) nei confronti del popolo dei Comics, quasi come se il volume di "superlavoro" di questi giorni - con la relativa stanchezza e nervosismo - fosse una giustificazione per far venir meno il rapporto di cordialità che si è tenuti professionalmente ad avere con un cliente fonte di guadagno per l'attività che si porta avanti.
Ecco - dopo aver sentito diverse lamentele dei visitatori - mi sono recato personalmente in alcuni degli esercizi "incriminati" (non mi pare davvero il caso di fare nomi) riscontrando - quando è andata bene - un atteggiamento freddo e distaccato da parte del personale nei confronti di chi faceva la coda per acquistarvi il pranzo e magari riempire le casse di euro.
Altre volte ho assistito a risposte secche e maleducate, o addirittura a veri e propri litigi fra gli stessi esercenti al lavoro, con decine di clienti in fila dietro al banco che osservavano allibiti la scena.
Sia chiaro, non voglio generalizzare, ma credo che certe manifestazioni siano significative dell'approccio che certi commercianti hanno con il popolo della manifestazione: solo portafogli da spremere e non persone da rispettare.
E questa "cultura", al di là delle regole di mercato che fanno lievitare i prezzi, deve cambiare.
Non solo perché, come si dice da queste parti, "non si sputa nel piatto dove si mangia", ma anche per un semplice senso di civiltà. E' una vergogna trattare così i visitatori, soprattutto se portano un indotto economico non indifferente.
Certa gente dovrebbe imparare non solo quanto sia sacra l'ospitalità, ma anche un'educazione di base che potrebbe essere illustrata loro dall'Ascom stessa (che per la cronaca è l'Associazione commercianti locale) nel prossimo volantino interno, da stampare assieme a quelli (illegibili, nei caratteri microscopici) che vengono giustamente distribuiti ai visitatori per indicare loro dove possono spendere denaro a favore degli iscritti alla già citata associazione.
Non sarebbe un cattivo investimento, tutto sommato. Anche bastasse solo a non far sbattere le saracinesche in faccia alla gente nel pieno di un temporale e a un minuto dall'orario di chiusura (un po' di elasticità, almeno). Sarebbe già un inizio.
Ultima cosa: ben venga il porchettaro alla stazione, anche se sgradevole alla vista, perché altrimenti dopo una certa ora non ci sarebbe dove mettere sotto i denti qualcosa. E ben vengano i distributori automatici di vivande (sempre riforniti per tutta la manifestazione): riempiamoci tutta la città nel periodo dei Comics.
Perché nella tanto celebrata qualità del servizio offerto c'è anche la cortesia, la possibilità di avere un bar dove entrare e ripararsi dopo le 20, se fuori piove a dirotto.
Alla fine è tutta una questione di priorità e queste non sono mancanze da poco, perché percepite nettamente dai visitatori.
Chiedetelo ai circa duecento partecipanti al gioco di ruolo dal vivo finito sabato a mezzanotte a Villa Bottini e spiegategli, se potete, che la sgradevolezza dell'impatto visivo del furgone dei panini è prioritaria rispetto al bisogno di riempirsi lo stomaco sotto la pioggia battente, in un centro storico dove non ci sono - a quell'ora - altre possibilità di rifocillarsi che i porchettari e i distributori automatici tanto sgraditi agli esercenti indigeni eppure altrettanto essenziali a chi in quei giorni indigeno non è.
L'articolo riportato potete trovarlo QUI e se ne avete voglia leggete anche i commenti. Dicono tant'altro.