Fumetto d'Autore ISSN: 2037-6650
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I consigli di Tito Faraci per trovare lavoro nel fumettomondo

titofaraci-maximusMoleskine #76

La rubrica più politicamente scorretta del fumetto italiano. Appunti di viaggio nel mondo del fumetto, attraverso i suoi protagonisti e l’informazione di settore.

di Giorgio Messina

Attenzione: questo articolo contiene delle informazioni utili a trovare lavoro nel fumettomondo a prescindere dal talento. Se credete nel talento e nella meritocrazia, evitate di andare avanti nella lettura.

Uno dei miei principali ammiratori - ogni riferimento a Michele Ginevra del Centro Fumetto Andrea Pazienza che si occupa di fumetto grazie alla politica locale e contributi statali non è puramente casuale - sostiene che qui su Fumetto d’Autore abbiamo l’abitudine di prendercela solo con i pesci medio-piccoli del fumettomondo. Quindi in questo Moleskine numero 76 ci occupiamo di un pesce grosso del fumettomondo.

Ci occupiamo questa volta di Tito Faraci che sta al fumettomondo come il prezzemolo all’arte culinaria. Nella cosmogonia del fumettomondo, Tito Faraci è praticamente l’unico a essere dotato del dono dell’ubiquità: lo potete trovare sia nella santa triade del fumettomondo - tanto cara al nostro affezionato lettore Ricky  - Bonelli, Astorina, Disney, ma anche in Panini/Marvel ed Edizioni BD. Di quest’ultima Tito Faraci oltre a esserne editor-in-chief, ne è anche socio (qualcuno ha parlato di conflitto di interessi? Il marrano, che osa farlo, si faccia avanti!).

Di Tito si favoleggia parecchio per i corridoi delle fiere. Oltre a testimoni che riferiscono che cammina sull’acqua e moltiplica i pesci, e agli appuntamenti fieristici manda un sosia, si racconta addirittura che Pirandello scrisse “Uno, nessuno e centomila” perché aveva già immaginato Tito Faraci.  Un'altra leggenda narra che quando Tito Faraci richiede l’accredito ad una fiera del fumetto, i responsabili dei pass ne emettano 16 diversi perché credono che “Tito Faraci” sia il nome collettivo di un gruppo di autori I Wu Ming infatti si chiamarono così solo perché il nome Tito Faraci era già occupato..

Oltreoceano, dove Tito è più famoso di Dan Di Dio, si favoleggia addirittura che Marv Wolfman abbia intotolato “Crisi sulle Terre Infinite” in omaggio a Tito nostro. Il segno della fine del mondo predetta dai Maya sembra infatti che sarà una conferenza lucchese a cui parteciperanno, senza moderazione, contemporaneamente tutti i Tito Faraci del multiverso.

Tra i critici accademici di settore ormai è opinione consolidata che Tito Faraci si sia guadagnato l’olimpo dell’immortalità, fumettistica poco dietro ad Alan Moore, grazie alla miniserie Brad Barron, un vero capolavoro che in casa Bonelli è secondo solo a Gregory Hunter. Fandom e comicdom concordano all’unisono che Brad Barron sia la risposta italiana a Watchmen.

Ora, all’incirca prima di Lucca 2006,  cioè quando di Brad Barron era uscita in edicola la sconvolgente conclusione (i più sconvolti furono quelli che con i soldi del prezzo di copertina di 18 numero realizzarono che avrebbero potuto farci altri 1000 usi diversi, tra cui ripianare un pezzo del debito pubblico…) scoppiò una terribile polemica.

Erano dei momenti difficili quelli. Si dice che nelle scuole c’erano addirittura bande di bulli, fan hardcore organizzatisi spontaneamente diciotto mesi prima – cioè dopo l’uscita del mitologico numero uno di BB - che se ne andavano in giro a picchiare chi non leggesse e apprezzasse Brad Barron.

In questo contesto di plebiscitario apprezzamento, anche coatto, di Brad Barron, sul blog di alcuni giovani scapestrati autori emergenti dotati di talento cristallino, che si facevano chiamare Abelard Snazz (in onore di un personaggio degli anni'80 di Alan Moore, il Tito Faraci d'Inghilterra), uscirono degli articoli satirici che osavano avere la pretesa di farsi beffe di Brad Barron. Questi articoli sconvolsero il fumettomondo internazionale dell’epoca a tal punto che Alan Moore si accorciò la barba e Smokyman smise di parlare di Alan Moore, per più di 12 ore.

Scrisse sul forum di Graphite in quei concitati giorni Manuel Bracchi, uno dei componenti di Abelard Snazz: «attenzione a nn criticare troppo Brad Baron, a noi di Abelard la cosa c'è costata una mezza crocifissione e l'esclusione da un progetto in Bd diretto dal Sig. Faraci». Bracchi accusò Faraci pure di suscettibilità. A seguito di questa accusa Abelard Snazz fu addirittura definita un’organizzazione criminale di matrice terroristica e la politica nazionale dell'epoca insieme all’opinione pubblica si divisero sul fatto che Abelard Snazz dove essere sciolto per Costituzione a similitudine del Partito Nazionale Fascista.

Alberto Lanzilotti, un altro del comando armato di pennino chiamato Abelard Snazz, dalla latitanza cercò di spiegare: «Le "nostre" critiche in relatà erano scritte da Cristiano, che tra l'altro si è già chiarito con Faraci, e sono state attribuite al gruppo (molti di noi BB non l'hanno mai letto), andando a danneggiare due persone che poco c'entravano con questa faccenda (se non il fatto di far parte del sito in questione).»

A questo punto, dal balcone di Piazza Venezia intervenne Tito Faraci, in persona, pizzetto, orbace e pugni chiusi sui fianchi, e spiegò ai terroristi abelardiano che avevano osato pubblicare sul loro blog alcuni innocenti articoli di satira su un fumetto che era già una pietra miliare fumettologica: «Io non sono tipo da liste nere e boicottaggi. (…) Tuttavia, mi sembra logico e perfettamente comprensibile che, all'interno di un progetto che fa capo al sottoscritto, io preferisca lavorare con gente con cui c'è un rapporto di stima, se non anche amicizia. Stima reciproca, intendo. In altre parole, preferisco non lavorare con chi disprezza il mio lavoro. E non capisco perché qualcuno che disprezza il mio lavoro ci tenga tanto a lavorare con/per me. Tutto qui. (…) Solo un consiglio, davvero amichevole: quando un collettivo firma qualcosa, sotto un unico nome, poi non si lamenti se questo qualcosa viene attribuito a tutti. Anche questo è perfettamente legittimo, e molto logico. .(…) Parlate pure male del mio lavoro, insultatelo anche. Ma qui la questione era su un piano personale, e mi ha ferito. Tanto più che il mio lavoro testimonia come io abbia cercato sempre di affiancarmi anche ad autori bravi, ma emergenti e non ancora noti.»

La piazza fumettomondista inizio a inneggiare a Tito Imperatore. Nel frattempo Alberto Lanzilotti, mentre la polizia politica lo portava via provò a spiegarsi tra le urla della folla; «Il contatto era stato preso da un'altra persona, nessuno aveva parlato di lei (Titus Maximus – ndr) come coordinatore del progetto, ma a parte questo, le persone coinvolte non si sono mai espresse sul suo operato. (…) L'articolo era firmato, con uno pseudonimo (che non era "Abelard Studio" ma "evocuoco") ma era firmato. (…) Non entro in merito a quanto scritto da Cristiano, si è già chiarito telefonicamente con lui, ma le ricordo che i due disegnatori scartati erano stati inizialmente scelti in base al loro lavoro.
A me sembra più pesante l'esclusione da un progetto lavorativo interessante (per quanto piccolo e da cui non dipendeva né la gloria né la ricchezza di nessuno), piuttosto che una critica, magari maleducata, espressa sull'ultimo dei blog in rete. Probabilmente dipende dal punto di vista.(…).»

Mentre Tito Maximus firmava un editto imperiale che bandiva la satira su qualsiasi sua opera con valore retroattivo  - fu considerata satira non possedere la collezione completa di Brad Barron - punendola con la lettura coatta di tutto Gregory Hunter, arrivò Matteo Casali, gran sacerdote della “Chiesa di tutti i Tito Fraci del multiberso del fumettomondo” che così pontificò: «Come ho avuto modo di dire agli Abelard guys, negli Stati Uniti, un caso come questo segherebbe le gambe in modo (semi)definitivo ad un autore. (…) Gli editor hanno OTTIMA memoria e si conoscono tutti tra loro. Le voci girano in fretta, gente, quelle cattive ancor più di quelle buone. E le liste nere, là, ci sono eccome. In questo campo, i rapporti umani contano quanto e più delle qualità intrinsicamente artistiche di un autore.»

Francesco Biagini, altro membro degli Abelard Snazz, che già era stato tradotto nel carcere di Alcatraz che Tito Magno aveva nel frattempo fatto trasportare all’Idroscalo di Milano, scrisse: «Se Faraci ha preferito collaborare con persone che non avessero amici critici nei suoi confronti, è sua piena prerogativa e rispetto la sua decisione; tutto quello che posso chiederti/vi è di non farci passare per cornuti e contenti; capisco benissimo che ci sono rapporti di equilibrio sottilissimi nel nostro campo (e tralascierò ogni polemica su ironia, sfottò e "si parli male di me purché se ne parli") e possiamo far finta tutti che non è successo niente, ma ahimé non è così.»

Dalla cella accanto gli faceva eco Manuel Bracchi: «Il fatto che un mio amico abbia criticato il suo lavoro nn fa di me un "complice", il nostro è un gruppo di amici, nn una sezione di partito...ma a quanto pare, questo a lei nn è mai interessato, ha preferito credermi un suo detrattore e chiudere la cosa...liberissimo di farlo, dopotutto avrà sicuramente trovato gente più brava di me, ma la prego, ora nn cerchi di passare da vittima, se qui c'è una(due) vittime nn è sicuramente lei. Vede, essere stato escluso dal progetto in questione, mi è davvero dispiaciuto, nn tanto per aver perso (per sempre) l'occasione di collaborare con professionisti che io stimo e dai quali avrei potuto imparare molto, ma per il fatto di essere stato escluso, per un'azione nn mia e della quale nn sapevo nulla: ...si rende conto della beffa?»

Intervenne nuovamente padre Matteo Casali che benedisse tutti nel nome di San Tito martire della satira e tutto cessò. Gli Abelard Snazz fecero ammenda e abiurarono. I pezzi di satira dedicati a “Brad Barrone, grande biologone” scomparvero dalla rete e l’onta fu lavata. Tranne Francesco Biagini che negli anni successivi riuscì a riparare all’estero grazie all’aiuto della Brigata per la Resistenza a Brad Barron e lavorò per la Francia e gli Stati Uniti, degli altri membri dell’Abelard Snazz non si sa più nulla. Risultano ancora dispersi. Se avete notizie di loro, aiutateci a ritrovarli!

Ad agosto del 2010, Tito Rex, forse ripensando a quei ragazzacci di Abelard Snazz, sul suo blog, scrisse: «Se siete giovani e vi dicono: "Stai al tuo posto, tu! Perché avevi le labbra sporche di latte, quando io facevo questo e quest'altro...", rispondete: "Bene, bravo. Adesso tocca a me." 
Be', magari potete limitarvi a pensarlo. Comunque, fatevi coraggio e non lasciatevi mettere sotto.»

Nelle ore seguenti a questo post Tito prima si incoronò imperatore dell’universo, e poi introdusse il reato di pensare male delle sue opere. Il 13 maggio 2011, Tito Noster, dichiarava a  Wired: «Nel folle mondo dei fumetti, nulla stupisce.» Nel catenaccio dell’articolo Tito Magno venne definito «il disegnatore di comics come Topolino, Dylan Dog e Spider-man.» Il redattore della rivista colpevole non appena fu informato che per questa svista non avrebbe mai potuto lavorare nel fumettomondo fu costretto a fuggire all'estero entrando in un programma di protezione.

Oggi si dice che Tito Faraci abbia fatto eleggere Pisapia sindaco di Milano grazie a dei messaggi subliminali contenuti nei suoi fumetti e che sia il vero Presidente del Consiglio perchè Mario Monti non è altro che il protagonista di un fumetto che Tito deve ancora scrivere…

Cosa insegna questa realtà ucronica distopica realmente accaduta? Se nel fumettomondo volete essere certi di lavorare, sappiate che non conta davvero il talento, o la meritocrazia, ma ci si può fare largo con l’ipocrisia. Dite sempre che vi piace tutto di tutti. Dite sempre che quello che viene prodotto da chi  vi può dare lavoro è il meglio che il mercato può offrire. E per fare intendere che non siete invischiati in una logica da lobby, parlate male pubblicamente solo di chi non può offrirvi lavoro. Pensate sempre con la testa di quelli che vi possono offrire occasioni e vi troverete sempre bene. Così parlo Tito.

Curiosità: nel 2006 Marco Rizzo, mister Comicus, scrisse sul suo blog:

«Sapete bene che apprezzo Brad Barron: sano intrattenimento senza troppe pretese, con un eroe positivo e dei bei disegni, nonchè una macedonia di citazioni da sci-fi classica. Però mi sono divertito un sacco leggendo questo post sul blog del team artistico (altro modo per definire un branco di pazzi genialoidi) Abelard Snazz: "Brad Barrone gran biologone"»

Rizzo, a differenza degli Abelard Snazz fu invece premiato da Tito e dal 2009 collabora con le Edizioni BD. Ma che nessuno osi pensare male di quello che sembra un esercizio di doppiopesismo. Quello che fa Tito Noster è insidancabile e sempre ben fatto. Perchè lui è Tito e noi no.

Ps: Vorrei tranquillizzare Tito Faraci, patrimonio fumettomondista, perché, nonostante possa non sembrare, in realtà questo articolo satirico è tutto a suo favore. Con tutti quelli che gli scriveranno dopo la lettura di questo articolo per manifestargli il proprio appoggio per essere finito protagonista di questa rubrica, il suo culto non potrà che accrescersi. Certo, poi qualcuno di questi tenterà di smerciargli qualche progetto con la scusa della solidarietà. Ma fa parte del gioco. Se c’è una cosa che infatti non manca nel fumettomondo sono i lecchini che hanno fatto carriera in punta di lingua, più che in punta di pennino. Adesso chiudo, che la polizia politica di Tito bussa alla mia porta…

Nella foto Tito durante dei colloqui di lavoro che suggerisce ai suoi interlocutori (predestinati) cosa devono dire per ottenere le sue grazie.

Sapete bene che apprezzo Brad Barron: sano intrattenimento senza troppe pretese, con un eroe positivo e dei bei disegni, nonchè una macedonia di citazioni da sci-fi classica.
Però mi sono divertito un sacco leggendo questo post sul blog del team artistico (altro modo per definire un branco di pazzi genialoidi) Abelard Snazz: "Brad Barrone gran biologone".

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