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Speciale Elezioni: la nuvoletta rossa e ingroiata che sfuma all’orizzonte (prima parte)
Moleskine #101A
La rubrica più politicamente scorretta del fumetto italiano. Appunti di viaggio nel mondo del fumetto, attraverso i suoi protagonisti e l'informazione di settore.
Speciale Elezioni: la nuvoletta rossa e ingroiata che sfuma all’orizzonte (prima parte)
di Giorgio Messina
Il 15 gennaio (QUI) e il 17 gennaio (QUI) scorsi, questa rubrica si era occupata della campagna elettorale messa in piedi dai tipi di Rivoluzione Civile, il partito politico del (ex?) magistrato Antonio Ingroia. I rivoluzionari civili ingroiati avevano pensato bene che per “spammare” per bene sul web e per i social network il proprio credo politico fosse il caso di usare abusivamente come "spintanei" testimonial della propria campagna elettorale i personaggi più famosi dei fumetti e dei cartoni animati in un esercizio creativo – ma tendente al grottesco - di applicazione del diritto d’autore. Ci siamo trovati davanti ai nostri eroi preferiti dei cartoni animati e dei giornaletti che ci spiegavano che anche loro votavano Ingroia perchè «insieme vinciamo». Ovviamente l’iniziativa non ha mancato di suscitare un polverone anche sui media generalisti, mentre nel piccolo fumettomondo antico invece gli ingroiati raccoglievano il plauso e l’approvazione di molti tra i soliti noti.
Tra costoro c’erano, guarda caso, anche quelli che si autoreferenziano da sempre cattedratici di diritto d’autore. Questi riescono a frequentare da anni, preferibilmente previo gettone di presenza, tutte le tavole rotonde sul diritto d’autore organizzate in giro per le fiere e le manifestazioni italiane dedicate al fumetto. Ma questi sedicenti esperti di diritto d’autore quando si sono trovati davanti alla creatività elettorale ingroiata, hanno pensato bene che – forse per assecondare le proprie simpatie politiche – di battere le mani all’illegalità (“dura lex, sed lex” dicevano si diceva già in tempi in cui il fumettomondo era ancora là da venire). In questo caso però il manuale di diritto d’autore da sopra le tavole rotonde del fumettomondo è scivolato giù a riequilibrare qualche tavolino sbilenco, magari di qualche centro fumetto pagato con i soldi del contribuente.
Da allora di acqua sotto i ponti delle campagna elettorale ne è passata ancora parecchia e dalle urne delle votazioni del 24 e 25 febbraio, Antonio Ingroia e i suoi rivoluzionari civili - che imbarcavano anche gli ultimi brandelli arcobaleno dei residuati comunisti (Di Liberto e Ferrero) e dei verdi (Bonelli)- sono usciti sconfitti: 2,2 % alla Camera, 1,7% al Senato. Sembra quindi che i nani da giardino, in attesa di essere reintegrato nella magistratura, si allargheranno con un nuovo figuro con contratto a progetto: Ingorialo. Fuor di battuta, la campagna elettorale improntata sui personaggi dei fumetti e dei cartoni animati sembra proprio non avere dato i risultati sperati. Anzi. E non poteva essere altrimenti: la comunicazione elettorale clandestina improntata all’illegalità dagli accoliti di un magistrato che sulla legalità ha fondato tutta la sua campagna elettorale ufficiale è stata un’autorete clamorosa. Non si sa quanto in percentuale ciò ha pesato sulla sconfitta finale, ma questo ormai non ha più importanza.
E a questo punto, visto che con la pazienza del ragno me ne sono stato sulla riva ad aspettare che arrivassero i risultati delle urne, adesso mi posso anche levare qualche macigno che negli ultimi giorni si andava incrostando lì nelle mie tasche.
Ma prima un breve passo indietro indietro. Nel pezzo del 17 gennaio – intitolato “diritto d’autore: le macerie ingroiate (e ingenivrite)” – commentando, tra gli altri, un pezzo ricolmo di sciocchezze ideologiche sull’utilizzo politico dei personaggi sotto copyright apparso in quei giorni su Il Manifestoa a firma di Nicolò Martinelli, chiamavo in causa l’esperto di fumetti de Il Manifesto così:
«Andrea Voglino, che si occupa ottimamente di fumetti e che con il Manifesto collabora con iniziative quali l’antologico a fumetti “Gang Bang” e il blog Nuvoletta Rossa, non ha nulla da dire in merito a questa visione del diritto d’autore del “suo” quotidiano? Attendiamo con trepidazione che Voglino intervenga sulla faccenda. Se se la nascondesse sotto al tappeto, ne rimarremmo molto delusi».
Andrea Voglino ha risposto al mio appello solo il 19 febbraio scorso (cioè a più di un mese di distanza…) sul blog Nuvoletta Rossa con il post dal titolo “Il diritto d’autore secondo Fumetto d’autore: quando il copyright tiene la destra”.
Innanzitutto tocca fare notare all’ottimo (almeno finchè anche lui non si inerpica in materia di diritto d’autore che evidentemente sconosce) Andrea Voglino che il diritto d’autore, come ogni altro tipo di diritto, non è né di destra né di sinistra, ma espressione di legalità. Si può essere per l’abolizione del diritto d’autore – e lo scrivente lo è, Voglino se lo segni a caratteri cubitali sulla sua velina rossa dedicata al fumetto – ma questo non autorizza a nessuno di fottersene delle vigenti normative in materia. La lotta per l’abolizione del diritto d’autore si fa seguendo le regole della legalità, non attuando la liberalelizzazione del copyright coattamente e in barba a qualunque legislazione.
A questo punto, onde fugare qualsiasi dubbio possibile, mi preme sottolineare sempre all’ottimo Andrea Voglino che i complimenti erano (e sono) sinceri e la chiamata in causa a partecipare al dibattito gliel’ho fatta proprio per conoscerne il parere di penna di parte, quindi essere proprio io apostrofato nell’attacco del suo post come «fazioso» e con tanto di vocabolario in mano è cosa abbastanza grottesca da maestrini con la penna rossa in mano e che rischia di sfumare nel paradossale se si mette sul piatto che l’accusa di faziosità mi venga fatta proprio da uno che collabora e scrive per Il Manifesto, quotidiano che già dall’orgogliosa declinazione che da di se stesso come “comunista” non mi pare che sia proprio esempio di indiscutibile imparzialità. E il pezzo di Voglino contro di me e Fumetto d’Autore di imparzialità ha appunto ben poco.
Rimane il fatto che il compagno Voglino dedica al sottoscritto una articolessa lunga quanto ciò che è rimasto della bandiera rossa della canzone, a cui tocca pure rispondere con una doppia lenzuolata.
Ma c’è di più. Forse preso dalle ultime convulse battute della campagna elettorale (che per i Rivoluzionari Civili è finita come sappiamo) o forse per avere lasciato macerare troppo il mio invito a intervenire nel dibattito sull’affaire Ingroia, Voglino da prova che senza figure, balloon e vignette ha qualche problema di comprensione dei testi. Voglino racconta infatti così il mio invito pubblico a intervenire, riportato poco più sopra in altrettanto virgolettato, il lettore può mettere a confronto:
«A sorpresa, c’è anche una chiamata a correo preventiva per il sottoscritto, con l’invito a presentarmi nella amena questura di FdA per chiarire la mia posizione sul pasticciaccio brutto di via Bargoni. E soprattutto, a prendere le distanze dai soliti facinorosi. Perché casomai rifiutassi di stigmatizzare quanto pubblicato dal “mio” quotidiano, insabbiereila verità. Addirittura.»
Ora, ancor più grottesco della palese difficoltà nella comprensione dei testi è il fatto che per supportare l’illegale campagna elettorale dei rivoluzionari civili del magistrato Ingroia difesa da Il Manifesto e forse per cercare di guadagnarsi qualche simpatia dei lettori di parte che frequentano i suoi lidi bloggeschi di rosso foderati, Voglino voglia fare passare per «questura» Fumetto d’Autore. La chiamata in causa nei suoi confronti non aveva carattere di obbligatorietà, e poi, suvvia, i tipi de Il Manifesto le conoscono meglio di noi le questure, infatti hanno appoggiato una lista come Rivoluzione Civile che ha nel suo leader Ingroia un magistrato che tutto il suo successo mediatico lo ha fatto proprio grazie alle questure.
Voglino poi continua riempendomi di complimenti. Il fatto che io abbia usato per riassumere le idee dell’articolista Martinelli sul diritto d’autore con l’espressione “espropriazione proletaria” sarebbe roba da alcolisti anonimi. Vorrei tranquillizzare il buon Voglino su questo punto: sono astemio da sempre. Casomai sono lui e i suoi amici de Il Manifesto che l’unica cosa che vedranno di rosso nei prossimi mesi fuori dal parlamento è un buon bicchiere del prossimo vino novello in cui affogare i fallimenti elettorali.
(fine prima parte - continua QUI)