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Moleskine 121 » E se il curatore non si mangia il panettone?
di Alexis Machine*
Dove eravamo rimasti? Dopo tre anni di gestione e furiose polemiche si avvicina la conclusione della gestione di Dylan Dog di Roberto Recchioni. I bene informati (non chiedetemi i nomi) raccontano che tra pochi mesi o anche prima, la rockstar del fumetto italiano saluterà i lettori tra attestati di ringraziamento per avere salvato il dylaniato indagatore dall’incubo della gestione Gualdoni e lacrime napulitane di chi non si rassegnerà all’inevitabile. Magari il curatore non si mangia nemmeno il panettone...
Pare che il dorato mondo del cinema gli aprirà le porte. Vedremo il suo nome nei titoli di coda di un qualche kolossal hollywoodiano. Per mesi leggeremo articoli che descriveranno in modo leggendario il suo ciclo su Dylan Dog. Le sue storie saranno raccolte in volume per la felicità della Bao di Foschini e lo vedremo in qualche fiera di tanto in tanto a raccontare ai giovani le mirabilie dei suoi anni dylaniati.
Va bene, basta sarcasmo e diciamo le cose come stanno. Si dice che Sclavi sia incazzato nero con il curatore a causa della caduta delle vendite. Se pensate che Sclavi se ne stia comodo nel suo eremo Venegono a contare i soldi che gli arrivano dalla Bonelli, vi sbagliate. Bonelli paga una percentuale sulle vendite. Se calano, si abbassano le quote pagate per dei diritti. Sebbene nelle dichiarazioni pubbliche, Recchioni e soci si dimostrano contenti, quando si chiudono le porte comincia il balletto delle accuse. Di chi è la colpa? Di Recchioni che ha promesso troppo ai lettori creando attese spropositate o di Bonelli che gli ha lasciato carta bianca?
Datemi la rete e me ne occupo io. Ah, se la conosco bene! Questo diceva tre anni fa e su sul fumetto immondo faceva proclami gloriosi di di fasti e storie indimenticabili. Ma sono venuti solo litigi, accuse, insulti a lettori, ad autori, editori (storici i suoi contrasti con FdA), ecc. Recchioni di errori ne ha commessi proprio tanti. Il più grosso è stato quello di crearsi nemici in casa sua, alla Bonelli. Gli scazzi con Manfredi e Frisenda li conosciamo bene. Gli echi sono finiti sui social, gli altri sono stati consumati nelle pareti delle segrete stanze.
I bene informati narrano di dibattiti poco amichevoli con Roi e discussioni animate con molti altri, di momenti difficili con intervento dei vertici bonelliani. La stella di Recchioni ha smesso di brillare circa sei mesi fa quando Mauro Marcheselli, suo principale sponsor, ha lasciato l’incarico di direttore editoriale della Bonelli, pare per godersi la sua meritata pensione. Dopo, i progetti recchioniani sono stati bloccati o modificati. Orfani doveva durare altre due stagioni di 12 episodi l’uno. Invece ne uscirà una sola preceduta da due miniserie. La serie dei 4 Hoods, che doveva inaugurare una fantomatica linea Young, è stata fermata. La pagina Facebook dove venivano postate le immagini non sono aggiornate da mesi. Nel frattempo, si sono dispiegate le direttive di Airoldi, il nuovo co-direttore generale arrivato dalla Panini. E’ uscito Morgan Lost in tricromia. Tra un paio di mesi uscirà una serie a colori di avventure del giovane Martin Mysteré. E’ stata annunciata una miniserie su Mercurio Loi nel 2017 affidata all’astro nascente Alessandro Bilotta.
E Recchioni? Negli ultimi mesi lo abbiamo visto spesso su FB dove ha postato recensioni di film per la rivista Best Movie, ha riproposto suoi vecchi lavori alla Cosmo (Battaglia) e alla Bao (John Doe). Ha collaborato con la Star Comics per una serie di volumi horror, ma su Dylan Dog si è visto poco. E ora lo vedremo sull’albo del trentennale dopo una assenza di quasi due anni. Lo ricordate il numero 342? Fra un Groucho che amava Dyd e un indagatore dell’incubo che va a letto con le donne perché gli piace scopare, ma non crede nell’amore. E ora arriva il trentennale. E Recchioni ne ha combinate un’altra delle sue. Ha invitato i pdf del numero 361 ad alcuni esponenti del fumetto(im)mondo. Tutti scelti accuratamente tra i suoi amici, quelli su cui può contare quando è in difficoltà. Quelli che non lo tradirebbero mai (almeno fino a quando ne avranno un tornaconto). La gente si è imbufalita. Una discussione avviata su Comicus è stata bloccata subito dagli amministratori. Ma che credibilità possono avere queste recensioni (le possiamo chiamare così?) se a farle sono i tuoi amici e collaboratori? I collaboratori dell'oste direbbero mai che il vino dell'oste non è buono quando è l'oste a dargli da mangiare?
E ancora, chi si metterebbe oggi contro il curatore dylaniato, che domani può aprirti le porte alla Bonelli? Mi ha stupito il fatto di non vedere tra questi sponsor pezzi grossi bonelliani. Boselli, Burattini, Roi, Manfredi, Chiaverotti, Ambrosini, Brindisi, Serra, Castelli, la sua ex-nemica Barbato, ecc. oggi ho scoperto un altro termine. Endorsement. Non sono bravo con l’inglese, ma un amico mi ha spiegato che il termine ha a che fare con il sostegno che puoi avere da colleghi e amici. Tra questi è balzato all’occhio Ortolani, che sta terminando il suo Rat-Man alla Panini, l’amico Artibani (recchioniano dalla primissima ora, o forse era Recchioi ad essere un artibaniano della prissima ora?), l'onnipresente nasino marrone Occhicone dello Spazio Bianco e la bellissima Barbara Baraldi. Mentre scrivo queste povere righe, altri si stanno aggiungendo al ricco elenco. C’è spazio perfino per Francesco Meo e altri suoi amici. Quando è in difficoltà, il sovrano conta la gente su cui può fare affidamento. La tentazione di concludere che chi non è in questo elenco non gli amico è forte.
Mi stupisce l’assenza di Michele Rech, alias Zerocalcare. Non ho visto Mauro Uzzeo. E neanche il più famoso di tutti. Proprio lui, Tiziano Sclavi. A proposito, lo sapete che ha annunciato il suo ritorno ai testi? Gli faranno scrivere una storia sull’alcolismo. Ora però la scena è tutta di Recchioni e per la sua Mater Dolorosa, ma se anche stavolta non dovesse andare bene, saranno volatili per diabetici (perdonate la battuta alla Lino Banfi!). Una mater dolorosa che rischia di diventare Dolores De Panza. Di quelli forti, però!
*Da questo numero, la rubrica moleskine ha un nuovo curatore, il misterioso Alexis Machine.