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L'Intervista » Giuseppe Pollicelli parla di Historica
A partire da Gli scudi di Marte, dodicesimo numero della collana mondadoriana “Historica” da pochi giorni in edicola, a firmare le prefazioni dei volumi non è più Giuseppe Pollicelli bensì Sergio Brancato. All’indomani dell’avvicendamento, abbiamo rivolto a Pollicelli qualche domanda.
Come mai non sei più tu a firmare le prefazioni?
A dire il vero non sono in grado di dare una risposta esauriente. Da quanto mi ha detto il direttore editoriale della Magic Press, Pasquale Ruggiero, che cura materialmente la collana per conto della Mondadori, credo di aver compreso che Brancato ha garantito di poter consegnare le introduzioni con maggiore anticipo rispetto a quanto facevo io, forse perché ha modo di procurarsi gli albi in edizione originale e di leggerseli direttamente in francese (io lavoravo su delle fotocopie in bianco e nero, già tradotte, che mi mandava la Magic).
Com’è stato il tuo rapporto con gli editor della Magic Press e di Mondadori?
Durante l’anno di collaborazione a “Historica” io ho avuto rapporti diretti unicamente con una persona, Pasquale Ruggiero, con cui, almeno da parte mia, non ci sono mai stati problemi di sorta. Invece con gli editor della Mondadori - tra me e i quali ha sempre fatto da tramite Ruggiero - non sempre è filato tutto liscio, poiché tendevano a mettere le mani su ciò che scrivevo senza concordare gli aggiustamenti con il sottoscritto. Cosa che avrei tollerato malvolentieri anche se i cambiamenti fossero stati migliorativi, ma per giunta si è trattato sempre di modifiche oggettivamente peggiorative. Tanto che ho preteso che sul n. 6 comparisse un avviso che faceva presente come, nella mia introduzione al primo tomo di Vae Victis! (quarto volume della collana), un’errata rielaborazione redazionale del testo aveva reso sintatticamente difettosi taluni passaggi. Una richiesta che forse non ha suscitato entusiasmo in Mondadori, ma non è colpa mia se i loro editor, per dirne una, fanno confusione tra congiunzioni concessive e avversative. Faccio un esempio. Nell’introduzione de L’ultimo volo di Hautière e Hugault (“Historica” n. 11), l’ultima recante la mia firma, io avevo scritto: “Del disegnatore francese Romain Hugault, classe 1979, e della sua incredibile bravura nel riprodurre, da ogni possibile punto di vista e in qualsiasi posizione, gli aeroplani da guerra (prosecuzione in chiave artistica dell’attività di pilota militare svolta dal padre, benché pure Romain abbia conseguito, a soli 17 anni, il suo patentino di pilota) abbiamo già fatto la conoscenza…”. Ebbene, senza che alcuno mi consultasse, e senza apparente ragione, la congiunzione concessiva è divenuta un’avversativa, per di più usata in modo improprio. Così: “Del disegnatore francese Romain Hugault, classe 1979, e della sua incredibile bravura nel riprodurre, da ogni possibile punto di vista e in qualsiasi posizione, gli aeroplani da guerra (prosecuzione in chiave artistica dell’attività di pilota militare svolta dal padre, mentre anche Romain ha conseguito, a soli 17 anni, il suo patentino di pilota) abbiamo già fatto la conoscenza…”. Penso ci vorrebbe più rispetto per ciò che produce un autore. Sono disponibilissimo a cambiare quel che scrivo, ma chiedo di essere consultato. E penso anche che ci vorrebbe maggiore competenza da parte di più di un operatore del mondo editoriale.
Che ne pensi della prima prefazione del nuovo corso del professor Brancato?
C’è una differenza sostanziale nell’impostazione, rispetto alle mie. Brancato, per scelta o per necessità, ha optato per considerazioni più generiche, entrando poco nel merito delle situazioni raccontate dal fumetto e concentrandosi maggiormente sul contesto storico. Io invece ho sempre cercato di analizzare le vicende e i loro protagonisti, adottando un approccio che voleva essere (magari non centrando sempre l’obiettivo, questo non posso escluderlo) quello del critico letterario o quantomeno dell’elzevirista. Un intento che, ahimé, mi ha procurato l’accusa di essere un produttore di “spoileroni”. Il titolare del blog “Che cosa sono le nuvole”, Luca Lorenzon, peraltro in gamba, me lo ha rimproverato praticamente in tutte le sue recensioni di “Historica”. Ma a parte che non è così vero, secondo me, che le mie intro fossero tanto anticipatorie, sono dell’idea che una buona introduzione debba necessariamente dire qualcosa di un intreccio. Vi è perfino una non disprezzabile scuola di pensiero secondo cui le introduzioni, in realtà, andrebbero lette dopo il racconto di cui si occupano e non prima. Detto ciò, lo scritto di Brancato è comunque ottimo e sono convinto che, a prescindere dal taglio che presenteranno, lo saranno anche i successivi, dal momento che Sergio è bravo e preparato. Quanto a “Historica”, il mio non richiesto consiglio è di seguitare a comprarla (cosa che farò anch’io) poiché è un’iniziativa che merita.