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CLASSIC TEX numero 11: “SATANIA!”
di Lorenzo Barruscotto
(Contiene note storiche sui Rangers del Texas)
Trappole mortali, agguati, infernali travestimenti, una setta segreta, torture e sparatorie.
Questo allegro programmino è ciò che attende il giovane Tex Willer nell'avventura che continua dall'albo scorso. Ma per mettere la parola fine alla sporca faccenda di cui si stava occupando e che lo ha portato al villaggio di Maricopa, al fuorilegge che lotta per la giustizia non solo servirà tutta la sua abilità con le Colt ma dovrà anche affidarsi ad un'arma anche più temibile delle sputa-fuoco: il suo istinto. L'aria si fa subito infuocata ma quello in cui vi imbatterete dopo neanche due pagine non è certo il solo “vivace scambio di opinioni” tra Tex e gli sgherri della setta del drago.
Appena si accarezzerà l'idea di essere scampati ad un pericolo eccone un altro ancora più letale sbucare da dietro l'angolo.
Stavolta il nemico riuscirà a colpire, rapido come uno scorpione e quasi altrettanto letale. Quasi, poiché la tempra d'acciaio del nostro giustiziere anche se messa a dura prova gli permetterà di conservare “l'anima attaccata alla pelle”, pur non uscendone senza danni.
Oltre al titolo che è ormai storico, questo volume della ristampa a colori delle prime avventure ha una valenza anche più importante per i texiani di ogni generazione.
Sebbene molti di voi già lo sappiano, lasciate che ve lo ricordi, pur senza svelare ovviamente lo svolgimento della vicenda: vediamo Tex Willer e Kit Carson fianco a fianco impegnati in una pericolosa indagine proprio come accade abitualmente anche “ai giorni nostri”.
Naturalmente Carson non è ancora Capelli d'Argento ma un baldo e giovane ranger già noto come capace ed affidabile uomo di legge che stupisce tutti per la sua amicizia nei confronti di un altrettanto noto per quanto particolare fuorilegge.
Proprio questo, per così dire, dettaglio verrà finalmente corretto ed il “bandito da catturare vivo o morto” inizierà a vedersi scrollare di dosso la fama di pistolero inseguito dagli sceriffi.
E' infatti tra queste pagine che mister Marshall, capo del servizio segreto dei Rangers, non potendo non riconoscere i suoi enormi meriti, domanda a Tex di tornare nei ranghi lasciandogli comunque l'ultima parola sul suo destino.
Inutile specificare quale sarà la decisione del futuro Aquila della Notte.
Ed in effetti grazie all'abilità grafica di Galep notiamo un'espressione stupita sul volto di Tex che ha appena udito la richiesta e nella sua risposta, nel suo sguardo, seppur mantenendo un certo grado di orgoglio misto in un primo momento ad ironica incredulità, traspare una notevole fierezza.
Non derivata dai complimenti ricevuti ma dall'onore che pervade un uomo giusto nell'appartenere al famoso corpo dei Rangers.
In questo caso nel tornare a pieno diritto a farne parte, dopo una serie di “spiacevoli equivoci” di cui “quel bel tipo di mister Marshall” si dice sinceramente pentito.
Infatti, conclusasi la vicenda dell'oppio, Tex e Carson sono ad Austin, capitale del Texas, ancora oggi sede centrale del Corpo dei Rangers, in quella che più che una base di truppe irregolari ha tutta l'aria di essere un forte militare.
Disegno di Lorenzo Barruscotto, tributo a Villa e Galep
Incappiamo quindi in un errore storico da parte degli autori che sovrappongono le divise dei Rangers con quelle dell'esercito americano.
In realtà i colleghi dei Nostri vestivano sempre abiti borghesi, erano responsabili del loro equipaggiamento e non erano soggetti ad alcuna disciplina o regolamento come invece accadeva per i soldati. D'altra parte non è la sola imprecisione che si può riscontrare nelle primissime storie di Tex, risalendo agli anni Cinquanta del secolo scorso, quando il West era più leggenda che storia e tanto per chi realizzava quanto per chi leggeva le avventure “a striscia” non c'era la possibilità di potersi documentare in modo approfondito e puntuale come possiamo fare noi oggi.
Era l'epoca dei film western in cui i cavalleggeri cavalcavano nella prateria alla caccia di indiani ribelli cantando in coro ed avevano le divise ancora stirate ed i capelli ben pettinati anche dopo uno scontro con gli Apaches ed in cui le bandane gialle al collo dei soldati del settimo cavalleria danzavano nella brezza del mattino. Parliamo di quando l'epopea western era piena di clichè e miti che la rendevano simile ad un racconto epico, distante nel tempo.
In realtà anche solamente il nome di questo corpo scelto, Rangers, racchiude in sé un notevole significato poiché quello era il modo con cui si chiamavano gruppi di “vigilantes” che nella Scozia di alcuni secoli fa pattugliavano i territori dei pascoli.
“Range” in inglese infatti tra le molte definizioni annovera anche quelle di terreno, pascolo e muoversi, il che rende bene l'idea dello spirito con cui nacque la prima Compagnia di uomini scelti.
I primissimi appartenenti a questo corpo speciale furono raggruppati dal leggendario Stephen Austin ma diversi nomi illustri che hanno lasciato la loro impronta nella Storia hanno intrecciato il proprio cammino con i Rangers come ad esempio Sam Huston, generale e poi presidente americano.
Ufficialmente il Corpo venne fondato nel 1835, quindi alcuni anni dopo l'idea di Austin.
Il compito di questi uomini, ai quali molto spesso non si facevano troppe domande sul loro passato al momento dell'arruolamento, consisteva tra gli altri nel difendere i coloni e le famiglie che si erano appena trasferite in quegli sterminati territori dove all'epoca talvolta non era ancora neanche arrivato l'esercito regolare.
Non erano soggetti alla disciplina militare ma pur riconoscendo i gradi all'interno della propria gerarchia, agivano in modo indipendente, non rispondendo del loro operato di fronte agli sceriffi locali ad esempio.
Furono coinvolti in azioni di spionaggio, nelle guerre indiane per via della loro abilità di combattenti e cercatori di piste, come veri e propri tutori della legge ebbero ruoli importanti nella caccia a banditi, contrabbandieri e bande di predoni e servirono inoltre come guide per carovane da scortare.
Fecero la loro parte anche nel conflitto contro il Messico e molti morirono per garantire l'indipendenza del Texas, addirittura ad Alamo ci furono diversi Rangers tra i difensori.
Dopo la fine della Guerra Civile americana per un certo periodo vennero addirittura sciolti dal momento che il Texas era tra gli stati sconfitti ma furono reintegrati in servizio appena il governo centrale riprese la sua attività in tutti gli stati dell'Unione.
Si sono create e tramandate molte leggende su questi uomini straordinari ma come tutte le leggende anche quelle riguardanti i Rangers hanno un fondo di verità.
Avevano realmente delle capacità fuori dal comune, superiori a quelle di semplici cowboys, che comunque non erano affatto degli indifesi e timidi chierichetti.
Tali capacità derivavano dalla crudezza del loro addestramento: imparavano a non sentire la fame, la stanchezza ed il sonno, stavano a cavallo come un guerriero Comanche riuscendo a compiere acrobazie in sella ed a sparare e ricaricare le armi lanciati al galoppo ed erano combattenti indomiti e temerari.
Come viene sottolineato nella presentazione in seconda copertina, a dire la verità non una delle migliori da quando è iniziata la collana, forse per il breve spazio in cui voler dire troppe cose, questi duri uomini di legge esistono ancora oggi e quelli veri, con la loro fama, con la loro stella sono sempre sinonimo di coraggio ed orgoglio.
Proprio in qualità di due tra i migliori, Tex e Carson vengono inviati in missione ad indagare su una serie di misteriosi ed efferati delitti la cui scia di sangue sembra fatta risalire ad un enigmatico individuo, non si sa neanche con certezza se si tratti di un uomo o di una donna, chiamato Satania.
Gli ingranaggi si sono già messi in moto e per i due amici si prepara una notte di paura e di orrore a causa di un avversario terribile e bestiale che forse neanche le loro Colt riusciranno a respingere.
Tenetevi pronti, perché l'esca è stata gettata.
Si dovrà rispondere colpo su colpo.
E la lotta sarà feroce.
Testi: G.L. Bonelli
Disegni: A. Galleppini
66 pagine
Disegno di Lorenzo Barruscotto, tributo a Galep