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Intervista esclusiva » Pasquale Saviano: RW, il ruggito del Lion e la katana di Goen
di Alessandro Bottero
C’è un nuovo cowboy in città. Si chiama RW, e dopo aver annusato il terreno di scontro in questi primi mesi, è pronto a scendere in campo seriamente. Pasquale Saviano, capo-imperatore-conducator-zar-shogun di questa nuova realtà ha accettato, dopo trattative al limite del ricatto di rispondere ad alcune semplici, tenere, zuccherose domande su RW, su Lion, su GOEN, su Alastor, e sul perché alle prossime fiere dovrebbe abbandonare il consueto completo giacca e cravatta, per indossare una t-shirt personalizzata con lo slogan “Sono sopravvissuto alla Planeta. A questo punto tutto il resto mi fa ridere”. Ma non sono sicurissimo di quest’ultimo punto, perché la mia fonte me l’ha riferito dopo la terza bottiglia di cognac.
Caro CEO, eccoci qui. Direi che l’entrata in campo del gruppo RW (Lion-GOEN) è andata bene. Ripercorriamo un attimo le tappe che ti/vi hanno portato fin qui. Se ben ricordo la prima uscita “pubblica” dell’entità RW è stata durante un incontro con le librerie a Narni fumetto settembre 2011. Poi si è passati al primo incontro con i lettori a Romics ottobre 2011, con una chiacchierata più informale che altro, ed infine la campagna di disvelamento si completata con Lucca fine ottobre 2011, dove avete annunciato ufficialmente i programmi più immediati sia della sezione Lion (fumetti DC Comics), che della sezione GOEN (manga). Da Lucca ad ora che è successo?
Tanto lavoro. Mettere in piedi una struttura editoriale che rispettasse ed onorasse gli impegni presi con la DC e continuasse quanto già in programma con i giapponesi in solo quattro mesi scarsi è stato e continua ad essere, anche se esaltante, qualcosa di impressionante. RW ha ereditato i diritti DC solo questa estate (praticamente ad Agosto), e ha dovuto organizzare un piano editoriale, calibrare i collaboratori, costruire uno staff, ecc. in un tempo utile per essere fuori a Gennaio con un numero di uscite che, per soddisfare il numero dei lettori DC, alla fine si è dimostrato addirittura superiore a quello del vecchio licenziatario. La PDeA, quando iniziò, acquisì i diritti con un anticipo di quasi una anno con cui organizzare una ripartenza post Play e post Magic e con le sole Avventure di Superman. Questo può giustificare in qualche maniera la compressione che abbiamo subito e che di fatto non ha permesso di generare ancora i risultati che vogliamo, ma che ha permesso di ottenere un editore che produce, partendo dalle 5 uscite di settembre, le oltre 30 attuali. Lo scopo finale su cui sono ottimista è che a questo punto, stabilizzatasi la produzione, non può che migliorare in tutti gli standard che ci proponiamo.
Essendo, come detto nel cappello introduttivo “sopravvissuto alla Planeta”, ci puoi svelare il perché per tutta l’era Planeta la presenza di errori di traduzione e/o lettering è stata una costante? Ovvio che tu come distributore non eri dentro al processo di produzione, ma poi alla fine i lettori alle manifestazioni si lamentavano con voi. Non hai mai cercato di capire cosa succedesse tra Italia e Spagna per dare vita a questi errori?
Il problema era quello che conoscete tutti. Per quanto bravi erano i traduttori italiani, il lettering era basato sul service spagnolo e a sua volta per quanto ineccepibile fosse il loro lavoro, era sempre il risultato di operatori non madrelingua. A questo punto se per un motivo o un altro saltava la supervisione “italiana” sul prodotto prima del fatidico si “stampi”, abbiamo le traversie di cui si parlava. D’altra parte il processo di supervisione non garantisce l’assoluta impeccabilità dell’opera in quanto non conosco un editore con una produzione così massiccia che prima o poi generi un refuso, ma sicuramente non avrebbe creato la problematica che abbiamo avuto ad oggi.
Facciamo qualche nome. Lorenzo Corti, responsabile sezione Lion, Paolo Gattone, responsabile sezione GOEN, e poi? Cosa hai cercato nel formare la squadra di collaboratori/redattori/consulenti?
Sicuramente abbiamo tanti nomi nuovi che in parte già conoscete dai colophon attuali come Elena Pizzi, Nazzaro, Corradini e Priarone (che tanto nuovi non sono), Gianni Tebaldi, Ravazzano, Carta, Putignano al quale si stanno affiancando o si sono affiancati nomi “vecchi” in progressione: Riccardo Corbò, Alessandro Di Nocera, Michele Foschini, Andrea Rivi (che resta a coordinare il fumetto extra DC e Giapponese), Leonardo Rizzi, Alessio D’Uva … Per il “dietro le quinte” cioè per le persone che lavorano nei settori del Marketing, commerciale, ecc. è un filino presto per elencare i futuri nomi ma anche qui credo che sarà un mix di persone “nuove” e “vecchie” dove per nuove intendo persone di provata esperienza e professionalità non necessariamente legate al nostro mondo e per “vecchie” parliamo di nomi noti nel nostro ambiente. Ovviamente per molti sembra un atteggiamento rischioso ricorrere sin dall’inizio a tanti nomi nuovi (anche se poi i “vecchi” si stanno aggiungendo sempre più numerosi), ma alla fine per risolvere questi dubbi non comprendo quale sia la soluzione corretta che si auspichi. Un nuovo editore è composto sempre da persone nuove a meno che non depredi un editore esistente e parimenti, non potrebbe esistere un professionista “vecchio” che non sia stato nuovo da qualche parte. Paolo Gattone è un “nuovo” o è un “vecchio” e Lorenzo Corti quanto è “nuovo” o “vecchio”? E Andrea Rivi? Se si fosse fatto un discorso diverso da questo oggi non avremmo i grandi professionisti che nominiamo continuamente, non ti pare?
Conoscendo quasi tutti i nomi che citi non posso che essere contento, visto che si tratta di persone sicuramente competenti. Personalmente mi farà molto piacere rivedere Sergio Nazzaro all’opera nel mondo del fumetto, visto che è una persona che ha tutta la mia stima e rispetto, umanamente prima ancora che professionalmente. Detto questo però come si muoverà questa squadra? Siamo nell’era del Social Network, del Web 2.0, quasi 3.0. Facebook, twitter, app per iPhone e Android, Tablet e tutti gli altri accidenti tecnologici che fanno figoso. Come state pensando alla promozione/comunicazione/rapporto con gli appassionati? Sito? Facebook? Un canale dedicato su Youtube per un booktrailer dei volumi RW (Lion & Goen)?
In questo momento non credo che ci stiamo sottraendo al primo dei punti che si intravede nella domanda e cioè la comunicazione. Una delle indicazioni è cercare, per quello che sia umanamente possibile ed utile, di avere la migliore comunicazione possibile e la presenza adeguata nei vari canali relativi. Facebook e Twitter sono presidiati, la prima base del nostro sito è operativa, le comunicazioni stampa ai vari forum avvengono, la presenza alle fiere sarà più o meno costante. Ovviamente anche qui è un work in progress e spero che le evoluzioni successive arrivino anche prima di quanto ci immaginiamo, ma è ancora presto per darci delle date assolute.
La sezione Lion della RW, dovrebbe assestarsi, da quel che si sa, su una media di 20-25 uscite mensili. La cosa porta inevitabilmente ad una pluralità di formati, e prezzi differenziati da prodotto a prodotto. Alcune lamentele sui prezzi ci sono giù state. C’è chi ha detto “Ma come??? Io pago un volume 100% della Panini 13 euro per 144 pagine (l’incorreggibile Ant-Man, tanto per fare un nome), e tu mi fai pagare "Batman; i cancelli di Gotham" 12,95 euri per 128 pagine? LADRIIIIIIIIIIII!!!!!!”. E vabbé che uno dovrebbe dire “ciccio, però tu il Mondo di Flashpoint 2, volume di 144 pagine, lo paghi 12,95, quindi zitto e cuccia”, ma la domanda resta. Ci sono elementi precisi, magari che sfuggono al lettore, che determinano i prezzi?
Innanzitutto la tiratura. Il prezzo di un albo è funzione della tiratura come tutti sanno. La tiratura poi è genericamente collegata alla vendita effettiva. A questi due aspetti si aggiungono altri elementi secondari che possono influire sul prezzo come le famigerate coproduzioni e/o la ristampa in volume di materiale uscito in altri formati (per esempio negli spillati). Fatta questa premessa, che i più tecnici mi scuseranno per la sua approssimazione, passiamo al caso RW per la scelta dei prezzi. In questo momento si è deciso di non avere coproduzioni: questo comporta un vantaggio che risiede per esempio negli adattamenti grafici, nella possibilità di non avere sempre dei neri per il lettering del balloon e la possibilità di avere un piano editoriale “proprio” e non comune ma lo svantaggio è che la stampa costa di più. Questo ha portato, assumendoci il rischio della tiratura e delle vendite, alla situazione attuale, che non capisco in che maniera differisce dalle medie standard del mercato confrontandoci anche con la storia recente delle edicole. Per i manga neanche mi pongo il problema perché, nonostante sia tutto da fumetteria, Goen ha la media prezzo più bassa del mercato dopo la Star Comics, che però vanta una nutrita uscita di albi da edicola.
Tanto per restare sui problemi più tecnici così ce li leviamo subito di torno. Altra lamentela è “Ma come? Avete rimpicciolito il formato!!!! I 100% Marvel sono 17 X 26. I vostri volumi sono 16,8 x 25,7. E a me chi me li dà questi due MILLIMETRI che mancano????”. Cosa vogliamo dire a chi si angoscia per questi motivi?
Fondamentalmente si è scelto di operare con due formati base, a cui si dovranno aggiungere gli extra come gli absolute o altri casi specifici. Questi due formati sono lo standard e quello dei classici. Quando ci è toccato decidere quale fosse lo standard ci siamo dovuti confrontare nel mercato non con quello della Panini che ha una storia ed una caratteristica diversa da quella della DC, ma con quella del nostro predecessore. Non dico che la scelta è stata obbligata ma quasi. Lorenzo ha optato, secondo me giustamente, con il mantenimento della continuità con le precedenti edizioni, che vantavano già 1800 titoli a catalogo. Diverse sono state le considerazione sui classici. Sicuramente un formato più piccolo garantisce una riduzione dei costi, ma a questo punto di quanto più piccolo? PDeA aveva perseguito per i suoi Universo DC e DC Classic un formato in b/n molto piccolo. Qui si è deciso di trovare invece un compromesso tra il risparmio obbligatorio alle scarse tirature necessarie alle testate classiche e le caratteristiche base del formato americano per cui si continua a colori con un formato 25.2X16.5. Credo che la redazione abbia ancora una volta fatto la scelta migliore per l’equilibrio che si voleva ottenere senza penalizzare il tentativo di mantenere in piedi le serie classiche.
Esaurite le domande base passiamo al resto. Come è stata la transizione da Planeta a RW-Lion? Un delirio, una cosa tranquillissima, un tuffo nel surrealismo, o semplicemente un continuare il lavoro svolto da altri?
Come ti dicevo prima qualcosa di convulso, appagante, intenso: insomma un delirio :p. Mettere in piedi una realtà che doveva garantire una corretta successione editoriale a PDeA, che nel bene e nel male ha rappresentato una fetta della storia del nostro fumetto, in soli quattro mesi e con un numero di titoli superiore ai nostri predecessori che si raccordassero al reboot di Maggio, la potrei sintetizzare come un Work in progress titanico. Attualmente stiamo garantendo circa 35 uscite regolari mensili, con un continuo rimodellamento dei piani editoriali (pensiamo a quante volte sono usciti ed entrati alcuni prodotti nei nostri annunci a seconda delle conferme o delle smentite di PDeA) senza che di fatto ci fosse un salto di continuità per i vecchi lettori. Sicuramente abbiamo qualche problema di compressione che verrà risolto nei prossimi mesi mano a mano che il ritmo si stabilizza. In quel momento alcune scelte potranno avere un margine temporale adeguato senza doverle chiudere in tempi minimi, e che le new entry previste aiuteranno ulteriormente a regolarizzare, ma se la devo dire tutta, il fatto che i prodotti escano con una buona regolarità rispettando i calendari è forse una cosa su cui ben pochi avrebbero scommesso e di cui non posso che ringraziare i “giovani” ragazzi che hanno costruito questa prima anima della RW.
Mi pare di capire che in tarda primavera si partirà in grande stile con il reboot successivo a Flashpoint con 52 serie nuove di zecca. Ora, ponendo come punto fermo che una serie dedicata a Batgirl (Barbara Gordon) è non dico doverosa, ma obbligatoria, ci puoi dire qualcosa? Ci aspettano 17 testate antologiche (3 per 17 = 51), più un volume ogni tanto di quella lasciata fuori, o i programmi sono altri?
Premetto che sconfino con questa domanda nel territorio di Lorenzo, per cui mi perdonerai se sono approssimativo. L’idea base è che il nuovo Universo DC riparte con 52 testate che la DC, per un motivo o un altro, ha ritenuto fondamentali per ristrutturare tutto il suo continuum. Di queste 52 credo che Lorenzo abbia fatto una sottospecie di miracolo puntando a qualcosa di mai provato (almeno per DC) fino ad oggi: entro l’autunno, in una maniera o un’altra, avremmo fatto uscire quasi 45 titoli dei 52 del nuovo Universo. Ovviamente il piano iniziale è partito necessariamente con un numero elevato di antologici (sette che coprono già 21 titoli) assumendoci un grosso rischio: molti sono nuovi in senso assoluto per un pubblico non abituato a tale varietà del prodotto DC (avete mai visto Firestorm con gli altri editori?) con una rimodulazione anche dei prezzi che rendono l’universo DC più concorrenziale addirittura di quello praticato negli ultimi due anni da un editore multinazionale. E’ ovvio che il rischio poteva essere ridotto prendendo solo i personaggi più famosi, compattarli in tre o quattro uscite e stare tranquilli su questo. Ma come abbiamo detto non ci sembrava corretto nei confronti di quel pubblico (soprattutto quello nuovo) che si sarebbe trovato l’inizio di una nuova epoca storica per il comics americano con una partenza italiana destrutturata e denaturata. Ovviamente, come comprenderai, il rischio è elevatissimo, ma una volta tanto si è cercato un compromesso con quelle che sono unicamente valutazioni commerciali. Un’ultima riflessione di carattere operativo. La scelta degli antologici è stata anche necessaria perché avevamo necessità di equilibrare altre due istanze: la mensilità, fondamentale per l’edicola, dove abbiamo raddoppiato la presenza delle uscite passando dalle due storiche (Superman e Batman) a quattro (Lanterna Verde e JLA) e il momento in cui partire. La struttura del nuovo universo avrebbe impedito di avere dei monografici mensili di 72 pagine e anche passando alla bimestralità (cosa non utile) ci saremo trovati di fronte a problemi operativi legati alla presenza “saltuaria” in un settore difficile come quello dell’edicola. Inoltre la monograficità ci avrebbe costretto ad accumulare un ritardo nel lancio per avere più materiale a disposizione (adesso siamo a limite della gestibilità rispetto all’uscita USA) che quindi non sarebbe potuto essere più in Maggio. Saltare Maggio avrebbe significato (a meno di non partire in Estate) riprogrammare tutto per l’Autunno che finiva con essere troppo lontano dalle uscite USA. A concludere la diatriba mografico/antologico posso aggiungere che si inseriranno un lungo pacchetto di testate monografiche rotazionali di cui Batman World e Batman Universe sono un anticipo (che permetteranno di leggere gli altri 24 titoli) e che finiranno con il creare un sistema equilibrato tra le due concezioni. Quello che mi auguro è che l’equilibrio generale che si è tentato di dare a tutto venga apprezzato e che permetta di avere l’infinità varietà della DC effettivamente godibile e fruibile per tutti, senza dover ritornare a compattare tutto solo per i soliti personaggi principali distribuiti in fumetteria.
Essendo io un lettore vetusto e dai gusti molto retrò ti chiedo: a parte le immediate novità, cosa intende fare la Lion per le ristampe/prime pubblicazioni delle storie DC Comics pre-1986, ossia prima di Crisi sulle Terre Infinite? E mi riferisco a tutta la sezione Showcase e Archives, nonché paperback che hanno ristampato migliaia di storie di quel periodo.
Questo primo anno ha un programma ambizioso. Ripeto sono oltre 250 le uscite programmate: più del doppio che ha impegnato il precedente editore nei due anni passati. La sezione classica non viene sottovalutata ma è anche quella che crea qualche difficoltà maggiore dovuta soprattutto alla gestione del materiale non digitalizzato alla fonte ed introvabile in pellicola. Questo ha comportato qualche ritardo ma la redazione non sta demordendo. Sono previste due linee portanti (DC Classic e Vertigo Classic) a cui si affiancheranno vari Essential, Omnibus e delle edizioni limitate. Già con questi presupposti abbiamo a che fare con una quarantina di uscite. Naturalmente anche questo è un rischio. Il mercato precedentemente ha sconfessato operazioni del genere (erano già scomparsi da un paio d’anni i vari Universo DC e DC Classic nella programmazione di PDeA), ma crediamo che il tentativo di ricomporre anche la storia della DC riprendendo le fila dove gli altri le avevano abbandonate sia da fare. A questi poi si uniranno per i prodotti di nicchia (cioè quelle produzioni che per caratteristica non potrebbero mai avere nessuna tiratura utile ad un pareggio commerciale) delle edizioni limitate per gli ultracollezionisti che permetteranno di ristampare storie altrimenti impossibili da gestire. Insomma si è cercato di mantenere anche qui lo spettro più ampio possibile.
Ho letto che state riflettendo su tirature calibrate, e l’uso di scansioni per storie di particolare importanza, ma di cui i materiali di stampa sono spariti. Ci sai dire qualcosa di più?
Ho anticipato nella domanda precedente la considerazione. Lo slittamento della DC Classic è dovuto proprio a questo. I tempi per ricercare il materiale sono diventati superiori a qualsiasi previsione è i risultati finali non hanno soddisfatto le richieste lasciando aperti numerosi buchi. A questo punto avevamo due scelte: o abortire la linea classica, o avvisare tutti che utilizzeremo le scansioni, laddove indispensabile. Tra le due abbiamo optato per la seconda proprio per la volontà di garantire, per quanto possibile, un recupero della storia della DC che altrimenti sarebbe irrimediabilmente perso. E’ ovvio che se i risultati non saranno apprezzati, rivaluteremo tutto questo, ma crediamo che anche in questo caso dobbiamo correre il rischio
Basta personaggi con i pigiamini e passiamo alle katane e al sushi. GOEN. Su Mega 175 trovo 11 uscite GOEN, quindi non poche. Forse però sono ancora al di sotto di quella che dovrebbe essere la massa critica complessiva, per avere un impatto sul mercato. Avete in programma un ampliamento del parco testate GOEN? E se sì, in che direzione?
In questo momento il mercato Giapponese è molto inflazionato. Mentre quello USA continua a vivere di un duopolio su cui si inseriscono delle pregiatissime ed importantissime opere di valore, quello giapponese è magmatico e composto di attori storici fortissimi e presenti. Credo che la crescita o meno di Goen sarà naturale in funzione di opportunità o di risposta dallo stesso mercato. Sicuramente non spasmodica. L’obiettivo è continuare a garantire una regolarità e una sistematicità del suo catalogo e delle sue linee editoriali. Se questo significa che Goen è già al massimo o sta ancora evolvendo è troppo presto per capirlo.
Ad ora qual è il titolo GOEN che vi ha dato più soddisfazioni? Sono previste altre opere di Tezuka, dopo Black Jack?
I numeri prodotti da Goen sono nella media delle aspettative per cui difficile parlare di uno piuttosto che un altro non essendoci state delle sorprese vere. Diciamo che siamo soddisfatti per alcune risposte che abbiamo avuto dal mercato soprattutto all’annuncio di alcune linee “difficili” che abbiamo voluto rischiare come quella Josei o quella Classica ma, anche qui, è troppo presto per fare una vera valutazione. Diciamo che le testate su cui dovremmo ancora fare una vera riflessione devono ancora arrivare. Tezuka faceva parte di un pacchetto di titoli che erano già negli accordi di Goen prima che arrivassi io. Credo che la nostra intenzione sia per prima cosa quella di trovare anche gli equilibri con altri editori con cui poter condividere la possibilità di riproporre la sterminata produzione di questo autore.
Un nome manca all’appello: Jeremiah. E con questo si entra nel vasto territorio del fumetto franco belga, ma più in generale non-americano/orientale. Ha ancora senso lavorare con questo tipo di prodotti che non hanno mai dato grandi risultati di vendite? Non parlo del prestigio o del valore culturale, ma di mero, bruto, secco ricavo di pecunia.
Il fumetto franco/belga conserva un valore profondo come hai già giustamente sottolineato Tu ma, come anche giustamente hai fatto notare, ha margini di movimento commerciale molto più piccolo delle altre compagini produttive. Per questo Andrea che segue il settore “latino” finirà per muoversi con le dovute cautele e il programma sarà di conseguenza adeguato. Da un punto brutalmente numerico credo che alcune opere hanno ancora il margine per regalare all’editore almeno la soddisfazione di averle prodotte e di aver soddisfatto quel gruppo di lettori che l’aspettava. Ovviamente tutto questo sarebbe impossibile se consideriamo da sola la fumetteria senza la libreria di varia, il cui aiuto diventa fondamentale per avere una speranza per questo tipo di prodotto tranne casi eccezionali autosostenenti. Tutto qui.
Non posso chiudere la parte dedicata alla casa editrice senza affrontare un punto secondo me basilare: la produzione di storie italiane. Ok lavorare su materiale tradotto, ok pubblicare uno scatafascio di titoli, ok pubblicare Firestorm the nuclear man, ma alla fine si tratta di prodotti i cui diritti sono sempre in mano ad altri. Una casa editrice non dovrebbe anche produrre titoli e personaggi di cui resta proprietaria al 100% proprio per sfruttare in mille altri campi che non sia solo il cartaceo un possibile successo? È troppo presto per questo passo? Pensi che la RW possa pensare anche a diventare “produttrice” di contenuti, oltre che “traduttrice”?
Ogni editore può avere delle aspirazioni personali in tal senso anche se la cosa è molto complicata da inquadrare complessivamente. Forse il problema italiano più profondo è che il suo fumetto tipo è quello popolare come il Topolino “libretto” o il bonellide per antonomasia. Sono una tipologia talmente specifica che ha una difficoltà ad imporsi come un formato internazionale a differenza dei manga, del BD o del comics. Questo comporta che un buon risultato in Italia si scontra con i nostri colossi da una parte e con una certa difficoltà ad “esportare” il prodotto per renderlo più competitivo o “auto sostenente”. In ogni caso è una domanda assolutamente prematura. Il nostro obbiettivo è fare al meglio il lavoro che già abbiamo in pancia, garantire a noi e ai nostri licenzianti, da DC a Shogakukan e tutti gli altri partner giapponesi e transalpini il miglior risultato possibile. Già questa è un risultato che ci appagherebbe per molto tempo. Poi come dicevo all’inizio mai porre limiti alla provvidenza.
E non possiamo non arrivare a parlare di distribuzione. Come si è risolta (se si è risolta) la questione Alastor-Planeta? E gli arretrati Planeta?
Attualmente gli arretrati sono fermi in attesa di evoluzioni dovute alle chiusure dei contratti di distribuzione tra le due società e, soprattutto, dalla necessità di capire se e come ci sarà un sell-off dovuto alla scadenza dei diritti delle’editore spagnolo. Non posso che sperare ed auspicare una soluzione positiva per entrambi i fronti, ma non ho potere sulle volontà aziendali di tutte e tre le entità coinvolte.
Ho notato che su Mega la Panini Comics è tornata ad avere uno spazio non da poco. Sempre su Mega 175 ho contato 24 pagine dedicate a lei. Come mai questa cosa? È finita un’era? È iniziato il quinto Kali Yuga che ci porterà alla fine del mondo?
La domanda è al direttore editoriale del Mega :-D. In realtà è avvenuta una cosa per la quale ringrazio Gianni Veccia e tutti quelli che lo hanno aiutato: quella di far si che i distributori facciano un passo in avanti nella collaborazione per sostenere le fumetterie, soprattutto in uno dei momenti più bui della nostra economia. Alastor è stato da sempre un sottodistributore senza soluzione di continuità sin dalla nascita della Marvel Italia e poi Panini Comics. Il fatto che ambedue i cataloghi leader del mercato finalmente offrano la possibilità di poter leggere e ordinare realmente tutto quello che esce senza distinzione di sorta è una grande conquista. Per me avere un’ informazione condivisa è un punto fondamentale che non dovrebbe mai essere toccato e spero che anche gli altri nuovi attori del mercato si allineino in questo.
Caro CEO-Direttore-Imperatore, affrontiamo la questione “conflitto di interessi”. Sei il capo di Alastor, un distributore, e il capo della RW, una casa editrice. Come si risolve la cosa? Hai già deciso per il blind trust?
Sì, ed è già nella composizione strutturale del gruppo. In realtà la struttura è più complessa e per questo molto più ermetica di quanto si pensi. Il solo fatto che RW, Pegasus ed Alastor sono tre società con partita IVA differente crea già di fatto una prima barriera: qualsiasi azione tra le società non può essere regolata attraverso una gestione dei conti economici interni, ma attraverso delle attività fiscali perfettamente rintracciabili e giustificabili. In altre parole se una non funziona, l’altra non può prendere i soldi dal suo conto corrente e trasferirla all’altra. Questo semplice assioma comporta che ognuna delle società se non adempie al suo oggetto sociale, cioè la missione per cui nasce, finisce con avere gravi problemi compreso la possibilità di “morire”. A questo punto la mission è chiara: RW è un editore, Pegasus è un distributore ed Alastor è un sottodistributore/catena di negozi. Del resto la struttura finale dell’organo di vendita dell’Alastor, il Mega, è il proclama più evidente possibile delle nostre attività. La stessa RW che ha preso il posto fisiologico di Planeta nella promozione di Alastor ha un impatto meno dominante, tanto è vero che il rapporto di pagine dedicate alla sua promozione rispetto a quello degli altri editori è ancora più basso percentualmente di PDeA rispetto alla foliazione (200 pagine complessive). Inoltre, a meno di una volontà precisa voluta dall’editore di riferimento, non c’è nessuna esclusione alla promozione dei singoli editori sulle sue pagine. Io continuo a credere che non esiste un mercato composto da una sola entità e se questo accadesse non c’è bisogno che io spieghi il motivo del perché quel mercato morirebbe. Mi limito ad un esempio figurato: proviamo ad immaginare un mondo popolato solo da esseri umani e senza nessun altro essere vivente. Quanto dureremmo? Quindi credo nell’equilibrio di tutte le sue singole componenti che lavorano separatamente l’una dalle altre pur appartenendo ad un insieme comune per perseguire il proprio specifico risultato. Questo forse è l’unico punto fermo di ognuna delle società definite. Poi, come sai, ho già abbandonato alcune funzioni dirette in Alastor ormai da tempo per cui il blind trust sta cavalcando.
La crisi di liquidità c’è, e il settore delle fumetterie è in grave sofferenza. Non per fare nomi, ma i casi di mancata possibilità di pagamento da parte dei negozi ci sono. E questo porta a un blocco delle consegne, e questo porta alla chiusura delle fumetterie. E la cosa porta a meno punti vendita, e quindi meno vendite. Vedi soluzioni a questa spirale perversa?
E’ la vera situazione che mi terrorizza. Siamo in un momento di mercato che è terribile. La crisi del settore editoriale già precipitava in questi anni da sola. L’arrivo della crisi internazionale sembra averne aumentato la velocità. Figuriamoci un settore di nicchia sovraffollato o sotto strutturato (lascerei ad un discorso tecnico da fare in un'altra sede l’analisi del significato e dell’incidenza dei termini sovraffollato e sotto strutturato) come quello del mercato diretto (fumetteria). Forse esagero ma voglio rendere l’immagine chiara: la circolazione dei “soldi” sta diventando sempre più virtuale dove per reggere un ordine che comunque decresce, le varie aziende operanti devono “rallentare” il tempo di recupero dei crediti. A loro volte le fumetterie tra sconti che fanno ai clienti e “mantenimento” delle caselle si trovano ad entrare a loro volta in esposizione ma sono costrette a farlo per avere un minimo d’ordine per sopravvivere. Ed infine i lettori che vorrebbero comprare ma non “possono” per i motivi di crisi generale la cui entità ben conosciamo. Non c’è una soluzione se non quella di rimboccarsi le maniche cercando di sopravvivere al perverso meccanismo che porta inevitabilmente in qualsiasi economia libera ad avere la ciclica rinascita dopo un ciclo di default.
Mi rivolgo al capo di Alastor. Che senso hanno i piccoli editori all’interno di un distributore come il tuo, che di fatto ha il suo punto di forza nella RW, e nei prodotti DC Comics. Non c’è il rischio di essere magari involontariamente “dimenticati”?
Ti ho risposto prima. Io credo fortemente nel lavoro che è stata l’origine del nostro gruppo. Sono felice di avere editori che hanno rinnovato la fiducia e ho fatto salti di gioia quando Ren Book (l’ultimo editore in ordine di tempo) ci ha gratificato della sua esclusiva. La presenza del materiale a tutte le fiere, il supporto della promozione che parte dal Mega, la possibilità di allargare i canali distributivi oltre la fumetteria (dall’edicola alla libreria, dalla GDO alla stessa fumetteria) con tutte le tecniche possibili (assoluto, Conto vendita, estimatorio, resa, le attività di gestione logistica di supporto, ecc.) sono possibilità che Alastor/Pegasus aprono agli esclusivisti e che si ritengono sempre più necessarie da usare in un mercato che lo richiede sempre di più. Ripeto: la nostra è una barca comune e su questo principio dobbiamo funzionare, non altri.
Edicole, croce e delizia di ogni editore. Più croci che delizie bisogna dire. Quante testate prevedete di avere in edicola una volta che Lion e GOEN saranno a pieno regime?
Attualmente passiamo per Maggio a quattro. Stiamo discutendo per un altro paio, forse tre, ma è ancora troppo presto per avere già una decisione. Diciamo che siamo in crescita anche lì e ci accodiamo a quelle storicamente da sempre presenti in quel segmento.
La Panini Comics ormai ha una forte presenza nel campo degli allegati editoriali, non solo come service per conto terzi, ma anche come fumetti Marvel prodotti in allegato a quotidiani (penso alla Gazzetta dello Sport). Come Lion che avete in mente per il 2012?
Sicuramente è un settore effervescente. In questo momento stiamo percorrendo tutte le strade ma forse, ancora una volta, è prematuro parlare di situazioni fattive ed operative. Del resto siamo nati sei mesi fa.
Siamo alla fine. Puoi dire quel che vuoi, cantare, recitare una poesia, fare complimenti, lanciare maledizioni arcane, oppure semplicemente salutare qualcuno. A te il microfono!
Solo ringraziare chi ha dato fiducia all’intera operazione, chi sarà tollerante per i nostri peccati di gioventù che stiamo risolvendo, chi ha capito che partire in questa maniera (con una media di 30/35 uscite quando PDeA da multinazionale aveva dismesso i manga riducendosi ad una quindicina di prodotti librari) è uno sforzo assolutamente rischioso, i nuovi collaboratori che stanno giungendo il cui blasone ci arricchirà di professionalità e, soprattutto, i lettori che meritano di avere quanto chiedono.