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Jonathan Lethem: "Perché amo Batman"
[30/08/2012] » Lo scrittore confessa a "Rolling Stone" la sua passione per il Cavaliere Oscuro.
da La Stampa
Il primo supereroe che ho amato è stato Batman. Il primo disegno che ho provato a fare è stato sempre Batman (...). Non l’ho mai abbandonato, anzi, è come se la sua sagoma contenesse tutte quelle curiosità che mi avrebbero catturato in seguito; è come se la sua sagoma contenesse tutto me stesso. Forse Batman resiste perché ha un bel nome e una bella maschera, un costume che non lo fa sembrare un clown. E perché non ha superpoteri. È quello meno toccato dall’assurdità della categoria a cui appartiene, e a quella categoria senza speranza offre qualche possibilità. Superman indossa un pigiamino da bambini, mentre Batman veste una versione atletica di abito e soprabito. È l’unico supereroe completamente umano (...).
Ha l’immagine di un magnifico Philip Marlowe, un’altra figura solitaria, un cavaliere metropolitano guidato dal proprio codice. E porta con sé le stigmate di un trauma, una ferita del passato, proprio come quel detective, il cui trauma è rappresentato dal trench che indossa: un cappotto da trincea. La trincea di una guerra. Il detective con indosso il trench è un veterano della I Guerra Mondiale. Batman, invece, è il veterano di una guerra segreta interiore, ferito in un modo tale che nessun civile potrebbe mai comprendere appieno.
Ed ecco un altro semplice aspetto del suo fascino duraturo: Batman ha a che fare con una galleria di criminali più interessante di qualsiasi altro eroe. È il nemico a forgiare l’eroe, ed è proprio questo il caso di Batman. Naturalmente, il suo più grande nemico è Joker. E tante delle sue nemesi - quelli che tirano in aria la monetina, o gli uccelli che non volano - ripropongono la stessa euforia snervante di Joker. A livello più profondo, il vero nemico di Batman è lo scherzo in sé, la risata, lo sberleffo. È l’opposto del divertimento, anche se lui stesso nasce all’interno di un fumetto (comic book, in originale, ndr). Batman esprime austerità, rigida risoluzione, minacciate di continuo da loquacità, malizia ed esuberanza. Fa appello direttamente alla nostra serietà. (...)
Inoltre, Batman è dark. Il pallore insostenibile, l’isolamento tipico del vendicatore, i legami con i cultori degli animali, il fatto che occupi Gotham City. È il punto di unione tra la figura del supereroe e quella dei morti viventi: vampiri, lupi mannari, fantasmi. All’ombra della legittimità di Batman, aleggia un Dracula americanizzato un essere notturno, sotterraneo, seduttore. Nell’identità segreta di Batman c’è più di una traccia dell’immagine europea decadente del mostro aristocratico. E più prendiamo seriamente Bruce Wayne, più è probabile che rifiutiamo questo rappresentante dell’1% ricco e rabbioso che perpetua il suo ciclo di abusi. Bruce Wayne non ha nulla a che spartire con la profonda povertà esistenziale di Batman. È meglio credere che la vera identità sia proprio quella di Batman. Bruce Wayne ne è solo un pezzetto residuo. È Batman che continua a fingere di essere Bruce Wayne.
Nell'immagine una foto di scena del terzo film di Batman che ritrae il cavaliere oscuro contro Bane, il villain del terzo capitolo della saga dell'uomo pipistrello.