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Zona del silenzio
"Questo libro è un atto dovuto, un romanzo collettivo, uno strumento per una campagna politica complessiva contro la repressione, gli abusi dei cittadini in divisa, contro il razzismo e il proibizionismo, per svelare i veleni dellla cosiddetta emergenza sicurezza, per la trasparenza degli organi di polizia."
Zona del silenzio, di Checchino Antonini e Alessio Spataro, uscita a giugno scorso per i tipi di minimum fax, con i suoi pregi e i suoi limiti, sta tutto in queste quattro righe tratte dai ringraziamenti del volume. Ma partiamo dall'inizio. Il modello editoriale Beccogiallo imperniato sulla cronaca giornalistica a fumetti viene sperimentato anche dalla minimum fax, che nel travaso sembra però acuire alcuni scricchiolii già ravvisati nel modello originale. Zona del Silenzio dovrebbe essere un'inchiesta a fumetti sul drammatico caso di Federico Aldrovandi., in effetti si rivelerà uno storia che parte dal Caso Aldrovandi. Chi è Federico Aldrovandi? All'alba del 25 settembre del 2005, un diciottenne muore a Ferrara, pochi minuti dopo essere stato fermato dalla polizia. La morte di Federico sarebbe stata liquidata come semplice caso di cronaca locale, se la madre, donna veramente coraggiosa, non avesse aperto un blog per battersi e ottenere la verità sulla morte del figlio. "Da quel blog e da un lavoro di inchiesta di tre anni nasce Zona del silenzio" ci indica la quarta di copertina del libro. Il caso, grazie al quotidiano Liberazione, allora diretto da Piero Sansonetti, diventò di rilevanza nazionale. "Zona del silenzio" è quello che è scritto in un cartello vicino al luogo in cui è morto Federico dopo l'intervento di due pattuglie intervenute per una chiamata per schiamazzi notturni. Checchino Antonini e Alessio Spataro danno vita ad una interessante "docufiction" che, se ci si aspettava un approfondimento maggiore sull'aspetto processuale della vicenda, relega in diversi punti il Caso Aldrovandi a degli intermezzi mentre seguiamo la vita del giornalista d'inchiesta Simone, che si mette dietro al Caso Aldrovandi, e di Michele, giovane fumettaro e forse figlio di Michele. La vita di Simone e Michele si dipana negli eventi contemporanei al caso Aldrovandi. "Troviamo un ritratto di una certa sinistra italiana, con le sue passioni, idealità e fallimenti", dice Michele Ginevra del Centro Fumetto Andrea Pazienza a proposito del libro. La necessità autobiografica degli autori di raccontare anche eventi che non hanno attinenza con il tragico Caso Aldrovandi, forse nel tentativo di dare una visione "complessiva," sembra essere la marcia in meno in molti punti del romanzo grafico. Spataro, da un punto di vista tecnico, è davvero molto incisivo. Rifacendosi al Maestro Andrea Pazienza (che a sua volta strizzava l'occhio a Robert Crumb di Fritz il gatto) ci mostra i personaggi come degli animali antromorfi con tanto di guanti alla Disney. Così i poliziotti sono dei maiali (altra citazione di Crumb), Il giornalista è un topo, il fumettaro una lontra, Federico è un giovane gatto con la coda e non mancano paperi, papere e tutti gli altri animali, come se fossimo, a volte forzatamente, in una fattoria di orwelliana memoria. In conclusione ci sono due modi per approcciarsi a questo volume. Un modo è quello che ci indica Giacomo Michelon, disegnatore di Lupo Alberto, quando alla notizia dell'uscita del libro dice: "Va preso se non altro per motivi politici, poi magari si rivela anche un gran bel fumetto". Il secondo modo è invece quello leggerselo con "critica coscienza sociale", che non è di destra ne di sinistra, perchè quello che è accaduto a Federico non accada nuovamente. I ringraziamenti si concludono con "è un omaggio al coraggio delle madri, all'impegno degli amici e dei compagni, è un atto d'amore per i padri", ovvero dimenticandosi forse un pò di Federico e concludendosi come è stato il libro, forse intenso, ma fuori fuoco infine rispetto al protagonista principale della faccenda. Sottotraccia, tra i dialoghi del libro, Federico è accostato a Pinelli e a Carlo Giuliani. Ma Federico è stato vittima della violenza insensata e assolutamente ingiustificabile di quattro poliziotti, e in quello che di tragico gli è accaduto non vi è alcuno sfondo politico. E forse il caso meritava un giornalismo a fumetti meno di pancia e maggiormente scevro di interpretazioni di parte, proprio perchè, nonostante la Polizia non sia composta tutta da "maiali", come quei quattro poliziotti, questa tragica fine sarebbe potuta capitare a chiunque si fosse trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato, anche ad un "maialino", figlio di poliziotto.
Il libro è uscito prima della sentenza in primo grado. Il 6 luglio 2009 il tribunale di Ferrara, giudice Francesco Maria Caruso, ha condannato a tre anni e sei mesi i quattro poliziotti accusati di eccesso colposo nell'omicidio colposo di Aldrovandi. I quattro condannati, grazie all'indulto varato nel 2006, non sconteranno la loro pena. [g.m.]
Titolo: Zona del silenzio
Testi: Checchino Antonini
Disegni: Alessio Spataro
Editore: minumum fax
Pagine: 172 pagine b/n
Prezzo: € 15,00