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John Doe #77
di Marco Scali
John Doe chiude e lo fa con 22 numeri di anticipo rispetto a quelli stabiliti dagli autori.
Difficile dare un valore a questo volume se non si riflette prima sull’intera testata e sulla sua vita editoriale.
Il numero, come ben si sa dalle notizie che circolano da un pò sul web, è stato variato se non addirittura riscritto in corsa quando dopo un cambio ai vertici dell’Eura, la nuova proprietà ha ritenuto che i guadagni provenienti dalla testata non fossero sufficienti a giustificarne l’esistenza in edicola della testata.
In un ottica di mercato da edicola dove si susseguono chiusure e aperture di miniserie, la fine di John Doe è stato una sorpresa.
Questo perché la chiusura avviene per una testata in attivo, ma che, soprattutto, editorialmente parlando, aveva ancora molto da dire.
John Doe è stata una rivoluzione di un modo di intendere il fumetto popolare italiano. Distaccandosi dalla concezione dei "bonellidi" e dalla moda imperante che sarebbe nata da lì a poco, quella appunto delle mini serie, la serie ideata da Roberto Recchioni e Lorenzo Bartoli ha proposto una struttura narrativa ripresa dalle serie tv americane, realmente nuova per il fumetto italiano.
E su queste premesse che l’analisi di un terzo numero di una stagione che doveva essere di 24 numeri più uno dedicato al gran finale, ha poco senso.
Il numero conclusivo della serie deve essere preso per quello che è…l’ultimo urlo di un personaggio che è riuscito ad essere, all’interno di una ristretta cerchia di appassionati di fumetti, un fenomeno di costume. Che ha generato un gioco di ruolo, degli spinoff (trapassati inc. su Skorpio) e che soprattutto all’annuncio della sua chiusura ha portato molti lettori a inviare mail di proteste e a creare petizioni per cercare di fermare la decisione dell’Eura.
E’ in questa precisa ottica, alla luce di questi avvenimenti, che va letto il numero 77 di John Doe. Superata una prima parte che fa capire come l’albo era inizialmente pensato come uno dei tanti tasselli della quarta stagione, nella seconda parte gli autori, iniziano un discorso metalinguistico in cui sembrano raccontarci, attraverso un monologo di John Doe, tutta la loro rabbia per come si è concluso il tutto.
A supportare i testi c’è il disegnatore Andrea Gadaldi, al suo esordio sulla testata e abbastanza conosciuto nell’ambiente degli appassianati per il fumetto autoprodotto Gizmo. Lo stile di Gadaldi ha evidenti influenze provenienti da Jack Kirby e la sua presenza va ad unirsi ad altri autori già visiti su John Doe, poco allineati a un tratto realistico tipico di molte serie Bonelli e bonellidi. Gadaldi al suo esordio "mainstream", si trova improvvisamente a gestire un numero difficile, eppure riesce ad essere all’altezza del compito, realizzando passaggi molto riusciti come la rappresentazione delle alte sfere come enormi bulbi oculari.
Coscienti di tutto ciò, il numero diventa gradevole e bel equilibrato. Un buon numero senza dubbio…forse non il migliore addio possibile, ma sicuramente commovente. [m.s.]
Testi: Roberto Recchioni
Disegni: Andrea Gadaldi
Editore: Eura Editoriale
Pagine: 96 pagine b/n
Prezzo: € 2,70