Fumetto d'Autore ISSN: 2037-6650
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Aspettando Mundial Goal #01

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Vignetta di Enzo Troiano, Testo di Azad

Italia-Germania 4 a 3: "Non è stato soltanto un incontro di calcio"

Enrico Ameri la raccontò alla radio, Nando Martellini era la voce al telefono sopra le immagini in bianco e nero che entravano nelle case degli italiani , Minà ne cantò dopo i nomi di quegli eroi nella sua splendida "Ossessione '70". E' giorno 17 e Valcareggi si dice che sia superstizioso.  Gerd Muller, il fortissimo centravanti teutonico ha la maglia numero 13. La cabala è tutta contro di noi e Ferruccio, CT severo ma giusto, risponde con la staffetta Mazzola-Rivera, un tempo per uno.

Minuto 8, a Napoli è a' Maronna, Boninsegna e Riva sono le uniche maglie azzurre in mezzo a cinque, sei maglie bianche tedesche. Scambio di prima, uno-due, anticipo sul difensore, tiro al volo di sinistro di Bonimba, lì dove l'arcata renale di Sepp Mayer non può arrivare nonostante il massimo spasmo. Siamo in vantaggio. Da quel momento in poi la partita non è più la semifinale della Coppa Rimet a Messico '70. Non c'è più il prima. E forse non conterà nemmeno il dopo. 11 uomini in casacca azzurra e 11 uomini in casacca bianca all'improvviso trascendono. Iniziano a giocarsi una cosa che nessuno se non il destino avrebbe mai potuto mettergli in palio. Si giocano la Leggenda.

Il Kaiser Franz Beckenbauer e il Poeta Hoverath non ci stanno. Non è lo spartito che avrebbero voluto suonare e iniziano la loro cavalcata delle Valchierie. l Panzer Seeler e Muller cercano l'acuto. Capitan Franz dopo essersi guardato con riverenza il baffo di Mazzola per lunghi minuti, decide di cambiare ritmo e per poco Facchetti non lo atterra illegalmente in area. Poi un salvataggio "con grande prontezza di spirito" di Bertini. Grabowsky da fuori e il guanto di Albertosi sotto la traversa che si incendia. Soffriamo, regaliamo metri su metri e 13 recuperi affannosi all'interno dell'area. Ci guadagniamo qualche buona punizione dal limite dell'area e il primo tempo finisce così.

Siamo a metà o forse no. I teutonici ci fanno paura, ma Valcareggi ha un buon rimedio: Rivera. Ricominciamo con lui in campo e si immischiano le carte. Albertosi si leva i guanti, la storia va toccata con mano. Rivera cerca di rubare palla e ripartire in contropiede. Domenghini si spolmona avanti indietro. E' ala, è terzino, è ovunque ci sia da correre ad inseguire una palla. I tedeschi attaccano. Rovesciata di Seeler. Fuori. Poi Albertosi esce male, l'azione continua e finisce sulla traversa. Siamo ancora vivi. Beckenbauer allora prova a sfondare da solo e prima della linea di demarcazione dell'area di rigore Bertini lo mette giù. Volo acrobatico e spalla lussata dell'elegante regista bianco. Entra Held e aumenta la pressione offensiva. Albertosi deve esibire le sue doti acrobatiche a mani nude in mezzo al traffico tedesco e quando i suoi palmi sembrano non abbrancare la sfera, sembrano non arrivarci, quando tutto sembra perduto, Rosato stacca i piedi da terra sospendendo in un lungo istante un commovente salvataggio sulla linea ad un metro e mezzo di altezza da terra. Fa un caldo dannato all'Azteca. Così caldo che ti sembra che quelle migliaia di persone respirino sulla nuca dei 22 giocatori in campo.

Forse fu perchè il sudore gli colava sugli occhi che Albertosi dopo aver preso una palla innocua la rinviò sul corpo di Seeler che sponda del Fato carambolava la palla lentamente verso il fondo del sacco. I pensieri degli italiani a 10000 chilometri di distanza si congerlarono in un: "Non può finire così". Siamo verso il minuto 75. Pulcinella sfoglia la smorfia. Hoverath si lancia verso la palla per spingerla dentro e Albertosi si lancia su Hoverath e la palla. La sfiora con la suola di quel tanto che basta e Pulcinella fa il resto. Il tempo sembra non passare mai. Adesso è scaduto siamo al novantesimo e Albertosi fa un altra grande parata levando la palla dall'incrocio dei pali. Il cronometro batte il novantunesimo. Non possiamo perdere. Se la smorfia ha solo novanta numeri ci sarà un perchè. Se Rivera ha la maglia numero 14 e Boninsegna la maglia numero 20, ci sarà un perchè. Novantaduesimo. Schnellinger a caviglia d'angelo nel cuore della nostra area piccola. Albertosi guarda Schnellinger, guarda il sacco che si gonfia e guarda i compagni atterrito. E' stato tutto inutile, ma il pareggio non è una beffa. I tedeschi della Germania Ovest se lo sono meritato.

Si va ai supplementari. Beckenbauer ha il braccio destro imbracato. Vuole rimanere in campo. Ci sono ancora 30 minuti. Ricomincia il singolar tenzone tra 22 uomini in campo. Il Kaiser Franz passa vicino a Rivera e lo saluta con una pacca sulla spalla: "vinca il migliore".  Su un calcio d'angolo innocuo Cera e Albertosi pasticciano e Muller ne approfitta. Germania in vantaggio. Qualcuno spegne la televisione. Boninsegna manda a quel paese Picchio De Sisti per un tiro dalla distanza e da dimenticare. Sembra finita. Sembra. Un cross su punizione trova l'anca di Held che diventa un assist perfetto ad un sinistro al volo del taglialegna Burgnich in "incursione solitaria", come direbbe Nicolò Carosio. Pareggiamo tutti i conti.

Il primo tempo supplementare sembra finito così. Rivera si guarda attorno. Ha la palla incollata sul piede a centrocampo. Vede Domengini che parte. Ha ancora i polmoni per farcela. Palla rasoterra lanciata verso l'ala destra spostata a sinistra. La palla di Rivera viaggia con il contagiri di una Lancia Fulvia. Domenghini si invola e lancia subito sull'accorrente Riva al vertice destro del mezzocerchio d'area. Riva scarta tutti: i difensori, il destino, la sfortuna, un campionato del mondo che non lo ha visto sino a quel momento protagonista per come doveva. Rombo di Tuono guarda l'angolo e Mayer guarda ancora la palla finire dove le mani dei telespettatori già alzate in segno di giubilo non fanno in tempo a vedere. Sinistro a incrociare sul palo opposto, forte e a pelo d'erba.  3-2. Per il mito potrebbe bastare così, ma Odino non è ancora contento.

I calzettoni di De Sisti sono fermi (per sempre) alle caviglie. L'ossigeno è finito. Comincia il secondo tempo supplementare. Adesso in campo c'è solo la forza di volontà. Più forte dei polmoni. Più forte di muscoli, legamenti e cartilagini. Albertosi si complica la vita e poi si fa perdonare su un colpo di testa a schiacchiare di Seeler. Campo. Sotto la traversa. Manona di Albertosi. Zoff è in panchina. Sguardo di ghiaccio. Non crolliamo. Albertosi è croce e meravigliosa delizia di Nando Martellini e noi tutti. Ma sul conseguente calcio d'angolo è ancora Muller a farci male. 3-3.

Continua tutto d'un fiato. Rivera si sente in colpa per il gol preso. Si ripiglia subito dal centrocampo. L'Abatino molla la palla a De Sisti e scatta immediatamente in avanti. Picchio picchia la palla su Facchetti. Facchetti la lancia verso Boninsegna. Il Bonimba si libera di forza, alla sua maniera, del marcatore tedesco e scatta sulla sinistra. Stringe verso il centro area dall'esterno e la mette in mezzo. Riva non ci arriva, è troppo avanti o forse fa velo. La palla scorre verso il centro area. La sfera ha un appuntamento in questa drammatica partita. Rivera è puntuale all'appuntamento. Piattone di destro a prendere in controtempo Mayer che si butta dalla parte opposta. Una voce sconosciuta entra nella leggenda e dietro quella di Nando Martellini ripete quattro o cinque volte: "Vinciamo!". Poi Martellini: "Non ringrazieremo mai abbastanza i nostri giocatori per queste emozioni che ci offrono".

Mancano sette minuti. Può succedere ancora di tutto o forse no. Anche Domenghini ha ora i calzettoni abbassati. La Germania non si arrende. Il braccio imbracato di Beckenbauer è il simbolo del loro spirito non ancora domo anche se il risultato li condanna. Kaiser Franz forse se lo taglierebbe quel braccio se servisse a vincere. Porta l'ultima palla e la manda dentro verso Muller. Ma Burgnich combatte con il centravanti tedesco con tutto quello che gli è rimasto in corpo e la palla schizza fuori area. L'arbitro messicano Yamasaki porta il fischietto in bocca. Triplice fischio. Boninsegna batte le mani sul prato dello stadio Azteca con la faccia immersa nell'erba. L'indomani sui giornali verrà scritto: "Non è stato soltanto un incontro di calcio". E' stata Leggenda.

Tanti anni fa, quando avevo all'incirca sui dodici anni, chiesi a mio padre come fosse Italia-Germania 4 a 3. Non ne avevo visto la registrazione, Mi rispose semplicemente che quella era "La" partita. Ciao papà, ciao Italia-Germania 4 a 3.

Aspettando Sudafrica 2010, il prossimo goal che vi racconteremo qui a Mundial Goal con le movieole disegniate di Enzo Troiano è la rete di Muller nella finale dei campionati del mondo di Germania nel 1974.

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