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La mente dietro Gang Bang: intervista ad Andrea Voglino
di Alessandro Bottero
A volte ritornano. Questo è quello che si potrebbe dire di Andrea Voglino. Lo conosco dai tempi della Play Press, quando Andrea era approdato lì dall’esperienza del Batman-Glenàt. Vogliamo parlare di gente che ci capisce di fumetti? Allora il buon Voglino va preso in considerazione. Va preso MOLTO in considerazione. Ma bando alle ciance! Andrea Voglino è colui che ha proposto al Manifesto il progetto Gang Bang, un “qualcosa” che nel prossimo autunno sbarcherà nelle edicole per conquistare grandi e piccini. A Cartoomics ci siamo visti, abbiamo bevuto birra e fumato sigari mentre osservavamo i velieri allontanarsi lungo la costa di Sumatra. Abbiamo mangiato focaccine di farina di manioca, e ballato il calypso con circasse dall’afrore di tabacco e cuoio. E abbiamo anche parlato di Gang Bang.
Perché “Gang Bang”? C’è un motivo per dedicare tempo, cuore ed energia ad un progetto del genere?
Risposta “di panza”: la solita cronica passionaccia per il fumetto. Risposta “di testa”: la consapevolezza del fatto che a due lustri abbondanti di distanza dalla chiusura dell’ultima testata antologica di fumetti d’autore in circolazione nessuno si sia ancora preso la briga di provare a colmare un vuoto rimpianto da parecchi appassionati. Compreso, ovviamente, il sottoscritto.
Questo, però, non è del tutto vero. Pensa a esempi recenti come “ANIMAls”, per esempio, o a “Il Canemucco”.
“ANIMAls” è indubbiamente un ottimo prodotto. Ma più che una rivista antologica in senso classico, dà l’impressione di una rivista letteraria legata ai linguaggi del fumetto. Non a caso, molte delle storie e degli autori che ospita - Gipi, Bacilieri, Laura Scarpa, Elisabetta Benfatto, Toffolo e così via - riflettono un approccio intimista, quasi diaristico. Cosa che capita anche su “Il Canemucco” con Makkox e i suoi special guest: è la vita che diventa fumetto. Con “Gang Bang”, invece, vogliamo sfruttare gli spunti offerti dal manifesto nei suoi 40 anni di giornalismo barricadero per proporre variazioni sul tema del fumetto di genere. L’idea è quella di seguire una direzione analoga a quella percorsa a suo tempo da autori come Magnus con il suo “Che” Guevara: la Storia con la S maiuscola come pretesto per la fiction. Un approccio che un tempo era molto seguito, e oggi molto meno.
“Gang Bang” è una naturale evoluzione di “Alias” o qualcosa di diverso e più selvaggio?
La mela non cade mai troppo lontano dall’albero. Logico, quindi, che “Alias” e “Gang Bang” condividano lo stesso Dna: penso al formato, che anche nel caso dello speciale sarà generoso, o ad autori come Angelo Ferracuti e Mauro Cicaré, che porteranno su “Gang Bang” l’Angelo Nero, il super-eroe migrante nato proprio sulle pagine di “Alias”. La differenza più macroscopica sta nella periodicità, che nel caso di “Alias”, è settimanale e nel caso di “Gang Bang” tutta da verificare. Cominciamo con il “one shot” che celebra il quarantennale del quotidiano comunista. Se dovesse andar bene, l’idea potrebbe essere quella di farne una sorta di “annual” tematico. E se dovesse andar benissimo, chissà. Per ora, pensiamo al presente. Per il futuro si vedrà. Ma lasciami dire che siamo molto orgogliosi di aver riunito sotto la bandiera del manifesto tanti pezzi da novanta del fumetto italiano.
Gang Bang sembra essere un qualcosa molto caratterizzato. Forse troppo…
Può darsi. Non a caso uscirà con un quotidiano che vanta una onorata carriera “dalla parte del torto”. Inutile negare che il nome della testata possa suscitare qualche alzata di sopracciglio. Ma ci è sembrato perfettamente sintonico con lo spirito voyeuristico e adrenalinico dei nostri tempi. E siamo convinti che valga la pena di correre qualche rischio piuttosto che battere strade forse più rassicuranti ma già affollatissime. La scommessa è quella di vedere cosa succede scatenando autori con un curriculum fitto di successi mainstream nei verdi pascoli del fumetto indipendente. Il tutto, seguendo due filoni paralleli: quello reale rappresentato dall’archivio storico del manifesto, e quello immaginario del fumetto di e fra i generi. Puro intrattenimento, insomma, ma a partire da fatti reali, reinterpretati e piegati alle diverse sensibilità degli autori.
Parlando in occasione della recente Cartoomics, come precedenti storici e teorici di Gang Bang facevi i nomi del vecchio “Corriere dei Ragazzi” o di “Orient Express”. Io rilancio con “Pilot”, e “2000 A.D.”. Ma dopo aver gettato sul tavolo questi nomi, cosa rimane? Gang Bang sarà uno spazio per il fumetto “d’avventura”, o privilegerà altri approcci alla nona arte?
Come accennavo più sopra, l’idea è quella di ricavarsi uno spazio alternativo rispetto a gran parte dei fumetti che affollano gli scaffali delle edicole e delle librerie. Quindi, niente semplificazioni di cassetta né inquietudini minimal à la ANIMAls né Comic Journalism stile Joe Sacco & C.: puntiamo a una sorta di “terza via” fra fumetto “basso” e fumetto “alto”, e a una mescolanza equilibrata di stimoli e linguaggi. C’è la grande epica storica di Stefano Casini, che racconterà il ritiro dal Vietnam con lo sguardo del Nero Maccanti di “Hasta la victoria”. C’è la fantapolitica sui generis di Diego Cajelli e Andrea Mutti, al lavoro su un killer della “Milano da bere” chiamato “Corso Monforte”, un nome che è tutto un programma. E poi Sergio Ponchione alle prese con un aspirante cartoonist nella Bologna del ’77, e Michele Petrucci con il “rumbe in the jungle” di Ali e Foreman… ma qui mi fermo, meglio non anticipare troppo.
Qual è il ruolo delle Edizioni BD in tutto questo?
Come tutti i collaterali del manifesto, “Gang Bang” resterà in edicola per un periodo di tempo limitato. BD si occuperà di allungargli la vita distribuendolo nel circuito librario. In più, forte del suo expertise nel campo del fumetto, sarà proprio BD a firmare il progetto e la realizzazione grafica dello speciale, dal logo di collana fino alla cucina redazionale e al lettering: tutti aspetti che in un mercato esigente come quello attuale fanno la differenza. Aggiungo che si tratta di una scelta quasi obbligata, visto che in tempi non sospetti a proporsi come partner di un eventuale volume di fumetti manifesti è stata proprio BD...
Da qui a fine anno, quando dovrebbe uscire Gang Bang, come pensi di mantenere alta l’attesa in un mondo che brucia annunci e novità ogni giorno?
Conto di utilizzare il blog sul manifesto on line, Nuvoletta Rossa, per proporre al pubblico dei diari di lavorazione che permettano agli interessati di seguire la gestazione del pupo cartaceo nel corso dei prossimi mesi. Senza dimenticare le trovate estemporanee: il prossimo 7 maggio, per esempio, a Milano andranno all’asta per Little Nemo le tavole regalate al manifesto nel 2009 da molti dei partecipanti a “Gang Bang” per contribuire alla salvezza del quotidiano. È un altro passettino verso l’obiettivo, che speriamo porti anche un po’ di fieno in cascina…
ll parterre di Gang Bang è di prima categoria, ma se dovessi dire un nome che non è ancora coinvolto e che vorresti a bordo, chi indicheresti?
Se fosse stato ancora fra noi, avrei tampinato a morte Enzo Baldoni per una sua prefazione. Conoscendo il suo amore per il fumetto e le buone cause, credo che partecipare all’ammucchiata l’avrebbe divertito molto. Rispetto agli autori, come dicevo, non avremmo potuto desiderare una squadra migliore. Ma se edicole e librerie dovessero darci ragione, speriamo di riuscire a coinvolgere altri amici che stavolta sono rimasti fuori per mere ragioni di foliazione.
Un ultimo messaggio ai nostri lettori? Consigli per avere la pelle fresca e vellutata come una pesca? Indicazioni su come creare un paradiso off-shore, e vivere sereni alla faccia dell’economia di mercato? Lo spazio è tuo, vivilo!
Risposta ovvia: investire sulla stampa e sulla informazione indipendente. Sì, anche sul manifesto, l’unico quotidiano nazionale che ha creduto in un progetto che probabilmente gli uffici marketing dei grandi gruppi editoriali avrebbero scartato per principio. E che ci sta permettendo di lavorarci senza nessun condizionamento creativo, progettuale e ideologico. Non esattamente una cosa da poco, visti i tempi.







