- Categoria: Autori e Anteprime
- Scritto da Francesco Murrone
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L'astro nascente di Zigo Stella, intervista a Maurizio Rosenzweig
di Francesco Murrone
Dopo l'ultima intervista, risalente a quanche mese fa, torna a trovarci sulle pagine virtuali di fumettodautore.com Maurizo Rosenzweig, il talentuoso fumettista ci parla a quattrocchi del personaggio da lui creato per fronteggiare le sfide narrative del nuovo decennio...
Zigo è fatto di muscoli, quelli forti. Sono chili in più di massa magra ben nutriti di aminoacidi. Davide Golia è venuto fuori da un momento in cui era necessario uno sguardo esterno, non tanto sul disegno quanto sui disordini sentimentali e sul desiderio di crescita di un trentenne.
Sentivo che quel momento era passato, che forse potevo usare come setaccio per l’inconscio l’immaginario stesso, e non un riflesso autobiografico.
Zigo è fatto di tutt o quello che mi piace e di quello che ho scoperto lavorandoci. Zigo è più in gamba di Davide, e nonostante sia uno zombie con un occhio bianco e un braccio alieno, è anche più sano.
È il ragazzino che se passa di fianco a un campo di basket e vede dei ragazzi giocare, si unisce alla partita senza farsi menate. E’ quello bravo ad andare in skate anche se non lo fa tutti i giorni, ma è anche quello un po’ frana con le ragazze che gli piacciono, perché quelle fanno sempre più paura, ma sa comunque che non si può piacere a tutti. Ha una sua etica, ma Epica e Drammatica con misura, perché comunque ha qualità che lo rendono consapevolmente superiore.
Davide è sempre lì attorno, comunque, con tutta la sua cosmogonia di personaggi. Incontra Zigo ma non si piacciono troppo. Sono diversi e non lo nascondono.
La psicologia moderna legge l’atto del tagliare i capelli come il sintomo di un malessere interiore, la narrativa antica co me un’irreparabile perdita di forza e tenacia; cos’è successo a Davide Golia, cosa significa per il personaggio perdere la sua folta chioma?(o in altre parole “dottore è davvero così grave”?)
Davide si è tagliato i capelli perché era stufo di sentire gente che continuava a dirgli di assomigliare a me. Li ha tagliati in modo un po’ isterico, uscendo di scena arrabbiato ne “L’AMORE COLPEVOLE”, come quelle donne rancorose verso un ex amante che decidono di far partire dal colore o dalla lunghezza dei capelli la loro rinascita spirituale. A pensarci bene, anche questa è un ulteriore conferma dell’enorme e procace lato femminile di Davide, che crede che quello femminile sia l’unico terreno sul quale misurare sé stesso. Infatti è solo per amore delle donne che cambiamo, o ci mettiamo in discussione. Per Davide l’amore romantico è anche un esercizio di presenza, un atto di concreta partecipazione all’emotività delle donne che avvicina. Si sa che per frequentare il mondo femminile bisogna anche essere abili ad ascoltare, e per fare questo bisogna essere vigili, e pronti alla risposta. In Zigo Stella lo vediamo per la prima volta con i capelli corti che lavora come archivista nella biblioteca della prima colonia terrestre su Marte e sentiamo che parla di sua figlia. In qualche modo ha perso una certa virilità battagliera, ma ne ha acquisita una da padre di famiglia. La madre di Stefania è Satanella, una principessa infernale che per ovvi motivi non ha potuto seguire la crescita della figlia che ora ha 18 anni. Davide non è più “figlio”, ma genitore. Credo che si sia tagliato i capelli anche per un’idea di ordine. In Zigo Stella conosciamo anche il suo carattere nuovo, meno poetico e più pratico. Anche un po’ più irascibile e determinato.
Da un lato allegoria, intertestualità e sperimentazione grafica sottolineano il carattere artisticamente maturo dell’opera, dall’altro l’età, le caratteristiche ed il percorso del protagonista principale aprono ad un ampio target di neofiti. Chi è il tuo lettore ipotetico e che reazione ti aspetti a questa molteplicità di stimoli a cui lo sottoponi?
Non credo che il lettore debba essere considerato, quando si inizia a scrivere. Certo…scriviamo per instaurare un rapporto con chi vorremmo ci leggesse, ma se partissimo con l’idea di fargli qualcosa di gradito ne perderemmo in autenticità. E anche in onestà nei suoi confronti. Secondo me ci sono troppi lavori pensati solo in modo da essere venduti che non hanno cuore, e che alla fine non si desidera rileggere. Sono quelle operazioni commerciali che rimangono legate al momento nel quale escono, diventando datate con il susseguirsi delle mode. Mi viene in mente il Grunge, come esempio. Penso che sia il limite di tutti i prodotti derivativi. L’unico dogma deve essere la leggibilità. Che sia chiara la forma che usi per quello che vuoi dire. Il resto deve venire dritto dal desiderio di quello che si vuole raccontare. Non so bene chi sia il mio lettore, perché non so mai bene che stile di scrittura usare o che forma dare alle cose che racconto; sono uno sprovveduto da questo punto di vista e quello che penso vale esclusivamente per me. Con nessuna pretesa di salire su di un pulpito. Certo…questo non mi aiuta a tracciare delle coordinate precise nelle quali localizzare il mio pubblico. Spero che sia simpatico, e che sia indulgente con i miei limiti e che abbia voglia di leggermi e parlarmi.
L’universo narrativo di cui ci racconti esiste sotto il bene placido della buona stella di Gene Simmons la cui figura fa capolino come icona culturale, divinità ed abitante di inquietanti realtà alternative. Hai mai temuto qualche problemino di natura legale?
Ho conosciuto il Sommo Simmons a Milano nel 2004. È stata una giornata incantevole. Il rischio era scoprire uno dei propri miti un personaggio antipatico e scorbutico, un’esperienza che avrebbe minato un rapporto ormai trentennale con la mia colonna sonora quotidiana. Invece è un figo assoluto. E non mi importa nemmeno essere lucido su questa cosa. Ho deciso di adorarlo e basta. Lui e Britney Spears, la donna più bella della Terra, dopo Monica Vitti, certo. Comunque no, per ora ( ultime parole famose?). Nessun problema. Dipende anche in che percentuale utilizzi la Sacra Effige. Non puoi usarla per la copertina di un libro, ad esempio, perché sarebbe una manovra a scopo di lucro. Se ne disegni parti all’interno, è considerata cultura popolare. Il prossimo che vorrei incontrare è Chuck Norris, un personaggio cardine del mio immaginario fin da quando a 12 anni ho iniziato a fare karate. E poi Stallone, anche se è una di quelle cose tanto meravigliose che uno fa tipo in punto di morte.
In Zigo approfondisci il tuo punto di vista sulla cultura dell’easy download, della non socialità, della religione take away; il nerd diventa addirittura un virus letale per il mondo della fantasia.
Dopo che negli ultimi dieci anni la storia recente del fumetto italiano si è spostata su forum, siti e blog credi si possa sperare in un ritorno sulla pagina stampata?
Mi piacerebbe. Mi piacerebbe che la gente tornasse a parlarsi tranquillamente al bar. Offrendosi birre e guardandosi in faccia. Annusandosi e imparando che le parole hanno un peso. Un valore. Se non da amiche, almeno rispettandosi. Mi piacerebbe.
Anche la figura del critico fumettistico non viene risparmiata dalla tua irriverente e dissacrante ironia; mi rivolgerai ancora la parola dopo questa intervista?
Certo! Io non sarei in grado di fare il critico. Leggo solo le cose che penso mi possano piacere. Se una cosa non mi interessa, non la leggo. Con tutti i limiti che questo atteggiamento comporta. Perciò non saprei di che parlare. Non avrei davvero gli strumenti per valutare il lavoro di un altro. Faccio già fatica con il mio. Però se a te piace fare il critico, fallo. Bada solo a non condizionare le idee di nessuno e a non ferire chi magari ha passato anche un anno a lavorare ad un fumetto. Magari sarà anche brutto fumetto, ma sarà sempre stato un lavoro faticoso.
E la fatica è fatica. Per tutti.