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Dave Stevens e l'eterno volo di Rocketeer
di Giorgio Messina
Diciamolo subito: Dave Stevens nel comicdom americano degli anni ’80 è una variabile impazzita che con l’industria del fumetto che conta ha poco o nulla a che fare. Quando nel 1982 accende il razzo a Rocketeer in appendice agli albi di Starslayers di Mike Grell (Pacific Comics), Dave Stevens ha già lavorato con Steven Spielberg a “I Predatori dell’arca perduta” e con Michael Jackson alla realizzazione del video di “Thriller”. Ma a Stevens del fumetto interessa solo la cosa che a volte sembra la meno importante. Ha un personaggio, un uomo che vola con un razzo jet a zaino e che indossa un casco che ne copre il volto e che è caratterizzato da un grande alettone sulla testa, e poco importa se ancora non ha una storia da raccontare attorno al suo character quando dalla Pacific lo chiamano a riempire le appendici di Starslayers.
La storia verrà e così arriveranno le avventure di Cliff Secord, un pilota spiantato da circo aereo che nel 1938 - siamo in piena età dell’oro dell’aviazione - troverà uno zaino a razzo che lo trasformerà in un eroe dei cieli. Ma a Cliff di fare l’eroe (all’americana, per intenderci) non interessa minimamente, a lui interessa solo conquistare la sua bella Betty e fare quei soldi che gli permetteranno di levarla così dalla grinfie dei bel gagà hollywoodiani che ne circuiscono le virtù promettendo il successo patinato del grande schermo mentre nel frattempo ne ammirano le bellezze senza veli non solo per scopi artistici. A dire il vero la bella Betty è molto combattuta tra il successo e Cliff e nel primo volume della saga ("Il primo volo") rischierà di deludere gli amanti del romanticismo e dell'happy end. Ma se lo zaino a razzo e tutti i guai e i pericoli che si scatenano ogni volta che si accende - compresi gangster e nazisti in libera uscita dalla Fortezza Europa sul suolo americano poco prima della Seconda Guerra Mondiale - possono servire a Cliff per tenersi stretta la “fotocopia” di Bettie Page (sì, perché Betty non solo è liberamente ispirata ma è proprio precisa identica alla pin up più famosa degli States nel ventennio tra gli anni ’30 e ’40), allora il pericolo diventa il mestiere di Secord che sfida i cieli nei panni di Rocketeer.
Salda Press, la divisione editoriale del Gruppo Saldatori, che ha fatto scoprire in Italia il fenomeno “The Walking Dead” in tempi non sospetti, propone adesso, nella nuova collana Maèstro (nomen omen) la versione definitiva e rimasterizzata di quel patrimonio del fumetto mondiale che è Rocketeer e lo fa con il gusto, la caparbietà e la cura maniacale dei particolari editoriali che rappresenta bene la linea editoriale dettata dal suo direttore, Andrea G. Ciccarelli. Ma Stevens tutto questo “accanimento editoriale” se lo merita proprio. Beninteso, non è una critica negativa questa. Anzi. È un elogio alla follia da ultimo giapponese (editorialmente inteso) di Ciccarelli e dei Saldatori che in un grande formato, quasi “cinematografico”, presentano la saga di Stevens in due volumi di 128 pagine a colori al prezzo di 24,.50. Un prezzo sicuramente sopra la media ma i due volumi non mancheranno di solleticare non solo il palato dei lettori più esigenti ma anche quello dei collezionisti più intransigenti. Dell'opera di Stevens sinora si era vista in Italia negli anni '90 solo la prima avventura di Rocketeer ad opera della Comic Art di Traini.
In molti si chiedono come mai il talento smisurato di Stevens abbia prodotto dal 1992 al 2008 (anno della morte prematura dell’autore) solo due avventure del suo personaggio con zaino a razzo per un totale di poco più di 120 pagine complessive. La risposta a questa domanda si trova nei contenuti extra che impreziosiscono i due volumi della Salda Press. Con una impedibile e caleidoscopica galleria di schizzi, disegni preparatori, appunti e documentazione inedita che occupano la metà dei due volumi dedicati al razzo umano, i Saldatori ci portano in tour nella mente creativa e nella maniacalità artistica di Dave Stevens. È il caso - che produce grandi autori e capolavori - a guidare l’autore californiano: «mi sedevo e cominciavo una pagina senza avere la minima idea di dove stessi andando a parare». E il caso aiuta gli audaci dal talento cristallino, così i pezzi del puzzle vanno al loro posto e Cliff Secord nel secondo volume (“L’avventura di Cliff a New York”) andando a cercare la sua bella Betty si troverà anche a fare i conti anche con il suo passato circense.
Stevens in Rocketeer cita tutto quell’immaginario, non solo cinematografico, che ama e che vorrebbe vedere in un fumetto ma ha il grande merito di non farsi mai sopraffare dalle sue citazioni. Ed è proprio questo aspetto che spesso dimentichiamo essere quello che fa la differenza tra un vero maestro del fumetto e un onesto lavoratore del settore che nasconde dietro l’omaggio la mancanza dell’idea originale. Dave Stevens di originalità ne ha da vendere. Basti solo dire che il suo Rocketeer se paragonato alla produzione mainstream e indie degli anni ’80 del fumetto americano nulla ha a che vedere con gli albi dell’epoca. L’originalità di Stevens sta proprio nel gusto retrò e in quel pizzico di steampunk antelitteram. L'autore ha un gusto classico della narrazione, utilizzando anche didascalia descrittive delle vignette, utilizzando tagli di pagine che si ispirano molto agli albi della Golden Age. Il comicbook di Rocketeer avrà anche una trasposizione omonima in pellicola con attori dal vivo grazie alla Disney che però sbaglierà parecchie scelte di produzione, tra cui il rifiuto del passaggio alla Universal per la regia di Spielberg, rendendone troppo scialbo, rispetto al fumetto, il cinecomic derivato, forse troppo in anticipo sulla storia del cinema. E non mancheranno nemmeno i guai giudiziari con la Marvel, che porta in tribunale Stevens con l’accusa di violazione del copyright perché il nome “Rocketeer” era stato usato al plurale da alcuni nemici di Daredevil che erano però apparsi solo una volta nella testata dell’uomo senza paura. La Casa delle Idee, dopo una lunga causa perse in tribunale contro Rocketeer.
Ad ammantare tutto di leggenda c’è anche il mancato accordo con la DC comics con cui Stevens avrebbe dovuto realizzare il terzo episodio di Rocketeer ambientato durante la finta invasione dei marziani alla radio di Orson Wells. In tutto questo Stevens trova pure il tempo di diventare grande amico della vera Bettie Page. Dave Stevens se ne va troppo presto, l’11 marzo del 2008 (era nato il 29 luglio del 1955) dopo una lunga battaglia con il nemico più difficile, una rara forma di leucemia. Ma Rocketeer disegnerà per sempre nel cielo un eterno volo.