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Stati Generali del Fumetto: i Crumiri No System
di Giorgio Messina
Organizzare una tavola rotonda aperta a tutti gli autori del fumetto italiano è un'idea ambiziosa, affascinante e lodevole. Quello che una certa frangia di autori ne vuole fare di questi cosiddetti "Stati Generali degli autori del Fumetto" invece non convince per niente.
Al G8 di Napoli, durante il corteo di protesta, un gruppo di No Global assaltò e distrusse le vetrine di due Mc Donald che incontrarono sul tragitto. E' cosa arcinota che la catena dei fast food simboleggia la globalizzazione per questi violenti facinorosi. Poi però, nella stessa giornata, accadde una cosa curiosa. Quando si fecero le 19 e i manifestanti si ritrovarono in Piazza Garibaldi per prendere il treno (gratuitamente messo a disposizione dalla Prefettura) per riportare tutti a casa, i No Global furono colti dai crampi della fame e si misero in fila al Mc Donald accanto la stazione centrale di Napoli.
E una certa frangia di autori del fumetto, molto attivi sul web, tra blog e forum, sta facendo come quei No Global a Napoli. Di giorno protestano contro il "sistema" del fumetto italiano. Parafrasando, fanno i "No System". Vogliono fare i conti in tasca agli editori. Vogliono il giusto compenso. Vogliono vedere riconosciuti i loro diritti d'autore. Rivendicano il loro diritto a vivere una vita dignitosa con i proventi dei loro lavori da fumettisti. L'editore - urlano - è un imprenditore e come tale deve produrre il loro benessere, se non è in grado deve sparire, anzi non deve nemmeno aprire se non porta giusti compensi agli autori. L'editore che non garantisce agli autori di campare con il mestiere del fumettista è solo uno
sfruttatore. Quando cala la sera, però, e arrivano i crampi della "fame" (non solo quella figurata e artistica), ed ecco che i "No System" si mettono in fila dagli stessi editori che fanno le condizioni contrattuali che sono proprio quelle che condannano.
In gergo sindacale questi si definiscono "crumiri". I crumiri sono quei lavoratori che protestano insieme ai compagni contro il "padrone" che non accorda le giuste condizioni lavorative, ma poi, quando i compagni incrociano le braccia, i crumiri si accordano sottobanco con il padrone per lavorare durante lo sciopero.
Tra gli autori esiste una frangia precisa di "crumiri no system".
Facciamo un attimo un passo indietro. Ritorniamo all'idea originale della Tavola Rotonda aperta a tutti gli autori di fumetti. L'idea degli Stati Generali non è nemmeno di Claudio Stassi, l'autore che si è fatto carico della convocazione e dell'organizzazione. L'idea era nata sul blog di Michele Petrucci in seguito al caso Armentaro/Il Male. Stassi se l'è appaltata. E non è un caso che l'esigenza di questi Stati Generali si concretizzi da parte di un autore che appartiene (ancora) ad una precisa fascia di autori: la "generazione-1000-copie-in-libreria-recensione-su-La-Repubblica" che
pubblica soprattutto con editori del tipo di Tunuè e Beccogiallo, per intenderci e circoscrivere.
Stassi, è un autore (ancora) di fascia media. Ha pubblicato appunto con Beccogiallo e Tunuè, ha fatto un John Doe, un volume con Rizzoli, nell'ultimo anno qualche storiellina per il Giornalino e una storia breve per un volume di Black Velvet pubblicato con dei finanziamenti statali.
Stassi, dunque, non ha il carisma, la fama e l'autorevolezza, ne l'esperienza e la potenza comunicativa (per intenderci, tutte "qualità" che invece possiede Roberto Recchioni.) per potere interpretare il ruolo del "capopopolo". E questa tigre degli Stati Generali da cavalcare è difficile. Molto difficile. Così Stassi, inizialmente (e ambiguamente) tira per la giacchetta il
coinvolgimento di Luca Boschi, senza indicare chiaramente il il ruolo di moderatore e consigliere, ma facendolo quasi apparire come coorganizzare dell'evento. Almeno inizialmente sembra che così venga lasciato intendere.
Poi Stassi tenta di imbarcare appunto Roberto Recchioni. Sarebbe il "testimonial" perfetto per gli Stati Generali. Recchioni però si rifiuta, non è convinto dell'iniziativa e preferisce rimanere nella roccaforte del suo blog.
Nessuno, però sino a questo punto, si è chiesto come mai non sia stato un autore affermato, un grande nome a metterci la faccia e a fare il "capopopolo".
La risposta, a mio avviso è semplice. Nel mestiere del fumettista, che è ben diverso dal metalmeccanico, è il talento la discriminante che influenza i compensi e il successo e le esigenze del "grande nome" non hanno nulla a che vedere con gli autori di fascia media, in mezzo alla quale sono nati spontaneamente gli Stati Generali. Gli autori del fumetto in Italia non sono un insieme unico, e non lo potranno mai essere, ma posseggono una serie di infiniti sottoinsiemi, ognuno caratterizzato da un livello di talento crescente.
Gianfranco Goria parlerà di assenza di Coscienza Collettiva. In realtà nemmeno il navigato sindacalista che ha contribuito alla nascita dell'unico sindacato di settore, il SILF, ha saputo decifrare bene quello che sta succedendo davvero attorno agli Stati Generali.
La Coscienza Collettiva esiste ma è solo circoscritta ad una certa fascia di autori. O meglio, ogni fascia, ogni sottoinsieme di autori, ha la sua Coscienza Collettiva, correlata alle esigenze, sogni e aspirazioni degli autori che vi appartengono. Gli Stati Generalidunque rappresentano - così come sembrano palesarsi per adesso - l'affermazione della Coscienza Collettiva della "generazione-1000-copie-in-libreria-recensione-su-La-Repubblica" di cui sopra.
Questi autori sembra che abbiano appunto preso coscienza che oltre Beccogiallo (Gruppo Alet) e Tunuè, la distribuzione nella libreria di varia, qualche trafiletto su alcuni giornali nazionali, e i pagamenti correlati al mercato (compreso zero anticipo in qualche caso), potrebbe non esserci altro sbocco.
I più bravi (e fortunati) possono aspirare a pubblicare con Coconino (che ora appartiene a Fandango) o in Rizzoli-Lizard. Oltre non c'è nulla. Questo è il massimo a cui un autore può aspirare se produce "fumetto d'autore" e socialmente impegnato in Italia, cioè la "generazione-1000-copie-in-libreria-recensione-su-La-Repubblica" che è la spina dorsale di questi Stati Generali . Alcune case editrici di varia grandi e piccole, come Einaudi Stile Libero, Minium Fax o Round Robin, si stanno muovendo per inglobare le "graphic novel" (mica il fumetto...) nei loro cataloghi, ma ancora gli editori "non specializzati" che fanno fumetti (ma li chiamano graphic novel...) sono troppo pochi per fungere da ammortizzatore "sociale" ai bisogni alimentari dei fumettisti italiani.
E ritorniamo ai Crumiri No System, perché contrariamente ad altri campi artistici come la pittura, la letteratura e la poesia, questa certa frangia di autori del fumetti italiano si rifiuta quasi categoricamente di prendere in considerazione l'eventualità
di non potere vivere solo di fumetto, loro che così orgogliosamente quando rinnovano la carta di identità alla voce impiego si fanno scrivere "fumettista". E di chi è la colpa? Degli editori che non li pagano il "giusto", of course. Elementare, Watson!
Ma quant'è questo "giusto"?
La risposta degli editori sarebbe che il compenso "giusto" è quello che permette il mercato. La risposta degli autori è invece che il compenso giusto è quello che li fa vivere dignitosamente. Rispettabilissima e legittima risposta, sia quella degli editori che quella degli autori. Peccato, che come già detto in altre occasioni, la percezione del "giusto" compenso degli autori non è correlata alla realtà.
Prendiamo ad esempio Michele Petrucci. E' un autore molto stimato sia dal pubblico che dalla critica di internet. Metauro è oggettivamente un bel libro. Non è "facilissimo", non è nemmeno da lettore "medio", ma è un bel libro. Petrucci ha dichiarato che di Metauro sinora ne sono state vendute 900 copie e il volume è uscito nel 2008. Quindi un bel libro, che è stato distribuito in libreria di varia (compresa quella sotto casa della vostra vicina), che ha avuto recensioni e trafiletti sui quotidiani (che potete conservare per fare vedere ai vostri amici che i fumettisti finiscono nelle pagine della Cultura), ha venduto circa 450 copie all'anno, per due anni.
Petrucci, poi ha aggiunto, realisticamente, che per un autore vivere di fumetti si dovrebbero vendere all'anno 10.000 copie di un libro a fumetti. Cioè un numero di copie che nella varia è considerata un bestseller.
A questo punto ci vuole un bel rompicapo matematico da Settimana Enigmistica: sapendo che un bel libro come Metauro vende 450 copie di media l'anno, quanti libri deve fare all'anno un autore per arrivare a vendere 10.000 copie all'anno e potere vivere del mestiere di fumettista?
Dalla calcolatrice ritorniamo ancora a quella certa frangia di autori, i Crumiri No System. Gli Stati Generali per loro rappresentano un'occasione (di visibilità) unica e irripetibile. Il momento più alto per rivendicare i propri diritti, e ricevere pacche sulle spalle dai colleghi, mentre continuano sottotraccia a fare i crumiri, per buona pace dei "colleghi".
Ciccarelli (SaldaPress), provocatoriamente invitava a fare degli Stati Generali del Fumetto un'assemblea permanente. All'attento Ciccarelli è sfuggito che un' assemblea permanente di autori su internet c'è già da parecchio tempo. Un comitato spontaneamente organizzatosi di autori che hanno messo in moto questo perverso meccanismo crumiro no system. Gli Stati Generali diventerebbero solo la propagine reale di quello che già hanno posto in essere in rete da parecchio tempo. Gli Stati Generali sarebbero per i crumiri l'occasione migliore per legittimarsi definitivamente.
I Crumiri No System, infatti, (già da tempo) giudicano gli editori vergando liste di buoni e di cattivi.
Solitamente i cattivi sono quelli che con cui non collaborano e/o quelli con cui hanno rotto, meglio se sono piccoli editori, perché c'è sempre bisogno di un "nemico" verso cui puntare il dito e senza il quale non si giustificherebbe il loro impegno "sindacale" ed è ancor più conveniente se quel nemico è piccolo e "indifeso" e più facilmente attaccabile. La strategia migliore per alcuni Crumiri No System è attaccare quegli editori con cui si è certi di non collaborare mai. Ma se c'è
la possibilità che un editore retribuisca o sia conveniente collaborarci per altri motivi, meglio non rovinarsi la
possibilità futura di collaborarci attaccandolo.
Questa frangia di autori si è così creata una serie di eccezioni di convenienza e di opportunismo a completo loro uso e consumo.
"Chi non ti paga ti sfrutta, ma se io ho accettato zero anticipo l'ho fatto perché era l'unica occasione per raccontare quello che volevo e come volevo".
"Gli editori devono sempre pagare l'autore perché io devo vivere di fumetti, ma io con l'editore X ci pubblico gratis perché per me non è una questione economica ma ideologica e/o di prestigio pubblicare con loro".
Questi autori vogliono che gli editori (che, come dicevamo, sono sempre quelli con cui non collaborano, meglio se piccoli o associazioni no profit) facciano "outing" e mostrino anche i contratti di pubblicazione e gli assetti societari, e se gli editori non vogliono "confessarsi" pubblicamente al loro cospetto, allora hanno sicuramente qualcosa da nascondere, la prova definitva che sono degli editori poco raccomandabili.
Ma se, alla stessa maniera, si chiede a questi autori di fare altrettanto, di dire quanto guadagnano loro presso gli editori con cui pubblicano e di mostrare i loro contratti, se ne ottiene un netto rifiuto fatto di codici professionali e deontologici tirati fuori all'occorrenza.
"Noi vogliamo fare i conti in tasca agli editori ma non vi diciamo i fatti nostri per non mettere in difficoltà gli editori con cui collaboriamo e anche gli altri autori che ci collaborano, e poi non è professionale parlare dei contratti con gli altri".
Ovviamente questi autori difendono fino alla morte gli editori con cui collaborano e si guardano bene da rovinarsi la piazza per futuri lavori andando contro i propri editori di riferimento.
I Crumiri No System fanno anche le battaglie per il diritto d'autore ma evitano di rispondere quando gli fai notare che i loro nomi non sono nememno indicati nel "copyright" dei libri che hanno pubblicato per i loro editori "bravi", quelli che non vogliono mettere in difficoltà.
In conclusione: gli Stati Generali sono un'idea ambiziosa, affascinante e lodevole. Ma al momento sono soprattutto lo specchio della "generazione-1000-copie-in-libreria-recensione-su-La-Repubblica" e che rischiano di diventare anche un'occasione per i Crumiri No System, cosa che non gioverà all'intera categoria degli autori del fumetto. Anzi la danneggerà. Finita la tavola rotonda, spente le luci, finite le pacche sulle spalle, i crumiri torneranno a fare i crumiri e si sentiranno ancora più autorizzati a farlo perché entrare agli Stati Generali del fumetto ne avrà legittimato l'operato.
Post Scriptum Pro Domo Vostra
Agli Stati Generali del Fumetto invierò un pacco di biscotti "crumiri" come augurio che siano gli unici crumiri presenti alla Tavola Rotonda.
Post Scriptum Pro Domo Mea
Esprimere le stesse opinioni contenute in questo articolo in giro per la rete mi ha fatto apostrofare come "frustrato" e "invidioso". Vorrei spiegare, per l'ennesima volta, che il sottoscritto non nutre nessuna invidia e non è frustrato per alcun motivo. Molti pensano che le mie critiche dipendano dal fatto che non sono riuscito a vivere di fumetti nella mia vita e che questo insuccesso mi frustrerebbe, quindi sarei invidioso di chi ci riesce. Vorrei tranquillizzare costoro. L'ultima volta che ho pensato a vivere di fumetti avevo venti anni. Oggi ne ho trentasei di anni, non ho bisogno dei fumetti per vivere e quello che faccio nel mondo dei fumetti lo faccio per pura e disinteressata passione, a volte anche rimettendoci di tasca mia. Non ho mai presentato a nome mio progetti a nessun editore e non ho bisogno di "baciare" nessuno o di avere l'approvazione o la sponsorizzazione di chichessia. Quello che scrivo e dico lo dico nella mia completa autonomia e indipendenza. Non ho padroni, non sono il burattinaio di nessuno e il mio lunario non necessita, per essere sbarcato, da nulla che abbia a che fare con il mondo del fumetto con cui quindi non ho alcun cordone ombelicale che potrebbe influenzare, per questioni di opportunità, le mie scelte e le mie opinioni.. So che a chi invece è abituato a tenere la testa bassa nei confronti di quegli editori che non gli scrivono nemmeno il nome nel "copyright" nei libri che pubblica la mia completa indipendenza risulterà difficile da credere. Ma è così.
Mi sarei anche abbondantemente rotto i ciglioni di quei quattro imbecilli che se ne vanno in giro a cercare quelli che collaborano con me per invitarli a lasciare perdere le loro collaborazioni con Cagliostro E-Press e con Fumetto d'Autore adducendo a corollario dei loro consigli "disinteressati" le più fantasiose e disparate motivazioni diffamanti nei
confronti della mia persona che sono comprese tra l'etichetta di "fascista" e quella di "sfruttatore" degli autori. Tra questi imbecilli ce ne sono anche alcuni patologici, persone con cui non ho mai avuto a che fare direttamente o che nemmeno consoco, ma che danno fastidio a chi collabora con me per compiacere amici e amici degli amici a cui evidentemente sto sulle balle. Attributi che costoro evidentemente hanno talmente striminziti da non avere il coraggio di venirmi a dire in faccia ciò che pensano e che quindi preferiscono mettere in atto queste bassezze mirate ad "isolarmi" e di liberare il mondo del fumetto dalla "parte malata" che secondo loro sarei io. Ho spalle abbastanza larghe per dare a questi imbecilli il resto che gli è dovuto. Basta solo che si mettano in fila, si prendano le loro responsabilità (come io mi piglio le mie quando faccio nomi e cognomi) e la finiscano di fare i vigliacchi infastidendo, in alcuni casi quasi a livello ossessivo e malato, chi collabora con me, con Cagliostro e con Fumetto d'Autore.