Fumetto d'Autore ISSN: 2037-6650
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Premio Fossati 2011: Antonio Solinas spara sul pianista

riminicomix2011

Moleskine #51

La rubrica più politicamente scorretta del fumetto italiano. Appunti di viaggio nel mondo del fumetto, attraverso i suoi protagonisti e l’informazione di settore.

di Giorgio Messina

Scrive il sempre acuto Andrea Voglino che il «saloon del fumetto italiano» è «quel bell'ambientino tutto cameratismo, pacche sulle spalle e Colt 45 ben oliate». E nel saloon non c’è da stupirsi se a volte le Colt dei giovani gringos sparano contro la vecchia guardia di pistoleri, quei pard che cavalcano insieme ormai da tanti, forse troppi, anni e di mollare la mandria non ne vogliono proprio sapere, neppure per tutto l’oro del mondo. Così succede che Antonio Solinas scrive una lettera a Luca Boschi. L’oggetto del contendere è la trasparenza dell’assegnazione dell’ultimo Premio Fossati a Rimini Comix. Riportiamo di seguito il testo integrale della lettera di Solinas indirizzata a Luca Boschi che quest’ultimo ha reso pubblica sul suo blog QUI:

«Ciao, Luca.

Mi chiamo Antonio Solinas, e sono stato candidato, insieme ai colleghi Nicola Peruzzi e Giovanni Agozzino, al Premio Franco Fossati per il libro Grant Morrison: All Star [pubblicato da Double Shot - NDR].

Ti scrivo una lettera aperta al blog (sperando di stimolare un dibattito interessante anche per altri) in occasione di un aspetto veramente spiacevole proprio del Fossati, che mi piacerebbe discutere con te.

Premetto due cose, fondamentali (per quanto mi riguarda) nel discorso: la prima è che non obietto sulle decisioni della Giuria del Fossati (non sempre si vince, anche se credo nel valore assoluto - a livello mondiale - del mio libro); la seconda è che preferisco avere dei riscontri e confrontarmi con te, più che sollevare qualunque (facile) cagnara per cui non ho né voglia né energie. Ripeto, spero si crei il germe di una discussione interessante (e seguita).

Detto questo, veniamo all’aspetto che trovo disdicevole nella gestione del Premio, ovvero la presenza di un giurato (nello specifico si parla di te) con evidenti conflitti di interessi, avendo partecipato (sebbene a diverso titolo) a ben due libri in gara è ["Jacovitti: sessant’anni di surrealismo a fumetti" pubblicato da NPE; "Un maestro dell’ironia borghese. Carlo Bisi fumettista e illustratore nella cultura del suo tempo" pubblicato da A.N.A.F.I. - ndr].

Non voglio essere frainteso: non sono in discussione la tua indubbia professionalità o il tuo giudizio (non è assolutamente mia intenzione creare dubbi in questo senso e sarei in malafede se lo facessi). Mi infastidisce però un atteggiamento tutto tipicamente italiano, ovvero quello dei valutatori che sono anche valutandi, oltretutto con l’aggravante di essere stati premiati nello stesso anno dall’ente che poi (indirettamente ma non troppo) è andato a vincere il premio in questione.

Come puoi immaginare, in un ambiente avvelenato come il piccolo mondo del fumetto, non ci vuole molto a immaginarsi chissà quale cospirazione (anzi, sono certo che alcuni – non io – la tireranno in ballo una qualche teoria cospirazionistica).

E non basta, nel quadro globale, la tua pur lodevole spiegazione delle condizioni poste per partecipare come giurato (http://lucaboschi.nova100.ilsole24ore.com/2011/07/il-premio-franco-fossati-fa-quindici.html). Queste ti fanno onore a livello personale, ma non cancellano i dubbi metodologici sul processo di composizione della giuria che reputo, comunque e a prescindere dal giurato scelto, discutibile.

Tendo a pensare che il voto dei giurati sia frutto della buona fede, fino a prova contraria. Certamente, però, ritengo che il Premio Fossati, quest’anno, sia fortemente squalificato da quanto accaduto e dall’impossibilità di avere una giuria “intoccabile”. In un paese dove tutti gridano sempre al complotto, a questi aspetti bisognerebbe stare particolarmente attenti.

 

Estendendo il discorso, col tuo aiuto (e sperando in un fruttuoso dibattito), vorrei capire alcune cose importanti: 

1) in generale, che senso ha tenere in piedi premi se questi non sono abbastanza qualificati?

 

2) Hanno senso tutti i premi e premietti che si danno nel nostro paese, spesso solo per sollazzare l’ego degli autori? 

3) Quali sono (e quali dovrebbero essere) i criteri metodologici con cui si mettono in piedi le giurie dei premi?

 4) Nello specifico, perché quelli dell’organizzazione del Fossati non sono trovare un tuo degno sostituto (almeno senza due conflitti di interesse)? Si sono posti il problema del papocchio? 

5) Come si fa a riqualificare (o a qualificare per la prima volta, nel caso) i premi in Italia, visto che, sebbene qualcosa si stia muovendo, sembrano ahimè importare solo i 5 giorni precedenti e i 5 successivi alla premiazione?

 

Spero di avere espresso i miei concetti nella maniera più chiara e meno strumentale (e strumentalizzabile) possibile. Quello che importa è la questione di principio, al di là di chi ha vinto il premio (che, ripeto, non è in discussione, per quanto mi riguarda). 

Se episodi discutibili come questo possono, in qualche maniera, aiutare a togliere la cronica patina di dilettantismo che caratterizza i tanti (troppi) ambiti del fumetto in Italia oggi, credimi, ne sarò solo contento.

 

Cordiali saluti, 

Antonio Solinas»

 

Per chi non sapesse cosa sia il Premio Fossati, è l’unico riconoscimento italiano dedicato prettamente alle opere di saggistica ed è intitolato alla memoria di Franco Fossati, autorevole storico e critico del fumetto, prematuramente scomparso nel 1996. Il Premio è stato istituito da Cartoon Club in collaborazione con la Fondazione Fossati, associazione nata con l’obiettivo di diffondere l’opera di Franco Fossati e di promuovere ogni tipo di attività culturale legata al mondo del fumetto. Il Premio Fossati si fregia della collaborazione dell'A.N.A.F.I., dell'Anonima Fumetti e del Centro Fumetto "Andrea Pazienza". La giuria per l'assegnazione 2011 del Premio Fossati era composta da Luigi Bona, Daniele Barbieri, Luca Boschi, Paolo Guiducci e Andrea Voglino. Il premio si assegna ogni anno durante RIMINICOMIX. 

Purtroppo però le critiche di Solinas sono fuori tempo massimo ed è per questo che si disinnesca quasi completamente il suo intervento. Mi spiego meglio. Ma se il libro di Solinas avesse vinto, egli avrebbe comunque scritto questa lettera aperta? Se avesse vinto il suo libro, Solinas si sarebbe interessato di quale fosse la graduatoria finale degli altri partecipanti?

 

E ancora. Se Solinas riteneva così disdicevole la presenza in giuria di un coautore dei testi di due volumi in lizza, quando ha saputo della composizione della giuria e di quali fossero i testi in nomination, tra cui il suo - notizie queste che  erano note già diversi giorni prima della premiazione - perché non ha ritirato dalle nominations il suo volume creando il caso prima della premiazione? Sarebbe stato sicuramente più utile sollevare la questione del conflitto d’interessi prima che il premio fosse assegnato invece di farlo adesso a bocce ferme.

 

Ha ragione Solinas quando dice che ci troviamo davanti ad «un atteggiamento tutto tipicamente italiano, ovvero quello dei valutatori che sono anche valutandi, oltretutto con l’aggravante di essere stati premiati nello stesso anno dall’ente che poi (indirettamente ma non troppo) è andato a vincere il premio in questione». Con questa sua lettera però Solinas ci mette anche davanti ad un altro atteggiamento tutto tipicamente italiano, ovvero quello di chi sente odore di bruciato ad una selezione ma intanto, covando sogni di vittoria, si sta zitto e partecipa, tanto poi c’è sempre tempo a lamentarsi. ma sempre senza mettere in dubbio la credibilità e la professionalità di nessuno. In fin dei conti, nonostante tutti i suoi sforzi per apparire “polticamente corretto” nella protesta, Solinas finisce per sparare sul pianista. A tal proposito è indicativo il fatto che Solinas prima dica di non volere fare dietrologia e di non ravvisare alcun complottismo rispetto a quanto sta denunciando ma poi dice: «certamente, però, ritengo che il Premio Fossati, quest’anno, sia fortemente squalificato da quanto accaduto e dall’impossibilità di avere una giuria “intoccabile”. In un paese dove tutti gridano sempre al complotto, a questi aspetti bisognerebbe stare particolarmente attenti.»

E se tutti gridiamo sempre al complotto, Solinas non è escluso. Cioè, il coautore del saggio su Morrison grida al complotto, ma senza gridare. Miracoli di quel «cameratismo, pacche sulle spalle e Colt 45 ben oliate» di cui parlava Voglino? Chissà.

Che poi se Solinas proprio non ce la faceva a sopportare il risultato finale del Premio, era ancora più facile, invece di tirare per la giacchetta Boschi, sottolineare maggiormente il fatto che a vincere il riconoscimento intitolato a Fossati sia stato un libro edito dall'l’ANAFI, di cui il premio si fregia della collaborazione. Dei premi si sa che si ricorda solo il vincitore, come si sa che la composizione delle giurie e gli altri titoli in gara finiscono prestissimo nel dimenticatoio. Perché quindi Solinas non ha scritto una lettera oltre che a Boschi, anche all'ANAFI che ha vinto il Premio ma patrocinava il Premio stesso, visto che il curatore del volume vincitore, cioè Paolo Gallinari, è anche il Presidente ANAFI in carica?

Alle domande di Solinas comunque risponde Marcello Toninelli con questo intervento:

«Discussione davvero interessante, onesta e inevitabilmente "pepata".

Data per scontata l'onestà di tutti, i responsabili del premio Fossati forse dopo questa edizione su cui gravava un tale conflitto d'interessi dovrebbero riunirsi e rifletterci un po' su. A me sembra un po' assurdo che a giudicare i critici siano... i critici! Come se a scrivere le recensioni sui fumetti fossero gli autori stessi. Il premio Anafi e quello di Fumo di China (che, ahimè, non si fa più da anni. La redazione decise di discutere come rendere più razionali le categorie da premiare... e tutto è stato lasciato cadere nel nulla) avevano scelto, credo saggiamente, di chiedere il responso dei lettori. E anche in quel modo non era semplice garantire la correttezza dell'operazione. Ricordo almeno un paio di casi in cui l'autore in gara, o un amico volonteroso per lui, ha tentato di accaparrarsi una targa spedendo fotocopie della scheda in gran quantità facendosi dare fotocopie di carte d'identità (richiesta dal regolamento proprio per evitare voti "multipli") da amici e conoscenti.

Ora, se per scegliere il miglior fumetto è ragionevole che la giuria sia composta da critici, ripeto, forse l'amico Bona & C. dovrebbero studiare un'altra composizione di giuria, magari proprio cercando di coinvolgere i lettori. A meno che non si scopra che i lettori dei libri di critica sono, per documentazione, solo gli altri colleghi critici! :-)

In tal caso suggerisco che gli interessati invece di attribuirsi un premio all'interno della categoria che ha (come è stato ripetuto più volte) il solo risultato di soddisfare l'ego dei vincitori, si riuniscano a Rimini e si facciano i complimenti l'un l'altro davanti a una bella piadina calda.»

Per dovere di cronaca e completezza dell’informazione riportiamo anche il commento di Paolo Gallinari:

«Ho seguito il dibattito con interesse, e se non apparisse bizzarro direi che hanno più o meno ragione tutti (...), o quantomeno sono stati portati argomenti giusti pressoché da tutti. Ah, già, scusate: sono il curatore del libro vincitore, nonché Presidente dell'ANAFI. Vedo che diversi degli argomenti che avrei potuto toccare in questa veste sono già stati toccati.

In generale posso solo ribadire che in effetti se - in un mondo ristretto come quello di chi scrive di fumetti - venissero messi dei rigidi paletti di esclusione, tenendo conto tra l'altro che spesso si tratta di opere collettive e che i promotori stessi proprio di questo tema si occupano, o non si troverebbero giurati o non ci sarebbero libri in concorso! Comunque, chiamo a testimoni Guiducci e Semprini di Cartoon Club, personalmente sono stato a lungo indeciso se presentare il libro dell'Anafi a un premio patrocinato dall'Anafi, a un certo punto volevo proprio non presentarlo.

Ritengo che il problema del conflitto di interessi esista, e forse non sarebbe malvagia l'idea di ristrutturare il Premio Fossati cominciando ad eliminare il sostegno delle Associazioni non direttamente connesse all'organizzazione del medesimo: in fondo, adesso il Premio gode di una sua autorevolezza e non ha bisogno di essere "illuminato" di luce riflessa. Questo toglierebbe già un bel po' di problemi (come quello sollevato da Solinas a proposito del Premio Anafi a Luca Boschi) in fase iniziale (in merito già altri hanno detto correttamente le cose come stanno, non devo aggiungere nulla).

Trovo giusto che venga resa pubblica la classifica e il relativo punteggio (in effetti, non ho mai capito perché non lo siano, pensavo che fosse un problema di distrazione mia...), mentre ho qualche dubbio di più sulla presenza di autori in giuria da escludere se in qualche modo presenti in concorso: presenti come, come autori in solitaria o in cordata sulla copertina? come saggisti in un libro collettivo? come curatori di brani altrui? come scrittori di prefazione o introduzione? come editori? Mah! Posso sbagliarmi, ma basterebbe credo rendere regola il comportamento assunto da Boschi in questo caso; d'altronde, quando a inizio stagione si stabilisce dove si giocherà la finale di Coppa dei Campioni si corre il rischio che una delle due finaliste si trovi a giocare in casa, no? A meno di non giocarla a Tirana... Questa era solo una battuta per alleggerire l'argomento.

(…)

Chiudo con due note personalissime: 1.sono stato felicissimo di avere ricevuto e ritirato il Premio Fossati, perché un Premio dato da "colleghi" secondo me è un riconoscimento importante; 2.i libri di Boschi & co. su Jacovitti e di Solinas & co. su Morrison sono bellissimi, se fossi stato in Giuria avrei dato loro il voto massimo.

Per il resto, il dibattito è molto utile e spero che possa portare a modifiche regolamentari e strutturali che rendano il Premio Fossati ancora più trasparente di quello che, secondo il mio modesto parere, già è in buona sostanza.»

A questo punto mi si permetta una nota anche a me. Capisco l’orgoglio di Gallinari, ma un premio dato da “colleghi” ad altri “colleghi” continua a essere roba da saloon. Se il fumetto, e la critica di settore, vogliono rimanere nel saloon a farsi le feste private allora farebbero prima a comprare ognuno una targa da 30 euro e a scambiarsela vicendevolmente. Mi pare che qualcuno recentemente parlasse di credibilità. E mi pare che la credibilità non si costruisca a suon di reciproche pacche sulle spalle.

Comunque, sia i libri di cui è coatutore Solinas, che quelli curati da Gallinari e a cui ha partecipato Boschi, sono degli ottimi libri rispetto agli argomenti trattati. Forse bastava che la giuria assegnasse qualche “ex aequo” e non ci saremmo accorti di nulla. In fondo i Premi sono così importanti quando non smuovono quasi di una virgola le vendite? O è più importante vincere perché la vittoria significa essere accettati dall’intellighenzia che distribuisce i premi e gestisce il saloon del fumetto? Forse è meglio non pronunziarmi su questo amletico dilemma. Sto oliando giusto in questo momento la mia Colt e non vorrei mi partisse un colpo per sbaglio. Non vorrei mai sparare sul pianista.

Ps: il grande problema del fumettomondo è che è permeato da troppa “grande amicizia” (copyright Laura Scarpa). Ma ci torneremo. Adesso mi è venuto anche a me una gran voglia di assegnare premi. Quindi a breve arriva la sessione estiva dei Premi Moleskine. Restate sintonizzati sulla rubrica più politicamente scorretta di tutto il fumettomondo.

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