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L'Editoriale » Mantova Comics 2011: ombre sul Mincio
di Alessandro Bottero
E così anche Mantova Comics 2011 è passata. Ci sono stato la giornata di sabato 12, e questo è il mio resoconto. Erano tre anni che non andavo a Mantova Comics. L’ultima volta infatti era stata nel 2008. Devo dire di non aver notato molti cambiamenti tra gli editori presenti, ossia chi c’era nel 2008, più o meno c’era anche adesso. Ma procediamo con ordine.
È andata bene Mantova comics 2011? Per me senz’altro. Io non avevo uno stand, quindi non avevo bisogno di vendere. Ero venuto a Mantova per presentare NOX, la serie che scrivo per la Star Comics, e l’incontro è andato bene. Non mi interessa avere sketch, o firme illeggibili su albi da leggere, per cui che a una mostra ci siano uno o centoventisei autori che fanno disegnini poco mi interessa. Non faccio file, e non mi interessa farle per avere sketch, per cui del come e del quando tutti questi “riti sociali” delle mostre si siano svolti mi interessa poco. Certo, il mio spirito di rompiscatole congenito ricorda che prima di Lucca era sorta tutta una polemica straccia-pifferi sul fatto se i disegnatori che fanno gli sketch agli stand debbano o meno essere pagati, e ricordo anche proclami e manifesti barricadieri e “Leviamoci in armi e difendiamo la giustizia sociale del nostro duro lavoro!”, con annesse pagine e pagine su blog, forum, e social network grondanti sentimento e pathos di questi poveri autori sfruttati, offesi e vilipesi, che fanno i disegnini. Poi magicamente POOOOOF quattro mesi dopo tutto sembra dimenticato. La gente che diceva “hanno ragione! I disegni allo stand vanno pagati!”, si mette in fila e si fa fare i disegni senza aprire il portafogli, e i disegnatori barricadieri si siedono e fanno i disegni. È proprio vero che i grandi proclami su Internet durano lo spazio di un mattino. Ma come dicevo a me dei disegnini alle mostre interessa poco, quindi passiamo oltre.
Mi è andata bene, ma va anche detto che il primo contatto con la mostra è stato ridicolo. Arrivo in macchina, parcheggio davanti al Palabam, e aspetto l’apertura. Alle 9:00 di sabato vado al punto accrediti e chiedo un pass stampa, facendo vedere la mia tessera da giornalista. La risposta dell’addetta è che le richieste per i pass stampa finivano il 20 febbraio. Faccio presente che vado a mostre in tutto il mondo, e tutte le mostre al mondo dispongono di pass stampa da fare direttamente durante i giorni di mostra, ma la risposta è stata: “gli accrediti bisognava chiederli entro il 20 febbraio”. Capito che il dialogo tra noi era impossibile pago 8 euro ed entro. Il discorso non è l’aver pagato. Non vado certo in rovina per 8 euro. Né il fatto che potevo benissimo telefonare all’organizzatore e dire: “senti, puoi venire qui e farmi entrare, grazie?”. Il discorso è questo modo di ragionare è privo di logica. Dove sta scritto che gli accrediti si possono richiedere solo entro il 20 febbraio? Nel sito di Mantova comics and games. Perfetto. Ma una persona che è già venuta a Mantova comics, e che negli anni passati non ha avuto problemi di questo tipo, non è detto che vada sul sito a leggere cosa c’è scritto. Conosce le date, programma lo spostamento, e come succede in TUTTO il mondo, pensa che presentando al punto accrediti il tesserino stampa, gli venga fatto un accredito. O magari un biglietto omaggio. O un accidenti che ti si porta. Ma di sicuro non pensa di ricevere una risposta: “gli accrediti andavano chiesti entro il 20 febbraio!”. Addirittura alla SAN DIEGO COMICON riescono a fare dei pass stampa al momento, e parliamo di una convention da 130.000 presenze... Anche alla FIERA DEL LIBRO DI FRANCOFORTE, ci riescono... e invece a Mantova no. Buono a sapersi.
Ancora. Una volta che entravi nel Palabam, con il biglietto non potevi più uscire. Se uscivi, chessò... perchè hai portato tuo figlio piccolo e hai dimenticato una cosa in macchina e devi andare a riprenderla…. ecco se uscivi… poi per rientrare dovevi RIPAGARE il biglietto, anche se mostravi il biglietto che avevi già pagato. Ora, io capisco che l’anno scorso avranno avuto dei problemi, e ci sono stati molti che, permettendo l'entrata e l'uscita, forse non avranno pagato. Ma a me che me frega? Perché devo essere IO, UN ANNO dopo a pagare per una fesseria che forse è successa UN ANNO FA? Ovviamente il fatto che i paganti non potessero uscire, una volta entrata, pena ripagare il biglietto, era invece vissuto come una benedizione dal bar del Palabam, che così non soffriva per niente la concorrenza dei cinque camion che vendevano panini appostati fuori dei cancelli. Infatti tutti quelli che erano dentro se volevano mangiare un boccone dovevano passare per le forche caudine della ristorazione ufficiale del Palabam. O paghi quanto ti dico io, o esci a prendere altro. MA poi non rientri più. Uhmmmm….. ci vedete un nesso? O sono io troppo malizioso?
Quindi, politica accrediti ridicola, e gestione ristorazione e flussi molto perplimente.
Ok, ma questo al lettore interessa poco, giusto? Al lettore nerd interessa vedere le cosplayer gnoccolone, oppure avere i disegnini. O magari poter incontrare un dirigente Planeta, per potergli dire in faccia “Siete delle merdeeeeeeeeeee!”, che poi uno si sfoga e si sente bene per tutto il giorno.
Sui disegnini già detto. Sulle cosplayer gnoccolone, non so…. Nella zona editori non ne giravano molte, e probabilmente questo ha risollevato l’animo di chi odia i cosplayer, mentre nella zona games/musica ce n’erano. Non è che abbia visto cose particolarmente eclatanti, come la leggendaria Lamù del Romics 1996, o la Miss Dronjo di Cartoomics 2005. Anche le gothic lolita erano tutte tranquille, morigerate, e buone buone. C’erano i soliti che chiedevano “chepossofareunafotocheèperlacollezione?”, a volte con la bavetta alla bocca a volte no, ma comunque sempre abbastanza inquietanti, e c’era un gruppo steampunk di cinque o sei ragazze, con addosso una notevole quantità di tubi, cavi, e ferraglia in genere, che era ammirato da tutti. Confesso di non avere la minima idea di chi fossero, o chi raffigurassero, ma dale reazioni di chi le fermava dicendo “noooooo! Finalmente!!!!” ho capito che a livello di importanza dovevano essere una via di mezzo tra lo script originale annotato di Watchmen e uno sketch di Jack Kirby bianco e nero inchiostrato su cartoncino bristol 70 X 100.
Conferenze e incontri che dire…. ho buttato un orecchio a quella del Centro Fumetto Andrea Pazienza, laddove si diceva che visto che le vendite in fumetteria calano sempre di più, anche loro, per alcuni libri, sono già passati alla stampa in digitale (se ho capito bene. Stavo comprando i noodles, e potrei aver inteso fischi per fiaschi). Fosse vero sarei contento perché significherebbe che piano piano la tesi “vendite in calo => inutile stampare mille o più copie”, che da anni ho sposato e per la quale sono stato preso per il culo in più di un’occasione, inizia a fare proseliti. E sono anche curioso di vedere cosa diranno i teorici del’autoproduzione autarchica, quelli che dicono “o gli editori stampano 5.000 copie del vostro volume, o è meglio se ve lo stampate da soli e lo vendete per i fatti vostri”, se anche il Centro Fumetto Andrea Pazienza inizierà a stampare poche centinaia di copie a volume. Sempre nell’incontro del Centro Fumetto mi è parso di aver capito che un altro problema è che le vendite dei fumetti prodotti da loro, non bastino a coprire le spese di realizzazione. Probabile, e cosa comune a molti. Una domanda però: ma se il Centro Fumetto Andrea Pazienza riceve circa 30.000 euro all’anno di contributi dagli Enti Locali che ne fanno parte, e se non deve pagare né affitto né utenze della sede in cui opera, qui le cose iniziano a non essere “comuni a molti”. Anzi, avere circa 30.000 euro di contributi all’anno, e non dover pagare l’affitto degli uffici dove si lavora non è comune a nessuno. Ah, se vi chiedete come faccia a sapere che il Centro Fumetto Andrea Pazienza riceva circa 30.000 euro all’anno dagli Enti Locali che ne fanno parte, l’ha detto a Fumetto d'Autore l’ex-presidente Brusoni QUI. Se adesso le cose sono cambiate, sarò più che lieto di intervistare Valentina Mauri, la nuova presidentessa e chiederglielo. Finora alle nostre richieste di intervista non ha mai risposto. Se qualcuno dei nostri lettori la conosce, provi a dirglielo.
Vendite. A me è andata bene perché non avevo uno stand e non dovevo vendere. Ma se l’avessi avuto mi sarei impiccato alla recinzione domenica sera. “Peccato che Bottero non abbia avuto uno stand a Mantova Comics”, penserà qualcuno, eh? Non negatelo, che poi li leggo i commenti in giro per la rete. Ma passando oltre a questa battuta il discorso è molto semplice. Le vendite sono state schifose. Punto. E non per l’amichetto mio che si lamenta sempre, o per quello che vende merdine e non può certo sperare che la gente figa gli dia i soldi per le sue merdine. No. Se giravi e chiedevi, e non ti fermavi alla prima risposta, ma insistevi e rompevi le scatole, alla fine la verità era che non si è venduto. O anche se si è venduto, non si è venduto tanto quanto DOVEVI vendere.
Non vi è chiaro il concetto del “dovevi vendere”? cerco di spiegarlo. la formula è molto semplice.:
Una manifestazione riesce se il tuo incasso è tre volte le spese vive di presenza alla manifestazione stessa.
Esempio: Facciamo due conti per vedere quanto mi sarebbe costato essere a Mantova Comics 2011. Stand 300 euro più iva, ossia 360. Viaggio da roma a mantova 190 euro. Dormire due notti (se avessi dormito) vengono, diciamo, 150 euro. Mangiare almeno 25 al giorno. Per tre 75 euro. Somma = 775 euro, e questo è il minimo minimoso. Meno di così è impossibile. Molto più probabile arrivare a 800/850 euro di spesa. Perfetto. Una spesa di 800 euro per una manifestazione, significa che io devo incassare almeno TRE volte tanto, così che con 800 euro copro le spese della manifestazione, con altri 800 copro parzialmente spese di stampa degli albi che ho portato (novità e/o arretrati), e poi copro le royalties che devo dare agli autori o agli editori esteri, e infine le tasse. Restano 800 euro che sono il possibile GUADAGNO di una manifestazione. Questo tirando al massimo sulle spese (tipo viaggiare di notte per arrivare la mattina dell’allestimento, e scappare subito dopo la fine della manifestazione, per non pagare un’altra notte di albergo). E sperando di incassare ALMENO 2400 euro. Ora io sarei davvero curiosi di sapere degli editori PURI, ossia non quelli che hanno anche negozi o altro, chi ha incassato TRE volte le spese che ha avuto. Credo molto pochi.
E voglio chiarire che per un editore l’UNICO , o se volete il PRINCIPALE, elemento con cui valuto se partecipare o meno a una manifestazione con uno stand, è questo: se incasso abbastanza da giustificare la mia presenza. Come editore dei disegnini me ne frego. Delle cosplayer gnoccolone pure. Se gli incontri sono straultrafigosi e ricchi di problematiche avvincenti e si interrogano sul futuro del fumetto, non me ne può fregare di meno. Se viene un sacco di gente perché c’è il concerto di quelli che rifanno per la 560esima volta le sigle dei cartoni animati anni ’80 non mi interessa. A me editore che prendo uno stand interessa che la gente venga e SPENDA. Punto. A me editore interessa che l’organizzazione si interroghi su “come possiamo fare in modo che la gente SPENDA di più?”.
Perché se la mostra X mi va bene, allora ci torno. Se non va bene, non ci torno più. E gli autori che IO avrei portato non ci tornano più nemmeno loro.
Come è andata Mantova Comics? Come al solito. Tanti commenti soddisfatti per il disegnino recuperato anche quest’anno.
Ma non si possono organizzare mostre, e chiamare gente a pagare soldi per prendere stand, perché Ciccio Salsiccio abbia finalmente il suo disegnino di Larroca. Non è da queste cose che io editore valuto se una manifestazione è riuscita. E guardate che non ce l’ho con Mantova. Questa incapacità di capire i bisogni degli standisti e degli editori presenti alle maninfestazioni è comune a MOLTISSIME manifestazioni. Mantova ha il fatto che è la prima dell’anno, quindi è la prima occasione di (ri)parlare di queste cose.
Vedremo come sarà Cartoomics tra due settimane.
Ah, parlando in giro ho raccolto la voce che Fumetterni non si farà. Più che raccolto la voce, l’ho chiesto a Francesco Settembre (l’organizzatore di Fumetterni), e lui mi ha detto chiaramente che non si farà. Motivo? Il comune non scuce contributi.