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Alessandro Di Nocera e Fumetti Brutti: la doppia faccia della critica, marchettara quando loda, anonima quando stronca
Moleskine #87
La rubrica più politicamente scorretta del fumetto italiano. Appunti di viaggio nel mondo del fumetto, attraverso i suoi protagonisti e l’informazione di settore.
Alessandro Di Nocera e Fumetti Brutti: la doppia faccia della critica, marchettara quando loda, anonima quando stronca
di Giorgio Messina
La critica formato fumettomondo a volte sa essere come Giano bifronte. Ci mette la faccia quando è marchettara e si cela dietro un comodo anonimato quando vuole stroncare. A faccia aperta in tempo di pace, a faccia mascherata in tempo di guerra.
Articolo di Alessandro Di Nocera pubblicato su La Repubblica di Napoli il 15 giugno 2012: “Ischia, le storie a fumetti sulle tovagliette dei ristoranti”.
Incipit del pezzo:
«Mangiare a Ischia leggendo contemporaneamente una breve ma intensa storia a fumetti: è questa l’idea sviluppata dall’agenzia pubblicitaria Surrealist! assieme ai cartoonist Marco Ferrandino, Domenico Esposito, Vincenzo Michieli e Mauro Forte, tutti d’età compresa tra i venti e i trent’anni, tutti legati alla Scuola Italiana di Comix di Mario Punzo.»
Non desta alcuna stranezza che l’articolista, essendo campano e scrivendo un pezzo destinato alle pagine dell’edizione napoletana del giornale, esalti realtà corregionali come l’agenzia pubblicitaria promotrice dell’iniziativa commerciale, gli autori coinvolti e la scuola napoletana del fumetto da cui questi ultimi provengono. Sorprende invece che Di Nocera, talmente addentro alle cose del fumettomondo da collaborare alle collane a fumetto di Panorama per conto prima della Planeta e poi della Lion, descriva l’idea delle tovagliette pubblicitarie a fumetti ischitane come «un’idea semplice», ammantando cioè l’iniziativa di una patina di originalità perché «studiata apposta per interessare i gestori delle attività di ristorazione», ma omettendo però di informare il lettore che l’ "idea semplice", è talmente semplice, da essere alla base del successo di Capitan Novara – ora ribattezzato Capitan Nova- già dal 2004 e che in 8 otto anni ci sono stati ben altri precedenti epigoni, come ad esempio un già dimenticato Capitan Venezia.
Eppure a livello di marketing pubblicitario applicato al fumetto, l’operazione compiuta 8 otto anni fa dall’autore Fabrizio De Fabritiis, creatore di Capitan Novara, e da Chiara Mognetti, dominus di Emmetre Service, ha fatto storia, oltre che scuola, come dimostrano anche a Ischia. E Capitan Nova ha lasciato talmente il segno nella sua storia editoriale da avere addirittura un suo magazine a colori da diversi anni, da essere stato protagonista di un cortometraggio dal vivo davvero ben fatto e, prossimamente, venire presentato addirittura in una versione manga disegnata da un autore giapponese fan del Capitano alfiere delle tovagliette commerciali da ristorazione con il fumetto dentro.
A Ischia e nella redazione napoletana di La Repubblica non se ne erano accorti di Capitan Nova? Sembrerebbe di no, nonostante basti un breve surf su Google per rintracciare questi dati. Ma forse Novara è troppo a nord rispetto a Napoli anche per l’esimio professore Di Nocera,.che non è nuovo ad esercizi di critica creativa, come dimostra la sua interpretazione della morte del Joker ne il Ritorno del Cavaliere Oscuro riportata in due diverse versioni nelle altrettante edizioni del suo saggio “Supereroi e Superpoteri”, pubblicato da Castelvecchi. Leggere per credere. Ma in questo caso la creatività critica non c’entra nulla. Nel caso delle tovagliette a fumetti di Ischia siamo all’omissione della notizia. Ecco, francamente però, questa di Di Nocera (ma davvero poteva non sapere che esiste Capitan Novara? Ma suvvia) più che un’omissione, appare come una marchetta bella e buona, assolutamente, non degna di chi ha scritto un intervento per la nuova edizione conforme all’originale di un capolavoro del fumetto mondiale come L’Eternauta (001 Edizioni).
Dalla critica che ci mette la faccia quando loda, passiamo a quella che invece lancia il sasso e nasconde la faccia. Mi riferisco al blog “Fumetti Brutti”. Sgombriamo subito il campo dai dubbi. Apprezzo molto l’idea di uno spazio critico deputato semplicemente alle stroncature. Questa è un’iniziativa davvero reazionaria in seno ad un fumettomondo sempre più avviluppato nell’ipocrita cultura del “mi piace” seriale, del “siamo tutti sulla stessa barca” e del “vogliamo tutti il bene del fumetto”. Quello che non apprezzo assolutamente è che i tre protagonisti dell’iniziativa stronchino i “fumetti brutti” celandosi dietro anonimi nick, perché stroncare in modo anonimo non combatte l’ipocrisia del fumettomondo basata su una concorrenza che, sentendo gli autori nei corridoi delle fiere, si risolve nel paradigma che tutti i libri sono belli e imprescindibili e tutti vendono tantissimo, anzi sono quasi esauriti e a brevissimo andranno di nuovo in ristampa. Ecco, per quello che ne sappiamo, i tre anonimi di Fumetti Brutti potrebbero essere di quelli che quando ci mettono la faccia e sono riconoscibili dicono di tutti i libri che sono belli e di tutti gli autori che sono bravi e vendono tanto, ma che solo dietro una maschera non identificabile in realtà possano esprimersi liberamente. E che settore è, un settore della cultura, come ha ambizione di essere il fumetto, dove le critiche negative sono fatte senza metterci la faccia? Troppo comodo. A fare l’avvocato del diavolo del blog e dei suoi curatori ci pensa l’autore bonelliano Alessandro Cestaio che nei commenti scrive:
«ma vi fa schifo che siano anonimi?
tanto, venissero fuori i nomi cosa cambia? nel caso fossero autori affermati gli si andrebbbe contro perchè sputtanano i colleghi, se fossero autori non affermati allora sarebbe solo invidia che li guida nelle recensioni, sopratutto quando vanno contro ai "grandi del fumetto", se invece fossero i signori nessuno, ne nai visti ne mai sentiti, ecco che ci sarebbero persone che li incolperebbero di farsi un nome sputando sui lavori degli altri, invece stando anonimi non si può nemmeno dire che vogliano farsi un nome. non è che è questo a dare fastidio?»
Cioè, siamo davvero giunti all'elogio dell'anonimato come unica strada percorribile da chi vuole dire di un libro a fumetti "non mi piace"? Non voglio crederci. Non ci sto.
Anche perchè alla retorica di Cestaio si potrebbe rispondere con un'altra provocatoria domanda: ma se anche gli autori restassero anonimi sui libri e gli albi che realizzano non eviteremmo la critica che ci mette la faccia quando vuole essere marchettara e che rimane anonima quando vuole stroncare?
Ovvero: vuoi vedere che alla fine della giostra, gli stupidi sono proprio quelli - come noi di Fd'A - che ci mettono la faccia quando criticano negativamente un pezzo del presepe del fumettomondo, sia esso un libro, qualcosa o qualcuno?
Il dibattito è ufficialmente aperto: è nata prima la gallina della critica o l’uovo degli autori?
Ps: qualche buontempone ha sentenziato che dietro Fumetti Brutti, compresi i commenti anonimi, ci saremmo noi di Fumetto d’Autore. Ovviamente alle anime belle del fumettomondo, tra pensare che quelli di fumetti brutti siano dei franchi tiratori insospettabili e pensare che dietro ci siamo noi notori rompiballe che - secondo loro ancor più meschinamente del solito useeremmo forme anonime per continuare a intorbidare l’acqua del pozzo -, tranquillizza maggiormente la seconda ipotesi. Ora: se c’è una cosa che qui non ci è mai mancata è il pelo sullo stomaco per metterci sempre la faccia, nel bene e nel male, nella lode e nella stroncatura, insulti ricevuti compresi. Le manie di persecuzione, figlie del delirio di onnipotenza, le lasciamo come peculiarità dei vari autori mediocri che credono di essere i nuovi maestri del fumetto mondiale solo perché critica marchettara e giurie compiacenti ne hanno fatto giganti dai piedi di argilla, non supportati da un vero talento che dura nel tempo. In fondo nel fumettomondo per vedere le stelle cadenti non c’è bisogno di aspettare la notte di San Lorenzo.
Nell'iimmagine un'interpretazione bifronte del disegnatore Alessandro Parodi, tratta da QUI.