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«Corto Maltese? Un gentiluomo libero»
Parola di Lele Vianello, amico e fedele collaboratore del Maestro di Malamocco, che abbiamo interpellato per sapere delle tendenze politiche di Hugo Pratt e di quelle del suo celeberrimo marinaio.
di Marco Laggetta
CasaPound dedicherà il prossimo 14 di gennaio un incontro dal titolo "Camerata Corto Maltese". A preambolo di quest'incontro il giornalista Antonio Rapisarda ha scritto, in un articolo pubblicato sul Secolo d'Italia del 31 dicembre (e rilanciato anche da Fumetto d'Autore): "il personaggio immaginato dall'ex marò della Decima continua a essere più che attuale per descrivere la stagione politica che proprio oggi sta salutando la Seconda Repubblica e sta ponendo nell'orizzonte una nuova soggettività che sembra sposarsi a perfezione con le caratteristiche di Corto".
Fumetto d'Autore ha deciso di approfondire la questione e abbiamo raggiunto Lele Vianello, collaboratore storico di Hugo Pratt, a cui abbiamo fatto qualche domanda.
Prima ancora di Corto Maltese si può collocare politicamente il suo eclettico creatore, così allergico a bandiere e distintivi?
«Di Hugo si può dire di tutto o quasi e quasi il contrario di tutto. Ci metto un quasi perchè qualche paletto ci stava e ci sta. Subiva sicuramente il fascino delle divise, ma era una fascinazione legata quasi esclusivamente al mondo anglosassone. Non subiva certo, invece, il fascino delle bandiere e men che meno dell'ideologia fascista, sebbene suo nonno fosse stato il fondatore dei fasci di combattimento di Venezia. Non dobbiamo dimenticare che Pratt deve il suo successo alla rivista Pif che era l'inserto per ragazzi dell'Humanité, l'organo ufficiale del Partito Comunista Francese. E anche dopo essersene allontanato Pratt permetteva, in Italia, alla rivista anarchica Utopia di utilizzare gratuitamente molti suoi disegni per le copertine.
C'è un libro sulla resistenza a Venezia dove Pratt viene citato e ringraziato per il suo contributo umano e artistico nella lotta al fascismo e un bellissimo manifesto disegnato dallo stesso Pratt per un anniversario della liberazione raffigurante tre partigiani che avanzano con su scritto "No al fascismo" (cercheremo di recuperarne una foto e di pubblicarla prossimamente - ndr). Ma prima ancora di pensare a quanto è stato scritto o disegnato è bene tenere in debito conto quelle che erano le sue amicizie più care, a partire dai vari Faustinelli e Ongaro, che dal 1947 avevano dato vita insieme a lui all'Asso di Picche.»
E Corto? Che bandiera issiamo sulla sua irripetibile avventura?
«Corto, come Pratt, si è spesso e ben volentieri tenuto alla larga dagli schemi. Eppure in Favola di Venezia si espone in più occasioni contro il regime fascista. All'inizio della storia piomba giù dal tetto in una riunione massonica giustificandosi così: "Non ho gridato 'viva qualcuno', sono divenuto antipatico a qualcun'altro e così ho dovuto difendermi e fuggire. Sono tempi difficili". Poco dopo, mentre passeggia per Venezia con l'amico Faliero, rincontra i suoi inseguitori e si rivolge provocatoriamente al fascista Stevani dicendogli: "...non offro le mie sigarette alla gente che non conosco".»
In risposta alla polemica che ha coinvolto questo ed altri organi di informazione negli ultimi giorni ed ora, in coda a questa breve intervista, ci sembra opportuno sottolineare che imbavagliare Corto con una bandiera equivale di sicuro a snaturare un personaggio che ha proprio nella sua ostinata libertà, nella sua coerente contraddittorietà, nella sua ambiguità perfino, il segreto del suo straordinario fascino, capace di fare immedesimare qualunque lettore.
Via le bandiere dalle sue navi. Corto è di tutti. A ciascuno il suo Corto.