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Max Bunker versus Sergio Bonelli versus Pino Rinaldi: il triangolo, no, non lo avevo considerato
Moleskine #80
La rubrica più politicamente scorretta del fumetto italiano. Appunti di viaggio nel mondo del fumetto, attraverso i suoi protagonisti e l’informazione di settore.
Max Bunker versus Sergio Bonelli versus Pino Rinaldi: il triangolo, no, non lo avevo considerato
di Giorgio Messina
Frammenti di un racconto delfico ambientato in un futuro anteriore. Cioè, la cricca dei soliti noti si da un gran da fare da diverso tempo per diffondere quella vulgata secondo cui senza Fumetto d’Autore scomparirebbero magicamente - e tutte in un colpo - le polemiche dal fumettomondo. Insomma siamo noi a inquinare l’acqua del pozzo che altrimenti sarebbe limpida. Certo, come no. La verità è che le polemiche ci sono sempre state (e se non appare troppo banale: ci saranno sempre).. Gli “scuorni” interni alle redazioni esistono dalla notte dei tempi e in numero nettamente superiore alle testate pubblicate. La “critica” libera e indipendente, d’altro canto, ha sempre fatto a pezzi scelte editoriali, direttori di riviste e agenti di autori. Ci stava. Ora come allora. Faceva parte del gioco delle parti. Un gioco che a volte dura quaranta anni e più e che si continua a giocare anche quando qualcuno dei protagonisti è passato a miglior vita.
Prendiamo ad esempio il quadrilatero Sergio Bonelli – Max Bunker – Maria Grazia Perini – Thea Valenti. A leggerne i nomi, a qualche lettore paludato può venire il timore che la macchina del tempo ci sta per portare indietro a qualche polemica giurassica o giù di lì, con tanto di caro estinto: Bonelli e Maria Grazia Perini ci hanno lasciato. MGP purtroppo qualche giorno fa. Insomma il processo di santificazione formato fumettomondo, qualcuno da qualche parte lo avrebbe anche avviato, nonostante sembra ancora che tutto, polemiche incluse, siano parte di un lungo presente continuo iniziato negli anni ’60 - o giù di lì - e che forse non finirà mai. E diciamocela tutta, negli anni, questo scontro tra titani - Bunker versus Bonelli - è diventato come quello tra tifoserie che non si gemelleranno mai: da un lato i bunkeriani, da un altro i bonelliani. Due metà dello stesso cielo fumettistico, però.
Ricostruiamo brevemente la vicenda. Luglio 2010. Sul numero 493 di Alan Ford, Luciano Secchi (alias Max Bunker) spara a palle incatenate contro Sergio Bonelli. A prendere le difese dell’editore di Tex arriva Maria Grazia Perini, storica redattrice della Corno dei tempi di Secchi (potete leggere il botta e risposta QUI). Bonelli non interviene pubblicamente nella diatriba. Lo farà un misterioso Michele Ulisse che invia a noi di Fumetto d’autore un articolo che chiarisce alcuni punti del rapporto tra Bunker e Magnus che veniva tirato in ballo nel triangolo Bunker-Bonelli-Perini. Noi pubblichiamo. I bene informati dei dietro le quinte bonelliani raccontano che Bonelli stesso si divertisse parecchio a usare “nom de plume” per intervenire su riviste e fanzine in polemiche che lo riguardavano. Vai capirci chi era (o chi è) Michele Ulisse. Non lo sapremo mai e forse non ha neppure importanza saperlo. Continuando la storia di quello strano "menage a trois", Bonelli-Bunker-Perini, - il buono, la bella e il cattivo come vorrebbe la solita vulgata - sembra addirittura che il creatore di Alan Ford fosse arrivato a fare volare querele varie e assortite, anche nei confronti della Perini. Poi rapidamente calò il silenzio, finchè all’improvviso, molti mesi dopo, il triangolo si trasformò in quadrilatero. Più di un anno dopo, infatti, irrompe nella diatriba anche Thea Valenti, altra storica collaboratrice di quella gloriosa Editoriale Corno, nonché, sin dalla prima ora e sino ancora ad oggi insieme a Secchi alla Max Bunker Press. Nel dicembre 2011, la signora Valenti, risponde per le rime alla Perini sul suo blog (leggere QUI per credere). Qualcuno inizia addirittura a sostenere che in questo intervento fuori tempo massimo della Valenti ci sia solo la firma e che il tutto sia orchestrato sempre e solo da lui, il vero deus ex machina, il sempervoster Max Bunker, uno nessuno e centomila.
Sicuramente – a Bunker quello che è di Bunker – nel bene e nel male Luciano Secchi è l’altra faccia complementare della stessa moneta in cui c’è l’effigie di Sergio Bonelli. Due grandi protagonisti del fumetto italiano, due grandi autori, due grandi manager. Due uomini, con le loro simpatie e antipatie. È dunque riduttivo trasformare il tutto in un lancio della suddetta moneta decretando chi ha torto e ragione con il semplice esito della faccia uscita. E forse non è nemmeno così lontano dall’effettiva realtà affermare che nel dualistico duello Bonelli-Bunker, amplificato da relativi avvocati difensori e testimoni, manco fosse l’Ok Corral del fumetto, i torti e le ragioni sfumano nel grigio passare degli anni. Tutta la vicenda assume i tratti di un Rashōmon formato fumettomondo che fu, mentre scorrono i titoli di coda della vita terrena e qualche cavaliere si perde nel tramonto.
Ma il dramma vero forse non fu lo scontro olimpico tra B. & B. andato avanti per diversi lustri. In fondo dove, come e perché tra i due si iniziò a creare attriti, non è dato saperlo.
Ma in questo risiko delle nuvolette ci furono anche delle vittime “innocenti” capitate in mezzo per caso. Lo sa bene Pino Rinaldi, un talento mastodontico e cristallino esploso negli anni ’90 e tra i primi italiani ad arrivare a lavorare oltreoceano durante la new wave.
Racconta sul suo blog Pino Rinaldi che quando Max Bunker gli propose la realizzazione delle copertine di "DANIEL", «nonostante avessi il veto di Sergio Bonelli, non me lo feci ripetere due volte...e così nacque anche PAOLO RENZI (cioè lo pseudonimo con cui Rinaldi realizzò dette copertine). Continua Rinaldi a raccontare: “esistono figli e figliastri...da Bonelli c'era gente che ha strapubblicato da altri, e lui non diceva niente...
Infatti appena uscì la cover di SHE-HULK (su una pubblicazione Max Bunker Press - ndr) a mio nome,mi cacciò dalla sua casa editrice...io non ho mai discusso questo...era il padrone e poteva fare come gli pareva. Adesso invece disconoscono questa realtà storica...non so per quale motivo raccontano che fui io ad andarmene...NULLA DI PIU' FALSO!
Loro mi cacciarono, io non tornai col cilicio e la testa cosparsa di cenere a chiedere perdono e loro non mi cercarono più...stop, tutto la... non sono stato io a riaprire la discussione...ma ho semplicemente risposto a delle calunnie...Penso sia più che legittimo...no?!...»
Si chiede quindi amaramente il talentuoso disegnatore: «Devo essere sempre attaccato (anche a livello personale) solo perché mi onoro di essere amico di STAN LEE e MAX BUNKER?...»
Ed ecco il racconto dettagliato dell’accaduto fatto da Pino Rinaldi, sempre sul suo blog:
«Dopo il NATHAN NEVER #22 "DEMONI", che fu, per detta di Bonelli il più venduto della serie, Antonio Serra, senza interpellarmi mi spedì il copione di "CACCIATORI E PREDE" scritto da MICHELE MEDDA, il quale lo avrò incontrato non più di un paio di volte scambiandoci solo i saluti di rito...io e lui, lo ribadisco, non abbiamo mai, e dico mai parlato di lavoro...l'unico referente riconosciuto dalla casa editrice su NATHAN NEVER, finchè ci ho lavorato io, era ANTONIO SERRA, lo stesso che mi dava le direttive in merito...Il sig, Medda a detta del supervisore era, anche se co-creatore del personaggio, considerato solo uno degli sceneggiatori...
RICCARDO SECCHI, figlio di MAX BUNKER, mi telefonò a casa dicendomi che avrebbero utilizzato il mio disegno di SHE-HULK regalato al padre, come copertina per SUPER COMICS#23, volevano sapere se si dovesse cancellare la mia firma e dare il merito dell'opera al sedicente PAOLO RENZI...io risposi di no...volevo che risultasse che quella cover l'avesse disegnata PINO RINALDI...firmando così la mia condanna a morte con la BONELLI...
Sergio Bonelli, come già spiegato, non voleva che io realizzassi copertine, ne per loro, ne per gli altri...avevano investito soldi in un altro disegnatore, con lo stile molto simile al mio...e avevano paura che io vanificassi i loro sforzi...
Era il 31 luglio, giorno del mio compleanno, mentre inchiostravo delle pagine di Nathan Never mi telefonò ANTONIO SERRA: "Pino che cosa hai combinato? Questa mattina Sergio Bonelli è entrato come una furia in redazione con l'ultimo numero di SUPER COMICS della MAX BUNKER PRESS, quella con la copertina disegnata da te...ha sbattuto la porta del suo ufficio, chiudendosi dentro... poco dopo ha urlato il mio nome, chiamandomi!...Mi dispiace, ma da questo momento, tu non lavori più con noi, sei stato licenziato in tronco!" rimasi interdetto...avevo una figlia piccolissima...sbattuto dall'oggi al domani in mezzo a una strada, mi si annebbiò la vista..."...ma delle pagine che ho già fatto dell'ultimo Nathan, cosa ne faccio?", balbettai "Quelle completamente terminate, matite e inchiostro ce le spedisci e ti verranno regolarmente pagate..."..."...e le altre?"..."Mi dispiace...da questo momento si interrompe qualunque rapporto di lavoro tra di noi..."..." e se provassi a parlare con Bonelli?"..."Lascia perdere, la tua espulsione è DEFINITIVA e IRREVOCABILE!"..."Grazie per il regalo di compleanno..."
Mio padre mi consigliò di insistere nel parlare con Sergio Bonelli...anche se la mia natura si rifiutava, io seguii il suo consiglio, Bonelli si fece negare ...tentai allora con DECIO CANZIO, il braccio destro, ma altrettanto...anche la signora BAITELLI non volle saperne di me...alla fine mi arresi...spedii le NOVE pagine sulle VENTITRE finite di "Cacciatori e prede"( avevo bisogno di soldi)ed uscii a malincuore dalla SERGIO BONELLI EDITORE ...Non sapevo dove sbattere la testa...ero senza lavoro...all'improvviso sul lastrico...per fortuna DINO CATERINI direttore della "SCUOLA INTERNAZIONALE DI COMICS" incrementò il mio lavoro come insegnante, e Luciano Secchi, forse per senso di colpa(ma la colpa non era sua), mi diede più copertine da realizzare...Tutti gli altri editori esistenti in ITALIA mi sbatterono letteralmente le porte in faccia...tutte le promesse fattemi prima, si vanificarono. Quando uscì Nathan Never#22, io ero già stato cacciato dalla Sergio Bonelli Editore, e mi trovavo a Lucca, alla stessa Lucca in cui Luciano Secchi in arte MAX BUNKER mi presentò STAN LEE... il resto è storia...»
A questo punto Rinaldi, chiude il racconto così: «Per onor del vero, sul web gira una versione abbastanza fantasiosa da parte del sig, MICHELE MEDDA in merito allo svolgimento dei fatti...Credendo che la verità alla fine trionfi sempre, mi sento in obbligo di segnalarvi la sua versione...riservando a Voi l'ardua sentenza : http://www.michelemedda.com/index.php?option=com_content&;view=article&id=70:cacciatori-e-prede-nathan-never-n39&catid=17&Itemid=119.»
Scriveva Medda: «Cominciai la storia, Rinaldi disegnò dodici tavole e poi sparì. Sparì letteralmente dalla faccia della terra. Smise di rispondere al telefono. Alla fine ci convincemmo che era stato rapito dagli alieni, e passammo la sceneggiatura a Germano Bonazzi.»
Rivelazione finale di Rinadli: «Comunque mi è dispiaciuto abbandonare Nathan, avendo contribuito attivamente alla sua creazione grafica..
I suoi capelli li ho inventati io, ispirandomi un po a PECOS BILL e un po all'UOMO DI RICHMOND, le sopracciglia e le labbra sono le mie, mentre il mento quello di mio fratello RINO...»
Insomma sembra di capire che alla Bonelli si lasciarono scappare uno come Pino Rinaldi solo perché aveva collaborato con il “nemico” Bunker.
Ma in fondo non è da veri miti che le leggende che li raccontano gli sopravvivano? E in ogni leggenda non c’è forse sempre un fondo di verità incontrovertibile? O magari anche un pizzico di Rashōmon … E ancora più in fondo, al lettore che gli frega delle miserie e nobiltà dei loro autori/editori preferiti? Per il lettore più genuino, in un tramonto bonelliano avrebbe potuto stagliarsi benissimo anche un personaggio bunkeriano. E questi erano solo frammenti di un racconto delfico ambientato in un futuro anteriore.