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La polemica "Camerata Corto": la Rizzoli Lizard e Corto Maltese rispondo

Ieri, sul blog ufficiale, è intervenuta anche la casa editrice Rizzoli-Lizard, a proposito della polemica sollevata dall'incontro intitolato "Camerata Corto", svoltosi venerdi sera a Casa Pound a Roma. Ecco cosa dice l'editore che detiene per l'Italia i diritti esclusivi del famoso personaggio creato da Hugo Pratt:
La dichiarazione dell'editore in sostanza sembra archiviare la vicenda, restituendo ancora una volta, la dimensione popolare di Corto Maltese, ritrovato dove meno se lo sarebbe aspettato anche la figlia di Pratt, Silvina, che domenica al Corriere della Sera aveva dichiarato dalla Francia, dove risiede, che, se avesse potuto, si sarebbe «senza dubbio alcuno opposta radicalmente» all’utilizzo dell’immagine di Corto Maltese nel manifesto con cui i ragazzi di CasaPound.
Insomma, se questa è la prova definitiva che chiuderebbe la polemica, si potrebbe anche concludere che Corto sia stato libero di sognare di dare un calcio negli zebedei ad un fascista (Favola di Venezia, come detto è una storia onirica), ma che un lettore non sia libero di sognare di immedesimarsi in Corto Maltese a secondo della sua inclinazione politica.
In "La casa dorata di samarcanda" Corto parla nel sogno con se stesso:
"Corto, sei accusato di non avere avuto l'impegno cattolico verso la famiglia nè quello comunista verso la società, come te la caverai?"
"Non te lo dirò questa sera. Eppoi sei un pacco di noia. Ti lascio con la tua curiosità.."
E cosa ne penserebbe dunque Corto Maltese di questa polemica che vede i sacerdoti prattiani impegnati a negare un qualsiasi possibile immedesimazione nel marinaio da parte di una certa destra?
Siamo andati allora a intervistarlo tra le sua pagine, e Corto Maltese così ci ha risposto:
Ps: il lettore ci perdonerà se non citiamo la storia da cui è tratta l'ultima vignetta di Corto che vi abbiamo presentato, ma non vorremmo rubare il mestiere ai sacerdoti prattiani tanto attivi in queste ore di polemica attorno alla vicenda. Se li spogliamo anche della loro filologia, che gli rimane?